La Voce del Silenzio 5f

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La Voce del Silenzio 5f

di H.P. Blavatsky (parte quinta e fine)

(il testo risulta un po’ alterato dal riconoscimento ottico della scansione)

LA VOCE DEL SILENZIO
(e altri frammenti scelti
dal Libro dei Precetti Aurei)

(parte quinta e fine)

traduzione di H. P. Blavatsky

Società Teosofica Italiana
Trieste 1978

DEDICATO
AI POCHI

Devi saturarti di puro Âlaya, divenire uno con lAnima-Pensiero della natura. Unito con essa, sei invincibile; separatone, diventi larena di Samvritti,103 origine di tutte le illusioni del mondo.

Nulla è permanente nelluomo, tranne la pura e limpida essenza di Alaya. Luomo ne è il raggio cristallino, raggio di luce immacolata allinterno, materiale forma di argilla alla superficie inferiore. Questo raggio è la guida
della tua vita e il tuo vero Sé, lo spettatore, il pensante silenzioso, la vittima
del tuo sé inferiore. La tua Anima non può essere ferita che attraverso il tuo
corpo che erra; dirigili e dominali entrambi, e oltrepasserai felicemente la ormai vicina porta dellequilibrio.

Sii di buon animo, o ardito pellegrino, allaltra riva. Non ascoltare i mormorii delle legioni di Mâra, scaccia i tentatori, gli spiriti di cattiva natura,
gli invidiosi Lhamayin104 dello spazio sconfinato.

Sii saldo! Ti avvicini ora alla porta mediana, alla soglia del dolore, con le
sue diecimila insidie

Domina i tuoi pensieri, o tu che combatti per la perfezione, se vuoi oltrepassare questo limitare.

Domina lAnima tua, o tu che ricerchi le verità immortali, se vuoi raggiungere la meta.

Concentra lo sguardo dellAnima tua sullunica luce pura, sulla luce che è libera dalle impressioni e adopera la tua chiave doro.
.
La grave impresa è compiuta, la tua fatica sta per cessare. Lampio abisso che spalancava le fauci per inghiottirti è quasi varcato.

Ora hai attraversato la fossa che circonda la porta delle passioni umane. Hai
vinto Mâra e le sue schiere feroci.

103 Samvritti è quella delle due verità che dimostra il carattere illusorio, la vacuità di tutte le cose. In
questo caso è la verità relativa. La scuola Mahâyâna insegna la differenza tra queste due verità
Paramârthasatyâ e Samvrittisatyâ (Satyâ, verità). Questo è il punto controverso tra i Madhyamika e
gli Yogâchârya, negando i primi ed affermando gli altri che ogni oggetto esista per una causa
antecedente o per una concatenazione. I Madhyamika sono i grandi nichilisti e negatori, per i quali
tutto è Parikalpita, illusione ed errore tanto nel mondo del pensiero e della soggettività, quanto
nelluniverso oggettivo. Gli Yogâchârya sono i grandi spiritualisti. Samvritti dunque, come verità
soltanto relativa, è lorigine dogni illusione.

104 I Lhamayin sono elementali e spiriti malvagi, avversi alluomo ed ai suoi nemici.

Hai rimosso le brutture dal tuo cuore e lo hai purgato da ogni desiderio impuro. Ma, o glorioso combattente, la tua opera non è ancora compiuta. Innalza, o Lanu, innalza ben alto il muro che ricingerà la santa isola, 105 il
riparo che proteggerà la tua mente dallorgoglio e dalla soddisfazione al pensiero della grande impresa compiuta.

Un senso dorgoglio menomerebbe lopera. Sì, costruisci forte perché limpeto furioso delle onde pugnaci che sormontano e percuotono la spiaggia dal grande oceano delluniversale Mâyâ potrebbe inghiottire il pellegrino e lisola, anche quando la vittoria fosse compiuta.

La tua isola è il cervo, i tuoi pensieri la muta che lo stanca e lo incalza
nella sua corsa verso il fiume di vita. Guai al cervo che è raggiunto dai demoni
latranti prima di pervenire alla valle del rifugio Jñâna-Mârga,106 sentiero
della conoscenza pura.

Prima che tu possa stabilirti in Jñân-Mârga e chiamarlo tuo, lAnima tua deve diventare come il frutto maturo del mango: tenera e dolce come la sua polpa dorata per i dolori altrui, dura come il suo nocciolo per i tuoi propri mali
ed affanni, o conquistatore della gioia e del dolore.

Tempra la tua Anima contro le insidie del sé; meritale il nome di Anima- Diamante.

Poiché, come il diamante profondamente sepolto nel cuore palpitante della terra non può mai riflettere le luci terrestri, così sono la tua mente e la tua
Anima : immerse in Jñân-Mârga, non devono riflettere nulla dellingannevole regno di Mâyâ.

Raggiunto questo stato, le porte che devi tuttora oltrepassare sul Sentiero aprono i loro battenti per lasciarti il passo, e le più potenti forze della Natura
non valgono ad arrestare il tuo corso. Tu sarai signore del settemplice Sentiero, ma non prima dallora, o candidato a indicibili prove.

Prima dallora unopera ben più aspra ti attende: tu devi sentirti tutto pensiero, e pure devi allontanare ogni pensiero dalla tua Anima. 105 LEgo Superiore o Sé pensante.

106 Jñân-Mârga è letteralmente il sentiero di Jñâna, o della conoscenza pura, di Paramârtha o (in
sanscrito) Svasamvedanâ, la riflessione che conosce ed analizza sé stessa.

107 Anima Diamante, Vajrasattva, è un titolo del Buddha supremo del Signore di tutti i Misteri,
chiamato Vajradhara e Adi-Buddha.

Devi raggiungere quella fissità di mente in cui nessun vento, per quanto forte, può introdurre un pensiero terreno. Così purificato, il santuario deve
esser vuoto dogni azione, suono, o luce terrena; e come la farfalla, presa dal
gelo, cade estinta sulla soglia così ogni pensiero terreno deve cadere morto
davanti al tempio.

Ecco, è scritto:

Prima che la fiamma doro possa ardere con luce stabile, la lampada deve essere ben riparata in un luogo difeso da ogni vento.108 Esposta alla brezza
agitatrice, la fiamma vacillerà e proietterà ombre ingannevoli, scure e mutevoli sul candido santuario dellAnima.

E allora, o ricercatore della verità, la mente-anima tua diventerà come un elefante che infuria per la giungla, e, prendendo per nemici viventi gli alberi
della foresta, perisce tentando di uccidere le mobili ombre che danzano sulla
parete delle rocce solatie.

Bada che allAnima tua per cura del SÉ non manchi il piede sul suolo della Divina Conoscenza.

Bada che la tua Anima, per oblio del SÉ non perda il dominio sulla trepida mente, e non vadano in tal guisa dispersi i giusti frutti delle sue conquiste.
Guardati dal mutamento, poiché il mutamento è il tuo grande nemico. Questo mutamento ti aggredirà, ti respingerà fuori dal Sentiero che segui, nel
profondo delle viscide paludi del dubbio.
Preparati, e sii avvertito in tempo. Se pure hai tentato e fallito, o combattente indomabile, non perderti danimo: combatti e ritorna allassalto ancora e ancora.
Il guerriero intrepido, quando il prezioso sangue della vita gli sgorga dalle
ferite ampie e profonde, assale ancora il nemico, lo caccia dalle sue trincee, e
lo vince prima di morire egli stesso. Agite dunque, o voi tutti che cadete e soffrite, agite come lui; e dalla rocca della vostra Anima cacciate tutti i vostri
nemici ambizione, ira, odio e fin lombra del desiderio quandanche siate sconfitti …

108 Bhagavad Gîtâ, VI, 19.

Ricorda, o tu che lotti per la liberazione delluomo,109 che ogni sconfitta è
un successo, e che ogni sincero sforzo col tempo ottiene la sua ricompensa. I
sacri germi spuntano e crescono invisibili nellanima del discepolo, e i loro
steli si rafforzano ad ogni novella prova, piegano come giunchi, ma non si spezzano né mai possono inaridire. Ma, quando lora è suonata, fioriscono.110

Ma se tu vieni preparato, non temere.

Dora innanzi la tua via è chiara e diritta attraverso la porta di Virya, la quinta delle sette porte. Tu sei ora sulla via che conduce al porto di Dhyâna,
alla porta di Bodhi, alla sesta.

La porta di Dhyâna è come una coppa dalabastro, bianca e trasparente, entro la quale arde tranquilla una fiamma doro, la fiamma di Prajñâ che irradia da Atmâ.

Tu sei questa coppa.

Tu ti sei reso estraneo agli oggetti dei sensi, hai viaggiato sulla via della
vista e su quella delludito, e stai nella luce della conoscenza. Tu hai ora raggiunto lo stato di Titikshâ.111

O Naljor, tu sei salvo.

109 Questa è unallusione ad una notissima credenza dOriente (e anche di Occidente si può dire),
che ogni nuovo Buddha o Santo sia un soldato di più nellesercito di coloro che combattono per la
liberazione e per la salvezza dellumanità. Nelle regioni del Buddhismo settentrionale, dove
sinsegna la dottrina dei Nirmânakâya ossia di quei Bodhisattva che rinunciano al ben meritato
Nirvâna o alla veste di Dharmakâya (che precluderebbero loro per sempre il mondo degli uomini)
per assistere invisibilmente lumanità e infine condurla al Paranirvâna ogni nuovo Bodhisattva, o
grande Adepto iniziato, è chiamato liberatore dellumanità. Laffermazione dello Schlagintweit nel
suo Buddhism in Tibet, che Prulpai Ku, o Nirmânakâya sia il corpo in cui i Buddha o Bodhisattva
si manifestano in terra per insegnare agli uomini, è totalmente inesatta e non spiega nulla.

110 Allusione alle passioni umane ed ai peccati che sono distrutti durante le prove del noviziato, e
servono come terra fertile, ove possono germogliare i sacri semi delle virtù trascendentali. Le virtù,
i talenti o doni di natura preesistenti o innati si considerano come acquisiti in vite precedenti. Il
genio è, senza eccezioni, un talento od attitudine portata da unaltra vita.

111 Titikshâ è il quinto stato del Raja Yoga stato di suprema indifferenza, di sommissione (se
necessaria) a ciò che si chiama piacere e dolore per tutti, ma senza che ne derivi piacere e dolore
in breve, il diventare fisicamente, mentalmente e moralmente indifferente e insensibile sia al
piacere, sia al dolore

Sappi, o vincitore dei peccati, che quando un Sowani ha attraversato il settimo Sentiero, tutta la natura vibra di gioioso stupore e si sente sottomessa.
Largentea stella ora invia scintillando la notizia ai fiori della notte, il ruscello
la mormora ai ciottoli; le cupe onde delloceano la muggiranno alle rocce battute dai marosi, le brezze olezzanti la canteranno alle valli, e i pini maestosi
misteriosamente sussurreranno: Un maestro è sorto, un Maestro del Giorno.

Egli saderge ora come una candida colonna alloccidente, sulla cui superficie il Sole nascente delleterno pensiero invia le più gloriose onde della
sua prima luce. La mente di lui, simile ad un oceano calmo e sconfinato, si effonde nello spazio illimitato. Egli tiene vita e morte nella sua mano gagliarda.

Si, egli è potente. Il potere vivente liberato in lui, quel potere che è LUI STESSO, può sollevare il tabernacolo dillusione molto al disopra degli Dei, sopra i grandi Brahm e Indra. Ora egli otterrà senza dubbio la sua grande ricompensa!

Non userà egli per il proprio riposo, per la propria beatitudine i doni chessa conferisce, la meritata ricchezza e la gloria propria egli, il vincitore
della grande illusione?

No, o candidato allocculto sapere della natura! Tali doni e tali poteri non sono per chi vuole seguire le tracce del santo Tathâgata.

Vorresti tu in tal guisa arginare le acque nate sul Sumeru?114 Vorresti tu deviare la corrente per amore di te stesso, o rimandarla alla sua sorgente lontana lungo le creste dei cieli?

Se vuoi che questo fiume di conoscenza, di sapienza celeste, faticosamente acquistata, continui a scorrere dolcemente, non devi lasciarlo diventare una palude stagnante.

Sowani è chi pratica Sowan, il primo sentiero di Dhyâna, uno Srotâpatti. In questo caso per. Giorno si intende un intero Manvantara, periodo di durata incalcolabile
Il Monte Meru, il monte sacro degli Dei.

Sappi che, se vuoi diventare cooperatore di Amitâbha, lEtà Illimitata, devi diffondere la luce raccolta, come fanno i gemelli Bodhisattva115 per la distesa
dei tre mondi
.
Sappi che il fiume della conoscenza sovrumana e della divina sapienza che tu hai conseguito, deve da te stesso, canale di Alaya, essere riversato in un
altro letto.

Sappi, o Naljor, o tu del sentiero segreto, che le sue acque fresche e pure devono essere usate per addolcire le amare onde dellOceano di quellimmenso mare di dolore formato dalle lacrime de-gli uomini.

Ah! tu devi diventare come la stella fissa nel più alto cielo, brillante orbe
celeste, che splende dalle profondità dello spazio per tutti, tranne che per sé:
che dà luce a tutti, non ne prende da nessuno.

Ah! tu devi diventare come la neve pura nelle valli alpine, fredda e insensibile al tatto, calda e protettrice per il seme che dorme nel profondo del
suo seno, come quella neve che sopporta il gelo mordace e le raffiche del settentrione, proteggendo dal loro dente acuto e crudele la terra che racchiude
i promessi raccolti, le messi che nutriranno coloro che hanno fame. Condannato volontariamente a vivere per i Kalpa futuri senza che gli uomini ti siano grati e si avvedano di te, pietra incastrata tra le innumerevoli
che formano il Muro di Protezione,117 tale è il tuo destino, se oltrepassi la
settima porta. Edificato dalle mani di numerosi Maestri di compassione, innalzato con le loro torture, cementato dal loro sangue, esso ripara lumanità
da quando luomo è uomo, proteggendola da nuove miserie, da più profondi dolori.

115 Nel simbolismo del Buddhismo settentrionale si dice che Amitâbha, o Spazio Illimitato
(Parabrahman), abbia nel suo paradiso due Bodhisattva, Kwan-shi-yin e Tashishi, i quali
irradiano sempre luce sui tre mondi ove vissero, compreso il nostro, per aiutare con questa
luce (di conoscenza) listruzione dei Yogi, che a loro volta salveranno gli uomini. La loro
eccelsa condizione nel regno di Amitâbha è dovuta alle opere di compassione compiute da
loro quando erano Yogi sulla terra, dice lallegoria.

116 Questi tre mondi sono i tre piani dellessere, il terrestre, lastrale e lo spirituale.

117 I1 Muro Guardiano o di Protezione. Si insegna che gli sforzi accumulati di lunghe generazioni di
Yogi, di Santi e di Adepti, e specialmente dei Nirmânakâya, hanno creato, per così dire, un muro di
protezione intorno allumanità, che la ripara invisibilmente da mali ancor peggiori di quelli che la
funestano.

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E luomo non lo vede, non lo vedrà, né darà ascolto alla parola di sapienza…. poiché questo egli non sa.

Ma tu lo hai udito, tu conosci tutto, o tu dallanima ardente e pura…. e devi
scegliere. Ascolta dunque ancora.

Sul Sentiero di Sowan, o Srotâpatti, tu sei al sicuro. Si, una grande ricompensa ti aspetta immediatamente dopo questo Mârga, sul quale il pellegrino affranto non incontra che tenebre, in cui le mani lacerate dalle spine
stillano sangue e le selci dure ed acute tagliano i piedi, e in cui Mâra usa le sue
armi più forti.

Calmo e impassibile il pellegrino segue la corrente che conduce al Nirvâna. Egli sa che più i suoi piedi sanguineranno, e meglio sarà egli stesso lavato.
Egli ben sa che dopo sette brevi e rapide nascite il Nirvana sarâ suo…. Tale è il sentiero di Dhyâna, il porto dei Yogi, la mèta benedetta cui gli Srotâpatti anelano.

Così non è quando egli ha percorso e compiuto il sentiero di Arhata. Quivi Klesha118 è distrutto per sempre, e le radici di Tañhâ119sono divelte. Ma aspetta, o discepolo…. Ancora una parola. Puoi tu distruggere la
divina compassione? La compassione non è un attributo; è la legge delle leggi
larmonia eterna, il SÉ di Alaya, sconfinata essenza universale, luce della
giustizia sempiterna, congruenza di tutte le cose, legge damore eterno. Più ti fai uno con lei, immergendo il tuo essere nel suo, più la tua Anima si
unisce con ciò che è, e più diventerai compassione assoluta.120 Tale è il sentiero Ârya, il sentiero dei Buddha di perfezione. Tuttavia, che intendono le sacre carte, le quali ti fanno dire: AUM! Io credo che non tutti gli Arhat colgano il dolce frutto del sentiero nirvanico.

AUM! Io credo che non tutti i Buddha121 entrino nel Nirvâna-Dharma? 118 Klesha è lamore del piacere, dei godimenti terreni, buoni o cattivi. 119 Tañhâ è la volontà di vivere, che produce la rinascita.

120 Questa compassione non deve essere considerata come Dio, lamore divino dei Teisti. La
compassione è qui una legge astratta, impersonale, la cui natura di assoluta armonia, è tratta in
confusione dalla discordia, dalla sofferenza e dal peccato.

121 Nella terminologia buddhista del Nord tutti i grandi Arhat, Adepti e Santi sono chiamati Buddha.
Queste frasi sono tolte dal Thegpa Chenpoido, ossia dal Mahâyâna Sûtra: Invocazioni ai Buddha
di Conpassione, I, IV.
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Sul sentiero Ârya tu non sei più uno Srotâpatti, tu sei un Bodhisattva,122 la
corrente è attraversata. Tu hai diritto, è vero, alla veste Dharmakâya; ma il
Sambhogakâya è maggiore di un Nirvânî, e ancor maggiore è un Nirmânakâya il Buddha di Compassione.

122 Un Bodhisattva è gerarchicamente inferiore ad un Buddha perfetto. Nel parlare exoterico però si
confondono spesso. Pure linnata intuizione popolare ha collocato, grazie al sacrificio di sé, più alto
nella sua venerazione un Bodhisattva che non un Buddha.

123 Questa stessa venerazione popolare chiama Buddha di Compassione i Bodhisattva che,
raggiunto il grado di Arhat (compiuto cioè il quarto o settimo Sentiero), rifiutano di passare nello
stato nirvanico, ossia di indossare la veste di Dharmakâya e passare allaltra riva, perché non
sarebbe allora più in loro potere di assistere lumanità anche per quel poco che il Karma permette.
Essi preferiscono rimanere invisibili (in spirito, per così dire) nel mondo, e contribuire alla salvezza
degli uomini spingendoli a seguire la Buona Legge, guidandoli sulla Via della Virtù. Fa parte del
Buddhismo exoterico del Nord lonorare tutti questi grandi come Santi, ed anche il rivolger loro
preghiere, come fanno i cattolici e gli ortodossi con i loro Santi e protettori; ma la dottrina esoterica
non incoraggia simili cose. Vi è una gran differenza tra i due insegnamenti. Il laico exoterico non
conosce affatto il vero significato della parola Nirmânakâya: da ciò la confusione e le spiegazioni
inadeguate degli orientalisti. Lo Schlagintweit ad esempio, crede che Nirmânakâya significhi la
forma fisica assunta dai Buddha quando sincarnano sulla terra il meno sublime dei loro
ingombri terreni (Buddhism in Tibet) e passa a dare unesposizione interamente falsa del
soggetto. La verità invece è questa:

I tre corpi (o forme) buddhici sono chiamati :

1) Nirmânakâya,
2) Sambhogakâya,
3) Dharmakâya.

Il primo è la forma eterea che chi avesse la scienza di un Adepto assumerebbe volendo lasciare
il corpo fisico, e apparire nel corpo astrale.

Il Bodhisattva sviluppa questa forma in se stesso col procedere nel Sentiero. Raggiunta la mèta e
rifiutatone frutto, egli rimane sulla terra come Adepto; e quando muore, invece di andare nel
Nirvâna, rimane in quel glorioso corpo che egli stesso si è intessuto, invisibile ai non iniziati, per
vegliare su di loro e proteggerli.

Il Sambhogakâya è la stessa cosa, ma con laggiunta di tre perfezioni, una delle quali è
lobliterazione totale di tutto ciò che è terreno.

Il corpo Dharmakâya è quello di un Buddha perfetto, e cioè non corpo affatto, ma un soffio ideale,
coscienza immersa nella Coscienza Universale, Anima vuota di qualsiasi attributo. Divenuto
Dharmakâya, un Adepto o Buddha lascia ogni relazione o pensiero terreno. Così, per poter aiutare
lumanità, un Adepto che ha ottenuto il diritto al Nirvâna rinunzia al corpo Dharmakâya, come si
dice in linguaggio mistico, conserva del Sambhogakâya soltanto la grande e totale conoscenza, e
resta nel Nirmanâkâya. La scuola esoterica insegna che Gautama Buddha, con parecchi dei suoi
Arhat, è uno di questi Nirmanâkâya, e che più alto di lui, per la sua grande rinunzia e per il suo
sacrificio al genere umano, non se ne conosce alcuno.

Ora china la fronte e odi bene, o Bodhisattva la compassione parla e dice: È possibile la beatitudine, quando tutto ciò che vive deve soffrire? Entrerai tu nella salvazione sentendo il grido del mondo intero? Ora hai inteso ciò che è stato detto.

Tu raggiungerai il settimo stadio e attraverserai la porta della conoscenza finale, ma unicamente per sposare il dolore se vuoi essere Tathâgata, seguire le orme del tuo predecessore, restare senza egoismo fino alla fine senza fine.

Tu sei illuminato scegli la tua via.

Guarda la luce soave che invade il cielo doriente. Cielo e terra si uniscono
per esaltarti. Ed un cantico damore sale dalle quadruplici potenze manifestate, dal fuoco che divampa e dallacqua che scorre, dalla terra profumata e dal vento impetuoso.

Ascolta !…. Dal profondo, insondabile vortice di questa luce aurea, in cui simmerge il Vincitore, la voce senza parola di tutta la natura sinnalza in mille accenti per proclamare:

GIOIA A VOI, O UOMINI DI MYALBA124
UN PELLEGRINO É RITORNATO DALLALTRA SPONDA.
UN NUOVO ARHAN125 É NATO.
PACE A TUTTI GLI ESSERI

124 Myalba è la nostra terra, dalla scuola esoterica giustamente chiamata inferno, e il massimo degli
inferni. La dottrina esoterica non conosce altri inferni o luoghi di punizione, allinfuori dei pianeti,
o terre recanti uomini. Avitchi è uno stato, non una località.

125 Cioè: è nato un nuovo Salvatore del genere umano, che guiderà gli uomini al Nirvâna finale,
dopo la fine del ciclo di vita.

126126 Questa è una delle varianti della formula che non manca mai alla fine di ogni trattato,
invocazione od istruzione: Pace a tutti gli esseri, Sia benedetto tutto ciò che vive, ecc.

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