LA STRUTTURA PSICHICA SECONDO LA PSICOLOGIA INDOVEDICA

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LA STRUTTURA PSICHICA SECONDO LA PSICOLOGIA INDOVEDICA

di Marco Ferrini

Secondo la psicologia indovedica la struttura psichica prevede diversi livelli progressivamente di
natura più sottile: un livello più superficiale (manas), di ricezione degli stimoli sensoriali, un
livello che agisce come filtro rispetto a tutte le informazioni sensoriali in entrata e che
seleziona le più importanti da elaborare ad un livello più alto, questo è il cosiddetto intelletto
(buddhi) ed infine un livello inconscio (citta), deposito di tutte le tracce esperienziali vissute
durante le diverse parentesi di vita. La psiche così descritta, qualunque sia il livello cui ci si
riferisce, non ha luce propria né consapevolezza, ma è materia (prakriti). Essa è come un diamante
che solo quando è attraversato dalla luce la rifrange e la rende colorata secondo la sua
composizione e purezza. Infatti, così come le pietre semi-preziose possono rifrangere la luce solo
in parte, la mente non è sempre in grado di riflettere completamente la luce della coscienza, ma può
agire come un prezioso diamante, solo quando è resa trasparente, purificata da tracce negative
inconsce (samskara)(1) che determinano tendenze distorte nella personalità (vasana)(2), creando
ostacoli (anartha)(3) alla elevazione della coscienza.

Tutti questi elementi giocano un ruolo contrario alla volontà dell’anima e si frappongono a livello
psichico distorcendo il puro fascio luminoso della coscienza. Da bambini avete mai giocato a
riflettere la luce del sole con uno specchio? Se osservate un fascio di luce riflessa in uno
specchio, l’effetto abbagliante non è originato da quest’ultimo, che ne è solo il rifrattore. Così
la struttura psichica non genera la personalità, ma la riflette; così come un oggetto che, riflesso
in uno specchio deformante, produrrà un’immagine deformata, similmente la personalità riflessa da
una psiche condizionata apparirà anch’essa deformata, patologica. Ecco perché, concordemente, tutte
le più grandi tradizioni spirituali sottolineano quanto sia importante la purificazione della psiche
(mente e cuore, simbolici siti di pensieri, emozioni, sentimenti).

Quando un individuo porta la propria consapevolezza spirituale ad un livello più alto meglio
controlla i propri pensieri, emozioni e sentimenti ed evita così di venire sbandato da pensieri ed
emozioni disturbanti.

(1) Con samskara ci si riferisce ai semi causali dell’azione, impressioni psichiche latenti, tracce
esperienziali situate a livello inconscio accumulate durante le diverse parentesi esistenziali. Il
termine di per sé non è negativo, si possono infatti trovare sia samskara positivi sia samskara
negativi, nel testo ovviamente si precisa la necessità di purificare la mente da samskara
specificatamente negativi.

(2) Tendenze mentali inconsce che muovono l’essere all’azione, prodotte dall’accumulo di numerosi
samskara simili e che a loro volta producono nuovi samskara della stessa natura, durante
l’esperienza presente e le esistenze precedenti. Il termine di per sé non è negativo, si possono
infatti trovare sia vasana positive sia vasana negative, nel testo ovviamente si precisa la
necessità di purificare la mente da vasana specificatamente negative.

(3) Tradizionalmente considerati come i più veri nemici dell’uomo, i sei anartha, ‘ostacoli (an-)
[alla realizzazione dello] scopo (artha)’ sono: kama (cupidigia, desiderio, lussuria), krodha (ira,
rancore), lobha (avidità), moha (illusione, smarrimento), mada (superbia) e matsarya (invidia). Il
termine indica anche ciò che è privo di scopo, significato, finalità.

Tratto da Pensiero, Emozioni e Realizzazione di Marco Ferrini.

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