L’ABBAZIA DI S.ANTIMO: il suono del Cosmo

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L’ABBAZIA DI S.ANTIMO: il suono del Cosmo

di Claudia Cinquemani

La tradizione vuole che Sant Antimo sia stata fondata da Carlo Magno alla fine del VIII secolo nel
territorio di Caselnuovo dell’Abate vicino a Montalcino in Toscana. Il documento più antico
riguardante l’Abbazia, risale all’813; si tratta di un diploma di Ludovico il Pio nel quale si legge
che il monastero, retto dall’abate Apollinare, viene dotato di territori fra l’Ombrone, l’Orcia e
l’Asso, fino alla Maremma. Documenti successivi sembrano dimostrare che il primo Diploma Imperiale a
favore dell’Abbazia fosse redatto proprio da Carlo Magno.

Seconda per importanza solo all’Abbazia di Sesto presso Lucca, i suoi possessi superavano quelli del
potente monastero di San Salvadore sul Monte Amiata. Fino alla metà del XII secolo,il monastero
godette di fama e ricchezza, ma col decrescere dell’importanza dell’Ordine Benedettino, iniziò un
lungo periodo di declino. Le prime avvisaglie si ebbero quando, col diminuire dell’influenza degli
Imperatori, e la conseguente crescita delle autonomie locali, cominciarono a crearsi attriti tra
Sant Antimo e la Repubblica di Siena in merito ai possessi dei territori. L’importanza strategica di
alcuni castelli come Castelnuovo dell’Abate, Monte Giovi e lo stesso Montalcino, che fu a lungo
conteso fra Siena e Firenze, costituì il motivo principale degli attriti fra l’Abbazia e il comune
senese. Verso la metà del XIII secolo le ricchezze del monastero dovettero essersi quasi esaurite
se, nel 1255 l’abate offrì in vendita al comune di Siena alcuni dei suoi territori. Nel 1291 il
decadimento dell’Abbazia di Sant’Antimo, culminò con l’entrata dell’Ordine dei Guglielmiti fondato a
Castiglione della Pescaia da Alberto da Siena .

Quest’ultimo era stato primo seguace dell’eremita Guglielmo di Malavalle la quale vita leggendaria
si intreccia fin quasi ad identificarsi, con quella di Guglielmo X(o IX ?) Conte di Poitou e Duca
D’Aquitania nobile cavaliere crociato convertitosi a vita monastica. A tale ordine fu concesso il
monastero e non tardarono ad innescarsi aspri conflitti di successione che neppure l’intervento di
numerosi pontefici riuscì a dirimere. Dopo un lungo periodo di agonia l’Abbazia venne soppressa con
decreto di Papa Pio II del 1462. I beni rimasti divennero proprietà della diocesi di Montalcino ed
il Vescovo ereditò anche il titolo di “Conte Palatino e Abate di Sant’Antimo”. Nella seconda metà
del XV secolo, il Vescovo di Montalcino fece addirittura adibire a sua abitazione, il matroneo
sovrastante la navata destra della chiesa abbaziale. Da allora il degrado che si abbattè sull’antico
monastero fu sempre più forte. Solo alla fine del 1800, grazie allo studioso Antonio Canestrelli, si
riaccese l’interesse artistico nei confronti della chiesa.

E’ soltanto nel 1977 che l’Arcivescovo di Siena si mise alla ricerca di una comunità religiosa che
potesse ridare vita al monastero; la trovò nei Canonici Regolari che arrivarono dalla Francia nel
1979 i quali si insediarono stabilmente nel complesso abbaziale. L’Ordine dei Canonici Regolari, che
segue la Regola di Sant Agostino, fu fondato nel 1121 da San Norberto che, raccogliendo l’invito di
Papa Callisto II, si stabilì in una foresta solitaria presso Laon (a nord est di Parigi) in una
località chiamata Premontrè. Dal nome di questa cittadina, come era successo per i Certosini (da La
Grande Chartreuse) ed i Cistercensi (da Citeaux), i canonici dell’Ordine vennero chiamati
Premonstratensi. La chiesa è stata edificata nei pressi di una villa romana vicina ad un’ antica
fonte terapeutica detta Arcangela o Arcagnola, della quale ne è forse testimonianza un bassorilievo
raffigurante un angelo con cornucopia inserito nel muro esterno posto a nord . Gli antichi luoghi di
culto ,erano considerati sacri ancor prima dell’avvento del cristianesimo ed adibiti alla
celebrazione di culti pagani legati alla Madre Terra. Centri del mondo dove il regno degli uomini
poteva entrare in contatto con il regno degli Dei, sorgevano pressoché costantemente in
corrispondenza di corsi d’acqua sotterranei. I luoghi termali erano anticamente vissuti come zone di
particolare potenza e sacralità. Il fuoco sotterraneo e l’acqua convivevano in una felice sintesi,
equilibrata da leggi non ancora svelate ed in questi siti, veniva ricercato un contatto con le forze
animiche del suolo. Terra, fuoco e acqua si univano all’elemento aria tentando di svelare la natura
della misteriosa quintessenza. Nel chiostro dell’Abbazia di Sant Antimo, situato nell’area esterna
destra dell’edificio sacro, è presente un pozzo a cisterna. Esso comunica con la falda acquifera
sotterranea che scorre in profondità ed un tempo raggiungeva la cripta situata sotto all’altare,
coperta in seguito con una lapide funeraria e recentemente usata come cestino abusivo per le
immondizie dei numerosi visitatori. Nei luoghi sacri, il pozzo, aveva la valenza simbolica di
omphalos ovvero ombelico del mondo: simbolo di un centro ideale, punto d’incontro tra il mondo
inferiore ed il mondo superiore.

Il pozzo richiamava idealmente lo Shetija, roccia del Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme,
pietra ritenuta la base della creazione del mondo, ma contemporaneamente anche pietra di chiusura
che arginava l’acqua sotterranea del Tehom. Sia la pianta della Chiesa che la facciata, sono state
progettate seguendo la proporzione armonica ovvero utilizzando la sezione aurea. In seguito a
ripetute misurazioni compiute all’interno dell’edificio, ho potuto osservare che il luogo di innesto
tra la chiesa primitiva che adesso funge da sacrestia e la navata centrale dell’Abbazia, si trova
esattamente nel punto che divide quest’ultima in modo da formare una sezione aurea. In altre parole,
la Chiesa primitiva è in perfetto rapporto aureo con l’Abbazia. La somma dei segmenti che misurano
la larghezza della navata centrale con la larghezza di una delle navate laterali, è in rapporto
aureo con quest’ultima. (fig.A) La geometria sacra è fortemente presente anche negli alzati dal
momento che esiste la possibilità di racchiudere la facciata entro un esagramma o Sigillo di. Esso
sublime congiunzione tra principi maschile e femminile, sole e luna, fuoco ed acqua, veniva
interpretato dai platonici come caduta dello Spirito nella Materia e successiva elevazione a pura
Energia vibrante e perfetta. Come cita Ermete: “…sale dalla terra e discende dal cielo e riceve la
forza delle cose superiori ed inferiori”. Nella cultura induista e tibetana esso corrisponde al
Chakra del cuore, alla Realizzazione. Il triangolo posto con la punta verso l’alto, simboleggia il
primitivo monte Meru o montagna sacra. Esso è fuoco, maschile, fallico, dispensatore di energia.

Il triangolo con la punta verso il basso è la caverna, la coppa,l’utero. Esso è acqua, il femminino
sacro,ciò che contiene custodisce e raccoglie perché si generi energia dalla materia. Dall’Esagramma
di Salomone scaturisce la filosofia degli opposti che si integrano a vicenda a formare un Tutto
inscindibile. Unione tra Macrocosmo e Microcosmo, azione oscillante tra bene e male tra perfetto ed
imperfetto, tra azione e repulsione. Nella sua valenza numerica esso nasconde “la caduta” ovvero la
trasformazione da energia a materia, il passaggio da MATER a MA-RIA. L’Esagramma deve essere
immaginato come un solido platonico in vibrazione, un modulo dal quale scaturisce la creazione. E’
la manifestazione materiale dell’energia vibratoria che esso stesso racchiude e che riconosciamo con
il simbolo del Fiore della Vita, matrice e strumento dell’Universo tangibile e non.(Fig. C) Fig. C
Sant’Antimo possiede un deambulatorio a cappelle radiali di chiara ispirazione francese. Il
deambulatorio, ovvero il passaggio dietro il coro non è raro nell’architettura romanica ed era
presente per lo più in chiese situate sulle vie di pellegrinaggio dell’epoca (Santiago di
Compostela, Roma, Gerusalemme). Esso nacque dall’esigenza dei pellegrini di girare attorno al
Martyrium ovvero alla cripta sotto l’altare dove erano deposte le reliquie del Santo, e sostarvi in
preghiera. Tale consuetudine affonda le sue radici nella cultura arcaica druidica.

L’antico rito consisteva nel girare attorno alla tomba od al luogo di morte di un eroe per
proteggere l’area considerata dimora dell’Aldilà. Chiunque si segga sulle panche in pietra scolpite
all’interno delle cappelle radiali di Sant Antimo, non potrà fare a meno di osservare il continuo e
monotono percorso compiuto dai visitatori lungo il deambulatorio. Una ritualità che stranamente pare
sia stata tramandata fino ai nostri giorni. Sappiamo che molto tempo dopo la morte delle stelle,i
loro fotoni continuano ad esistere ed a viaggiare nel tempo e nello spazio. Potremmo ipotizzare che
analogamente, il nostro sistema info-energetico si espanda nel tempo . Se così fosse, i luoghi sacri
risulterebbero vibranti di energia di antica provenienza carica di informazioni, le quali sono
accolte dai pellegrini per risonanza. Quasi come se il luogo di culto fosse non soltanto un ponte
fra cielo e terra ma anche un Graal, un contenitore energetico, continuamente rifornito di energie
umane.

Nelle chiese romaniche,la decorazione plastica, pittorica e musiva, evidenzia l’esigenza tutta
medioevale di accostare alla conoscenza della religione cristiana il popolo spesso analfabeta,
mischiando racconti sacri e profani ed utilizzando immagini fantastiche simboleggianti il bene ed il
male, frutto della fantasia medioevale, o liberamente tratte da testi antichi provenienti anche
dall’oriente. L’edificio doveva preparare il fedele alla rivelazione della divinità tramite un reale
cammino che iniziava fuori dal luogo sacro e che lo conduceva a sublimarsi dinanzi all’altare. Per
edificare le grandi chiese, gli operai migliori, specializzati e riuniti in corporazioni, giungevano
anche da luoghi molto lontani. I cantieri delle grandi costruzioni romaniche avevano sempre un
responsabile che seguiva i lavori dalla fase iniziale del progetto alla sua conclusione. Esso era il
“magister murario”, ovvero l’Architetto.

Lo si poteva riconoscere perché teneva in mano il bastone del comando, “la virga”, come si può
osservare in due miniature conservate in un codice della Biblioteca Capitolare di Modena.
Dipendevano da lui tutti i capimastri che a loro volta dirigevano gli operai muratori, tagliapietre,
carpentieri. Un discorso a parte, merita lo stile interpretativo che invece era caratteristico della
maestranza che operava nel luogo e fondava le radici nella propria cultura e provenienza. Con il
trascorrere del tempo la decifrabilità del codice delle decorazioni ha richiesto un grosso lavoro
interpretativo poiché è venuto a mancare il significato del messaggio della cultura medioevale
essenzialmente simbolica. Quello che è stato chiamato il simbolismo della mentalità medioevale,
nasce e si afferma tuttavia solo quando il Cristianesimo del primo medioevo assimila la filosofia
neoplatonica, che concepisce tutto il mondo come una scala di enti che si origina e culmina in Dio e
ciascuno dei quali porta la sua impronta.

Le forme visibili dunque,minerali, vegetali ed animali colte a piene mani dalla natura risentono
spesso dell’immaginario e fantastico. In Sant Antimo si susseguono decorazioni romaniche
nastriformi, che si rincorrono intrecciandosi ed hanno origini remote nella cultura egiziana e
celtica ed una fonte più prossima nell’Islam; la cultura araba, infatti ,propaga, ai confini delle
aree cristiane, sia in Medio Oriente sia in Spagna, il gusto per gli intrecci geometrici e per le
composizioni astratte tipiche delle civiltà nomadi. Nella decorazione araba e in quella romanica si
rinviene la propensione per le greche labirintiche, in cui la vista è ad un tempo ingannata e
guidata dalla ripetizione, dalla simmetria e dall’intreccio. Doppi nastri, intrecciandosi, formano
cerchi che racchiudono motivi vegetali. Aquile, grifoni ed anfibi si rincorrono lungo le architravi
delle porte laterali esterne.

Intercalate alle decorazioni plastiche tipicamente romaniche, si osservano bassorilievi più
antichi,risalenti probabilmente al periodo di edificazione della cappella carolingia. Era d’uso
infatti utilizzare pietre, soprattutto se lavorate, risalenti ad edifici religiosi precedenti
incastonandole in nuove costruzioni, quasi a consacrare il nuovo, con l’apposizione di vecchie
pietre sacre. Esse erano le pietre sacre, poste spesso volutamente rovesciate a significare il seme
dal quale avrebbe germogliato il sacro. Fra di essi possiamo notare la Vergine con i quattro
Evangelisti e San Michele che “fissa” il Drago. Sull’angolo che unisce il campanile all’abside si
trova appollaiato su una colonna un babbuino con artigli felini. Le absidi, nel loro lato esterno,
sono ornate da figure che rappresentano salamandre, teste di monaco e rilievi geometrici. l Il
capitello senz’altro più noto si trova internamente alla chiesa e rappresenta “Daniele nella fossa
dei leoni”. Esso fu eseguito probabilmente dal Maestro di Cabestany proveniente dalla Linguadoca .
Tutti i particolari presenti a Sant Antimo devono essere presi in considerazione: non solo i temi
iconografici propriamente detti, ma anche i motivi, generalmente vegetali, presenti su abachi e
mondanature, ritenuti a prima vista puramente decorativi, ma che invece costituiscono delle vere e
proprie sequenze. Questo metodo ideato da Leroy-Gurhan, invita ad analizzare i soggetti nel contesto
nel quale li si studia, ovvero svolti in sequenza come una striscia fumettistica. Ad ogni immagine
animale secondo studi condotti da Marius Schneider, musicologo alsaziano, corrisponde una
equivalenza armonica, in grado di pietrificare la musica, origine del mondo e delle leggi
cosmogoniche che lo governano. Il simbolo scolpito nella pietra è la manifestazione ideologica del
ritmo mistico della creazione ed esso è tanto più vero quanto più l’uomo è capace di rispettare tale
ritmo.

Questo concetto è simile alla definizione che Schwaller De Lubicz dà del simbolo stesso il quale si
scrive ma non si pronuncia perché è lui a parlare. Nell’Abbazia di Sant’Antimo, le rappresentazioni
zoomorfe con la loro corrispondenza sonora che si susseguono lungo le altezze dell’edificio e la
sezione aurea legata ai suoni armonici presente nel progetto della chiesa, riunendosi e avvolgendo
l’edificio stesso ne amplificano l’effetto di cassa di risonanza armonica. Le decorazioni divengono
sequenze sonore, vibratorie che scaturiscono sotto l’aspetto di onde di forma dai progetti
geometrici di antichi mastri costruttori. La geometria scolpita su pietra o tracciata su carta
riproducendo in astratto figure che alludono alla struttura stessa di cielo e terra,agisce sulla
realtà circostante. Energia dell’arte e della creatività quindi in “nozze alchemiche” con la materia
della pietra . Come tra maschile e femminile l’amore funge da catalizzatore, cosi tra energia
creativa e materia si inserisce la potente forza del cosmo. Potrei identificarla con
elettromagnetismo, corsi d’acqua, frequenza del suono, presenza della luce o tutte queste componenti
insieme. Quando sostiamo in luoghi di forza, come Sant Antimo,ci sblocchiamo dalla nostra radicata
localizzazione che ci trattiene nel presente e ci mantiene saldi nel nostro spazio immediato.

Ciò che maggiormente si percepisce, è la sensazione di espansione del nostro corpo fisico
contrapposta ad una volontà di raccoglimento in sé. E’ una forma di danza, spesso anticamente
indotta con il ritualistico percorrere dei labirinti posti all’interno delle chiese romaniche e
gotiche. Il percorso ritualistico tende a favorire la diretta esperienza del Tutto. Diceva
Gurdjieff:”Bisogna abituarsi a pensare per forme”. Siamo abituati a pensare per associazioni
utilizzando parole per loro stessa natura incapaci di esprimere le nostre immagini interiori. La
geometria sacra cela simboli arcaici che sono la semplificazione di forme-movimento che
empaticamente risuonano con la nostra percezione. Più chiaramente, colore, frequenza sonora o
luminosa producono una forma armonica che potenzialmente incorpora l’individuo che la osserva ed al
contempo lo incita a danzare con lui. Le percezioni visive, uditive e tattili unite alle sensazioni
interiori di difficile interpretazione, generano delle onde che come invisibili filamenti in
vibrazione, sfiorano la Rete Universale.

La percezione dell’individuo, sarebbe quindi un processo innato simile al concetto di consapevolezza
oggettiva . La valenza del simbolo o della struttura geometrica armonica avrebbe la valenza di
matrice , contenitore e strumento per la percezione reale della vera essenza. Tale forza avrebbe il
suo regno oltre le categorie della materia e dell’energia ed eternamente danzerebbe nel Tutto che
ovviamente comprende anche noi stessi. Dietro il progetto di un edificio come Sant Antimo credo si
nascondano conoscenze perdute che coincidono con le più recenti teorie della Fisica dei Quanti.
Potremmo parlare di Ordine Implicito, Campi Morfogenetici o Mente Universale e trovare profonde
analogie con le antiche tradizioni che hanno animato le maestranze medioevali. Forse i costruttori
hanno tentato di avvicinarsi all’indefinibile e non misurabile cercando di imitare ciò che Bohm
definisce “olomovimento” al fine di far risuonare empaticamente l’individuo con il Tutto.

Da recenti esperimenti, sappiamo che le onde cerebrali dell’uomo possono essere soggette al fenomeno
della risonanza tendendo a sintonizzarsi sulla stessa frequenza, un po’ come succede per le onde
sonore. Entrando in un luogo sacro il cervello entrerebbe in risonanza con il tempio stesso e le
onde da esso emesse si abbasserebbero di frequenza(onde Delta). Acqua,forze telluriche,geometria
sacra,intonazioni armoniche, fungerebbero da catalizzatori per l’abbassamento della frequenza delle
onde cerebrali. Cosi’ facendo il cervello sarebbe eluso e l’individuo si libererebbe per un istante
dalla dittatura dei sensi.

Il segnale che ci permetterebbe di captare le informazioni presenti nella ragnatela dell’Universo
della memoria, diverrebbe più forte,perché diminuirebbe il rumore di fondo prodotto dagli organi che
dipendono dal cervello. APPROFONDIMENTI La Voce della Luce Nelle minuscole particelle, come nei
massimi sistemi cosmici, la scienza ha riconosciuto forme di base e strutture complesse che
presentano la stessa “matrice”. Quasi come se l’impulso generatore di ogni forma materiale obbedisse
agli stessi principi geometrici. Il principio tramite il quale è possibile riscontrare questa
similitudine è il numero aureo, conosciuto anche come phi. Esso ha un valore approssimativo di 1,618
ed è definito numero trascendente poiché i numeri dopo la virgola possono continuare all’infinito.
Esso descrive numericamente un rapporto detto appunto “aureo”. Euclide, matematico alessandrino
nella sua opera “Elementi” lo descrive con semplicità:”siano dati due segmenti in cui il maggiore
sta al minore, come la loro somma sta al maggiore dei due”. Esso è quindi la Sezione Aurea in tal
modo intesa: “Data una linea AC, si divide in B in modo tale che AB stia a BC come AC sta ad AB”.

I nostri progenitori, conoscendola perfettamente, se ne servirono per edificare opere e monumenti di
spettacolare magnificenza. La Grande Piramide, Il Tempio di Luxor, la Cattedrale di Chartres, il
Tempio di Salomone e la successiva Moschea di Al Aqsa, Anhkor Vat in Cambogia,le zigurrat
babilonesi, il Partenone greco, Castel del Monte in Puglia, Pievi e Magioni Templari, antiche
Abbazie cistercensi e benedettine, sono solo alcuni dei tanti edifici di culto costruiti secondo i
dettami dell’antica arte di Thot: la Sacra Geometria. Nell’universo della pittura, Leonardo da
Vinci, Piero della Francesca, Albrecht Durer, Severini, Mondrian hanno utilizzato il valore del
numero aureo come base numerico-geometrica per l’esecuzione delle loro opere. Leonardo Fibonacci,
matematico pisano del XII sec., scoprì che una sequenza di numeri interi nei quali ogni singolo
valore è il risultato della somma degli ultimi due, si esplicava in un diagramma che assumeva la
forma di una spirale.

Egli notò che dividendo ogni fattore per il successivo si otteneva la sezione aurea che Platone nel
Timeo definì “la chiave della Fisica dei Cosmi”. Il valore della Sezione Aurea è insito nella
natura. Il grado di crescita degli steli di una pianta detto anche “Fillotassi” rispetta la serie
dei numeri di Fibonacci . La forma del guscio del Nautilus, della pigna, del girasole, del DNA,
della morfologia dell’uomo stesso come rapporto tra la sua altezza e la distanza dall’ombelico,
hanno tutti in sé la Sezione Aurea. La matematica ci dimostra che l’utilizzo di questo valore ha
permesso alla natura di ottenere la massima efficienza in campo biologico. La Coclea dell’orecchio
contiene il phi ed esso è a sua volta legato alle ottave musicali. Parafrasando Goethe potrei dire
“Se non fossero musicali le orecchie come potremmo udire la musica?”. Il phi diviene quindi il
valore matematico che premia la specie nella corsa verso la sua evoluzione perché si trova già
dentro di essa.. E’ un numero in vibrazione, diretta corrispondenza con le armoniche di un suono, le
bande vibratorie del colore, della luce e la struttura del Dna. Simboli arcaici si susseguono di
epoca in epoca; le medesime impronte, echi di un linguaggio ancestrale, il Verbo divino scaturito
dalla luce primordiale. Se tutto ha origine dal Caos esso è senza dubbio un Caos strutturato, una
rete universale, il telaio, i “neteru” egizi. Esso unisce lo spazio-tempo alla materia-energia , è
l’ordine in mezzo all’apparente disordine, universalmente applicabile e “ciclico”. E’ l’Ouroboros,
il serpente che si morde la coda che fa della struttura delle galassie, della tela del ragno o della
forma dei cristalli di ghiaccio una cosa sola. Riprendiamoci questa visione olistica della Natura e
del Cosmo. Appropriamocene e viviamola e avremo svelato il mistero delle nostre origini. Possediamo
già nel nostro corpo fisico ciò che l’Universo possiede, almeno come struttura armonica,
sonoro-vibratoria, geometrica e numerica. I templi e le opere tutte, sviluppati secondo i dettami
dell’armonia si caricano cosi di vibrazioni sonoro-visive coinvolgendo l’uomo in un’antica danza con
l’Universo.

Siamo predisposti a “riconoscere” e “vibrare per simpatia” quando ci poniamo nella vicinanza di
strutture armoniche per eccellenza, sia che esse provengano dalla natura o che siano state costruite
ad autentica somiglianza di essa. Sveliamo cosi il grande e semplice insegnamento;quello di vivere
in un Tutto interconnesso ed armonico dove le sole dissonanze sono quelle che l’uomo crea per odio,
volontà di potere e di distruzione.

Bibliografia: Chiese Romaniche in Toscana D.Negri La Toscana Moretti Stopani Una pietra che canta
Ed.Sant’Antimo Il tao del caos Katya Walter Gli animali simbolici e la loro Origine nella mitologia
e nella Scultura antiche M.Schneider Ed.Rusconi Enciclopedia del simbolo Ed. Garzanti Musica ad
Figuras E.Albani D.Pierpaoli Cerchi nel grano: messaggi tra cielo e terra A. Forgione- A. Di Prinzio
Il tempio dell’uomo S.De Lubicz Il tempio del cosmo J.Naidler L’antico segreto del Fiore della Vita
D:Melkizedek

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