di Swami Veetamohananda
(Traduzione a cura di Amanzio Borio)
Nel corso di tutta la vita cerchiamo di ottenere molte cose. Ma ahimè, non
tutto e non sempre va come desideriamo. Così, si crea una specie di ironia
della sorte tra quanto è desiderato e quanto è ottenuto. E tuttavia c’è un
significato creativo in quanto ci accade. Attraverso le prove e gli errori,
le esperienze e i fallimenti, le disillusioni e le lezioni, siamo guidati a
desiderare quello stato supremo in non c’è spazio per l’ironia della sorte.
E’ lo stato più elevato che si possa ottenere nel corso della vita.
L’amore del divino non può mai dare dispiacere a quelli che l’ottengono.
Narada, il grande maestro della Bhakti dice: “La bhakti è quella cosa
attraverso la cui realizzazione si diventa perfetti, immortali e
completamente soddisfatti”.
Non è per desiderio verso la soddisfazione mondana che il devoto ama il
Divino. Per il devoto sincero, la Bhakti è la vera finalità. Egli ama il
Divino per amore dell’amore. Nondimeno, si può dire che un tale amore ha
come corollario uno stato di perfezione, di immortalità e di soddisfazione
indescrivibile.
Shri Ramakrishna dice: “La Bhakti è l’unica cosa essenziale. La migliore
via per il mondo d’oggi è la Bhakti yoga, la via della Bhakti prescritta da
Narada. La Bhakti yoga è la religione per questa epoca”. Intuendo che
queste affermazioni richiedono un spiegazione, Shri Ramakrishna aggiunge:
“Ma questo non significa che l’adoratore del Divino raggiungerà una meta e
il filosofo e il lavoratore un’altra. Ciò significa che se una persona cerca
la conoscenza di Brahman, può raggiungere Questo seguendo la via della
devozione. Il Divino, che ama il suo devoto, può dargli la conoscenza di
Brahman se egli ( il devoto) lo desidera”.
La concezione di Shri Ramakrishna della devozione e della conoscenza è un
po’ differente dalle concezioni tradizionali, appartenendo le une alla
dualità, l’altra alla non dualità. L’aver realizzato che Brahman e Shakti
(il potere di Brahman) sono identiche, è in perfetta correlazione con i suoi
insegnamenti che Bhakti e Jnana sono il dritto e il rovescio dello stesso
capo. Egli dice infatti: “La conoscenza e l’amore del divino sono una cosa
sola. Non c’è differenza tra la conoscenza pura e l’amore puro”. La prova
che non c’è differenza tra la conoscenza pura e l’amore puro può essere
largamente percepita nella devozione di Shri Ramakrishna e in quella di
Swami Vivekananda.
Ramakrishna raccomandava la bhakti yoga come la religione di oggi per una
ragione semplice. E’ per compassione della moltitudine che egli lotta. Il
Signore non opera perché la liberazione sia sulle spalle del devoto. La
liberazione è il compito del Signore e il privilegio del devoto. Dio si
incarna nel mondo per aiutare l’umanità, e il genere umano non può
assolutamente e in nessun modo fermare questo. Il Signore del maya sa dove
il maya crea gli attaccamenti.
Le parole di Shri Ramakrishna sono di un realismo supremo e tuttavia piene
di compassione illuminata: “Per l’epoca attuale seguire l’Jnana yoga è.molto
difficile. Prima di tutto, la vita di un uomo dipende completamente dal
cibo. Poi, il periodo della vita è corto. Infine, egli non può liberarsi
della consapevolezza del corpo. Lo jnani dice – io sono Brahman; Io non sono
il corpo. Io sono aldilà della fame e della sete, della malattia e della
sofferenza, della nascita e della morte, del piacere e del dolore”.
Come potete essere uno jnani se avete coscienza della malattia, del
dispiacere, del dolore, del piacere e di quanto gli corrisponde? L’umanesimo
(l’ingegnosità, la chiaroveggenza) di Shri Ramakrishna non si fermano qui.
In un altro contesto egli dice: “Lo jnani yogi desidera realizzare
Dio-Brahman, l’Impersonale, l’Assoluto e il Non-Condizionato. Ma, in linea
di massima, una siffatta anima farebbe meglio, nell’epoca attuale, ad amare,
pregare e abbandonarsi totalmente a Dio. Il Signore salva il suo devoto e
gli accorda anche l’jnana-brahma se il devoto lo desidera ardentemente e ne
è assetato. Così, lo jnani yogi raggiungerà perfettamente la jnana come la
bhakti. Gli sarà dato di realizzare Brahman, ed egli aspirerà alla volontà
divina di realizzare il Dio personale del Bhakta”.
Shri Ramakrishna vuol dire che la Bhakti non è una via specifica della
dualità: può essere un cammino personale di realizzazione dell’Impersonale
parallelamente alla via tradizionale generalmente conosciuta come jnana
yoga. In questo modo la finezza (chiaroveggenza) eccezionale di Shri
Ramakrishna allarga i confini dell’idealismo spirituale annichilendo le
divisioni artificiali che separavano tradizionalmente la via dello Jnana e
della Bhakti.
In altri termini, non solo il suo maestro della non-dualità, Totapuri, ma
anche i suoi discepoli più eminenti che aspiravano all’advaita hanno finito
con l’accettare che la Madre Divina Kali era fondamentale non solo nelle
loro vite, ma anche in tutta la saggezza del Vedanta. Questa saggezza, che
Swami Vivekananda ha appreso in modo particolare da Shri Ramakrishna, egli
l’ha
insegnata più tardi nella sua vita come la sintesi di tutti gli yoga. Questo
insegnamento è rappresentato sull’emblema dell’Ordine di Ramakrishna.
Con questa visione retrospettiva possiamo ora focalizzarci sulla via
dell’amore
divino.
Prima di tutto, consideriamo alcune trasformazioni tangibili attraverso cui
la bhakti benedice le nostre vite. Queste sono considerate come difficili
da raggiungere attraverso altre vie, diverse dalla bhakti.
Possiamo dire che la bhakti conferisce al devoto quattro tipi di
benedizioni:
1.- la capacità di conquistare se stessi
2. – la capacità di provare gioia o di essere soddisfatti
3. – la capacità di salvaguardia o di preservazione
4. – la capacità direttrice e integrante
Vediamo ora di discutere brevemente come esse agiscono nella vita di ogni
giorno.
La Bhakti conferisce al devoto la capacità di conquistare se stesso, e con
essa si giunge a padroneggiare i due tipi di ostacoli che tendono a creare
l’asservimento
dell’anima.
Il primo gruppo si compone dei sensi intrinseci all’uomo, non controllati,
che lo perturbano dentro. Il secondo consiste nelle tentazioni del mondo che
lo intrappolano dal di fuori. Ogni persona che si sforza seriamente di
raggiungere l’eccellenza spirituale dovrà confrontarsi con i due gruppi di
ostacoli e padroneggiarli. Essi sono i pericoli più potenti e più costanti
sul cammino spirituale. Ma come pervenire al dominio di questi due gruppi
di ostacoli?
Una volta, un devoto ha chiesto a Shri Ramakrishna: “E’ necessario, Signore,
che si debba giungere prima di tutto al controllo dei nostri sensi
attraverso una giusta discriminazione?”. Shri Ramakrishna ha risposto:
“Bene, questa è una via, la via della giusta discriminazione. Nella via
della bhakti, il controllo di sé viene da solo – e viene molto facilmente.
Più il nostro amore per il Divino aumenta, più i piaceri dei sensi. potranno
divenire più insipidi”. E più avanti egli dice: “Una volta che la fede per
il divino è completamente risvegliata, tutte le cattive passioni come la
lussuria e la collera sono totalmente distrutte”.
Shri Krishna dice: “Così come il fuoco acceso riduce la legna in cenere,
così la devozione a Me distrugge totalmente tutti i peccati”. E aggiunge:
“Così,un devoto che si vota a Me e non essendo padrone dei sensi è turbato
dagli oggetti dei sensi, generalmente non è dominato da essi in ragione
della sua profonda devozione”.
Queste assicurazioni non fanno forse crescere in noi l’entusiasmo?
2. La Bhakti conferisce al devoto la capacità di provare gioia o di essere
soddisfatti. Questo è relativo a tutta l’acquisizione della felicità (o
della pienezza) nella vita. Così Narada dice: “Ottenendola, un uomo non
desidera nient’altro; egli non si rallegra di nulla: egli non agisce per
servire il suo interesse personale”.
Si può essere deformi. Si può essere brutti, ciechi o infermi. Si può
soffrire di una malattia incurabile. Si può non avere il potere della
seduzione o un talento pronunciato, si può essere di una mediocrità
indescrivibile. Potete essere un uomo povero, potete non avere educazione,
non avere amici, voi potete essere vittima dell’ingiustizia sociale o
dell’oppressione
politica. Se non avete l’amore del divino, una qualunque di queste
situazioni è sufficiente per rendervi miserabili. E abbastanza sovente,
nella nostra vita, ci sarà una combinazione di due o più di questi ostacoli
che trasformano la vita in una costante agonia.
Ma per chi ha nel cuore amore per il divino, nessuna di queste situazioni
può rendere la vita miserabile. Per quello di cui Dio ci ha privato, Dio
stesso ci colma dentro rivelandosi più vicino a chi gli è devoto.
Se siamo privati dei beni materiali comuni e di sostegno psicologico, e
nello stesso tempo non siamo confortati da un minimo di amore del divino, la
situazione diventa infatti tragica.
Per quanto provvisti di bellezza, denaro, istruzione, potere e fama – tutto
ciò che la gente apprezza – se non si ha l’amore del Divino, anche se si
possiede l’uno, alcuni o tutti questi doni e valori, è come se si viaggiasse
verso la propria rovina sulla linea del TGV.
E’ detto in un proverbio cinese:
“Quando il divino porta la sventura ad una persona, gli offre una qualche
possibilità di riempirla di gioia perché la disgrazia possa essere ricevuta
in maniera proficua; quando Dio vuole prodigare benedizioni a una persona,
le infligge una piccola disavventura e vede come la persona può trarne
profitto”.
Solo il devoto sincero riceve davvero dalle mani piene di grazia del
divino tali esperienze destinate alla sua evoluzione.
La bhakti, quando continua ad intensificarsi presso il devoto arricchisce
spontaneamente la sua natura interiore di tesori divini come la
non-violenza, la verità, l’assenza di collera, il distacco, la calma,
l’assenza
di calunnia, la compassione per gli esseri, l’assenza di cupidigia (di
desideri), la dolcezza, la modestia, la ponderazione, l’intrepidezza, il
perdono, il coraggio, la purezza di cuore, la benevolenza, la modestia, etc.
Così come i fiori di primavera appaiono in spazi inattesi, così dall’avvento
dell’amore del divino, queste qualità sbocciano nella vita del devoto senza
che siano ricercate. Colui la cui comprensione è stata risvegliata sa che
nessun tesoro più ricco può essere trovato in qualunque sorta di
soddisfazione: è allora che il bisogno di compensazione non comparirà mai
più.
3. La Bhakti conferisce al devoto la capacità di salvaguardia o di
preservazione. Le inquietudini della vita consumano anche la resistenza del
mentale. Nella maggior parte delle società, il crescere delle inquietudini
sembra progredire con l’aumento dell’abbondanza. Più una società è ricca,
più le case diventano infelici. Ma per il devoto sincero, è così facile
liberarsi delle sue inquietudini !
Il saggio Narada dice nel suo aforisma sull’Amore Divino: “Il bhakta non ha
più motivo di preoccuparsi delle miserie del mondo, perché egli ha
abbandonato il suo sé individuale, il mondo e i Veda al Signore Supremo”.
Se un uomo dice di amare il Divino e tuttavia si preoccupa di ogni sorta di
cose, egli mente semplicemente a se stesso. Un vero devoto del supremo non
ha più inquietudini. Per di più, la bhakti distrugge le tendenze immorali e
dunque preserva il devoto da ogni tipo di sofferenza che altrimenti avrebbe
segnato il suo destino. E ancora, se il devoto può realmente abbandonare il
suo ego e il suo karma al Signore, egli è liberato dagli effetti di
asservimento al karma e delle interminabili miserie che ne derivano.
Infine, al di là e al di qua di tutte queste benedizioni, c è la
dichiarazione inequivocabile del Supremo: “Arjuna” egli dichiara
arditamente “(Stanne certo) Il mio devoto non muore mai”. Interpreteremo
questa dichiarazione che è stata fatta a più riprese attraverso le
incarnazioni, dicendo che qualunque cosa possa accadere al devoto in
relazione alle situazioni mondane, il Signore Supremo veglierà, attraverso
tutti i pericoli, sull’evoluzione del devoto e lo guiderà verso lo scopo
ultimo della vita, cioè Dio.
4. La Bhakti conferisce al devoto la capacità direttrice e integrante ed
eleva un essere umano, originariamente inerte, al livello di una persona
altamente evoluta attraverso il canale per cui l’amore e la luce del divino
possono manifestarsi anche nelle case degli uomini
La Bhakti può essere definita come un innalzamento alla verticale delle
nostre emozioni attraverso un’armonizzazione di tutte le nostre energie
interiori per la conquista più intima del divino. Una tale verticalizzazione
delle energie ci rende simili ad un’unica fiamma che si eleva. In un vero
bhakta non c’è nulla che sia dissipato, nulla che sia disperso.
L’integrazione
è così spontanea che c’è il minimo di lotta per (il raggiungimento di)
questo stato. Tutto diventa chiaro come una sinfonia divina in una struttura
perfetta dell’armonia ultima della vita.
Swami Vivekananda lo attesta ( lo corrobora): “La Bhakti non è distruttrice;
lei insegna che tutte le nostre facoltà possono divenire mezzi per
raggiungere la liberazione. Noi dobbiamo dirigerle tutte verso il Divino e
offrire a Lui questo amore che abitualmente è disperso nei fugaci oggetti
dei sensi”.
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