L’arte di vivere è vivere della propria arte

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L’arte di vivere è vivere della propria arte

di Shriman Matsyavatara Prabhu

Nell’attuale società poter vivere della propria arte è oggi estremamente raro; riuscire a guadagnare
anche solo quel tanto sufficiente per la sopravvivenza sviluppando un proprio talento e svolgendo
l’attività che più si ama, sembra difficile o quasi impossibile se non per pochi eletti. Tra gli
esseri umani è in una posizione privilegiata chi riesce a vivere e a mantenersi economicamente
svolgendo l’attività che più gli sta a cuore, come dipingere per chi ama dipingere, cantare per chi
ama cantare o suonare per chi ama la musica, cucinare per chi ama cucinare, coltivare la terra per
chi ama farlo.

Tuttavia, anche quando questo sogno si realizza, se l’attività preferita, massima espressione di un
proprio talento, non conduce alla individuazione e alla realizzazione del sé, essa assume un valore
molto relativo; come spiega il Bhagavata Purana (I.2.8): qualsiasi compito una persona si impegni a
svolgere, seppur raggiunga l’eccellenza nel compimento, se non è finalizzato alla evoluzione della
personalità ed infine alla realizzazione spirituale, risulta in ultima analisi privo di reale
significato. Dunque è nella posizione più privilegiata la persona che si guadagna da vivere con i
propri talenti e parallelamente realizza la propria natura più profonda grazie allo svolgimento di
attività eticamente elevate, funzionali allo sviluppo spirituale. La posizione di tale persona
risulta privilegiata non solo limitatamente ai parametri estrovertiti della società secolare, ma
anche in riferimento ai valori di società ideali fondate su princìpi etico-spirituali; sia che si
prenda in considerazione una società materialistica, sia che si prenda a modello una società
idealmente e spiritualmente fondata, le persone che operano secondo i propri talenti ponendoli al
servizio della propria ed altrui evoluzione, risulteranno in entrambi i casi di grande valore: nel
primo poiché si dimostreranno persone capaci, laboriose, produttive, appagate e gioiose e saranno
tutt’altro che un peso per la società; nel secondo caso perché, oltre ad avere le qualità sopra
menzionate, saranno per gli altri anche fondamentali punti di riferimento sul piano spirituale.

Chi opera secondo tali elevati parametri di pensiero e d’azione riesce gradualmente a potenziare le
proprie qualità superiori, espandendo creatività e spirito di ricerca ed affinando le proprie
sensibilità ed empatia, perfezionando la propria capacità d’intendere le altrui istanze e quindi di
favorire in maniera sempre più soddisfacente e costruttiva l’evoluzione delle persone con cui
interagisce. In particolar modo lo spirito di empatia permette di offrire prospettive di risoluzione
di problemi anche a persone che si sarebbero altrimenti isolate o rinchiuse nel proprio ego,
frammentate a causa di pressanti dinamiche della vita quotidiana che non riescono a gestire. Anche
queste persone possono essere aiutate da chi ha acquisito la capacità di mettere i propri talenti al
servizio della propria ed altrui evoluzione. La consapevolezza dei grandi tesori interiori che
ciascuno possiede permette di farli riscoprire anche a chi ne ha smarrito la memoria e trasmette
tutta quella forza interiore per rimettersi con vigore in cammino, per proseguire il viaggio
evolutivo affinché gradualmente si giunga al porto sicuro costituito dall’armonizzazione della
propria personalità, dalla trasformazione delle cattive abitudini e dalla liberazione dai
condizionamenti, affinché si possa pervenire a quella dimensione libera e gioiosa, oltre i vincoli
dell’ego, stato d’animo in cui la vita diventa vissuta come un gioco, sicura e colma di significato.
Aiutare se stessi e gli altri nell’opera di bonifica della propria personalità rappresenta l’arte
suprema, ove tutti i talenti, sensibilità ed esperienze confluiscono. Chi può dedicare anima e corpo
a questo alto nobile scopo può ritenersi, tra coloro che vivono delle proprie eccellenze, la persona
più privilegiata.

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