La teoria dei colori

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La teoria dei colori

a cura di Fiorella Opero / CNR

La teoria e l’analisi del processo di visione dei colori hanno costituito nei secoli una vera e
propria sfida del pensiero umano. Già Newton, nel ‘700, dimostrò per la prima volta la relazione tra
una proprietà fisica della luce e il colore di cui quella luce ci appare. Servendosi di un prisma di
vetro per scomporre un fascetto di luce “bianca” del sole, lo scienziato ottenne uno spettro in cui
il colore variava con continuità dal rosso al violetto, attraverso varie gradazioni di giallo, verde
e azzurro; ma dimostrò anche che, isolando un singolo fascetto dello spettro (per esempio nella
regione del rosso) con una fenditura, e facendolo poi passare attraverso un secondo prisma, il
colore non si modificava più.

Quando si parla di colore sappiamo che è un fenomeno che risulta delle caratteristiche di
riflessione e assorbimento delle radiazioni luminose da parte dei corpi, ma il colore non è di per
sé una entità fisica. “Il colore – afferma Adriana Fiorentini, dell’Istituto di Neuroscienze del CNR
di Pisa – è una qualità della nostra sensazione visiva, e come tale una entità puramente
soggettiva”. Dunque il colore di una luce o di un corpo non è una proprietà oggettiva di quella luce
o di quel corpo, ma è un aspetto che il nostro sistema visivo attribuisce loro: una fiamma non è
gialla, una foglia non è verde, ma noi “vediamo” gialla la fiamma e verde la foglia.

“La sensazione di colore, cioè il colore che noi attribuiamo alla luce o agli oggetti – prosegue la
ricercatrice del CNR – è il risultato di un processo abbastanza complesso. Sappiamo che questo
processo inizia nei nostri occhi, sotto l’azione delle radiazioni che colpiscono i recettori della
retina, e poi prosegue nel cervello, ma conosciamo solo in parte le fasi successive, per cui è
difficile dire quale sia l’attività complessiva del cervello corrispondente al colore che vediamo.
Per i colori possiamo usare gli stessi nomi, e acconsentire che una ciliegia è rossa e il cielo
azzurro, ma come sia il rosso o l’azzurro che io vedo, questo non posso comunicarlo proprio perché,
come tutte le sensazioni, il colore è puramente soggettivo.

“Inoltre – conclude Adriana Fiorentini – la visione del colore ha notevoli componenti psicologiche,
ed è probabile che queste varino da una persona all’altra”.

autore: Maria Teresa Dimitri fonte: Adriana Fiorentini
Istituto di Neuroscienze del CNR, Pisa
Phone: +39 050/3153176
E-mail: adriana.fiorentini@in.pi.cnr.it

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