LA SINCRONICITA’ 3
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
Jung e i king
di Carl Gustav Jung,
dalla “Prefazione all’I King”, Ed Astrolabio
All’origine della creazione del concetto di sincronicità, a cui contribuirono una complessità di
eventi, sono certamente stati fondamentali gli apporti filosofici e intuitivi de l’I King e
dell’astrologia: due tra i più antichi sistemi di divinazione umana.
L’I King, il libro dei mutamenti, la cui origine risale all’antichità mitica della storia cinese,
opera come un oracolo vivente. Chi vuole una risposta ad una precisa domanda, lancia per sei volte
le tre monete che accompagnano il libro e da queste combinazioni crea un esagramma formato
dall’insieme di linee intere e spezzate (vedi copertina). Ad ognuno dei 64 possibili esagrammi
corrisponde un nome e un oracolo che darà la risposta alla domanda iniziale.
Nel 1948, nella prefazione dell’I King Jung scrive:
È un fatto curioso che della gente cosi dotata e intelligente come i cinesi non abbia mai prodotto
quella cosa che noi chiamiamo scienza. La nostra scienza, comunque, è basata sulla causalità, e
quest’ultima è considerata verità assiomatica. Ciò che la Critica della Ragion Pura di Kant non ha
saputo fare, è stato tuttavia compiuto dalla fisica moderna, vale a dire la messa in dubbio
dell’assioma della causalità: noi ora sappiamo che tutte le leggi di natura non sono altro che delle
verità statistiche, costrette perciò ad ammettere delle eccezioni. Non abbiamo sufficientemente
tenuto conto del fatto che, per dimostrare la validità invariabile delle leggi di natura, abbiamo
implicitamente bisogno del laboratorio con le sue incisive restrizioni.
Lasciando che la natura faccia da sé scorgiamo un quadro ben differente: ogni processo subisce delle
interferenze parziali o totali da parte del caso, e ciò in misura tale che un regolare corso di
eventi, rispettoso della legge, forma quasi un’eccezione in circostanze naturali. La mentalità
cinese, quale io la vedo all’opera nell’I King, sembra invece preoccuparsi esclusivamente
dell’aspetto accidentale degli eventi. Ciò che noi chiamiamo coincidenza sembra essere la cosa della
quale questa peculiare mentalità principalmente si interessa, e ciò che noi ardiamo come causalità
passa quasi inosservato. Dobbiamo ammettere che qualche cosa si possa dire in favore della immensa
importanza del caso. Un importo incalcolabile di sforzo umano è destinato a combattere ed a limitare
i danni o i pericoli rappresentati dal caso. Spesso la considerazione causale appare pallida e
polverosa in confronto agli effetti pratici del caso. Va benissimo dire che il cristallo di quarzo è
un prisma esagonale. È proprio vero finché si prende di mira un cristallo ideale. Ma in natura non
si trovano nemmeno due cristalli esattamente uguali, quantunque siano palesemente esagonali. La loro
forma reale tuttavia sembra sollecitare il saggio cinese ben più di quella ideale, visto che la
rappresentazione delle leggi di natura passata per i più fini setacci che forma la realtà empirica
contiene per lui un significato ben più importante d’una spiegazione causale degli eventi, i quali
inoltre devono di regola essere nettamente separati gli uni dagli altri prima di poter essere
trattati appropriatamente. Il modo con cui l’I King è incline a considerare la realtà sembra non
vedere di buon occhio i nostri procedimenti causalistici. L’istante che sta attualmente sotto
osservazione appare all’antica visione cinese più come un colpo di fortuna che come un ben costruito
risultato di catene causali concorrenti. L’oggetto che interessa sembra essere la configurazione che
gli eventi accidentali formano al momento dell’osservazione, e nulla affatto le ragioni ipotetiche
che apparentemente rendono conto della coincidenza. Mentre la mentalità occidentale accuratamente
separa, pesca, sceglie, classifica, isola, ecc., l’immagine cinese del momento contiene ogni
particolare fino al più minuto assurdo dettaglio, perché l’istante osservato è il totale di tutti
gli ingredienti. Accade così che quando succede che si gettino le monete o che si contino i 49 steli
di millefoglie, questi dettagli causali entrano nel quadro dell’istante d’osservazione formandone
una parte – insignificante per noi eppure colma di significato per la mentalità cinese. Da noi dire
che qualunque cosa avvenga in questo momento possiede inevitabilmente la qualità peculiare per
quest’ultimo sarebbe un’affermazione banale e quasi senza senso (per lo meno, superficialmente).
Questo non è un argomento astratto, anzi è un argomento assai pratico: vi sono certi esperti che
dall’aspetto, gusto e comportamento di un vino, sapranno dire il sito della sua vigna ed il suo anno
di origine; vi sono degli antiquari che sapranno informarci dell’epoca, della provenienza e
dell’artefice di certi oggetti d’arte o d’un pezzo di mobilio con un’accuratezza impressionante, e
vi sono persino degli astrologi che sanno dire senza nessuna previa conoscenza della natività quale
fu la posizione del sole e della luna nonché il segno zodiacale che sorgeva all’orizzonte al momento
della nascita di un individuo. Considerando simili fatti bisogna ammettere che degli istanti possono
lasciare delle tracce di lunga durata.
In altre parole: chiunque sia stato l’inventore dell’I King, era convinto che l’esagramma costruito
in un dato momento coincideva con questo anche nella qualità e non soltanto nel tempo. Per lui
l’esagramma era l’esponente del momento in cui lo si otteneva, più ancora anzi della misurazione del
tempo, quanto lo si comprendeva come un indicatore della situazione essenziale prevalente al momento
della sua origine. Questa assunzione implica un certo strano principio che io ho denominato
sincronicità, concetto che formula un punto di vista diametralmente opposto alla causalità. Siccome
quest’ultimo è una verità meramente statistica e non assoluta, essa è una specie di ipotesi di
lavoro esprimente come gli eventi evolvono l’uno dall’altro, mentre la sincronicità considera la
coincidenza degli eventi in spazio e tempo come significatore di qualche cosa di più d’un mero caso,
cioè di una peculiare interdipendenza di eventi oggettivi tra di loro, come pur fra essi e le
condizioni soggettive (psichiche) dell’osservatore o degli osservatori. La mentalità cinese antica
contempla l’universo in una maniera paragonabile a quello del fisico moderno, il quale non può
negare che il suo modello dell’universo è una struttura decisamente psicofisica. L’evento
microfisico include l’osservatore proprio altrettanto quanto la realtà che forma il sostrato dell’I
King comprende delle condizioni soggettive, ovverosia psichiche, nella totalità della situazione
momentanea. Come la causalità spiega la sequenza degli eventi, nella mentalità cinese la
sincronicità spiega la loro coincidenza.
Sincronicità nel mondo della fisica quantistica
di Emanuele De Benedetti
II mondo della fisica, in particolare quello della meccanica quantistica e della cosmologia, è
quello che, forse, più di ogni altro ramo della scienza, mette continuamente in crisi sia la visione
che l’uomo ha della ‘realtà oggettiva’ che di quella soggettiva. Basti pensare al principio di
indeterminazione (nota 1) che pone un limite alla capacità dell’uomo di misurare con precisione
assoluta alcune quantità del mondo fisico. La realtà da deterministica si fa vaga, probabilistica,
il mondo sembra essere fatto di cose che sfumano tra l’essere e il non essere sconvolgendo
l’aspettativa della mente di una realtà definibile con contorni precisi.
E il soggetto, l’osservatore dell’esperimento, viene coinvolto, dalla logica del principio di
indeterminazione, nell’esperimento stesso: l’azione dell’osservatore altera inevitabilmente la
realtà osservata, l’osservatore non può osservare una realtà oggettiva indipendente da lui, quello
che osserva dipende dal suo modo di osservare, dall’atto stesso dell’osservare.
Un altro punto abbastanza sconvolgente per l’interpretazione del reale nasce con il teorema e la
diseguaglianza di Bell. Questo teorema, verificato sperimentalmente da Aspect e al. mette fine alla
lunga diatriba tra Bohr e Einstein sulla validità e interpretazione della meccanica quantistica.
Il teorema di Bell pone l’accento sulla non separabilità di certe entità fisiche suggerendo una
visione del reale che
sconvolge in modo drammatico l’attitudine analitica e riduzionista della mente occidentale. Esso si
può esporre come segue: due sistemi quantistici che hanno interagito almeno una volta non possono
essere più separati. Alcune delle variabili fisiche che ne definiscono lo stato saranno sempre
connesse tra di loro (per esempio gli spin) anche se i due sistemi quantistici vengono separati agli
estremi opposti dell’universo.
Quello che qui ci interessa a proposito della validità dell’ineguaglianza di Bell è che dimostra che
nell’universo esistono delle connessioni significative che possono essere definite come sincroniche
e che potrebbero addirittura avere connessioni con la sincronicità umana (che richiede la presenza
di un soggetto ‘generatore’ di significato per essere definita).
Come ho descritto, due particelle accoppiate con gli spin opposti mantengono questa opposizione
anche quando vengono separate e portate a grande distanza l’una dall’altra (non separabilità).
Quando un polarizzatore (osservatore) misura uno spin in una certa direzione automaticamente e
simultaneamente lo spin della seconda particella si orienta nella direzione opposta. Questo avviene
in modo istantaneo (quindi senza possibilità di una connessione di causa ed effetto che
richiederebbe la trasmissione di un segnale (forza causante) che non può, per il principio di
relatività, superare la velocità della luce).
L’accadere simultaneo dei due eventi, orientamento dello spin di una particella per effetto della
misura e cambiamento della direzione dello spin dell’altra può essere definito come un caso di
sincronicità dove il ‘significato’ viene fornito dal fatto che le due particelle sono state in
precedenza e sono tuttora connesse da un rapporto di coppia. Le implicazioni di questo fenomeno
possono essere enormi se si tiene presente che:
– Tutta la materia, inclusa quella dotata di coscienza, è fatta di particelle elementari che seguono
le leggi della meccanica quantistica
– La materia di tutto l’universo era inizialmente, alla sua nascita, situata in una piccola zona di
spazio (Universo inflazionario, Big Bang). Ci sono delle buone probabilità che tutta la materia
esistente nel cosmo fosse, una volta, connessa e quindi, per la inseparabilità del teorema di Bell,
sia tuttora connessa.
Questo può avere anche degli effetti sui campi di coscienza che si fondano sui campi biofisici
(elettromagnetici), in particolare nella:
– trasmissione e percezione di informazione in modo istantaneo (intuizioni folgoranti,
chiaroveggenza ecc.)
– partecipazione e connessione a tutto quello che avviene nell’intero universo (per una proposta
analoga che utilizza in modo non ortodosso il principio di indeterminazione. Vedi, per esempio,
“Stalking the wild pendulum” di Ithzak Bentov, edito dalla Destiny Books).
Tutto ciò potrebbe avere anche un parallelo coi concetti di ordine implicato ed esplicato di David
Bohm ( Wholeness and the implicate order, editore Routledge & Kegan Paul) e la sua teoria di un
universo olografico.
nota 1. Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che non è possibile conoscere
(misurare) contemporaneamente con assoluta precisione i valori di particolari coppie di variabili
che descrivono lo stato del moto di una particella elementare, per esempio la posizione e la
quantità di moto, il tempo e l’energia, ecc. Le incertezze delle misure dei valori di due variabili
‘accoppiate’ sono legate dalla relazione di indeterminazione: il prodotto delle incertezze è sempre
maggiore o uguale alla costante di Planck diviso due pigreco.
Una delle interpretazioni del principio è che è l’atto stesso dell’osservare che altera lo stato di
una particella e quindi impedisce di conoscere quali fossero i valori dei parametri del moto prima
della misura. Per esempio per determinare la posizione di un elettrone bisogna ‘vederlo’ colpendolo
con un raggio di luce che, colpendo l’elettrone, ne cambierà la quantità di moto in modo non
prevedibile. Ne risulta che la posizione sarà ben determinata ma non la sua quantità di moto. Altri
modi di misurare la posizione che tentino di ovviare a questo inconveniente provocheranno la
manifestazione della natura ondulatoria della particella impedendo così la misura di caratteristiche
corpuscolari.
In una interpretazione meno riduttiva al solo atto della misura, che propone ancora una certa
visione ‘classica’ della realtà, le particelle elementari hanno sì delle proprietà analoghe alla
velocità e alla posizione, ma più ‘fluide’, e queste non prendono consistenza che all’atto della
misura. Che cosa sia una particella elementare prima della misura non è noto. Questa fluidità deriva
anche dalla coesistenza della natura corpuscolare e ondulatoria che impedisce di definire le
particelle elementari in termini di una sola delle due realtà.
Ordine, sincronicità, ideogrammi cinesi
di Carlo Moiraghi
Sincronicità vale unicità espressiva di eventi di ordine diverso.
Unicità espressiva che compete e contrasta con l’usuale pluralità, varietà propria di eventi
considerati tra loro indipendenti.
Sincronicità è concetto di respiro unitario e globale che supera e inficia l’usuale dicotomia del
casuale e del causale.
Spontanea viene l’argomentazione cinese, dati i modi in cui il concetto di sincronicità prese
figura.
Tra i tanti ideogrammi attinenti al concetto di ordine, di sincronicità necessaria concomitanza,
considero Li, Fa, Tse, Lu.
Quattro ideogrammi che interpretano l’ordine, la regola, la legge con differenti significati.
– Lì raffigura la venatura della giada come modello di ordine. La legge di natura. Il principio che
regola l’universo. L’equilibrio dell’imprevedibile e dell’asimmetrico, la legge sottile e invisibile
del cosmo. È il principio etico.
– Fa raffigura l’applicazione umana della legge di natura. Il vaso, manufatto umano, e la sua
funzione, vedono come modello il decorso e lo scorrere di un fiume. La legge umana come
rappresentazione, raffigurazione della legge di natura.
– Tsè raffigura la legge umana nella sua proiezione legale: sanzione pecuniaria e pena inflitta con
la lama, amputazione. Altri ci informa che in antico non valeva “conchiglia”, ma “calderone
rituale”, e la legge era codificata da iscrizione su recipienti sacrificali. È legge penale. Ordine
temuto per intimidazione e punizione.
Quasi accettata e codificata rinuncia dell’uomo a parte di sé, che testimonia lo sforzo di ordinare,
regolare nel vivere, conflittuale direzioni interiori. Il tributo alla convenienza, alla convivenza.
Il costo del vivere. E quell’antica amputazione promessa, che in quanto promessa è già attuata, ben
prefigura le molte attuali limitazioni riguardo ad altre amputazioni, sottili e discrete, ma non
meno dolorose di altre più fisiche.
– Lù raffigura la legge umana nel suo valore rituale. trascrive la danza rituale. Per altri codifica
l’ordine musicale e il diapason a fiato standard. Musica come metro umano della misura universale.
E’ il rito. La regola dello sciamano e della divinazione. Tentativo di ricollegare ordine cosmico e
ordine umano. Certo distante e non assimilabile al concetto di sincronicità, Lu pare ad esso
sinergico. Vale qui notare come C.G. Jung si riferì al concetto di sincronicità nella prefazione
dell’I King, Libro dei Mutamenti, fondamento di conoscenza e di oracolo. Lì, Fa, Tsè e Lù sono così
differenti momenti nella tradizione cinese.
Simili ma non identiche raffigurazioni. Se lo sovrapponiamo, come nei giochi di figurine dei bimbi,
della forma della prima figura, Lì, restano spazi non coperti, sfuggenti alle altre. Qualcosa
dell’ordine naturale sfugge, resta fuori dalla logica umana. Sono eventi, rapporti e nessi che la
lettura dell’uomo non sa comprendere. E’ la meraviglia, l’imprevisto che sottende qualcosa che
sfugge. Qualunque momento vitale, qualunque esperienza di trasformazione, si esprime secondo Li.
Meglio, è Li che ne dirige i cammini. Certo è per esso, per Li, che evoluzioni di differenti
categorie dell’esistente (ma che è differente?) mostrano, e a volte ostentano e ci fanno stupire,
inspiegabili sinergie (ma che è inspiegabile? E che è spiegabile?), indoli simili ed uguali
apparenze.
Evebti passati e futuri, eventi in luoghi diversi, che incredibili vedono simili anzi stesse
evidenze. E’ per Li che ciò accade.
A questi contesti, in cui concomitanze e coincidenze di eventi non paiono rapportabili al mondo del
caso, e delle cause e degli effetti, sincronicità fa riferimento. Ma al fine, parziale è, e limitato
e limitante, il concetto stesso di evento. Ciò che pone di là da venire giudizi su rapporti tra
eventi diversi. L’evento consegue ad una limitazione del campo di osservazione. E’ la limitazione,
la parzialità intrinseca nell’osservatore, che dà luogo all’evento. Un osservatore infinito, quanto
meno limitato, saprebbe bene osservare l’evento come momento inscindibile del tutto. Come la goccia
d’acqua nel mare ne è autonoma ma inscindibile parte. Semplicemente essa è goccia e mare insieme,
ricordava un vecchio taoista.
Così l’evento certo esiste, ma è particola non sondabile e non isolabile dal flusso continuo
dall’esistente. L’evento pare realizzarsi in una certa sua rilevanza di modi, che viene scambiata
per rilevanza di contenuti. Teatralità espressiva, risonanza figurativa che è in realtà l’unica
qualifica dell’evento e l’unico metro di riconoscimento. L’evento è dove la foglia che cade disegna
un barocco più fine. Ma quell’attimo non è più rilevante o intenso di ogni altro attimo, meno
riconoscibile per la plastica minore evidenza, che è poi più semplicemente quando la foglia scivola
via.
per di più, ogni singolo attimo non ha in sé significato compiuto, meglio, di per sé non è in tutto
realizzato, e solo in stretta insoluta relazione con gli altri momenti permette e rappresenta la
foglia che dal ramo scivola a terra. Così l’acuto osservatore saprebbe bene osservare l’evidente
rapporto tra eventi, che per l’uomo comune sono distinti e distanti. Ed il concetto di sincronicità,
che vale a riempire questo supposto vuoto di evidenza, non avrebbe, e forse non ha, ragion d’essere.
Riguardo al genere umano, intendo la nostra recente visione, essa si esprime secondo fa, Lu, Tsé, di
Li contralto ed integranti, che disegnano in vario modo la logica, l’ordine umano.
In questo contesto, nell’angoloso regno dell’uomo, capita di restare abbagliati e perché no,
illuminati da eventi che paiono e sono diversi e speciali, capaci di riconoscere e riflettere,
promuovere e riproporre nostre tonalità, intenzioni interiori, valenze sorelle. E pari vale
l’opposto. Nostri toni interiori si rispecchiano precisi in accadimenti esteriori. E il nesso che
intercorre sfugge e pare mancare.
Notare questi eccedenti richiami (o è essere notati?) e valutarli (o è essere valutati?) è per noi
indicativo ed importante. E segna uno sguardo, un accesso nell’universo di Lì, senza più bende sugli
occhi o almeno con bende più lievi. Uno dei sette veli che scivola a terra. Questi eventi, che
esulano e contravvengono la nostra logica, non sono che ombre, segni, impronte, figure di Li.
Come un suo casuale e ammiccante sbadiglio. E ci permettono, questi strani ritorni, di soppesare con
mano quanto profonde evidenti ed ignote siano le regole, semplici ed insieme uguali e diverse, di
questa nostra sconosciuta esistenza.
Sincronicità, a me pare, non sono che eventi che si rapportano stretti in abbracci più ampi della
nostra attuale apertura. Più grandi di noi, voglio dire. Sincronicità raffigura sguardi più ampi di
quanto i nostri occhi oggi possano, cammini più irti di quanto le nostre gambe oggi valgano,
rapporti più profondi, intimi, immediati di quanto le nostre menti oggi sappiano.
Rappresentazioni in luogo più oscuro, o luminoso, di quel che è nella nostra pretesa
tranquillizzante (ma poi lo è?) realtà, che in tutto si sforza di sbiadire in una monocroma
quotidianità, accecanti colori e visioni.
Così la relazione non pare spiegabile sul piano comune. E sincronicità ci aiuta a far breccia, ci
sforza a capire, vedere di là delle persiane socchiuse della nostra finestra interiore. Sincronicità
è la luce che da fuori queste persiane filtra dentro e ci illumina, non uniforme ancora, ma a rette
decise. Pure è luce e vedi il pulviscolo.
E cosa è spiegabile?
Noi chiamiamo spiegabile l’evento frequente, che appunto per la sua frequenza ci è prevedibile, anzi
ovvio, certo e normale.
Inspiegabile è il raro, l’inusitato, lo strano. ciò che sconvolge le regole.
In realtà, ben sappiamo, l’eccezione conferma.
Da par suo, … Li non cura misure, frequenze, valutazioni, probabilità, ritorni, note, categorie.
Li non divide in relazioni evidenti, invadenti o rare, segrete, improbabili.
Li non vale eccezioni. Li informa l’esistente. Di là, di qua di eventi, parole, spazi, tempi,
movimenti, finzioni, trasformazioni, realtà.
Vedi Campo Zero la sincronicità e il cervello
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