del Venerabile Dalai Lama
tratto da: La Mente Illuminata del Dalai Lama Sperling & Kupfer
(possibili imprecisioni dovute alla scansione ocr del testo)
Quando iniziamo a meditare, le condizioni esterne – come il luogo o le
persone con cui siamo – possono avere un’influenza significativa e aiutarci
o meno nella pratica. Man mano che diventeremo più esperti e otterremo una
certa stabilità, l’importanza delle condizioni esterne diminuirà. È per
questo che l’ambiente dove praticare è spiegato così dettagliatamente nel
testo.
Longchenpa inizia infatti proprio parlando del luogo in cui praticare.
Prima di tutto, il luogo deve essere gradevole e appartato, adatto alla
pratica spirituale in tutte le stagioni.
Dapprima dunque descrive il luogo ideale con riferimento alle quattro
stagioni:
In estate meditate in luoghi freschi,
In posti vicini a ghiacciai, sulle cime di una montagna o
In una semplice capanna di bambù o di paglia.
In autunno fate attenzione alla dieta, ai vestiti e al vostro
comportamento,
E rimanete in un luogo dove la temperatura sia piacevole
Come una foresta, una montagna o una capanna di pietra.
In inverno restate in un luogo caldo a bassa quota,
Come una grotta, una foresta o un luogo riparato,
E curate la dieta, gli abiti, il giaciglio e tutto il resto.
In primavera soggiornate sulle montagne o sul limitare delle foreste,
Su un’isola deserta o in un luogo dalla temperatura mite,
Con dieta, abiti e comportamenti appropriati. Questo è veramente
importante.
Poi spiega le ragioni per le quali determinati luoghi sono tanto
importanti.
Vi è una forte connessione tra interno ed esterno,
Quindi scegliete luoghi isolati ed ispiranti.
Questo ci fa venire in mente l’antica massima «Un bel posto con buoni
amici…» Significa quindi che avrete bisogno di un luogo attraente e
gradevole, dove sarete al riparo dalle distrazioni e in cui vi troverete a
vostro agio.
Tra le alte montagne la mente cresce chiara ed espansa.
Il luogo perfetto porta freschezza nei momenti di torpore e aiuta la
pratica della fase di generazione.
Inoltre si dice che quando pratichiamo in luoghi come la cima delle
montagne, la nostra mente diviene chiara e si espande. Possiamo ben capirlo
quando osserviamo l’orizzonte da un punto panoramico. In quei momenti la
nostra mente si apre, è più lucida. Certo che quando si consiglia di
praticare sulla cima di una montagna, non si sta dicendo di salire troppo,
altrimenti si corre il rischio di soffrire di mal di testa e di altri
disturbi dovuti all’altitudine!
Si dice che posti del genere siano particolarmente buoni per sconfiggere
il torpore mentale. Vale a dire la mancanza di lucidità e di entusiasmo.
Ovviamente ci sono diversi livelli di torpore: grossolani e sottili. A
volte è un po’ come sentirsi scoraggiati, privi di passione e ispirazione,
uno stato letargico in cui non ci sono né freschezza né vigilanza.
Il testo continua così:
Le regioni innevate aiutano a rendere il samadhi chiaro e la
consapevolezza luminata e nitida,
Gli ostacoli sono rari e sono’Iiideale per coltivare la meditazione
vipashyana.
Le foreste aiutano a sviluppare la fermezza e la stabilità della mente,
Quindi sono luoghi perfetti per coltivare la meditazione shamatha con un
senso di riposo.
Sotto i picchi rocciosi sorge un vivido senso di impermanenza e distacco,
Chiaro e ispirato, esso ci aiuta a raggiungere l’unione di shamatha e
vipashyana.
Sulle rive di un fiume, la nostra attenzione diviene più concentrata,
E il desiderio di superare il samsara sorge rapido e in continuazione.
I cimiteri sono luoghi potenti per un veloce risultato,
Ideali per le fasi di generazione e completamento.
I cimiteri sono considerati luoghi potenti poiché ci comunicano un senso
di paura e apprensione che noi possiamo usare per comprendere meglio la
natura della mente. Diventano una sorta di catalizzatore per progredire
nella nostra pratica.
Villaggi, mercati, case vuote, alberi solitari e luoghi analoghi,
Che sono frequentati da umani e demoni non umani,
Distraggono i principianti e possono essere fonte di molti ostacoli,
Ma per i praticanti esperti, sono considerati il supporto supremo.
Per i principianti, luoghi affollati e lugubri come quelli sono fonte di
distrazione e dunque causa di ostacoli. Ma per coloro che hanno raggiunto
un buon livello di stabilità nella pratica sono una sfida che può aiutare
ad approfondire l’esperienza e la realizzazione.
Templi e altari, abitati da spiriti gyalpo e gongpo, Possono disturbare la
mente e suscitare pensieri di rabbia e avversione.
Caverne, grotte e luoghi del genere, infestati dalle streghe senmo,
Fanno sorgere il desiderio sfrenato ed eccessivo torpore o agitazione.
Alberi solitari e altri posti analoghi che sono abitati da
marno e dakini Così come speroni di roccia, dove risiedono mutsen e theu
‘rang, Causano, si crede, squilibri mentali e ogni genere d’ostacolo.
Le terre dei fuori casta, naga, nyen e spiriti locali,
sia che si trovino sulle rive di un lago, in una prateria, in
una foresta o in un altro luogo analogo,
Adornati di fiori meravigliosi, piante e alberi.
Sono piacevoli dapprima ma in seguito saranno di ostacolo.
In breve, tutti i luoghi e le dimore che all’inizio appaiono piacevoli
In seguito si rivelano essere posti del raggiungimento minore.
Al contrario, quelli che dapprima ci disgustano e spaventano,
Diventano gradevoli una volta che ci sono divenuti familiari
E si dimostrano in grado di trasformarci, garantendoci alte realizzazioni
prive di ostacoli.
E tutto quello che vi è in mezzo è neutro, né di beneficio né di danno.
Poiché le nostre menti sono toccate dai luoghi in cui ci troviamo,
Questi possono rafforzare o indebolire la nostra pratica,
Per questo si dice che esaminare bene il luogo sia di cruciale importanza.
Questa è la principale ragione per cui andiamo in pellegrinaggio. I luoghi
dove il nostro compassionevole maestro Buddha portò avanti le sue azioni
illuminate, o i posti dove eruditi e realizzati maestri del passato hanno
meditato e praticato sono stati benedetti e resi sacri. A questo riguardo,
«L’Ornamento della Chiara Realizzazione» afferma:
Risveglio e luoghi meritevoli di venerazione.
Vale a dire che ogni luogo abitato da bodhisattva che hanno raggiunto lo
stato del sentiero della meditazione diventa sacro. Si chiama «trasmettere
le benedizioni a un posto», ma anche che i posti possono trasmettere le
benedizioni agli individui. Dapprima un luogo è sacralizzato da un essere
spiritualmente realizzato che trasmette le sue benedizioni a principianti
come noi che si recano in quella determinata località. E, grazie al potere
di cui la località è stata impregnata, i benefici di ogni azione virtuosa
che lì compiremo saranno ancora più potenti.
Vi sono quattro tipi di luoghi basati su quattro attività:
Luoghi pacifici, dove la mente diviene pacifica e stabile naturalmente,
Luoghi espansivi, piacevoli alla mente, che sono belli e ispiranti,
Luoghi magnetici, dove la mente si sente sedotta e sviluppa attaccamento,
Luoghi irati, dove la mente è disturbata da sentimenti di paura e
spavento.
Questo si riferisce a quando abbiamo bisogno di svolgere un determinato
tipo di attività: pacifica, espansiva, magnetica o irata. Se svolgiamo
questa attività nel luogo corrispondente, è più facile avere successo.
Si possono fare ulteriori e innumerevoli divisioni,
Ma in questo contesto, per il samadhi, i luoghi pacifici sono i migliori,
E dunque non impiegherò altre parole temendo che possano essere di troppo.
Adesso il testo parla delle dimore, o capanne di meditazione in cui si
dovrebbe stare.
In un tale pacifico luogo, la dimora, per la meditazione dovrebbe essere
isolata
In modo da facilitare lo sviluppo della concentrazione mentale.
La dimora ideale è quella aperta ai lati e con un’ampia vista.
Qui si fa una distinzione tra pratica diurna e notturna; la seconda può
anche riferirsi a un ritiro fatto in totale oscurità.
Per lo yoga della notte, praticate all’interno di una «casa buia»
circolare.
In un luogo alto e nel mezzo di una camera centrale, Con il vostro cuscino
rivolto a nord, giacete nella posizione del nirvana.
*Questo tipo di stanza per la meditazione al buio è anche menzionato negli
insegnamenti sui sei yoga in relazione al Kalachakra Tantra. Si dovrebbe
impedire completamente alla luce di filtrare, ed è importante che il posto
sia ben ventilato, altrimenti potrebbero esserci delle controindicazioni
per la salute. Il verso descrive anche le mura della casa e infine la
posizione per lo yoga del sonno.
Il luogo per praticare lo yoga della luce durante il giorno Dovrebbe avere
una temperatura mite e un’entrata Con un’ampia vista su ghiacciai, cascate,
foreste o valli, E il vasto e immenso cielo, affinché la mente possa
divenire chiara e luminosa.
Quando vi addestrate alla pratica di shamatha,
una capanna solitaria circondata da un recinto È il posto ideale per far
sorgere la tranquillità mentale. Per la meditazione vipashyana è importante
avere un
luogo con una vista chiara, ispirante,
Ridente e in sintonia con le stagioni.
Aree distese e ombrose, come foreste e gole,
Sono ideali per praticare shamatha, mentre le regioni più alte,
Come le montagne innevate, si adattano perfettamente
alla vipashyana.
È importante conoscere tutto questo.
In breve, ogni luogo o casa di ritiro,
Dove sorgono la rinuncia e il distacco, dove l’attenzione
è ben focalizzata,
E il samadhi si rafforza, ogni luogo di attività virtuosa, E considerato
uguale al posto in cui l’essenza dell’Illuminazione venne raggiunta.
Invece ogni luogo in cui la virtù declina, aumentano le
emozioni negative,
e si è sopraffatti dalle distrazioni mondane, e un demoniaco ritrovo di
azioni malevole che deve essere evitato dal saggio.
Poiché tutto questo fu insegnato da Padmasambhava, Dovrebbe essere tenuto
in grande considerazione da tutti coloro che vogliono raggiungere
l’Illuminazione.
Così si conclude la prima parte, la spiegazione dei luoghi in cui
coltivare il samadhi, di «Trovare Conforto e Riposo nella Meditazione
sulla Grande Perfezione».
Naturalmente nel nostro caso dovremmo praticare la meditazione ovunque ci
capiti di vivere, e non abbiamo bisogno di andare in qualche particolare
«casa di meditazione». Ma per coloro che «innalzano il vittorioso vessillo
della pratica» queste considerazioni sono molto importanti. Tutti noi
invece, dobbiamo per forza soggiornare in determinati luoghi a causa del
lavoro che svolgiamo e degli altri nostri impegni, e non abbiamo molte
alternative. Francamente, ritengo che sia meglio rimanere all’interno della
nostra comunità e trovare una vocazione che ci mantenga in contatto con il
Dharma, una che non sia legata ad azioni negative o dannose. E se
trovassimo una via che ci consenta di guadagnarci da vivere servendo la
nostra comunità sarebbe splendido, specie lavorare come insegnante o nel
campo medico. Comunque ci sono molti altri modi per essere di aiuto alla
gente. Se riusciremo a vivere in questo modo, portando avanti un’esistenza
retta e fedele al Dharma, contribuiremo al bene della società, cosa che mi
sembra di grande importanza.
Con il Dharma, così come con qualsiasi altro progetto meritevole, se ci
comportiamo nel modo migliore possibile è meraviglioso. Ma se non riusciamo
a farlo al meglio non dovremo scoraggiarci e abbandonare il nostro
obiettivo. Naturalmente il nostro ideale è dedicare l’intera vita alla
pratica del Dharma e, se possiamo, dovremmo farlo. Ma se la nostra attuale
situazione non ce lo consente, non dovremmo buttare tutto all’aria. Sarebbe
un grosso errore. Ottenere il cento per cento di quello che vogliamo
raggiungere è il nostro primo intento. Ma se non ci riusciamo allora anche
l’un per cento è comunque il primo passo nella buona direzione.
In certi rari casi, quando tutte le giuste cause come il karma e le
preghiere di aspirazione convergono, è possibile per qualcuno fare
improvvisi progressi lungo il sentiero. Ma per gli altri si tratta di un
processo graduale. Vale a dire che dobbiamo eliminare gli offuscamenti
passo dopo passo, cominciando da quelli più grossolani generando gli stati
mentali che gli si oppongono, sviluppandoli in modo altrettanto graduale
fino a quando non diventeranno forti e potenti.
Quindi affinché si possa praticare il Dharma non è necessario per noi
cambiare le condizioni esterne. Come si afferma negli insegnamenti, «cambia
la tua attitudine ma rimani naturale».64 Questo è molto importante.
Dobbiamo sviluppare e rafforzare il potere della mente giorno dopo giorno,
ed è meglio mantenere i nostri soliti comportamenti esteriori. Se cambiamo
all’improvviso le nostre apparenze, possiamo correre il rischio di
diventare troppo concentrati sulle otto preoccupazioni mondane.65 Potremmo
continuare a pensare a esse facendoci intrappolare. Insomma non è una buona
idea dare troppa importanza al cambiamento esteriore. È molto meglio
continuare ad apparire quello che siamo sempre stati ma concentrare i
nostri sforzi nel tentativo di trasformare pian piano la mente nel corso di
mesi e anni, in modo da essere sempre più positivi, felici e riposati.
Dobbiamo continuare a farlo per tutta la nostra esistenza, e specialmente
da anziani. Quando si raggiunge l’età della pensione non si deve solo stare
lì seduti in attesa di morire. Dovremmo invece trascorrere il molto tempo
libero a disposizione concentrandoci sulla pratica. Conosco molte persone
che, da vecchie, si comportano come se la loro intera esistenza fosse ormai
dietro alle spalle e non avessero più niente da fare. Questo mi sembra un
atteggiamento sbagliato dal momento che sono sì in pensione ma non ancora
morti! Hanno solo raggiunto la prima «pensione», non la «seconda», vale a
dire quella definitiva quando ormai veramente è troppo tardi. Quella che
potreste chiamare* pensione permanente! Ma tra la prima e la seconda si
trova una vera opportunità di praticare poiché, come ho detto prima,
sebbene il corpo sia invecchiato, se abbiamo affinato la mente allora le
sue chiarezza e saggezza continueranno a darci l’opportunità di praticare
in modo vasto e profondo.
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