Tratto da:
IL MISTERO DELL’UOMO
(Principi di conoscenza esoterica
sulla costituzione dell’essere umano)
(di Anonimo)
Edizioni fuori commercio
– Sdoppiamento fluidico osservato –
Una visione suggestiva, relativa al distacco dei corpi sottili da quello
fisico, al momento della morte, è stata descritta dal dott. Riblet Hout,
medico americano, che, per 12 ore, assistette sua zia morente, in una
relazione di cui qui riportiamo uno stralcio (Rivista Light 1935):
“La morente aveva 73 anni, era in possesso delle sue facoltà mentali e,
benchè sofferente, conversò a lungo. Dopo circa un’ora che ero al suo
capezzale, divenni consapevole, in modo più intuitivo che pratico, che si
prospettava un brusco e gravissimo mutamento nelle condizioni dell’inferma,
che presto sarebbe entrata in agonia.
Il polso che un’ora prima appariva regolare e ritmico, era divenuto
filiforme e irregolare: la respirazione corta e affannosa.
Contemplavo con occhio professionale l’avvicendarsi delle varie contrazioni
muscolari nella laboriosa agonia, dato che la morente era già passata in
coma, allorchè divenni all’improvviso consapevole che in quell’ambiente si
andava estrinsecando qualche cosa d’altro non percepibile all’occhio
normale.
Guardando per caso in alto, scorsi qualcosa d’inesplicabile che pareva
concretizzarsi a circa due piedi al di sopra del letto e consisteva in una
vaga sostanza, simile a nebbia, che pareva condensarsi in quel punto.
Aveva l’aspetto di una nubecola fumosa ed immobile sospesa in aria, la
quale, a misura che il tempo passava, andava diventando sempre più opaca,
assumendo una forma oblunga. Quindi, con mio crescente stupore, rilevai che
andava assumendo certe linee, certe curve, certe forme ben definite che le
conferivano una simmetria caratteristica e suggestiva: quella nubecola
andava assumendo forme umanoidi.
Sedetti in silenzio per parecchie ore, contemplando l’emozionante
spettacolo e quando quella trasformazione divenne sufficientemente evoluta
nel corpo e nel sembiante, riconobbi in quella forma il corpo fisico e le
sembianze di mia zia!
Era quello il corpo spirituale di lei, sospeso in aria in posizione
orizzontale, a due piedi dal corpo fisico. Aveva un’espressione serena,
riposata, tranquilla, in aperto contrasto col corpo fisico, agitato da moti
riflessi e contrazioni penose.
Riscontrai che il polso della morente, per quanto apparisse sempre più
debole e intermittente, rimaneva ancora abbastanza vivace per prolungare di
qualche ora la vita dell’agonizzante, la quale aveva cessato di emettere
gemiti, assumendo un’espressione di calma relativa.
Vigilavo con immenso interesse le modalità con cui continuava a svilupparsi
il corpo spirituale, che ora appariva avvolto in drappeggiamenti, in una
sorta di tessuto che ne modellava esattamente la forma.
Scorgevo chiaramente le sembianze di quel volto, che erano quelle di mia
zia, ravvivate da una espressione di vigore giovanile e di serena
tranquillità, in aperto contrasto con le impronte della vecchiaia e
l’espressione sofferente del sembiante fisico.
Gli occhi erano chiusi, quasi che fosse immersa in un placido sonno
riparatore, mentre una misteriosa luminosità emanava da quel corpo
spirituale sovrastante al corpo fisico.
Mentre contemplavo tale manifestazione con raddoppiato interesse, misto a
reverenza e stupore, mi capitò di rilevare per la prima volta che una sorta
di cordone fluidico, dal colore perlaceo, scaturiva dal corpo della morente
e andava a congiungersi al capo della forma spirituale.
Compresi che quel cordone fluidico doveva funzionare da tubo conduttore per
la trasfusione, dal corpo fisico a quello spirituale, degli elementi
costituenti dell’uomo. Ciò mi ricordò il biblico cordone d’argento di cui
parlano le Sacre Scritture, e per la prima volta conobbi il vero significato
di tale espressione: il biblico cordone d’argento era quello che congiungeva
il corpo fisico a quello spirituale in formazione, così come il cordone
ombelicale congiunge il corpo della madre a quello del bimbo in gestazione.
Osservando con attenzione quel cordone, riscontrai che fuorusciva dalla
protuberanza occipitale alla base del cranio. Potetti anche discernere che
quel cordone si inseriva nel cranio a ventaglio, suddividendosi in numerosi
filamenti indipendenti.
A breve distanza dal cranio, tali filamenti divenivano un solo cordone, il
cui diametro era di circa un pollice. Appariva traslucente ed emanava una
lucidità perlacea. Quel cordone pareva animato da un’attivissima energia
vibratoria ed io ero in grado di rilevare altresì l’esistenza di lente
pulsazioni ritmiche della sostanza perlacea, con direzione che dal corpo
fisico giungeva al doppio spirituale.
Quando tali pulsazioni si sprigionavano alla base del cranio, emanavano nel
tragitto una luminosità che diveniva luce all’altra estremità del percorso.
E ad ogni pulsazione che arrivava alla meta, il corpo spirituale diveniva
visibilmente più vibrante di vita e più denso, mentre per converso, il corpo
fisico diveniva in misura corrispondente sempre meno vitale.
All’alba del nuovo giorno, sul volto della morente erano apparsi i segni
precursori della imminente estinzione della vita. Quindi la mia attenzione
si concentrò a contemplare il corpo spirituale che in quel momento era
veramente meraviglioso. I drappeggiamenti del tessuto spirituale lo
avvolgevano morbidamente, mentre le sembianze distintissime esprimevano un
atteggiamento di sereno riposo.
Ma, il grande contrasto che impressionava era quello esistente tra i due
corpi appartenenti alla medesima individualità, contrasto che non consisteva
unicamente nella differenza esistente tra vita e morte, bensì nella
circostanza che il corpo fisico era contrassegnato dalle impronte della
tarda vecchiaia, mentre quello spirituale era animato dal vigore e dalla
freschezza giovanile.
Mentre il primo aveva cessato ogni moto riflesso e cominciava ad irrigidirsi
in una immobilità preludente la morte, l’altro appariva vibrante di vitalità
rigogliosa.
Nel contempo, erano cessate le pulsazioni ritmiche del cordone fluidico che
appariva afflosciato e poco luminoso…
Non tardai a riscontrare che i filamenti del cordone cominciavano a rompersi
l’un dopo l’altro, ritraendosi attorcigliati e scomparendo, così come
avverrebbe di un filamento molto elastico e molto teso che improvvisamente
venisse reciso…
Finalmente, l’ultimo filamento si strappò e scomparve: lo spirito neonato
era libero!
Allora il corpo spirituale, il quale si era allungato in posizione supina
sovrastante il corpo fisico, si raddrizzò, discese al lato del proprio
cadavere, sostò qualche tempo in quel punto ed aprì gli occhi. Fece poi un
largo cenno di saluto, che pareva rivolto a tutti i suoi cari e al mondo che
abbandonava, quindi si elevò e “sparì”.
Il fenomeno osservato dal Dott. Riblet Hout, che certamente era veggente, ci
conferma quanto la letteratura occulta riporta; e che, cioè, quando l’Anima
ritira la sua energia che fluisce attraverso i due capi del filo d’argento
(sutratma) che alimentano l’uno il cuore, fornendogli forza vitale, l’altro
la ghiandola pineale, formando la coscienza, tutto il complesso vitalismo
umano si arresta: è la morte fisica.
Rescisso il cordone fluidico (il filo delle Parche che il medico vedeva
color perlaceo), l’involucro dei corpi sottili abbandona il corpo fisico
ormai divenuto cadavere; il doppio eterico che riproduce le sembianze del
corpo fisico, vivificato ancora da una forza residua, si muove e assume le
posizioni e i gesti di un vivente; ma, dopo breve tempo, comincia a
dissolversi, restituendo le sue energie al piano eterico; l’Anima nel suo
corpo causale (mente superiore), inviluppata e drappeggiata dai suoi corpi
mentale e astrale, invisibile e immateriale, si equilibra al livello che le
è proprio per la sintesi dei valori e dinamismo che racchiude, per ritornare
verso il regno dello Spirito.
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