La Trinità cristiana e vedica

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La Trinità

di Parama Karuna Devi Dasi

da www.Isvara.org

Messaggio: 17
Data: Fri, 13 Apr 2001 22:35:12 +0200
Oggetto: la Trinita’

Molte persone cercano di studiare religione comparata cercando per esempio i gruppi numerici simili
e poi appiccicando etichette, ma non funziona bene perche’ spesso si tratta di fondamenti di
linguaggio diversi. Ho letto diversi studiosi che paragonavano la Trimurti (Brahma, Visnu e Siva)
con la Trinita’ cristiana semplicemente perche’ “sono in tre” ma stanotte ho capito che in realta’
si tratta di tre principi visti da una direzione diversa.
La Trinita’ cristiana, come sappiamo, afferma la divinita’ di PADRE, FIGLIO e SPIRITO SANTO. In
inglese, lo “spirito santo” veniva spesso definito come “holy ghost”, cioe’ “santo fantasma”.
La tradizione cristiana e’ fondamentalmente diversa da quella vedica in quanto molto piu’ semplice e
basilare, come proseguimento della ugualmente semplice e basilare tradizione ebraica popolare (non
sto parlando naturalmente della tradizione mistica di entrambe le vie) mentre la tradizione vedica
e’ infinitamente piu’ complessa dal punto di vista filosofico, teologico e archetipico.
Comunque, la mia meditazione di oggi visualizza la Trinita’ cristiana come un importante
insegnamento in relazione alla crescita spirituale e all’ottenimento della conoscenza divina — che
consiste nel seguire le istruzioni divine, ricevute attraverso tre fonti, che concordano
costantemente tra loro:

IL PADRE, cioe’ Dio, padre supremo di tutti gli esseri e fonte originale delle scritture rivelate e
delle esperienze mistiche di santi e profeti, che diffondono poi la conoscenza spirituale tra la
gente
IL FIGLIO, cioe’ il maestro spirituale autentico iniziatore di una tradizione spirituale, nel caso
della cristianita’ e’ Gesu’ stesso; la definizione si riferisce al servitore di Dio che ha
realizzato pienamente la propria relazione trascendentale con Dio e la propria identificazione
spirituale,
LO SPIRITO SANTO, cioe’ quella manifestazione divina che risiede nel cuore di ogni essere vivente e
da li’ dirige l’acquisizione della conoscenza; come notavano i traduttori inglesi, puo’ essere
paragonato a una specie di “fantasma santo” perche’ puo’ “possedere” l’essere individuale e
ispirarlo direttamente con conoscenze e capacita’ divine che non potrebbero essere spiegate
altrimenti.

Se volessimo fare un parallelo con la tradizione vedica, possiamo osservare che:
il Padre corrisponde a BHAGAVAN, il Signore Supremo nella Sua forma personale,
il Figlio corrisponde a BRAHMAN, cioe’ all’anima perfetta che ha realizzato la propria natura
trascendentale e spirituale,
lo Spirito Santo corrisponde al PARAMATMA, cioe’ alla presenza localizzata del Signore nel cuore di
ogni essere

Il doppio aspetto di BRAHMAN e GURU dell’entita’ “figlio” della Trinita’ cristiana e’ confermato
dalla tendenza teologica cristiana ad identificare Gesu’ come Dio/uomo, che mostra misticamente ai
suoi seguaci la via della realizzazione divina. In questo senso la tradizione cristiana si ricollega
direttamente con la tradizione vedica shivaita, nella quale il Signore Shiva e’ allo stesso tempo
“Dio” e “uomo”; teologicamente Shiva si trova in una categoria a se’, non e’ visnu-tattva ne’
jiva-tattva. Grazie a questa posizione straordinaria, Shiva e’ perfettamente qualificato a fare da
maestro spirituale per le anime condizionate in quanto ispira gli esseri viventi a raggiungere il
suo stesso livello. La tradizione shankarita, in particolare, porta questo concetto al livello
massimo (so ‘ham, tat tvam asi) e conduce l’aspirante spiritualista su una “strada stretta e
sdrucciolevole” dove la presenza di orgoglio e tendenza a dominare (cioe’ falsa identificazione)
puo’ facilmente portare alla visione mayavada, che e’ invece offensiva verso il Signore Supremo. Per
comprendere bene gli insegnamenti di Shankara bisogna quindi aver raggiunto il livello della
realizzazione spirituale (cioe’ la realizzazione del Brahman). Comprendendo la natura del brahman e’
possibile comprendere la natura del Brahman Supremo; mantenendo una identificazione materiale di
qualche genere (grossolana o sottile) si scivola automaticamente nell’ignoranza e nell’errore.

La fusione della bhakti con jnana, cioe’ il ricordare costantemente l’esistenza separata e
indipendente del Tutto del quale si e’ parte integrante, costituisce la via regale della
realizzazione spirituale. Questo e’ stato espresso nel Rinascimento spirituale indiano dai grandi
acharya vaishnava (Madhva, Ramanuja, Nimbarka e Visnu Swami) come visista advaita (unita’
differenziata),
dvaita advaita (dualita’ e non dualita’ simultanee), suddha dvaita (dualita’ trascendentale) e
infine da Caitanya Mahaprabhu come acintya bheda abheda tattva (inconcepibile uguaglianza e
diversita’).

aprile 2001 – n.603

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