La via della consapevolezza

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La via della consapevolezza

di J.K.Zinn

Nella nostra cultura, il concetto di ‘via’ o ‘cammino’, in senso
esistenziale, non ci è particolarmente familiare. È una nozione che viene
dalla Cina, quella di una legge universale dell’essere, detta Tao ‘la
via’.

Il Tao è il mondo che si dispiega secondo le proprie leggi. Nulla viene
fatto’, tutto semplicemente avviene. Vivere secondo il Tao significa non
fare e non cercare risultati. La tua vita si fa comunque da sé. II punto è
riuscire a vedere le cose in questo modo e a vivere in conformità di come
le cose sono, a entrare in armonia con ogni momento.

Questo è il cammino della percezione interna, della saggezza e della
guarigione. È il cammino dell’accettazione e della pace. È l’arte del
vivere cosciente, del conoscere le tue risorse interne ed esterne, e del
sapere che, fondamentalmente, non esiste né interno né esterno.

La nostra educazione contiene ben poco di tutto questo. Le nostre scuole
non danno importanza all’essere: in questo campo siamo abbandonati
completamente a noi stessi.

Il fare è la moneta corrente dell’educazione moderna. Purtroppo, spesso è
un fare frammentario e inconsapevole, non sostenuto dalla conoscenza di chi
fa. È un fare affrettato, come se fossimo trascinati attraverso la nostra
vita dagli inesorabili ingranaggi del mondo, senza poterci mai permettere
il lusso di fermarci e fare il punto della nostra situazione intema. La
consapevolezza stessa non viene tenuta in particolare considerazione nella
nostra cultura: non ci viene insegnato né il suo valore né come alimentarla.

Avrebbe potuto aiutarci parecchio se alle scuole elementari ci avessero
insegnato, magari per mezzo di qualche semplice esercizio, che noi non
siamo i nostri pensieri, che possiamo osservarli andare e venire senza
attaccarci a essi o identificarci. Magari non lo avremmo capito pienamente
al momento, ma già solo sentircelo dire sarebbe stato utile. Analogamente,
ci sarebbe servito imparare che il respiro è un alleato, che possiamo
trovare una maggiore calma, semplicemente osservandolo. E anche imparare
che possiamo permetterci di essere semplicemente, che non dobbiamo
necessariamente, per avere un’identità, darci da fare tutto il tempo per
agire, competere, vincere.

Queste cose non ci sono state insegnate da bambini. Ma non è mai troppo
tardi: in qualsiasi momento decidi che è il momento di collegarti con il
tuo essere, con la tua interezza, è il momento giusto per cominciare. Nelle
tradizioni yoga l’età di una persona si misura dal momento in cui comincia
a praticare, non dalla nascita. Perciò in questo momento, se hai cominciato
a praticare durante la lettura di questo libro, hai forse qualche giorno o
qualche settimana di vita! Bello, non ti pare?

Il viaggio dell’eroe

Per quanto strano possa sembrare, il vero lavoro che invitiamo i nostri
pazienti a intraprendere, è l’esplorazione del concetto che c’è un modo di
essere, di vivere, di fare attenzione che è in sé stesso liberatorio, in
questo momento stesso, anche in mezzo a tutte le sofferenze e le turbolenze
della vita. Ma esplorare questo concetto solo come un’idea filosofica,
sarebbe un morto esercizio intellettuale, ulteriore informazione con cui
sovraccaricare la tua mente già affollata. L’invito che ti rivolgiamo è
quello a praticare, nello stesso spirito dei nostri pazienti, per fare
della sfera dell’essere un alleato nella tua vita. È l’invito a percorrere
il cammino della consapevolezza, e a vedere da te i cambiamenti che si
producono quando cambia il tuo modo di vivere nel tuo corpo e nel mondo.
Come abbiamo detto all’inizio, è un invito a intraprendere un viaggio che
dura tutta la vita, a concepire la vita come un’avventura della coscienza.
Quest’avventura ha tutte le caratteristiche del viaggio di ricerca
dell’eroe: è la ricerca di te stessa lungo i cammini della vita. Ti
sembrerà forse esagerato, ma per noi, i pazienti della clinica sono eroi ed
eroine greci impegnati nella loro personale odissea, travagliati dal fato e
dagli elementi; e che finalmente, intrapreso quesito viaggio di guarigione
e di interezza, si sono incamminati sulla via del riitorno a casa.

Il paradosso è che n questa ricerca di noi stessi non dobbiamo andare molto
lontano. In qualsiasi momento siamo già vicini a casa, molto più vicini di
quanto pensiamo. Se riusciamo a vivere la pienezza di questo
momento, di questo
respiro, possiamo trovare la pace qui e ora. Possiamo trovarci a casa in
questo momento stesso, nel nosco corpo così com’è.

Quando percorri il cammino della consapevolezza, l’attenzione sistematica
che porti all’esperienza del vivere rende la tua vita più piena, più reale.
Poco importa che nessuno ti abbia mai insegnato questa via: quando sei
pronta per la ricerca, la ricerca stessa ti trova. È la natura della Via
che le cose si sviluppino in questo modo. Ogni momento è veramente il primo
momento del resto della tua vita. Ora è veramente il solo momento che hai
da vivere.

Praticare la consapevolezza significa percorrere il cammino della tua vita
a occhi aperti: sveglia anziché seminconscia, capace di rispondere alle
situazioni anziché reagire automaticamente, meccanicamente. Sai che stai
seguendo un cammino, che sei desta e consapevole. Nessuno ti dice quale sia
il cammino, nessuno ti può imporre la sua via’. In realtà c’è una sola via:
ma essa si manifesta in tanti modi diversi, quante sono le persone che la
percorrono.

Il nostro vero lavoro, quello con la L maiuscola, è trovare la nostra via,
navigando con i venti del mutamento, i venti dello stress, del dolore,
della sofferenza, i venti della gioia e dell’amore. Finché un giorno ci
accorgeremo di non avere mai lasciato il porto, di non esserci mai
allontanati dal nostro vero sé.

Al di là del successo e del fallimento

Non è possibile fallire in questo lavoro, se ti applichi con sincerità e
costanza. La meditazione non è una pratica di rilassamento. Se fai un
esercizio di rilassamento e alla fine non sei rilassata, hai fallito. Ma se
stai praticando la consapevolezza, la sola cosa importante è la tua
disponibilità a osservare e a stare con le cose così come sono sono, in
ogni dato momento, compresi il disagio, la tensione e i tuoi preconcetti,
riguardo al successo e al fallimento. Se questa disponibilità c’è, non puoi
fallire.

Analogamente, se affronti cosapevolmente lo stress della tua vita, la
risposta vviene da sé. Già il fatto di essene consapevole è una risposta
potente, che cambia tutto e apre nuove possibili! di crescita e di azioni

A volte queste possibilità non si manifestano immediatamente. A volte hai
chiaro quello che non vuoi più fare, ma non quello che vuoi fare. Ma
neppur questi sono momenti di fallimento: sono invece momenti creativi,
momenti di non sapere, momenti in cui occorre essere pazienti, restare
centrati nel non sapere. Anche la confusione, l’agitazione e la
disperazione possono essere creative Possiamo lavorare con esse, se siamo
disposti a restare consapevolmente ni presente, momento per momento.

Questa è la danza di Zorba di fronte all’intera catastrofe. È una danza che
ci porta al di là del successo e del fallimento, a un modo di essere che
accoglie l’intero spettro delle nostre esperienze di vita, delle nostre
speranze e dei nostri timori La Via della Consapevolezza ha una sua
struttura: e noi ci siamo un po’ addentrati in questa struttura. Abbiamo
visto il suo rapporto con la salute, la guarigione, con lo stress, con il
dolore e la malattia, con tutti gli alti e bassi del corpo, della mente e
della vita stessa. È un cammino da percorrere, una patita quotidiana. Non è
una filosofìa, ma un modo di essere.

È un modo di vivere i momenti della tua vita e viverli pienamente. È una
via che diventa tua solo quando la percorri tu stessa.

La consapevolezza è il viaggio di tutta una vita su un cammino che alla
fine non porta da nessuna parte: solo a scoprire chi sei. La via della
consapevolezza
è acccessibile, in qualsiasi momento. Alla fine, la sua essenza può
essere colta solo dalla poesia o (tal silenzio della tua mente e del tuo
corpo in pace.

Silenzio

Perciò, arrivati a questo punto del nostro viaggio insieme, lasciamo che
questo momento sia cullato dalla visione del poeta Pablo Neruda, nella sua
poesia ‘Restare in silenzio’

Ora conteremo fino a dodici e tutti ci fermeremo.

Per una volta sulla faccia della terra, non parliamo alcuna lingua;
fermiamoci per un secondo e smettiamo di gesticolare tanto.

Sarebbe un momento esotico,
senza fretta, senza motori; ci troveremmo tutti insieme in un ‘improvvisa
stranezza

I pescatori nel freddo mare
non farebbero del male alle balene e l’uomo che raccoglie sale si
guarderebbe le mani ferite

Quelli che preparano guerre verdi,
guerre con i gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero abiti puliti
e camminerebbero con i loro fratelli all ‘ombra, senza far nulla

Quello che voglio non va confuso con l’inerzia totale.

È della vita che si tratta;
non faccio patti con la morte.

Se non fossimo tanto ossessionati dal tenere la vita in movimento,
e una volta tanto potessimo non far nulla forse un immenso silenzio
interromperebbe questa tristezza di non capirci mai e di minacciarci di
morte a vicenda. Forse la terra ce lo può insegnare,
come quando tutto sembra morto e poi si dimostra vivo.

Ora conterò fino a dodici e voi starete in silenzio e io me ne andrò.

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