La Ricerca e la Luce che illumina

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La Ricerca e la Luce che illumina

Breve studio su Sri Sri Lahiri Mahasaya

ANANDA MOHAN LAHIRI.

Sulla copertina il segno dell’OM racchiuso all’interno di un fiore. Nella pagina sucessiva è
riportata una fotografia di Lahiri Mahasaya nella posizione del loto. Dedicato a tutti coloro che
amano la verità.

AUM.

L’Appello

Se non lo troviamo, perdiamo molto tempo e grande è la nostra perdita, grida uno. Cercalo, perchè
senza di lui la vita va avanti pesante, grida un altro. Egli è venuto per me e misero me per non
averlo amato! Avrei vissuto una vita vera se lui fosse stato sempre con me; se solo ora potessi
trovarlo, preferirei morire per lui piuttosto che lasciarlo! sospira una terza persona. Come, egli è
proprio qui con te e con me, sempre! Non lo vedi? dice una voce improvvisa.

Che cosa significa tutto ciò? Questo significa molto; questa porta alla luce la nota chiave del
cuore umano.

Questo appello, questo entusiastico anelito, è sufficiente per indicare la profondità di sentimento
che agita molte anime, che conoscono o desiderano conoscere il nostro Lahiri Mahasaya, il cui nome
completo è Sj. Syamacharan Lahiri di Benares. Sebbene egli abbia lasciato la spoglia mortale,
tuttora il numero di coloro che avvertono in ogni istante la sua presenza è legione.

Breve cenno sulla Sua vita.

Non è di poco valore studiare la sua vita e, in nuce, perchè in lui troviamo molte delle verità
spirituali di cui l’Oriente può gloriarsi.

Nato nel settimo giorno dell’oscura quindicina che precede la Durga-puja, del 1828 A.D. a Ghurni,
Goari, Krisnagar di Nadia, nel Bengala, India, egli visse fino a 68 anni e abbandonò il suo Lila
Sarir: il corpo, che non ha altra funzione che quella di recitare il dramma della vita, il 26
settembre 1895, nell’ottavo giorno della luminosa quindicina, nel fausto istante chiamato la
Sandhiksana di Durgapuja, nel momento dell’offerta sacrificale.

A Nadia, da bambino, egli soleva nascondere completamente il suo corpo, tranne la testa, sotto la
sabbia, in una posizione yoga. Nell’inverno del 1833 suo padre lasciò per sempre Nadia, e andò ad
abitare a Benares. Egli andò a scuola e completò la propria istruzione in un istituto dell’allora
Jaynarayana College. Non conosciamo molti particolari sulla sua carriera scolastica e universitaria.
Comunque egli dovette apprendere il sanscrito correttamente, e tutti i Vedas, specialmente il
Rig-Veda, da un Pandit Marhatta, chiamato Nag-Bhatta. Egli, così, studiò accuratamente i Veda e
imparò a memoria tutti gli astrusi versetti, comprendendone il pieno significato. I suoi commenti
alla fisiologia vedantica e le citazioni mantenevano la vera tradizione vedica.

Si sposò nell’anno 1846, a 18 anni, e prese servizio nel 1851, all’età di 23 anni, presso il
dipartimento del Genio Militare, come contabile. Nel 1861, all’età di 33 anni, egli ebbe
l’iniziazione spirituale a Nainital, Ranikhet, dove era stato trasferito dal governo.

Egli incominciò pubblicamente la su attività spirituale durante gli ultimi dieci anni di vita.

Molti furono iniziati da lui in un momento di huzug, entusiasmo collettivo.

La maggior parte della gente, anche colta, andava da lui, mossa da superficiale curiosità. Non gli
piaceva predicare a coloro che non erano disposti ad imparare. Egli sosteneva, tuttavia, che ogni
capofamiglia è adatto ad imparare il Kriya yoga, dato che esso è abbastanza liberale da essere
consentito a tutti, qualunque ne sia l’attitudine religiosa.

Un serio studio del Kriya yoga richiede una vita contenuta. L’aspirante può essere, o non essere
sposato. Una vita matrimoniale è spesso più casta della vita di uno scapolo.

Lahiri Mahasaya ci ha dato la luce ed essa illuminerà l’intera cultura e religiosità orientale. E’
tempo di pagare l’alto prezzo per i suoi insegnamenti, poichè soltanto pochi dei suoi seguaci fecero
di lui, o dei suoi principi, oggetto di serio studio.

Molti si riunivano intorno a lui, non per studiarlo scientificamente, non per apprendere ciò che
egli esattamente intendesse, ma per soddisfare i desideri ordinari. Quasi tutti si affollavano
intorno a lui per guarire dalle malattie; molti andavano per vedere miracoli, oppure per verificare
come un uomo possa vivere senza pulsazioni, battiti cardiaci, circolazione sanguigna e senza
respiro. Solo pochi prendevano il suo metodo di vita con la dovuta serietà. Ma egli accontentava
tutti. E’ da notare che il Kriya yoga è l’insegnamento pratico contenuto nella Bhagavad-Gita.

L’importante compito al quale Lahiri Mahasaya si dedicò fu la spiegazione del significato adhyatmic,
interiore, di circa 26 libri Sanscriti.

Egli sarà ricordato principalmente per i suoi commenti, per la sua personalità e per la sacra
iniziazione, da lui chiamata Kriya yoga, o corso pratico di vita religiosa.

Il Kriya yoga non può essere mai correttamente compreso senza la dimostrazione pratica da parte di
un Guru, o da parte di un esperto insegnante spirituale.

Lahiri Mahasaya lo ricevette dal suo Guru Babaji a Ranikhet e lo trasmise ai suoi discepoli, e solo
pochi hanno l’autorità di inegnarlo.

La adhyatmic byakhya, la segreta chiave per comprendere la filosofia dell’anima, ha una base nei
Veda, i più antichi testi sacri Indo-Ariani.

Le sei principali opere filosofiche delle sei differenti scuole di pensiero sono:

1. la filosofia Sankhya; 2. Patanjali; 3. Baisesika; 4. i Gautama Sutra; 5. Mimansa, con una
brevissima nota di lui; 6. infine, la filosofia Vedanta, così come la Bhagavad-Gita e il Chandi,
sono tutti inclusi nella serie di 26 libri con Byakhya. Tutti questi sono i più importanti libri
sacri dell’antica cultura indiana.

Il testo originale della Baghavad-Gita è una parte della grande epica dei Mahabharata. E’ proprio
del Mahabharata possedere diversi punti nodali. In sanscrito Vyas-Kutas. Senza una approfondita
indagine di questi punti nodali non si ritroveranno che racconti mitici di un particolare tipo, che
gli illetterati, o i letterati bigotti, comprenderanno solo in modo molto superficiale. Se si
trascurasse la spiegazione di questi punti nodali, si perderebbe una scienza che l’Oriente ha
preservato, forse dopo ricerche sperimentali di milioni di anni, scienza raggiunta attraverso
durissime sofferenze. Questi punti sconosciuti nascondono vere e proprie trappole.

Fu Lahiri Mahasaya che, per la prima volta, portò alla luce la vera scienza della religione, la
quale era stata tanto abilmente nascosta negli enigmi delle lettere; se non fosse stato per lui, il
mondo avrebbe perso l’antico e sempre nuovo argomento di interesse.

L’opera dinamica di Lahiri Mahasaya ha creato una nuova era, le spiegazioni adhyatmic, interiori, la
comprensione del processo di autoperfezionamento, liberato da tutte le allegorie e il sistema del
Kriya-yoga, corso pratico di autorealizzazione, hanno prodotto una rivoluzione nella filosofia e
nella scienza come pure nella vita pratica e nelle pratiche religiose quotidiane dell’umanità. Egli
innalzò la bandiera della verità per tutti.

Non c’è uomo, qualsiasi possa essere la sua casta, o credo, o occupazione che non si senta incline
ad offrire a Lahiri Mahasaya una cordiale accoglienza.

Ciò lo pone nella storia tra i più grandi filosofi e i più grandi religiosi del mondo.

Egli occupa un posto unico nella storia della spiritualità, in quanto combina la teoria e la pratica
in una attuazione concreta della religione, così naturale e universale che, senza alcuna esitazione,
il Buddhista penserà che tale sistema sia puro e semplice buddhismo, il Cristiano che sia
cristianesimo e l’Indù induismo. Il mussulmano lo considererà come la propria religione.

Invero, esiste in tutti i profeti un unico ed essenziale principio pratico. Soltanto le persone
dotate, o elevate, o prive di pregiudizi possono comprenderlo, sebbene si possa spiegare, in una
certa misura, anche all’uomo ordinario.

La spiegazione teorica è sempre molto lontana da una comprensione pratica, così come non avrebbe
senso una spiegazione del gusto che ha lo zucchero: bisogna assaggiarlo per comprenderlo.

Così, egli può essere considerato il Padre della comprensione pratica del principio scientifico
della religione, quale può essere abbracciata da tutti, sia ortodossi che liberali.

Non è un miscuglio dei diversi sistemi; piuttosto è il cuore vero e proprio di tutti gli
insegnamenti religiosi. E’ ben lontano dall’essere mero eclettismo: egli ha innalzato la bandiera
della verità, sotto la quale noi tutti possiamo riunirci e sentire che ognuno è proprio là dove
dovrebbe essere; ma, ciascuno deve realizzare praticamente di esserci. La parola possiamo, implica
il requisito della pratica.

Ora, se egli è un settario, qualsiasi scienziato lo sarà ancora di più e per le sue affermazioni
dogmatiche.

Molta della scienza della religione è stata da lui recuperata e ancor più sarà liberata, dai suoi
seguaci, dai detriti dell’antica cultura e pratica Indo-Ariana, che altrimenti sarebbe scomparsa in
una inintellegibile giungla di parole. Le altrimenti insignificanti formule di adorazione sono ora
piene di significato scientifico. Senza un accenno alla sua vita non sarebbe possibile afferrare il
senso del suo insegnamento.

Perchè non esiste una sua biografia

Sono state scritte le vite dei grandi santi; ma quale ne è l’effetto? Potrebbe il racconto della
vita di un grande santo produrre un uomo come lui? Sono questioni aperte. Tutti i seguaci intimi
pensavano che i principi di Lahiri Mahasaya dovevano incarnarsi nel carattere di persone reali e non
nei libri.

Non sono elevati principi di vita che mancano: è coloro che li mettono in pratica che sono rari.

Il suo esempio dovrebbe essere di ispirazione per gli altri. Il conoscerlo dovrebbe essere motivo
per elevarsi con la sue massime di vita. Questa idea e questa sua superumanità bloccarono il
cervello di molti, e quindi non furono fatti tentativi di scrivere la sua vita. Perciò non troviamo
nessuna biografia scritta dai suoi discepoli.

Invero, molte grandi personalità si sono sviluppate in India. I santi dell’India, che ne
tramandavano i ricordi, i saggi ariani, poco si preoccupavano di scrivere la storia particolare
della loro vita terrena, perchè essi erano soltanto sprazzi di una grande vita infinita. Essi
intendevano tenere vivo il principio interiore nelle persone e, quindi, non trovavano ragione di
scrivere voluminosi libri privi di vita. Essi si prefiggevano lo sviluppo delle personalità e non
fallirono mai lo scopo.

Noi possiamo giudicare la sua vita convenientemente dal vantaggioso terreno dell’evoluzione
spirituale.

Le provviste necessarie non sono lontane.

Esse sono: Primo: l’uomo, mentre siede sotto il cielo, sente in se stesso che c’è un Potere nella e
attraverso questa creazione.

Secondo: egli sente di avere legami con essa e, come personalità umana, evolve da questa. Essa non è
priva del Potere di comunione con l’uomo.

Terzo: egli si offre sinceramente a quel Potere.

Così, nel corso dell’evoluzione della sua vita devozionale, l’uomo scopre un immutabile principio
scientifico di vita, che è chiamato Sanatana Dharma, in Sanscrito. Come ogni altra scienza, questo
principio è libero dai pregiudizi comuni e dalle idee cieche. Esso è convincente e proprio nel
risultato pratico, che si ottiene ad ogni passo del progresso, è la prova della sua veridicità.

E noi sappiamo che Lahiri Maghasaya visse la vita del Sanata Dharma come si addice a un Guru.

L’idea grezza dell’esistenza di un essere personale, nella e attraverso la natura, si trova
universalmente nei bambini. Essi allegramente scalciano contro il pavimento, dove potrebbero farsi
del male. La cosa triste è che questa tendenza antropomorfica è un fatto di esperienza. E’, invero,
il seme di una possibile coscienza religiosa, se si viene giustamente sviluppato.

La psicologia empirica moderna non ha avuto l’opportunità di notare quali cambiamenti essa possa
produrre quando le venga permesso di espandersi pienamente. Gli esperimenti sotto controllo logico
ci conducono sempre a conclusioni scientifiche palpabili, e noi scopriamo molto dello scientifico, o
vedico, nel sistema yoga.

Un uomo comune diviene così assorbito dal mondo che non permette al sentimento spirituale di
manifestarsi a sufficienza. Egli non consente che appaiano i cambiamenti fisiologici e gli
avvenimenti fisici sottili conseguenti alla concentrazione spirituale; ma il Guru, come è Lahiri
Mahasaya, fa sì che avvengano nella sua esperienza di vita.

Così non dobbiamo stupirci di apprendere da Lahiri Mahasaya che ogni inclinazione per i piaceri
carnali, o i grossolani piaceri dei sensi, viene rimossa attraverso la pratica dello yoga, o del
Kriya, come egli ci ha insegnato. Questo è reso possibile specialmente quando la divina pausa di un
beatifico stato yogico di abbandono non è mai perduta di vista. Noi sappiamo che gli yogi possono
avere delle cadute. Le storie non mancano.

Il Kriya yoga è un meraviglioso processo psicofisico che si manifesta nel corso di una vita
devozionale. Se noi non seguiamo un’evoluzione graduale, allora viene il bisogno di fabbricare
storie mitiche per ammonire contro i pericoli della pratica, o la possibilità di cadute, cioè
l’assenza di sufficiente controllo sopra le passioni.

Questa favole sono vicine; Siva che beve il veleno dell’Oceano ribollente, o Siva o un’altra deità
che hanno una caduta sensuale. Queste deità sono spesso usate come pedine nel gioco della
letteratura. Inoltre, esse sono spesso prese come esempi nella vita umana.

Una non saggia interpretazione di tali favole e miti ci porterebbe alla rottura della nostra vita
morale. Il Kriya-yoga controllerà tutti gli impulsi innaturali; non solo, ma persino le stesse
funzioni vitali possono essere controllate attraverso di esso. Molto dipende dall’attitudine, perchè
c’è ancora ogni possibilità di una caduta morale, se la momentanea pausa dell’attività
elettro-nervosa e respiratoria non è giudicata nella sua giusta luce. Quindi, dovrebbe nascere un
perfetto senso dell’abbandono verso l’Infinito.

Il Kriya-yoga può essere mostrato per l’evoluzione in ogni vita devozionale priva di pregiudizi.
Quando lo spirito assoluto di abbandono prevale, l’intero organismo umano diviene perfettamente
sintonizzato e rimane calmo in riposo, arrestando ogni processo di decadimento. L’aspetto fisico del
cambiamento è chiamato tecnicamente Kumbhak. E’ un fatto fisiologico sconosciuto alla moderna
fisiologia, è un fenomeno psicofisico.

Il completo abbandono crea un cambiamento nella mente e questo, a sua volta, crea un cambiamento
nell’organismo fisico. Noi possiamo definirlo un cambiamento elettro-magnetico. Lampi di luce e
vibrazioni musicali sono sperimentate prima di questo cambiamento. Queste esperienze possono essere
considerate di poco conto per essere prese in seria considerazione, ma spesso grandi cose nascono da
inezie. Tuttavia, ciò può richiedere una lunga pratica per produrre il cambiamento elettromagnetico
nel sistema cerebro-spinale, per arrestare tutte le attività vitali. E’ chiamato Kumbhak perchè
allora il corpo agisce come un Kumbha: ossia, una brocca vuota che non ha respirazione.

Noi dobbiamo fare attenzione alle cadute. Questo stato di Kumbhak, o qualsiasi altra realizzazione
yogica, può essere mantenuta per anni senza alcun pericolo e in modo naturale, ma ciò non è il fine
della vita. L’uomo non si eleverà veramente se trascura l’aspetto spirituale dell’Abbandono. Il
Kriya-yoga è il risultato naturale dell’evoluzione spirituale in cui il sentimento devozionale verso
un essere supremo personale gioca un ruolo importante.

Naturalmente, sono in corso esperimenti per sapere se possiamo ritornare allo stato spirituale dai
cambiamenti psicofisiologici, sebbene questi cambiamenti in origine si siano evoluti di pari passo
con lo sviluppo spirituale. Ma sfortunatamente molti hanno dimenticato il fine interiore e si sono
trasformati in maghi, trascurando la ricerca spirituale così che lo yoga può essere trattato come
una scienza separata, senza l’idea di Dio.

Attraverso il Kriya-yoga le passioni cattive sono tenute sotto controllo e la mente si rivolge verso
il sè interiore con facilità. Questi sono i compiti veramente terribili cui ogni essere razionale
ama impegnarsi, sebbene essi sembrino rendere vano ogni tentativo. Una buona misura di gioia e di
tranquillità derivata dal Kriya ha anche un effetto intossicante, sebbene niente vada fuori di tono
nell’organismo corporeo. Si viene trasformati, per così dire, verso l’autocontrollo morale,
attraverso il beatifico effetto del dopo-Kriya.

Noi sappiamo che l’uomo è in balia dell’insorgere di passioni cattive, ma ora è vero che le cattive
passioni possono essere rese innocue e che l’uomo non trova più motivo di indulgere in esse, quando
in lui albeggia la coscienza di una superiore e durevole beatitudine ottenuta con la pratica del
Kriya.

Qui, l’abbandono, la negazione delle passioni inferiori, è sincronizzato con un’acquisizione
tangibile di uno stato di beatitudine. Senza una tale acquisizione, centinaia di massime proibitive
sarebbero del tutto inutili per noi.

La nostra brama di attività mondane uccide in noi ogni senso di devozione spirituale. Noi non
possiamo comprendere quale potere sia racchiuso nei nomi e nelle forme; questo perchè la scienza ci
ha reso familiare l’uso dei poteri della natura e questa familiarietà alimenta la nostra scarsa
considerazione per essa.

Metti da parte per un po’ le leggi della natura, perchè esse tolgono il meraviglioso e rivelano la
natura come uno strumento nelle nostre mani. La nostra relazione con la natura, o mondo fenomenico,
è utilitaristica. Noi la molestiamo, per così dire, e per sapere come essa possa essere sfruttata
per i nostri scopi, noi usiamo la sua energia. Nella scienza, il nostro rapporto con la natura è
simile a quello esistente tra un uomo e il suo servo o, in filosofia, essa è come imprigionata sul
banco dei testimoni.

Nel secondo caso, noi la interroghiamo, la sfidiamo e pesiamo le sue deposizioni, confrontandole con
i nostri criteri logici. Noi le strappiamo molto attentamente tutte le sue testimonianze, pezzo per
pezzo.

Invece, quando il sé è in comunione con un più alto potere, la natura ubbidisce alla sua volontà. In
questo caso, ha luogo molto di ciò che viene chiamato misticismo, o miracolo. Il potere della
preghiera opera molte più cose di quanto il mondo possa mai sognare. Alcuni dei più grandi yogi
possono scoprire persino le leggi dei miracoli.

I cosidetti uomini d’affari, i campioni del partito mangia, bevi, stai allegro e poi muori,
riempiono il mondo in gran numero e tengono la vita mistica e i suoi miracoli nel cestino delle
cartacce, con grande disprezzo. Ma la vita di Lahiri Maghasaya diede un esempio che cambiò la
nozione che il sistema yoga sia una pratica misteriosa.

Ora chiunque è dell’opinione che il Kriya-yoga sia cosa facile. Può essere facilmente compreso, con
una minima conoscenza della fisica e della fisiologia, da persone di mente aperta. Un praticante del
Kriya afferma che una pratica regolare di esso è energizzante. Molto di ciò che è chiamato
misticismo è ora logicamente intelleggibile.

L’uomo, come lo vediamo, non è un essere finito così come ci appare a prima vista, in quanto egli è
sempre in contatto con l’Infinito. L’uomo è come la piccola onda dell’oceano e l’onda non è mai
separata dall’incommensurabile profondità. Ogni uomo può trovare un modo per capire questa relazione
e sentire un tipo di reverenza spirituale per tutti i fenomeni, sia mistici che comuni, a dispetto
delle scienze.

Noi dobbiamo ricordare che ciò che era mistico mille anni fa non lo è più ora e ciò che è mistico
ora potrà divenire comprensibile fra un centinmaio di anni; ma, tuttavia l’Infinito, l’oceano del
Potere, resta nello sfondo.

L’oceano è sempre all’opera e chi sa dove e come esso si esprimerà con veemenza?

Noi spesso abbiamo dei flash dalla regione subcosciente. Chi sa quanta luce c’è in essa? Lahiri
Mahasaya aveva molto buon senso. Egli era un critico distruttivo con le sue semplici e taglienti
considerazioni, sebbene fosse anche cordialmente incoraggiante. Egli era un sincero indagatore, ogni
volta che c’era un’occasione per apprezzare qualche verità, sia in fatti di poco conto, o nei grandi
avvenimenti filosofici, con penetranti parole. Egli era un vero figlio di Dio. Egli non è più in
carne ed ossa davanti a noi, ma era in contatto con l’Infinito ed ora è in contatto con noi in
innumerevoli punti di incontro. Riconoscere ciò è nostro vantaggio; ignorarlo è il nostro
svantaggio, sebbene nulla possa sfuggire al suo abbraccio, tanto infinito e onnipervadente è il suo
spirito.

Per concludere, noi sappiamo che la verità del Kriya-yoga è eterna. Il suo sistema di Kriya è, nei
principali aspetti, vero come la matematica. E’ sia teorico che pratico. Come le due semplici regole
di addizione e sottrazione non potrà mai essere distrutto.

Bruciate i libri sulla matematica, e le menti matematiche riscopriranno sempre le verità in essa
racchiuse. Similmente, bruciate tutti i sacri libri sullo yoga, le fondamentali verità del
Kriya-yoga verranno ritrovate dalle menti spirituali, ogni qualvolta appaia un vero yogi, il quale
abbia in se stesso pura devozione e puro Kriya-yoga e la vera scienza dell’autocontrollo morale.

Il mondo dello spirito non è più un mistero per molti di coloro che sono realmente evoluti.

Terminiamo questi brevi cenni biografici con il pensiero che la vita di Lahiri Mahasaya dovrebbe
essere ricordata tramite gli esseri viventi, tramite i sinceri ricercatori che abbiano la fortuna di
vivere sotto guide appropriate.

AUM.

FINE.

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