La sindrome da fatica cronica e’ una condizione fisiologica (e non psicosomatica)

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La sindrome da fatica cronica e’ una condizione fisiologica (e non psicosomatica)

Differenze nel sistema immunitario, nell’attività cerebrale e nelle funzioni cardiorespiratorie alla
base di sintomi della sindrome da fatica cronica.

26 febbraio 2024 – Elisabetta Intini

La sindrome da fatica cronica è una condizione fisiologica (e non psicosomatica)

Le persone affette da sindrome da fatica cronica o encefalomielite mialgica presentano anomalie
immunitarie, nel microbioma intestinale, nella funzione cardio-respiratoria e nell’attività di
specifiche aree cerebrali: è quanto emerge da un dettagliato studio su una malattia debilitante e
difficile da diagnosticare, che sembra avere molto in comune con il long covid.

La ricerca, pubblicata su Nature Communications, ribadisce che la sindrome da fatica cronica è una
condizione che ha precise basi fisiologiche, legata ad alterazioni chimico-fisiche dell’organismo e
non – come spesso si sentono dire i pazienti – una manifestazione psicosomatica.

NUOVA CONSAPEVOLEZZA. Benché sia stato condotto su un campione piuttosto ristretto di persone (17,
più 21 partecipanti sani), il nuovo lavoro fa luce sulle basi biologiche della malattia: il senso di
affaticamento debilitante che prova chi ne soffre è stato per la prima volta ricondotto a
un’alterazione dell’attività cerebrale, che potrebbe dipendere a sua volta da un eccessivo innesco
del sistema immunitario.

PROBLEMI NEL CONTROLLO MOTORIO. Nello studio multidisciplinare, i 17 partecipanti – tutti reduci da
infezioni di varia natura che sembravano aver innescato i sintomi da sindrome da fatica cronica –
sono stati ricoverati in cliniche dei National Institutes of Health (NIH) statunitensi per una
settimana e sottoposti a diverse analisi.

Gli esami in risonanza magnetica funzionale della loro attività cerebrale hanno mostrato le prime
anomalie: un’attività ridotta nella giunzione temporoparietale, un’area cerebrale che coordina e
dirige le azioni motorie (e, per esempio, comanda alle gambe di muoversi o alla bocca di aprirsi per
mangiare).

Quando gli scienziati hanno chiesto ai volontari di stringere il pugno per misurare la forza della
loro presa, questa parte del cervello ha mostrato una diminuzione dell’attività anziché un
incremento. E anche la corteccia motoria, sempre implicata nel controllo del movimento, si è
attivata in modo anomalo. Non sono invece emersi segni di affaticamento muscolare.

UN CORPO CHE NON RISPONDE. Il cattivo funzionamento delle regioni cerebrali che presiedono al
movimento potrebbe causare un senso di fatica anomala e di spossatezza nei pazienti: «Anziché dalla
mancanza di motivazione o dall’esaurimento fisico, l’affaticamento potrebbe nascere da
un’incongruenza tra qualcosa che il paziente pensa di poter raggiungere e il modo in cui il suo
corpo si comporta» spiega Brian Walitt, medico e ricercatore del National Institute of Neurological
Disorders and Stroke di Bethesda, Maryland, e primo autore dello studio. E questo, senza che il
paziente abbia alcuna forma di controllo su quanto avviene.

DIFESE IPERATTIVE. I pazienti con sindrome da fatica cronica hanno manifestato anche un battito
cardiaco più elevato, e la loro pressione sanguigna ha impiegato più tempo del normale a ritornare
nei ranghi dopo uno sforzo fisico. Anche il sistema immunitario è parso attivato in modo anomalo:
nel liquido cerebrospinale dei volontari sono state trovate alterazioni nelle cellule T, come se i
linfociti fossero impegnati a combattere un patogeno. Disequilibri sono stati notati anche nella
diversità genetica dei batteri intestinali.

Secondo gli autori, tutto questo potrebbe voler dire che microtracce dell’infezione persistono
sottotraccia nell’organismo, oppure che il patogeno è sparito, ma il sistema immunitario è rimasto
per qualche ragione in modalità di allarme.

CONSEGUENZE A CASCATA. Un’ipotesi che però andrà verificata su un maggior numero di pazienti, è che
tutte queste alterazioni siano in qualche modo collegate e che partano da un’attivazione anomala del
sistema immunitario in seguito a un’infezione. La persistente risposta immunitaria potrebbe
provocare cambiamenti nel sistema nervoso autonomo (che controlla le funzioni cardio-respiratorie),
causando a sua volta alterazioni nella chimica cerebrale e nell’attività elettrica di specifiche
strutture deputate al controllo del movimento e alla percezione della fatica.

TUTTO COLLEGATO? «Pensiamo che l’attivazione immunitaria colpisca il cervello in vari modi, causando
cambiamenti biochimici ed effetti a cascata come disfunzioni motorie, autonomiche e
cardiorespiratorie» conclude Avindra Nath, che ha coordinato lo studio. Un passo in più per
comprendere e provare a curare i sintomi riferiti dai pazienti con sindrome da fatica cronica, e
forse anche quelli di coloro che soffrono di long covid – anch’esso risultante da un’infezione.

www.nature.com/articles/s41467-024-45107-3

da focus.it

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