L’arte di tacere e di ascoltare
(di Maurizio Torretti)
Il silenzio maturo ascolta e riconosce, rispettando chi parla. Un radicale
cambiamento in tal senso darà finalmente inizio a un rinnovato rapporto col
mondo e con gli altri, ma soprattutto con noi stessi.
La nostra cultura è quella più satura di suoni e rumori nel tempo e nello
spazio. Ivan Illich sostiene che il silenzio dovrebbe essere considerato un
diritto comune, un “uso civico” che serve alla meditazione, al pensiero,
all’apprendimento, per tacitare le passioni, la sofferenza che viene
dall’ignoranza. In epoche lontane esistevano dei santuari silenziosi,
immersi nella natura, dove chiunque poteva isolarsi per eliminare ogni
tensione psichica. Del resto, come ha bisogno del riposo e del sonno per
rigenerare le proprie energie vitali, l’uomo ha anche la necessità di
momenti di solitudine per ritrovare uno stato di quiete interiore fatto di
silenzio limpido e compatto.
C’è chi rincorre spazi fisici di silenziosa tranquillità per ricostruire il
proprio metabolismo spirituale, e chi invece non bada alla ressa e
addirittura soffre nel trovare troppa quiete negli ambienti naturali,
sollecitato com’è dalla macchina consumistica e dall’irrequietezza che è
propria del nostro tempo. Siamo divoratori di spazio, abbiamo acquisito una
mobilità ignota alle antiche generazioni, ci si muove dietro alle tendenze
dettate dalla pubblicità, siamo condannati da tutte queste realtà oggettive,
da un cambiamento culturale che allontana sempre più dal silenzio da cui si
fugge per paura, come per la paura del vuoto.
Lontano dagli strepiti dell’artificiale e del superfluo, c’è un’etica del
silenzio che non sta nel non parlare, ma nel saper tacere quando è tempo di
tacere, e nel saper parlare quand’è il suo tempo. Una virtù, questa, che
però deve godere della libertà di parlare o di tacere, e sceglierne il
tempo. Uno scrittore americano ricorda il consiglio di un indiano sioux:
quando devi rispondere a una domanda importante, prima di parlare aspetta
cinque minuti. Se rispondi subito le parole vengono dalla mente, se rispondi
dopo aver aspettato vengono dal cuore.
Il culto del silenzio nella preghiera, nella poesia, nella meditazione e
nella letteratura, ha dato luogo a infinite interpretazioni, metafore,
significati. Tra questi, in un mondo dove tutti vogliono esprimere opinioni
e giudizi, l’arte di ascoltare, ovvero di stare in silenzio, è forse quello
più difficile da mettere in pratica. Perché si tratta di un silenzio maturo
che ascolta e riconosce, rispettando chi parla. Un radicale cambiamento in
tal senso darà finalmente inizio ad un rinnovato rapporto col mondo e con
gli altri, ma soprattutto con noi stessi.
Lascia un commento