La Vita come Fenomeno Quantico – II
di Marco Paret
Comprendere i fenomeni quantici significa comprendere i meccanismi della manifestazione della
realtà… Prima lezione, seconda parte.
3) I sistemi quantici
La parte che segue adesso richiede maggiore attenzione. Se volete potete passare al punto (5), più
avanti, ma se invece volete avvicinarvi un po’ di più a capire la realtà che vi circonda, leggetela
e cercate di capirla.
Il cuore del concetto quantico
In un sistema quantico la misurazione è un processo partecipativo alla realtà. Per capire ciò
pensiamo al fatto stesso della nostra esistenza. Possiamo conoscere quello che è il mondo solo
perché vi stiamo vivendo. E vivendo percepiamo, ed allo stesso tempo modifichiamo il nostro mondo
facendolo passare dalle potenzialità all’attualità.
Quello che percepiamo è dovuto al fatto che siamo viventi. Siamo origine della nostra realtà per il
fatto stesso di esisterci. Non possiamo conoscere come sarebbe stato il mondo se noi non fossimo mai
esistiti. Partecipare significa anche un potere: noi siamo all’origine della nostra realtà, in
quanto la nostra presenza è necessaria perchè le potenzialità divengano realtà.
Ma cosa è la “realtà”? Una definizione ci porta inevitabilmente al suo punto di partenza: il
soggetto che pensa, la coscienza. Il “reale” si costruisce nel nostro cervello. Quello che il
cervello costruisce, come interpreta, costruisce la nostra realtà. Questa realtà, inoltre, è più
della somma delle sue parti in quanto ogni definizione di “parte” è relativa al soggetto che la fa.
Due punti molto importanti caratterizzano i sistemi quantici:
a) Il dire che una cosa è in un punto preciso, il misurare (che implica un confrontare) è alla base
della nostra percezione del mondo come fatto di parti separate. Abitualmente diciamo che siamo nel
mondo perchè percepiamo delle cose attorno a noi.
Linguisticamente utilizziamo il verbo “essere” accompagnato dall’avverbio di luogo “ci”: “una cosa
c’è”. In un approccio quantico, perchè un oggetto esista in maniera distinta deve poter essere
misurata la sua presenza in un posto.
Ma:
b) Quello che caratterizza la realtà quantica è anche un altro elemento: misurare influenza la
realtà – Il misurare è infatti sempre relativo e decide quel che percepisco della realtà stessa (ne
“riduce” le possibilità).
Esempio1: Se voglio misurare se un cioccolatino è buono, lo devo mangiare, ed il cioccolatino
subisce una trasformazione irreversibile.
Esempio2: per vedere se una lampadina funziona l’unica maniera per averne la certezza è
accendendola; così facendo la sto anche in realtà utilizzando e quindi consumandola.
Esempio 3 – applicazione alla psicologia: anche i sistemi psicologici e sociali sono influenzati
dall’osservatore, e non possono essere misurati in maniera “neutra”. Infatti misurando alcune cose
modifico la realtà soggettiva e le reazioni.
Un esempio di come costruiamo la percezione di una realtà “ridotta” sono i nostri “valori” che sono
più correttamente definibili come dei “metri di misura”. Infatti un modo di dire comune è: “quello
misura solo la vita in soldi”. Invece: Per quell’altro è importante solo “X” (amore, conoscenza,
etc…). Se misuro la vita sotto forma di soldi (ad esempio), avrò comportamenti diversi che se la
misuro sotto forma d’amore o di conoscenza.
E i percorsi di vita sono legati quindi anche a ciò che misuro della vita:
– Se misuro la realtà sotto forma di soldi, sarò portato ad azioni specifiche per poter sapere
quanto vale ogni mio momento e mi creerò una vita basata su quel che posso misurare (i soldi).
– Se misuro la realtà sotto forma di amore, mi creerò una vita basata su quel che posso misurare
(l’amore).
Il mio percorso sarà diverso. E potrà accadere che (questo è ovviamente solo un esempio):
– quello che misura la vita in soldi si stupirà di trovare nella vita poche occasioni di amore
– quello che misura la vita in amore si stupirà di trovare occasioni di soldi
Più spesso di quanto si pensi (in realtà sempre) misurandola influenzo la realtà attorno a me in una
direzione unica. Questo avviene anche ad altri livelli. Ad esempio, se poniamo attenzione ad una
nostra emozione per “prenderne coscienza” cambiamo il nostro stato mentale ed ingeneriamo inoltre
una serie di reazioni biochimiche che in realtà ricreano fisicamente l’emozione… Questo a sua
volta modifica il sistema stesso (noi) dove l’emozione è nata.
La frase “il significato di un’azione si vede nella realtà” vuol dire la stessa cosa: operando io ho
una risposta dalla realtà sul significato della mia azione, e nello stesso tempo influenzo la
realtà.
I sistemi quantici sono quindi sistemi normalmente caratterizzati da una dualità tra:
– un insieme di possibilità (la cosiddetta “funzione d’onda”)
– la possibilità unica che verifichiamo a seguito di una misurazione (“il corpuscolo”)
Il fatto che un insieme di possibilità si trasformi in un elemento solo, fa sì che a seconda del
punto di osservazione e dell’esperimento che decidiamo di effettuare percepiamo cose differenti ed
influenziamo il sistema stesso (successivamente il sistema è in uno stato differente). In altre
parole la nostra misurazione influenza il sistema stesso, ovverosia la nostra osservazione determina
le potenzialità che si manifestano. In questa maniera noi creiamo la nostra realtà.
Anche i sistemi sociali, di persone e della vita umana in genere rispondono a questi principi. Il
metro di misura che adottiamo per la vita è importante e ci condiziona. I principi di questo corso
hanno quindi applicazione quotidiana. Le considerazioni di cui sopra sono anche alla base ad un
fenomeno di cui parleremo in una delle prossime lezioni: l’effetto Quantum Zeno. L’effetto Quantum
Zeno significa più specificatamente che la nostra attenzione influenza il sistema. In altre parole è
come se ci guardassimo allo specchio e chiamassimo quel che vediamo “realtà”. Ma è il nostro
guardare lo specchio che blocca di fronte a noi l’immagine che guardiamo.
Da dove viene questo concetto di misurazione? Il concetto di “misurazione che influenza il sistema”
viene dalla fisica. In fisica è famosa la dualità particella – onda: la luce, misurata in una
maniera, si comporta come un’onda, misurata in un’altra maniera come una particella, come se non
fosse mai stata un’onda.
Un’interpretazione della fisica moderna ha risolto il dilemma affermando che la luce è al contempo
un’onda ed una particella, o se lo si preferisce, non è nessuno dei due, ma è il nostro misurare che
“collassa” la funzione d’onda in un’unica posizione. Esiste probabilmente una realtà più profonda
(ordine implicato) che ci sfugge. In altre maniere noi “partecipiamo” alla situazione ed il
misurarla (porci domande sulla sua esistenza) la porta in una direzione specifica.
Qualora noi non effettuiamo tale misurazione, il fotone è invece in tutte le posizioni possibili.
Queste possibilità non sono solo teoriche, ma anche pratiche: infatti se un fotone ha uguali
probabilità di passare attraverso due fessure, se ne misuriamo la posizione passa in una sola
fessura, mentre se non lo misuriamo è come se passasse in entrambe. Anche se apparentemente
paradossale, ciò è dovuto al fatto che il sistema non è determinato.
Se si desidera chiarire quale è la posizione di un oggetto, ad esempio la posizione di un elettrone,
bisogna descrivere una esperienza che misuri la “posizione di un elettrone”; altrimenti
l’espressione non ha senso (Werner Heisenberg – 1927)
(Continua)
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