La scienza dietro alle esperienze pre-morte

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La scienza dietro alle esperienze pre-morte

Le ipotesi avanzate finora per spiegare le near death experiences, le esperienze misteriose e poco
replicabili di chi si è trovato in bilico tra la vita e la morte: semplici allucinazioni? Viaggi
spirituali? O il risultato di reazioni chimiche nel cervello?

da focus.it

Al confine tra ciò che possiamo percepire attraverso i sensi e il passaggio ignoto della morte, si
trovano le Near death experiences (NDE), le sensazioni riportate da chi si è trovato a combattere
per la sopravvivenza o è passato attraverso situazioni particolarmente intense dal punto di vista
fisico o emotivo, descritte come momenti di affaccio verso altre dimensioni. C’è chi parla di una
“luce bianca” alla fine di un tunnel, chi dice di aver riabbracciato parenti o amici defunti, chi si
è guardato da fuori o dall’alto, e chi è stato allietato da voci o paesaggi ultraterreni.

Il fenomeno si presta a spiegazioni che sconfinano nel misticismo religioso, ed è letto da molti
come una prova dell’esistenza di un “dopo” oltre la morte. Ma cosa ne dice, la scienza? Quando si
verificano le esperienze pre-morte? In che cosa consistono? Come si spiegano, a livello
neurofisiologico? Facciamo il punto partendo da questo articolo, pubblicato su The Conversation.

CHE COSA SONO. Le NDE sono esperienze psicologiche profonde rare, ma anche comuni in chi si è
trovato in punto di morte (le riporta un terzo delle persone che hanno sfiorato il decesso). Possono
verificarsi tuttavia anche in presenza di un forte dolore fisico, durante un’improvvisa perdita di
coscienza o in alcuni stati meditativi, o ancora per effetto di sostanze allucinogene.

CHE COSA SI PROVA. I sintomi più spesso riferiti sono una sensazione di profondo benessere,
l’impressione di separarsi dal corpo (le esperienze extracorporee), un rapido movimento lungo un
tunnel che sbocca in una luce abbagliante, l’interazione con entità spirituali benigne e una
sensazione di profonda quiete.

Bruce Greyson, psichiatra dell’Università della Virginia, autore di un test per misurare l’intensità
dei sintomi associati a queste esperienze, ha individuato una serie di fattori che accomunano le
esperienze pre-morte vere e proprie, e cioè:

La maggior parte delle NDE riportate è positiva e, anzi, queste esperienze contribuiscono a
costruire una visione meno angosciosa e più ricca di speranza del momento del trapasso. Vengono
ricondotte a sensazioni negative quando associate a perdita di controllo, consapevolezza del decesso
avvenuto, giudizio morale da parte di entità superiori sovrannaturali.

COME SI SPIEGANO. Età, religione e cultura di appartenenza influiscono sull’esperienza riportata. I
bambini raccontano spesso di aver incontrato insegnanti o amici “nella luce”; gli induisti, di
essersi trovati al cospetto del dio della morte, Yamraj. Gli americani di aver visto Gesù. Ma le
spiegazioni scientifiche avanzate finora per spiegare il fenomeno non sono meno interessanti.

I neuroscienziati Olaf Blanke e Sebastian Dieguez hanno ipotizzato che esistano due tipi di near
death experiences. Il primo, associato all’emisfero sinistro del cervello, comprende un senso
alterato del tempo, e l’impressione di volare. Il secondo, che coinvolge sopratutto l’emisfero
destro, è quello di chi riporta di aver visto spiriti o aver comunicato con essi, di aver udito
musiche celestiali, o voci. I diversi tipi di interazioni tra regioni cerebrali possono spiegare
l’ampia gamma di esperienze pre-morte riportate, e la loro diversità.

Anche un’attività anomala dei lobi temporali, un’area cerebrale implicata nell’analisi degli stimoli
sensoriali e nella memoria, può dare ragione di esperienze di questo tipo. Altre possibili origini
delle NDE sono la depersonalizzazione (una condizione psichiatrica caratterizzata da una alterazione
della percezione e dell’esperienza del sé); una condizione di stress che induce il cervello a
rievocare l’esperienza della nascita (il tunnel sarebbe allora una sorta di equivalente del canale
del parto); o l’effetto di alterazioni chimiche in corso nel cervello, nei momenti più stressanti
della vita.

DOPING NATURALE. Ipotesi di lungo corso attribuiscono al rilascio di endorfine e altri
neurotrasmettitori le sensazioni di calma, benessere e pace interiore sorprendentemente associate a
un possibile momento di fine vita. E il trip allucinogeno indotto da un potente psichedelico, la
dimetiltriptammina (DMT), somigliano molto da vicino alle sensazioni riferite in chi ha avuto
esperienze di pre-morte. La DMT è una sostanza comunque presente nel nostro fluido cerebrospinale: è
possibile che in prossimità di eventi traumatici come la nascita o la morte l’organismo ne produca
maggiori quantità per proteggerci dallo shock di ciò che sta per succedere, innescando le
allucinazioni.

Un altro fattore, l’assenza o scarsità di ossigeno nel cervello (anossia), potrebbe spiegare le
allucinazioni e l’euforia percepita; i piloti che perdono coscienza nelle manovre di rapida
accelerazione descrivono alcuni sintomi tipici delle NDE, come la visione a tunnel. L’anossia può
causare fenomeni epilettici nei lobi temporali, e con essi le allucinazioni.

Quanto al fatto che i sintomi allucinatori vengano descritti come incredibilmente “reali”, non c’è
da stupirsi: i circuiti cerebrali coinvolti nelle allucinazioni uditive, infatti, sono gli stessi
reclutati nell’ascolto vero e proprio.

RITORNO ALLA COSCIENZA. Una distorta percezione del tempo potrebbe inoltre fare in modo che le
sensazioni salienti della NDE non siano quelle percepite, per esempio, durante il coma, ma quelle
create dal cervello che sta ritornando alle sue piene funzioni.

Una delle ipotesi più condivise è quella del cervello morente, che vuole che le cellule cerebrali
sperimentino, poco prima di morire, una sorta di iperfunzionamento, alla base delle sensazioni di
“potenziamento dei sensi” raccontate da chi ci è passato. È una teoria plausibile, ma non
sufficiente, da sola, a spiegare un fenomeno così complesso, che è più probabilmente originato da un
insieme di fattori concomitanti.

09 DICEMBRE 2018 | ELISABETTA INTINI

theconversation.com/are-near-death-experiences-hallucinations-experts-explain-the-science-be
hind-this-puzzling-phenomenon-106286

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