L’appetito è innato

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L’appetito è innato

di: Donata Allegri – ecplanet.com

La leptina, scoperta nel 1994, è un ormone prodotto dagli adipociti e serve a stimolare
l’ossidazione degli acidi grassi e l’assorbimento del glucosio; essa inoltre previene l’accumulo di
lipidi nei tessuti non adiposi, regola la termogenesi e controlla il peso corporeo con azione
centrale a livello ipotalamico e periferico, attivando il sistema nervoso simpatico. Limita
l’assunzione di cibo causando nell’animale un senso di sazietà ed aumenta il dispendio energetico
dell’organismo.

Ricercatori dell’Oregon Health and Science University (OHSU) di Portland, guidati da Richard
Simerly, hanno scoperto che il nostro appetito naturale potrebbe già formarsi nel cervello appena
prima della nascita ed essere determinato per il resto delle nostre vite.

I ricercatori hanno fatto scoperte interessanti: nei topi geneticamente modificati per non produrre
leptina i circuiti cerebrali sono meno sviluppati, ma iniettando leptina si ripristina la normale
struttura cerebrale. Questo dimostra che la leptina può influire direttamente sullo sviluppo delle
strutture cerebrali coinvolte nella regolazione del peso corporeo.

Richard Simerly ha osservato che somministrando leptina ai topi nelle prime settimane di vita, gli
animali da adulti mangiavano molto meno. Esaminando il cervello dei topi, hanno scoperto che nella
parte del cervello che controlla la fame erano presenti più neuroni. La leptina, quindi, svolge un
importante funzione per lo sviluppo cerebrale, agendo specificamente su alcuni nuclei di cellule
cerebrali preposte alla regolazione dell’introduzione del cibo.

Il Dr. Jeffrey della Rockefeller University e dell’università di Yale sostiene che: «La malleabilità
da parte della leptina di questi circuiti della nutrizione ci suggerisce la possibilità che nelle
persone snelle le connessioni cerebrali possano essere diverse da quelle delle persone obese».
Questo spiegherebbe perché alcune persone sembrano avere un peso corporeo prestabilito.

Istituzioni scientifiche citate nell’articolo:
Oregon Health and Science University
Rockefeller University
Yale University

Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com

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