L’arte di meditare

pubblicato in: AltroBlog 0
L’arte di meditare

di Ron Lindhan

Tratto da “Verità Spirituali” – Anno 4° – N. 9

VIVERE “COME BERSAGLI”

(Ron Lindhan è il principale responsabile del Sig Roy Davis (discepolo
vivente di Yoganandaji) e lo segue dal 1970. E’ stato ordinato
ministro nel 1978 quando si trasferì a Lakemont dalla California e da
allora è al suo fianco come membro stabile al Centro di Lakemont del
C.S.A.)

C’è un metodo semplice ed efficace per superare il dolore, superare
gli ostacoli e migliorare la nostra esperienza di vita. Questo metodo
è stato sperimentato per secoli attraverso la sua applicazione
pratica. Viene descritto all’inizio del secondo capitolo degli Yoga
Sutra di Patanjali, così come citato da Roy Eugene Davis nel suo
commento La scienza dell’Auto-realizzazione. “Un intensa
auto­disciplina, uno studio sincero di sé stessi e abbandonarsi a Dio,
sono pratiche del Kriya Yoga” Qui definiamo Kriya Yoga come azioni i
cui risultati danno l’esperienza della piena completezza attraverso
l’unione con l’essenza del nostro essere.

Perché così tanti scelgono il sentiero del Kriya Yoga? E’ un sentiero
di trasformazione. Trasformazione dall’ignoranza, con­dizionata dai
comportamenti abituali, dall’illusione, da un modo di pensare
frammentario e non ultimo, da una sofferenza generale. La
trasformazione è percorso verso la pace, la contentezza, un modo di
vita consapevole, la realizzazione attraverso un servizio utile ed un
risveglio attraverso tappe progressive di realizzazione di Dio e del
Sé verso la liberazione totale della coscienza.

Esaminiamo il primo aspetto della pratica del Kriya. La pa­rola
Sanscrita usata da Patanjali è Tapas, che letteralmente significa
calore o bruciare. Negli Yoga Sutra viene tradotto come
auto-discip­lina, austerità e giusta azione. Quando sentiamo la parola
disciplina si può percepire una connotazione negativa. Possiamo
pensare che essere disciplinati significhi fare a meno o essere
forzati verso un cambiamento difficile per ottenere un premio solo in
un futuro in­distinto.

La parola disciplina deriva da discepolo nel suo significato originale
latino, uno studente o allievo, dalla parola “discere”, im­parare.
Essere veramente disciplinati significa semplicemente che siamo capaci
e volonterosi ad apprendere e di venir trasformati dalle nostre
esperienze. Tapas, calore o bruciore, è richiesta in ogni pro­cesso di
trasformazione. Assimiliamo il cibo ed attraverso il metab­olismo di
tapas il cibo viene trasformato, cucinato e alla fine diventa parte di
noi stessi.

Nuove idee vengono assimilate e noi le metabolizziamo usando il nostro
fuoco mentale o energia finché diventano parte di noi, informando e
sostenendo le nostre percezioni e le nostre scelte. Spesso ciò che
impariamo ci rivela come può essere usato per la nostra
trasformazione. Se siamo abitualmente condizionati o legati da
comportamenti abitudinari, il cambiamento può essere scomodo e
possiamo sentirne il bruciore. Se però volontariamente accettiamo
l’esperienza di tapas, di venir cucinati, allora cresciamo di potere
personale ed avanziamo verso la liberazione totale. Patanjali ci
ri­corda che il progresso sul sentiero del nostro risveglio spirituale
dipende dal livello d’intensità e dall’interesse. Se siamo discepoli
motivati, persone che vogliono apprendere, allora ci offriamo come
bersaglio, osservando le nostre azioni, pensieri e comportamenti,
cambiamenti, crescite e trasformazioni.

Parte dello sconforto derivato dal processo di cambiamento e
trasformazione, è dovuto alla tendenza di radicarsi a ciò che
con­osciamo e ci è famigliare, e di essere sospettosi e spaventati da
ciò che non conosciamo. Non sappiamo ciò che sarà la nostra vita dopo
aver cambiato. Non possiamo essere sicuri di cosa aspettarci quando ci
sposteremo dall’area dei confort, non sappiamo come gli altri
re­agiranno quando abbandoneremo vecchia abitudini desuete per
ac­quisirne di nuove. Dobbiamo essere come un acrobata da circo, che
lascia il trapezio al quale si sostiene, con la fiducia che come
vo­liamo nel vuoto, l’altro trapezio sarà lì a sostenerci e farci
proseguire ulteriormente.

Possiamo imparare a sentirci a nostro agio anche con l’ignoto. L’unico
modo d’imparare ad avere una fiducia completa sulla natura
sostenitrice della Realtà è di mettere noi e la Realtà stessa alla
prova, essere disciplinati, voler apprendere e fare ogni cambiamento
neces­sario per rimanere nell’area del bersaglio.

Le nostre azioni disciplinate possono includere le seguenti dimensioni:

– Fisica – Riposare adeguatamente; prendere cibo completo e
nutriente nella giusta misura e combinazione per la costituzione del
vostro corpo e mente; fare esercizio regolare; seguire un programma
giornaliero di attività per realizzare mete e scopi utili; mantenere
l’equilibrio ed essere ordinati in ogni tipo di attività. Ricordate di
essere il Divino in movimento che sempre onora il dono della vita
facendo sempre del suo meglio.

– Mentale – Praticate e sviluppate il potere di
discernimento, diventando Maestri nella pratica dell’immaginazione
creativa, eser­citando la vostra mente a risolvere problemi, quiz e
imparando cose nuove, meditando fino alla completa focalizzazione,
senza divagare con un’attenzione totale come atteggiamento naturale.

– Emozionale – Sviluppate la consapevolezza per tutti
coloro che soffrono; gratitudine per tutte le benedizioni che avete
ricevute e continuate a ricevere; perdono per ogni incomprensione che
ancora conservate per azioni compiute da altri nel passato o per i
vostri comportamenti inappropriati. Lasciate andare tutto, date tutto
a Dio e sviluppate un’attitudine d’impassibilità.

L’impassibilità è quella abilità a muoversi in armonia con la vita
senza essere sviati, distratti o disturbati da ciò che fanno o non
fanno gli altri, rimanendo focalizzati su ciò che è importante,
con­tinuando a realizzare lo scopo della nostra vita con cuore e mente
aperti.

– Spirituale – Praticare la presenza di Dio tutto il
tempo, riconoscendo e relazionandosi all’innata natura divina,
l’essenza spir­ituale di ogni persona; apprezzare e onorare
l’ispirazione. guida e grazia che ci hanno accompagnati dove ora siamo
nella nostra vita e come questa intelligenza innata ci attiva
direttamente, guidandoci e orchestrando il nostro futuro. Meditate
finché non ci sono altre sto­rie né eventi passati, circostanze
presenti o future possibilità, finché la mente diventa chiara e libera
da pensieri, allora rimanete in un silenzio consapevole.

Paramhansa Yogananda afferma: “Devi vivere comunque, perché allora non
vivere nel modo più elevato?” Noi viviamo nel modo più elevato
rimanendo sotto bersaglio, attraverso la nostra volontà di osservare,
praticando l’auto-disciplina, imparando da ciò che osserviamo e
facendo i cambiamenti necessari. Viviamo in questo mondo per
risvegliarci completamente e per vivere con suc­cesso.

Il musicista jazz Charlie Parker disse: ”Devi imparare il tuo
strumento, poi praticare, praticare e praticare. E poi quando
final­mente sali sul palcoscenico, dimenticare tutto e diventare uno
con la musica”. Così è anche con noi. Impariamo il nostro strumento
con l’osservazione, l’esperienza, prove ed errori, e poi pratichiamo,
pratichiamo e pratichiamo ciò che abbiamo studiato, finché tutto è
completamente cotto ed assimilato. Poi non dobbiamo più pensarci,
semplicemente saliamo sul palcoscenico della vita quotidiana e
viv­iamo gioiosamente, in armonia con il nostro destino, realizzando
lo scopo di vivere e condividendo la coscienza di un mondo che si
risveglia.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *