LA SINCRONICITA’ 2
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
Sincronicità: la silenziosa legge dell’unità
di Nitamo Federico Montecucco
Quante volte ci è capitato di pensare ad un amico che non si vedeva da tempo e poco dopo, per caso,
incontrarlo per strada? Quante volte abbiamo vissuto serie di eventi che accadevano proprio come
dovevano accadere in una strana ed eccezionale coincidenza? E sempre ci si pone la domanda: ma
esiste il caso? O forse è il fato a far accadere gli eventi con tale sottile armonia?
Ci occuperemo ora di tutte le ricerche e le ipotesi che hanno cercato di vedere che cosa si celava
dietro queste coincidenze, scoprendo che spesso il caso fortunato è solo l’evidenza di una legge di
natura, invero assai comune, che ;i manifesta in modo ancora assai misterioso e che sembra agire
oltre i limiti dello spazio-tempo così come sono stati tino ad ora formulati.
Inizieremo, come sempre, da un esperimento scientifico di estremo interesse che ha dimostrato come
quando due o più persone, in silenzio, si sentono ‘in sintonia’ le onde cerebrali dei loro emisferi
si sincronizzano e, cosa ancora più sorprendente, i loro tracciato elettroencefalografici tendono a
diventare identici.
Questa sincronicità neuropsichica, evidenziata anche da differenti ricerche, ci permette di entrare
nel vivo della questione per tentare ancora una volta di comprendere il nesso che lega le persone
tra loro oltre il tempo e lo spazio, che unisce sottilmente ogni maestro illuminato ai suoi
discepoli, che sottostà al fun zionamento delle antiche e moderne arti divinatorie come l’I King o
l’astrologia. Sembra così prendere forma un principio naturale, difficile da esprimere razionalmente
ma non per questo meno fondamentale: una legge che unisce le cose simili. E anche molti fisici
sostengono che questa legge di sincronicità è al lavoro già a livello subatomico e che se tutte le
cose dell’universo una volta erano unite, al Big Bang, in un punto (‘singolarity’) anche ora questa
profonda interconnessione si mostra e, sottilmente, opera. Da queste premesse alla visione dei
grandi mistici che parlano della loro esperienza di una esistenza che, al di la delle infinite
forme, è profonda indivisibile unità.
Terminiamo con le parole di Paul Kammerer, un grande ricercatore viennese grande amante della natura
e dell’evoluzione dell’intelligenza, che per primo intuì questa legge di connessione definendola
come: ‘Onnipresente e continua nella vita, nella natura e nel cosmo. E’ il cordone ombelicale che
connette pensieri, sensazioni, scienza e arte al grembo dell’universo che li ha partoriti’.
Sintonia psichica e sincronicità eeg
Qual è il ruolo della sintonia empatica nella comunicazione sottile tra persone?
Una serie di esperimenti hanno dimostrato un aumento di sincronicità tra l’emisfero destro e
sinistro quando una coppia di soggetti tenta di ‘sentire la presenza l’uno dell’altro’. Gli
sperimentatori hanno anche registrato un aumento di somiglianza delle configurazioni EEG
(elettroencefalografiche) tra coppie di persone in ‘comunicazione empatica’ (dal greco sentire
dentro insieme) durante il corso di una sessione sperimentale. In alcuni casi la similitudine EEG
tra i soggetti durante questa ‘comunicazione empatica’ era drammatica (vedi fig. pag. 8). Si è
trovata una somiglianza tra gli EEG dei partner anche quando, prima dell’esperimento, non si erano
incontrati e non avevano avuto alcuna forma di comunicazione. Ad alcuni ricercatori che fungevano da
giudici venivano mostrate tutte le combinazioni possibili di configurazioni EEG individuali
registrate durante la comunicazione. Nel 70% dei casi erano in grado di identificare quelli prodotti
dai partner.
Sono state studiate tredici coppie e quattro gruppi di tre persone l’uno. I gruppi di tre persone
hanno mostrato un effetto più debole delle coppie. Normalmente l’emisfero destro e quello sinistro
sono in qualche modo indipendenti nella loro attività elettrica. Un’attività sincronica, in cui i
due tracciati EEG sono più somiglianti, è stata fino ad ora sperimentalmente associata con stati di
meditazione, di creatività, di focalizzazione inconsueta o con sforzi in processi di guarigione.
Un altro dato di estremo interesse che è emerso dalla sperimentazione è che il soggetto più
‘sincronico’ catalizza g}i altri; ‘Il soggetto con la concordanza EEG più alta era quello che ha
influenzato di più gli EEG degli altri partecipanti le sessioni’, hanno detto Jacobo
Greenberg-Zylberbaum e Julieta Ramos dell’Universidad Nacional Autonoma de Mexico. In alte parole,
l’EEG di individui con meno sincronia tra gli emisferi verrebbe gradualmente a rassomigliare all’EEG
della persona i cui due emisferi sono già in partenza più simili.
La sincronicità tra emisferi crea quindi una sorta di ‘campo mentale di informazioni’ con maggiore
potere di comunicazione e quindi più influente, come una sorta di stazione radio emittente con una
frequenza d’onda più coerente.
Le sessioni avvenivano in una gabbia di Faraday a prova di suono e oscurata (una camera schermata
col piombo che filtra tutte le attività elettromagnetiche esterne). Ad ogni coppia si dava
l’istruzione di chiudere gli occhi e di tentare di ‘comunicare diventando consapevole della presenza
dell’altro e di segnalare allo sperimentatore quando sentivano che la connessione stava
effettivamente accadendo’. L’analisi EEG ha mostrato che nei periodi in cui i soggetti segnalavano
di essere in comunicazione ‘le configurazioni di correlazione interemisferica erano molto simili’.
L’EEG di un soggetto divenne simile a quello dei tre partner con cui era stato accoppiato. Dopo una
sessione, quando i partner dissero che i loro sentimenti si erano mescolati insieme, i loro grafici
EEG erano diventati praticamente identici. Durante le sessioni non si parlava né ci si toccava.
Alcuni soggetti riferirono di aver provato sensazioni fisiche, e altri dissero che avevano avuto
immagini e pensieri dei loro partner. Durante le sessioni di controllo, quando i soggetti si
sedevano in isolamento prima e dopo ogni sessione di coppia, i soggetti non mostravano alcun aumento
di sincronia tra i loro emisferi o gli uni con gli altri. I ricercatori hanno detto che hanno
studiato il fenomeno per anni, ma che solo recentemente hanno avuto accesso a strumenti
sufficientemente sofisticati da poter verificare le loro ipotesi. I risultati confermano la teoria
di Grinberg-Zylberbaum, proposta in un libro del 1981, che ‘i campi neuronali’ possono interagire e
cambiarsi a vicenda.
Le intuizioni di Kammerer
di Artur Koestler,
estratto da “La Radice del Caso” di Artur Koestler
Kammerer era un lamarckiano: credeva nella ‘trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti’ – era
convinto, cioè, che la destrezza e i perfezionamenti fisici acquisiti dai genitori sono in qualche
misura ereditati dai loro discendenti. In opposizione a questa teoria, il neodarwinismo ortodosso
sostiene che i caratteri acquisiti non modificano i geni, veicoli del ‘progetto’ ereditario;
l’evoluzione è il risultato di mutazioni casuali del materiale genetico, conservate dalla selezione
naturale. Da un punto di vista filosofico, la visione lamarckiana è più attraente, perché considera
l’evoluzione come l’effetto cumulativo delle virtù e degli sforzi di generazioni successive, mentre
nella visione darwiniana questi sforzi sono sprecati, ogni generazione deve cominciare da zero, per
così dire, e l’evoluzione è il risultato del cieco caso e delle pressioni selettive. Ma i
lamarckiani non hanno mai potuto fornire conferme sperimentali dell’eredità dei caratteri acquisiti;
il lamarckismo passò di moda all’inizio del secolo e si giunse a considerarlo una eresia. Kammerer
fu l’ultimo lamarckiano di fama europea. In questo contesto, tuttavia, non ci interessa conoscere le
opinioni lamarckiane di Kammerer (sebbene in seguito vi ritornerò brevemente), ma ci interessa una
seconda eresia in cui fu coinvolto: Kammerer credeva nell’importanza delle coincidenze apparenti.
Pubblicò la sua teoria sull’argomento nel 1919, in un’opera eccezionale, Das Gesetz der Serie – la
legge della seriazione, di cui non esiste ancora nessuna traduzione. Kammarer, dai venti ai
quarant’anni, annotò in un diario tali coincidenze. Non fu l’unico a indulgere a questo vizio
segreto; Jung, per esempio, fece la stessa cosa. “Mi sono spesso imbattuto in fenomeni di questo
genere”, ha scritto Jung, e ho potuto rendermi conto quanto fossero importanti per i miei pazienti
queste esperienze interiori. In moltissimi casi erano cose di cui la gente non parla per timore di
esporsi al ridicolo. Fui stupito di constatare quanta gente avesse avuto esperienze del genere e con
quanta cura custodisse il segreto”. Kammerer definisce una Serie come “la ricorrenza regolare di
cose e eventi uguali 0 simili – una ricorrenza, 0 raggruppamento, nel tempo e nello spazio nella
quale – stando a quanto si può accertare con una attenta analisi – i membri individuali della
sequenza non sono collegati dalla stessa causa agente”.
L’espressione ‘ricorrenza regolare’ può far pensare che la serie sia governata da leggi causali. Ma
lo scopo di Kammarer è di dimostrare proprio il contrario – vale a dire che le coincidenze, si
presentino una ad una o in serie, sono manifestazioni di un principio universale della natura il
quale opera indipendentemente dalla causalità fisica. Le ‘leggi della seriazione’ sono, a giudizio
di Kammerer, altrettanto fondamentali di quelle della fisica, ma restano tuttora inesplorate.
Inoltre, le coincidenze singole sono semplicemente le parti emergenti dell’iceberg che per caso
hanno attirato il nostro sguardo, perché le nostre abitudini tendono a farci ignorare le
manifestazioni onnipresenti della seriazione.
La prima metà del libro di Kammerer è dedicata alla classificazione della serie delle coincidenze.
La conclusione a cui giunge Kammerer alla fine di questa parte classificata del libro è la seguente:
“Finora ci siamo occupati delle manifestazioni concrete di serie ricorrenti, senza tentare di
spiegarle. Abbiamo scoperto che il ricorrere di dati identici o similari in regioni contigue di
spazio o di tempo è un puro dato di fatto che deve essere accettato e che non si può spiegare con la
coincidenza – o, piuttosto, che questo dato di fatto fa regnare la coincidenza in misura tale che il
concetto di coincidenza viene negato”.
Nella seconda parte del libro, che è teorica, Kammerer sviluppa la sua idea centrale secondo cui
nell’universo c’è un principio acausale attivo, coesistente con la causalità, il quale tende verso
l’unità. Sotto certi aspetti è confrontabile alla gravità universale – che, per il fisico, è tuttora
un mistero; ma diversamente dalla gravità che agisce indiscriminatamente su tutta la massa, questa
forza agisce selettivamente sulla forma e la funzione per riunire configurazioni similari nello
spazio e nel tempo; è una forza che mette in correlazione cose e eventi per affinità. Con quali
mezzi questa forza acausale si inserisca nell’ordine causale delle cose – sia in modi drammatici che
banali – non possiamo dirlo perché funziona ex hypothesi, al di fuori delle leggi conosciute della
fisica. Nello spazio produce eventi coincidenti collegati per affinità; nel tempo, serie collegate
nello stesso modo. “Si giunge quindi all’immagine di un mondo a mosaico o di un caleidoscopio
cosmico, che, malgrado i continui rimescolii e riassetamenti, provvede anche a riunire le cose
simili alle simili”.
Kammerer si interessò in modo particolare alle serie temporali di eventi ricorrenti che ritenne
fossero processi ciclici propagatisi come onde lungo l’asse temporale del continuum
spazio-temporale. Ma noi ci rendiamo conto soltanto della cresta delle onde, che ci appaiono come
coincidenze isolate, mentre gli avvallamenti delle onde restano trascurati. (Kammerer quindi
capovolge l’ipotesi dello scettico secondo cui della moltitudine di eventi verificatesi a caso
cogliamo soltanto quelli che sono significativi). I cicli possono essere prodotti da fattori casuali
(per es., il moto planetario) o essere strutturati dalla seriazione – come i periodi fortunati dei
giocatori d’azzardo. Dedica poi un capitolo alle teorie della periodicità formulate in precedenza:
dal sette magico dei pitagorici ai “cerchi ruotanti dei buoni e dei cattivi giorni” di Goethe.
Alla fine del libro Kammerer dichiara di essere convinto che la seriazione è “onnipresente e che
continua nella vita, nella natura e nel cosmo. È il cordone ombelicale che unisce il pensiero, il
sentimento, la scienza e l’arte al grembo dell’universo che li ha partoriti”.
È assai improbabile che la parte teorica regga a un esame critico, questo primo tentativo di
classificazione sistematica di eventi coincidenti può trovare in futuro qualche applicazione
insospettata. Sono cose che capitano nella scienza. E questa può anche essere la ragione del
giudizio favorevole che Einstein diede sul libro; lo definì “originale e niente affatto assurdo”.
Può darsi che si sia ricordato che le geometrie non enclidee, sviluppate quasi per gioco dai
matematici che lo avevano preceduto, fornirono la base alla sua cosmologia relativistica. Trenta
anni più tardi Pauli condivise la convinzione di Kammerer e di Jung che ci sono fattori non-causali,
non-fisici, che operano in natura. Anche il principio di esclusione “agisce” come una forza sebbene
non lo sia”. È probabile che Pauli abbia capito più profondamente dei suoi compagni – stregoni i
limiti della scienza. Quando aveva cinquant’anni, scrisse un saggio penetrante in cui sosteneva che
la scienza era emersa dal misticismo, come risultava dalle idee di Keplero – il quale fu sia un
mistico che il fondatore dell’astronomia moderna. I1 saggio è intitolato “L’influenza delle idee
archetipiche sulle teorie scientifiche di Keplero” e, in origine, apparve in una serie di monografie
pubblicate dallo Jung Institute di Zurigo.
Era un’impresa molto insolita per uno scienziato moderno impegnarsi in un saggio del genere e
pubblicarlo su una rivista di psicologia. Nelle pagine conclusive Paoli scrive: “Oggi abbiamo le
scienze naturali, ma non abbiamo più una filosofia della scienza. Dalla scoperta del quanto
elementare, la fisica è stata costretta a rinunciare alla sua orgogliosa pretesa di poter dare una
spiegazione teorica della totalità del mondo. Ma questa situazione difficile può contenere il seme
di ulteriori sviluppi che correggeranno il precedente orientamento unilaterale e si indirizzeranno
verso una visione unitaria del mondo in cui la scienza è soltanto una parte del tutto”.
La nascita del concetto di sincronicità – Nella collaborazione Jung Pauli
di David Peat,
estratto da ‘Syncronicity: the bridge between matter and mind’
La vera storia della sincronicità comincia con la collaborazione di due grandi pensatori, lo
psicologo Carl Jung e il fisico Wolfgang Paoli. Il loro concetto di sincronicità ha avuto origine da
un connubio tra i due approcci della fisica e della psicologia. La vita e il lavoro di questi due
uomini contiene l’embrione da cui doveva evolversi il concetto di sincronicità.
Carl Jung
Carl Jung nacque nel villaggio svizzero di Keswill nel 1875 e, dopo un’infanzia solitaria costellata
di malattie e un carattere introverso tendente a sogni e fantasie, diventò uno studente di medicina,
estroverso, robusto, amante del bere. Dopo essersi specializzato in psichiatria il giovane Jung
cominciò a corrispondere con Freud. Quando, nel 1907 i due si incontrarono l’analista svizzero aveva
già dato dei contributi significativi col suo test di associazione verbale e la sua teoria dei
complessi. Le loro discussioni furono molto fruttuose tanto che Freud scrisse: ‘Non potevo sperare
in nessuno meglio di te per continuare e completare il mio lavoro’.
Tuttavia, malgrado la loro amicizia, Freud e Jung avevano una visione molto diversa dell’inconscio.
Anche il metodo di ricerca era differente perché mentre Freud si basava sulla tradizione scientifica
razionale, Jung era più interessato nello spiritualismo, nelle fantasie e nella strana natura delle
immagini disegnate e sognate dai suoi pazienti. Mentre Freud sosteneva che la nostra vita inconscia
è dominata dagli istinti e dalle repressioni su cui si stende una leggera patina di civiltà, Jung
riteneva che la mente inconscia avesse una dimensione creativa nascosta e che non fosse solo guidata
da pulsioni sessuali.
Già nel 1909, malgrado fossero ancora molto amici, c’era della tensione che serpeggiava sotto il
loro rapporto. Un giorno Freud stava rimproverando Jung per il suo interesse nello spiritualismo e
lo metteva in guardia dal rischio di essere sopraffatto dalla ‘marea nera del fango
dell’occultismo.’. Jung provò una sensazione di caldo bruciante al diaframma e, allo stesso tempo, i
due uomini udirono un forte suono proveniente dalla libreria. Jung suggerì che quello fosse un
esempio di ‘esteriorizzazione catalitica’, in risposta alla razione scettica di Freud, Jung predisse
che sarebbe accaduto un secondo evento e infatti si sentì un altro suono che scosse Freud
considerevolmente.
Da quel momento le loro strade divennero sempre più separate fino a che si ebbe la rottura
definitiva nel 1912 con le dimissioni di Jung da presidente del congresso psicoanalitico.
Dopo la separazione di Jung da Freud seguirono alcuni eventi che sono particolarmente significativi
per lo sviluppo dell’idea di sincronicità. Libero di esplorare le sue idea senza l’ombra incombente
di Freud, Jung cominciò a lavorare sui tipi psicologici visti come un bilanciamento tra le forze
dell’Intuizione, Sensazione, Pensiero e Sentimento e mise a punto i concetti di estroversione e
introversione.
Nel mezzo di questa attività che lo portò successivamente a esplorare l’inconscio collettivo Jung
cominciò a sentire i primi sintomi di quello che i suoi biografi hanno definito una totale rottura
dell’equilibrio mentale di cui riferisce in ‘Memorie, sogni e riflessioni’. Nei mesi che seguirono
il viaggio interiore si fece sempre più profondo nei recessi nascosti della sua mente e, in un
sogno, simbolizzò la sua mente come una casa con una cantina nascosta contenente una porta a
trappola che portava in una caverna ancora più remota, preistorica. Jung stava cominciando a
scoprire un’area profonda e universale della mente, quella che poi avrebbe chiamato l’inconscio
collettivo. In questa area, che dimostrò comune in tutti gli esseri umani, Jung scoprì una varietà
di simboli micro-macrocosmici, che chiamò ‘mandala’, e un certo numero di personalità autonome. Il
viaggio nell’inconscio era accompagnato da figure con cui conversava quali Filemone, il vecchio
saggio, Anima, la giovane donna che fu da guida spirituale a Simon Magnus, Lao-Tzu, Klingsor, etc.
Di Filemone. Jung scrive: ‘…a volte mi sembrava molto reale, come se fosse una personalità
vivente. Continuavo a camminare su e giù per il giardino con lui e per me era quello che gli indiani
chiamano un guru….Mi disse cose che non avevo pensato consciamente. E osservai che era chiaramente
lui che parlava, non io.’
Queste ‘visite’ raggiunsero il loro culmine nel 1916 quando l’intera casa di Jung era come infestata
da delle presenze e, un sabato mattino, il campanello suonò e alla porta non c’era nessuno.
‘Credetemi, continua Jung, l’atmosfera era molto spessa. Allora sentii che stava per accadere
qualcosa. L’intera casa era piena come se ci fosse una folla, totalmente piena zeppa di spiriti.
Erano ammassati fino alla porta e l’aria era così spessa che facevo fatica a respirare.’ Nelle tre
notti successive Jung scrisse, come posseduto da queste entità, ‘I Sette sermoni ai morti’, un
lavoro scritto in stile profetico, che presenta una cosmologia globale dell’universo materiale e
mentale. Nei sermoni il mondo di tutte le cose create, la ‘creatura’ emerge da una situazione
precedente ancora indifferenziata, il ‘pleroma’ e il libro stesso diventa una metafora
dell’emergenza della coscienza dall’inconscio collettivo, e di quest’ultimo dallo ‘psicoide’, uno
stato che precede la distinzione tra mente e materia.
Come la fisica moderna ha prodotto un mito della creazione della materia a partire dal vuoto
indifferenziato o dal big bang primordiale così Jung ha creato una storia dell’origine della mente
nell’universo.
I Sermoni sono importanti perché contengono, in forma simbolica, molto di quello che poi Jung
avrebbe reso esplicito nelle ricerche e negli scritti successivi. Dalle sue ricerche risulta che la
mente umana può essere scavata al di là dell’inconscio personale e che, ai suoi livelli più
profondi, possiede una struttura ricca di forze dinamiche, configurazioni simmetriche e centri
autonomi di energia.. Andando ancora più profondi si incontra il terreno comune da cui sono emersi
sia la mente che la materia, un eco di quello che Kammerer definiva come: ‘un cordone ombelicale che
connette pensiero, sentimenti, scienza e arte col grembo dell’universo che li ha generati’.
Che cosa è veramente successo a Jung durante questo periodo di rottura dell’equilibrio mentale? Dire
che era pazzo non spiega nulla perché il suo viaggio nell’inconscio era tutt’altro che caotico anzi
mostrava un consistente ordine interno. Il mondo che Jung aveva scoperto non era pazzo e senza senso
ma talmente strutturato che lo psicologo fu in grado di ritornare alla superficie della ‘sanità
normale’ portando con se delle profonde intuizioni e delle scoperte che formarono la base del suo
lavoro successivo. Questa profonda trasformazione di Jung durante il suo viaggio nella ‘follia’ fu
accompagnato da un certo numero di sincronicità, quali l’infestazione degli spiriti e il suono del
campanello alla porta, sicuramente importanti per il futuro riconoscimento del fenomeno.
Wolfgang Pauli
Wolfgang Pauli era nato nel 1900 da una famiglia bene di Vienna. Suo padre era professore di
biochimica all’università di Vienna e sua madre aveva ricevuto una educazione artistica. Da piccolo
Pauli era bravo a scuola ma aveva paura delle favole. A diciott’anni si iscrisse all’università di
Monaco dove, due anni più tardi incontrò Heisenberg.
Pauli poteva essere spietato nelle sue critiche perché aveva una visione profonda della fisica e la
sua intuizione era in grado di cogliere immediatamente false tracce, argomenti insostanziali o
errori di ipotesi. Per questa ragione il giovane studente venne soprannominato ‘la frusta di Dio’ e
Il terribile Pauli’. Einstein stesso non rimase immune dalle sue critiche. Tuttavia quando il
giovane produsse un libro rivista sulla teoria della relatività Einstein scrisse:
‘Nessuno che legga questo lavoro maturo, concepito con largo respiro, potrebbe credere che l’autore
sia un uomo di 21 anni. Ci si chiede se ammirare di più la comprensione psicologica dello sviluppo
delle idee, la sicurezza dellesposizione matematica, la profonda intuizione fisica.. o la sicurezza
delle critiche’.
Pauli divenne poi interessato alla teoria dei livelli atomici e ai tentativi di Niels Bohr di creare
una teoria quantistica. Da studenti, Pauli e Heisenberg trascorsero molte ore insieme criticando le
teorie esistenti e cercando nuovi approcci. Infatti successivamente Heisenberg scrisse che queste
passeggiate furono i momenti più importanti dei suoi studi. Quando, nel 1925, Heisenberg uscì con la
sua teoria della meccanica quantistica, Pauli lo seguì, alcuni mesi dopo, con una teoria dell’atomo
di idrogeno che convinse molti fisici che la meccanica quantistica era corretta. Solo recentemente è
stata riconosciuta l’entità dei contributi significativi di Pauli alla nascita della nuova teoria
quantistica.
Pauli divenne poi interessato alla teoria dei livelli atomici e ai tentativi di Niels Bohr di creare
una teoria quantistica. Da studenti, Pauli e Heisenberg,trascorsero molte ore insieme criticando le
teorie esistenti e cercando nuovi approcci. Infatti successivamente Heisenberg scrisse che queste
passeggiate furono i momenti più importanti dei suoi studi. Quando, nel 1925, Heisenberg uscì con la
sua teoria della meccanica quantistica, Pauli lo seguì, alcuni mesi dopo, con una teoria dell’atomo
di idrogeno che convinse molti fisici che la meccanica quantistica era corretta. Solo recentemente è
stata riconosciuta l’entità dei contributi significativi di Pauli alla nascita della nuova teoria
quantistica.
Di tutti i contributi di Pauli alla fisica il più noto è il principio di esclusione (due elettroni
non possono occupare lo stesso orbitale atomico a meno che non abbiano spin (rotazione) opposto), un
principio quantistico che ha un notevole interesse per il concetto di sincronicità.
La sincronicità, come suggeriremo in questo libro, nasce dalla struttura di fondo che soggiace
l’universo piuttosto che dal tira e molla della causalità che normalmente associamo agli eventi
della natura. Per questa ragione la sincronicità chiamata da Jung un ‘principio di connessione
acausale’, è esattamente quello che propone Pauli col suo principio di esclusione.
Pauli sostiene che a livello quantistico la natura è coinvolta in una danza astratta (senza alcuna
causa materiale) e che tutte le particelle elementari possono essere divise in due gruppi, a seconda
del tipo di danza che eseguono. Elettroni, protoni, neutroni e neutrini ecc. (fermioni) formano un
gruppo che compie una danza antisimmetrica mentre un altro gruppo di particelle quali i mesoni e i
fotoni (bosoni) compiono una danza simmetrica. Nel caso delle particelle antisimmetriche risulta che
questa danza astratta ha l’effetto di tenere sempre separate le particelle con la stessa energia.
Questa esclusione delle particelle dallo spazio di un’altra non è il risultato di nessuna forza,
cioè non è un atto causale nel senso normale del termine, ma è il risultato di quel movimento
astratto delle particelle prese nel loro insieme, che chiamiamo antisimmetria. Quindi la struttura
soggiacente della danza collettiva ha un effetto profondo sulle singole particelle. Per esempio è il
principio di esclusione che fa sì che gli elettroni, in un atomo, si dispongano in una serie di
livelli di energia che poi rende gli atomi distinguibili a livello chimico. Ed è il principio di
Pauli, manifestato nella sua forma simmetrica, che è al lavoro nell’intensa luce coerente del laser
e nei superconduttori.
Così il contributo più famoso di Pauli alla fisica è nella scoperta di una struttura astratta che si
nasconde dietro la superficie della materia atomica e determina il suo comportamento in un modo non
causale. E’ in questo senso che il principio di Pauli forma un parallelo con il principio di
sincronicità.
Nonostante il suo interesse per la simmetria interiore, la vita di Pauli era caduta in un grave
stato di disordine. Nel 1928, quando insegnava fisica teoretica a Zurigo, le sue lezioni erano
confuse e la sua lingua critica diventava sempre più sarcastica e offensiva. Durante gli anni di
questo insegnamento, la mamma di Pauli si avvelenò e lui sposò una cantante di cabaret che lo lasciò
qualche settimana dopo. Da quel momento Pauli iniziò a bere pesantemente e a litigare anche nei
locali pubblici. Molto vicino al crollo nervoso cercò un aiuto professionale e visitò lo studio di
Jung. Le annotazioni segrete di Jung dicevano di questo paziente: ‘E’ un uomo di cultura,
unidirezionalmente intellettuale. I1 suo inconscio si è confuso e attivato; così proietta sé stesso
sugli altri uomini che gli appaiono essere nemici e lui si sente terribilmente solo perché sembra
che tutti siano contro di lui..’ e ancora: ‘Ha vissuto in un modo unilateralmente intellettuale e
naturalmente aveva certi desideri e anche bisogni. Ma non aveva nessuna chance con le donne, perché
non era in grado di differenziare nessuna sensazione. Così diventa pazzo con le donne e,
naturalmente, queste non hanno pazienza con lui.’. Jung scoprì che Pauli era totalmente pieno di
idee e pensieri arcaici, e, non volendo influenzare i suoi sogni e immagini lo indirizzò da uno dei
suoi studenti che lavorò con il fisico per i successivi cinque mesi. Nel suo studio dei tipi
psicologici Jung dedusse che ogni persona è il risultato di un equilibrio tra polarità.
INTUIZIONE
PENSIERO ~ SENTIMENTO
SENSAZIONE
In una psiche sana il pensiero è in armonia col sentimento così che logica e ragione possono
lavorare in modo costruttivo con la parte emozionale di un individuo. Tuttavia nel caso di Pauli il
pensiero aveva dominato il sentimento, cosicché le emozioni erano relegate in quello che Jung
chiamava la parte in ombra dell’ego.
In altre parole la natura emozionale e il sentimento di Pauli non si erano mai completamente
sviluppate ma esistevano in una forma grezza e altamente
energizzata che tendeva a esplodere in una forma di comportamento irrazionale, nei sogni e come
nevrosi. Secondo la visione di Jung la cura fu di portare il sentimento fuori dall’ombra e nella
luce da dove potesse riprendere le proprie funzioni e riportare l’armonia nell’intera personalità di
Pauli. Il metodo per Pauli fu di connettersi con il contenuto del suo inconscio attraverso sogni e
fantasie da sveglio. Nei mesi seguenti, Pauli produsse ‘più di mille sogni e impressioni visuali’,
che furono più tardi analizzate da Jung e che formarono la base di uno dei suoi maggiori scritti:
Individual dream symbolism in relation to Alchemy. Jung realizzò infatti che il simbolismo dei sogni
di Pauli era marcatamente simile a quello degli alchimisti medioevali. Il culmine della serie dei
sogni alchemici fu la visione dell’orologio cosmico, un’immagine ‘della più sublime armonia’ che
lasciò una profonda impressione in lui e che Jung commentò con queste parole: ‘Quello che potremmo
chiamare una conversione’.
La rinascita di Pauli, come ‘una persona perfettamente normale, ragionevole e completamente
adattata’ fu quindi il risultato di una simmetria interiore in equilibrio.
Nel 1929, durante una lezione ad un gruppo di studenti, Jung disse che ‘Il sincronicismo è il
pregiudizio dell’Est, la sessualità è il moderno pregiudizio delI’Ovest.’ Un anno dopo, al discorso
commemorativo che Jung tenne alla morte Richard Wilhelm, ai suoi studenti di pensiero cinese disse:
‘La scienza dell’I Ching non è basata sul principio di causalità, ma su un principio che io ho
provato a chiamare principio sincronistico’. Il termine Sincronicità apparve per la prima volta
cinque anni dopo ad una conferenza tenuta a Londra presso la Tavistock Clinic dove Jung sostenne
che: ‘Il Tao può essere ogni cosa. Io uso un altro termine per designarlo… lo chiamo
Sincronicità’.
Ora, grazie a Pauli, Jung era in grado di cristallizzare le sue idee. Nel 1952 i due studiosi
pubblicarono insieme “L’interpretazione e la natura della psiche”, un libro che conteneva due saggi:
uno di Pauli sull’influenza degli archetipi e della religiosità nella teoria del moto planetario di
Keplero, l’altro di Jung sulla natura della sincronicità. In questo saggio e in alcuni altri suoi
scritti, Jung descrive la sincronicità nei seguenti modi: ‘La coincidenza nel tempo di due o più
eventi causalmente non correlati che hanno lo stesso o simile significato’.
‘Parallelismo acausale’.
‘Atto creativo’.
E scisse anche: ‘Le coincidenze significative sono impensabili come puro caso’. Jung cerca di
integrare le sue intuizioni sulla sincronicità nella struttura della fisica moderna. Così come aveva
suggerito inizialmente che la mente risulta da un equilibrio dinamico di dualità (vedi precedente
schema), Jung produsse successivamente un diagramma che mostrava come la sincronicità bilancia la
causalità negli schemi duali della natura.
Tuttavia nella sua discussione con Pauli il fisico suggerì una modificazione del diagramma che
enfatizzasse entrambe le differenze e le similitudini di sincronicità e causalità. Introducendo il
valore di ‘significato’ in questa concezione della natura, Pauli suggeriva una via attraverso la
quale l’approccio obbiettivo della fisica (costante connessione attraverso effetti) può essere
integrata con valori più soggettivi ( connessione attraverso equivalenza, contingenza o
significato). Questa intera nozione di significato era chiaramente il nucleo vitale della natura
della sincronicità. Benché eventi casuali possono sempre esprimere degli andamenti di puro caso,
l’essenza di una sincronicità è che un evento particolare ha un significato o un valore per
l’individuo che lo sperimenta. Mentre le convenzionali leggi della fisica non contemplano i desideri
umani o la necessità del significato – la mela cade che si voglia o no – la sincronicità agisce come
specchio dei processi interiori della mente e prende la forma esteriore delle trasformazioni
interiori. Il rumore di rottura nella libreria o il suono del campanello alla sua porta erano
entrambi eventi in congiunzione con violenti stati interiori.
La sincronicità coinvolge forti paralleli tra eventi interiori ed esteriori, che sono enfaticamente
pregnanti di significato. La scoperta di come il significato può giocare un ruolo nel nostro
universo obiettivo e fisico, è una delle maggiori sfide del nostro tempo. Jung e Pauli presentarono
le loro intuizioni di ciò in cui credevano come un nuovo principio di natura che avrebbe potuto
completare l’approccio della fisica. Pauli credeva che la sincronicità potesse rendere possibile
l’inizio di un dialogo tra fisica e psicologia in modo tale che il soggettivo entrava nella fisica e
l’oggettivo entrava nella psicologia. Invece che guardare alla fisica e alla psicologia
esclusivamente per decifrare i segreti della natura, Pauli sentiva che l’approccio complementare era
necessario per comprendere gli aspetti soggettivi e oggettivi come differenti manifestazioni
implicite di uno stesso fenomeno.
Fino al termine della sua vita Pauli conservò una profonda convinzione del potere della simmetria.
Mentre lavorava intensamente alla teoria del campo unificato’, scrisse al suo amico Heisenberg:
‘Divisione e riduzione della simmetria, questo è il bandolo della matassa! La forma è un antico
attributo del diavolo… se solo i due contendenti divini – Cristo e il Diavolo – potessero notare
che sono cresciuti in modo così simmetrico!’.
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