LA SCIENZA E I FENOMENI DEL TRAPASSO

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LA SCIENZA E I FENOMENI DEL TRAPASSO

LA MORTE E IL RUOLO DELL’ATTIVITA’ CEREBRALE

Il cervello è il supporto percettivo dell’esistenza vissuta dall’individuo. La sua attività
biochimica si relaziona con l’ universo che abbiamo intorno e consente di relazionarci con i suoi
fenomeni e con tutti gli esseri viventi. Senza il cervello non esisterebbe il concetto di ” universo
primario”, ovvero della cosiddetta “materia” su cui basiamo il nostro senso di esistenza.

Senza la produzione delle attività cerebrali non esisterebbe neppure la percezione dei nostri
pensieri e delle nostre emozioni e quindi della nostra personalità psichica.

Il cervello ci consente di ottenere la percezione ordinaria dell’esistenza che viviamo. Tuttavia in
certe particolari occasioni identificabili al limite della sopravvivenza, prodotte da situazioni
poste ai confini della cessazione delle attività cerebrali, si producono fenomeni inusuali e
percezioni che vengono rilevate direttamente dai soggetti interessati.

I fenomeni riguardano una casistica ben precisa e ricorrente: percezione alterata della realtà
ordinaria che lascia il posto ad una qualità esotica e sconosciuta dell’ambiente, esperienze
apparentemente vissute fuori dal corpo, rilevazione della presenza di persone defunte.

La natura di questi fenomeni non è chiara e i ricercatori si interrogano se essi siano alterazioni
prodotte dal cervello in una fase del suo malfunzionamento fisiologico, oppure se rappresentino
percezioni non più vincolate dai codici di interpretazione della realtà ordinaria del cervello,
consentendo l’accesso ad una qualità di esistenza effettiva, ignorata sino a quel momento.

Se questi dati si rivelassero come il risultato di una effettiva percezione di un altro piano di
realtà collegato a quello del quotidiano a cui si accede normalmente attraverso la morte, questo
implicherebbe l’esistenza di un Aldilà. Una dimensione che darebbe l’idea della possibilità di una
continuità dell’esistenza umana anche dopo la morte. Una continuità prevista dalla natura attraverso
un processo evolutivo che implica la spoliazione della sensorialità individuale che ha luogo
nell’atto della morte per consentire di accedere ad una qualità dell’esistenza altrimenti nascosta
dalla “barriera sensoriale”.

Un evento che si può riportare alla metafora della crisalide che si trasforma in una farfalla. Due
stati di esistenza completamente diversi ma integrati tra di loro. Oppure richiama alla qualità
simbiotica del ventre materno alla luce del mondo esterno che accoglie gli individui alla loro
nascita.

Si potrebbe azzardare l’ipotesi che la natura operari secondo specifici archetipi funzionali
ricorrenti.

L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA DELL’ESPERIENZA DEL TRAPASSO

Nel 1965, negli USA, il cardiochirurgo Raymond A. Moody jr., incuriosito dal racconto di uno
psichiatra che aveva vissuto un’esperienza di post mortem, prese a rivalutare le narrazioni che i
suoi pazienti gli avevano confidato, dopo le operazioni, di percezioni inusuali e di incontri con
figure luminose.

La curiosità di comprendere il fenomeno da un punto di vista clinico lo portò quindi nel 1974 a
prendere in esame 150 casi di “dopo- morte” o “pre- morte” e a intraprendere una ricerca sistematica
sulla validità e sulla possibile spiegazione dei casi.

A seguito di questa sua ricerca pochi anni dopo si unì a lui un altro medico, Michaele B. Sabom,
specializzato in medicina interna e cardiologia presso l’Atlanta VA Medical Center negli USA.
Si aprirono le prospettive di un nuovo, seppur limitato, campo della ricerca medica, ovvero il campo
delle “esperienze del trapasso”, la N.D.E. (Near Death Experiences).

I casi presi in esame riguardavano persone guarite da ferite gravi arrivate ad un passo dalla morte,
pazienti di ospedali usciti dal coma e racconti diretti di morenti.

I “resuscitati” raccontavano tutti storie più o meno identiche:

# un percorso all’interno di un tunnel buio che si apriva ad una lontana apertura luminosa

# una serie di esperienze extracorporee (O.B.E. ovvero Out of Body Experiences) in cui i pazienti
dichiaravano di sentirsi leggeri e senza la percezione del corpo, altre volte avevano modo di poter
osservare il proprio corpo dal di fuori della propria persona e di potersi muovere nella stanza
dov’era il proprio letto ascoltando quello che stavano dicendo i presenti

# la visione di parenti defunti che si mostravano vicino a loro

# la visione di un essere di intensa luce che si rivelava come una guida giunta per condurli, nel
trapasso, alla dimensione dell’Aldilà

# la visione del mondo dell’Aldilà, descritto come un mondo di luce intensa abitato da figure umane
oppure come paesaggi di praterie verdeggianti illuminati dal sole.
La spiegazione che poteva essere data ai fenomeni NDE riguardava:

# l’effetto dei farmaci somministrati ai pazienti. Ma molti casi erano riferiti a persone che non
avevano assunto gli stessi farmaci, o addirittura non ne avevano assunto alcuno

# i meccanismi di sopravvivenza del cervello morente che attivava la sua funzione onirica per
prolungare il più possibile la vita dell’individuo morente

# la costruzione immaginativa inconsapevole dei morenti soggetta alla loro estrazione culturale e al
loro ricordo personale. Tuttavia molti dei soggetti che avevano in comune le stesse esperienze non
appartenevano alla stessa area sociale o alla stessa credenza religiosa.

I FENOMENI DELLA DIMENSIONE N.D.E. .

Esistono molte testimonianze relative alla situazione del trapasso. L’attendibilità delle
testimonianze è supportata dalle coicidenze delle narrazioni al di là della diversa estrazione
sociale dei testimoni, dalla non conoscenza reciproca degli stessi e infine per la diversa credenza
religiosa o agnostica delle fonti. Esistono tre tipologie di testimonianze:

# testimonianze relative a persone che si sono trovate in situazioni a rischio mortale e si sono
salvate in extremis.
Alcuni esempi:

# l’escursionista Reinhold Messner (“Il Limite della Vita” della Zanichelli, 1980) ha raccolto una
documentazione di sue personali esperienze in altitudine, in quella che lui ha definito “zona della
morte”.

Quando viene a scarseggiare l’ossigeno e il cervello perde la sua ordinaria funzionalità si
verificacano particolari fenomeni percettivi:

– la percezione di essere e di vivere al di fuori del corpo (OBE, Out of the Body Experience)

– esperienze di intuizione telepatica

– la percezione alterata e diversa dell’ambiente conosciuto

– varie allucinazioni, come persone che si avvicinano a guardare, forti rumori, ecc.

# il caso di altri escursionisti che si trovano a vivere esperienze al limite della vita:

– Edward Wimper (anni ’70) cade e sopravvive da una parete del Colle del Leone. Nella caduta,
percepita come avvenuta in una lentezza anomala, ricorda di aver vissuto una rassegna di ricordi e
fatti della propria vita come nello scorrere di un film.

– Herbert Ticky (anni ’70) ha un incidente nelle montagne austriache dove viene soccorso alcuni
giorni dopo. Ricorda, mentre giaceva a terra stremato, di aver visto avvicinarsi persone mai viste
che lo guardavano incuriosite e altre ancora che tendevano a rincuorarlo

# il caso delle persone in pericolo di annegamento che hanno visto formarsi una vivida sequenza di
immagini della propria vita vissuta.

# il caso dei racconti dei naufraghi che alla deriva sulle loro imbarcazioni, ricordano che nel loro
delirio, prima di essere tratti in salvo, hanno visto avvicinarsi persone che tentavano di
soccorrerli oppure che li consolavano

# testimonianze relative a persone che dopo essere decedute o essere cadute in coma sono ritornate
in vita ed hanno raccontato la loro esperienza vissuta in stato di morte apparente. Alcuni esempi:

# il caso di Alce nero, sciamano sioux (“Alce Nero Parla” di John G.Neihardt). A Parigi,
improvvisamente cade in coma e vi rimane per tre giorni. Al suo risveglio si ricorda di aver
viaggiato nel cielo raggiungendo il continente americano e di aver sorvolato il proprio villaggio
dove ha visto sua madre ma non è riuscito salutarla nonostante i suoi tentativi.
Al ritorno negli USA sua madre gli dirà di averlo sognato, proprio in quei giorni, mentre volava su
una nuvoletta sopra il loro villaggio

# un uomo di 52 anni nel 1978 è sottoposto ad una operazione a cuore aperto. Durante l’intervento
subisce un arresto cardiaco. Al suo risveglio racconterà di essersi trovato al di fuori del corpo
(in condizione OBE) e riporta tutto ciò che hanno fatto e detto i medici che gli stanno praticando
l’intervento di rianimazione (“Dai Confini della Vita” di Michael B.Sabom).
La sua narrazione è confermata da quanto annotato nella sua cartella clinica riguardo i particolari
delle fasi dell’intervento di emergenza.

# il caso di una bambina di 7 anni (negli anni ’70) che, in coma febbrile, dopo il suo risveglio
racconta di aver visto la nonna, morta alcuni anni prima, sedersi sul suo letto dicendole che era
venuta ad aspettarla per guidarla nell’Aldilà. Dopo un po’ la nonna si alza e le dice che rinuncia
da aspettarla perchè non è ancora giunto il suo momento (testimonianza raccolta direttamente).

# il caso della percezione del “tunnel”:

– un ragazzo di 20 anni, nel 1961, subisce una improvvisa emorraggia gastrica e muore. Rianimato
ricorda di essersi trovato in un tunnel buio in cui in distanza intravedeva al fondo un cerchio di
luce. Dopo aver percorso il tunnel raggiunge il cerchio di luce e lo supera. Si trova a camminare
sull’erba di un immenso prato verde sotto un cielo blu senza nuvole illuminato dal sole che tuttavia
non vede. Poco lontano, dietro una depressione del terreno, distingue a poca distanza una
staccionata fatta di sottili traversine orizzontali di legno e dietro ad essa una grande casa di
legno simile a quelle dei farmer americani. La vede dal retro, e non ha finestre, ma ha un camino da
cui esce un filo tenue di fumo.

Il ragazzo non riesce ad andare oltre e si ritrova ad essere riportato indietro. Si risveglia
sdraiato in terra tra le braccia del padre che sta piangendo (testimonianza raccolta direttamente).
– un uomo di 35 anni, negli anni ’70, durante una operazione chirurgica racconta al suo risveglio di
essere caduto in un tunnel nero, senza fine e vorticoso (testimonianza raccolta direttamente).

# qtestimonianze relative a persone morenti che mantengono uno stato di comprovata lucidità.
Alcuni esempi:

# il caso di uomo morente di 70 anni, negli anni ’70, che si trova in agonia. Dichiara agli astanti
di vedere la moglie morta due mesi prima, venuta ad accoglierlo per guidarlo nell’accesso all’Aldilà
(testimonianza raccolta direttamente).

# il caso di una donna di 70 anni, negli anni ’70, che si trova in agonia. Sul letto di morte
asserisce di vedere vicino a lei i suoi parenti defunti negli anni precedenti, venuti ad accoglierla
(testimonianza raccolta direttamente).

LA RIPRODUZIONE IN LABORATORIO DEI FENOMENI DEL LIMITE SENSORIALE.

La constatazione che il cervello, in prossimità di esperienze al limite dalla sua funzionalità,
potesse manifestare fenomeni di percezione NDE portò i ricercatori a tentare di riprodurre la stessa
condizione in laboratorio. Una necessità operativa utile per poter studiare il caso con maggiori
possibilità di indagine e con l’aiuto di sperimentatori in buona salute e preparati a gestire il
fenomeno.

Negli USA, negli anni ’80 e ’90, vennero condotti esperimenti detti di “deprivazione sensoriale” per
poter osservare l’attività cerebrale quando si ottiene l’esclusione del cervello dalla sua
interazione con il mondo della materia sensibile.

Per lo scopo vennero usate speciali vasche colme di acqua dove i soggetti volontari si sottoponevano
agli esperimenti. Questi si immergevano avvolti in particolari tute che prendevano la loro stessa
temperatura corporea e li isolavano dai rumori e dal contatto con l’ambiente esterno.

Nell’ acqua, a dose salinica preparata allo scopo, perdevano quindi la sensazione fisica del peso
del proprio corpo e del contatto con la materia.

Gli esperimenti portarono agli stessi effetti riscontrati nei pazienti esaminati da Moody e da
Sabom. Durante le sedute nelle vasche di deprivazione sensoriale i ricercatori fecero le loro stesse
esperienze: esseri luminosi, tunnel oscuri e alterazioni della percezione dello spazio-tempo.

LE TECNICHE ESPLORATIVE DELLA MEDITAZIONE

Tuttavia, per la riproduzione delle esperienze NDE non è necessario l’utilizzo delle vasche di
deprivazione sensoriale. Queste stesse esperienze sono infatti ottenibili anche attraverso
l’esperienza della meditazione e sono ben note agli esploratori dell’ anima che da millenni
praticano le tecniche di questa disciplina interiore.

L’obiettivo della meditazione è il raggiungimento di una esperienza spirituale, tuttavia spesso i
principianti incorrono spesso, per i loro errori di applicazione metodologica, nelle esperienze
descritte dalla ricerca in campo NDE. La pratica iniziale della meditazione comporta la tacitazione
della percezione esterna e del proprio corpo seguita quindi dalla tacitazione dell’attività della
mente. L’obiettivo è quello di liberare la dimensione più intima, solitamente coinvolta nella
sensorialità, per consentirle di perdere contatto con la dimensione materiale ordinaria al fine di
accedere all’esplorazione di dimensioni che non hanno piu relazione con l’ordinario quotidiano.

Accade in ogni caso che i principianti che si soffermano in maniera maldestra sulle prime fasi
ottengono gli stessi risultati che si hanno nelle vasche di deprivazione sensoriale quali la perdita
della consueta sensibilità corporea nella libera fluttuazione, la percezione di un’altra dimensione
spazio-temporale su cui si trovano ad essere affacciati, e la visione di visi e di persone che si
avvicinano al meditante in postura, alle volte chinandosi per vedere che cosa egli stia facendo.
Una modalità che può essere usata per esplorare la dimensione del trapasso anche per coloro che non
hanno interesse ad una ricerca spirituale.

Dal libro di Giancarlo Barbadoro “Antropologia dello spiritismo”, Edizioni Triskel, Torino 2005

Fonte: www.merlino.org/dt-menu.htm

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