L’ascolto del “sottile”

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L’ascolto del “sottile”

(di Sahaja Ellero)

La meditazione è ascolto. È un processo di ritorno al nostro centro. È
imparare a confrontarci con la vita e con il nostro ambiente partendo da chi
noi siamo e non da come gli altri cercano di definirci.

Nella costante frenesia delle nostre vite, capita a volte che diventiamo
simili a strumenti musicali stonati: poiché non siamo più in grado di udire
le note fondamentali in noi stessi, la nostra interazione con la vita e con
gli altri produce solo dissonanze. Ci sentiamo allora scollegati dal nostro
centro, immersi in una realtà ostile, insicuri sulla strada da seguire e
incapaci di fluire con l’eterno flusso della Vita.

La meditazione è il mezzo per “accordare” il nostro strumento. Ci insegna ad
ascoltare le note fondamentali del nostro essere. Così come un violinista,
mentre accorda il suo violino, deve ascoltare con attenzione certe note
chiave, anche noi dobbiamo ascoltare quello che la vita cerca di dirci, sia
per mezzo di eventi e di persone, sia per mezzo dei sussurri della nostra
anima.

Con il silenzio nato dalla meditazione, la nostra mente impara un po’ alla
volta a sospendere la sua abituale attività di analizzare, di soppesare
alternative, di “parlare” così tanto da non poter udire le melodie che la
supercoscienza le invia.

Per qualche minuto, proviamo dunque a fermare questo processo. Cerchiamo di
entrare in quello stato di coscienza che è lì prima ancora che comincino i
pensieri. Via via che diventiamo calmi, riusciamo più facilmente ad
ascoltare il silenzio interiore.

“Ascoltare” significa essere pienamente consapevoli, senza scivolare via con
la mente in un piacevole stato subconscio, ma elevandoci fino a uno stato di
coscienza più elevato.

Ci sono infatti tre stati di coscienza: non solo quello conscio e quello
subconscio, ma anche quello superconscio. “La mente conscia è il nostro
stato abituale di veglia e rappresenta solo una piccola parte della
coscienza totale”….

“La mente conscia è il nostro stato abituale di veglia e rappresenta solo
una piccola parte della coscienza totale” scrive Swami Kriyananda, da oltre
trent’anni uno dei massimi esponenti dello Yoga in Occidente, nel suo libro
‘Io amo meditare (Ananda Edizioni)’, un prezioso manuale ricco di consigli
pratici sia per chi vuole imparare a meditare che per chi medità già.

“Una parte di gran lunga più vasta giace nel subconscio, che è la parte
nascosta ma spesso dominante della nostra psiche. Il subconscio è come un
immenso oceano, con i suoi fondali di montagne, vallate e vaste pianure. La
consapevolezza cosciente emerge da questo oceano come una piccola isola;
invisibile al suo abitante è l’immensa regione subacquea che la circonda: le
infinite abitudini, tendenze e sensazioni indistinte che giacciono sotto la
mente conscia e rappresentano una zona più indistinta, nondimeno molto
reale, della nostra consapevolezza totale”.

La supercoscienza, al contrario, rappresenta un grado molto più elevato di
consapevolezza; anzi, è la vera fonte di tutta la consapevolezza. Sia la
mente conscia sia quella subconscia si limitano a filtrare quella
consapevolezza più elevata, abbassandola, per così dire, come il
trasformatore converte un voltaggio elevato in uno inferiore e fa sì che la
corrente elettrica possa essere utilizzata nelle case.

“Si può paragonare la supercoscienza al cielo infinito sopra di noi, con le
sue innumerevoli stelle” scrive ancora Kriyananda. “Sappiamo che le stelle
sono sempre lassù, scintillanti, eppure possiamo vederle unicamente quando
il sole non le oscura inondando il cielo con la sua luce. La luce del sole,
in questa analogia, rappresenta i pensieri e le emozioni generati dall’ego,
che offuscano la consapevolezza supercosciente nel cielo della nostra mente.
La supercoscienza è comunque sempre con noi; semplicemente, non è attiva nel
normale stato di veglia cosciente”.

La supercoscienza è situata, come dice il nome, al di sopra del nostro stato
di veglia cosciente. Da quel livello superiore provengono occasionalmente
profonde intuizioni e ispirazioni, quando la mente si trova in uno stato di
calma e di elevazione spirituale. Queste intuizioni, a volte, penetrano la
luce dello stato di veglia dell’ego, come le splendenti comete che a volte
si intravedono nel cielo anche in una giornata luminosa.

La supercoscienza è il regno dell’autentica intuizione. È qui che
sperimentiamo l’estasi nei momenti di intensa preghiera o di elevazione
interiore, quando l’irrequietudine dell’ego è stata per un attimo domata. È
qui che sperimentiamo la nostra Essenza più profonda: la pace, la gioia,
l’amore del nostro vero Sé.

Attraverso la meditazione, mantenendo la mente in uno stato di ricettività,
impariamo presto ad ascoltare questa verità interiore, nella tranquilla
consapevolezza della supercoscienza. La meditazione quotidiana ci guida
allora alla pace che abbiamo così a lungo cercato: la pace dell’anima che ci
attende al centro del nostro vero essere.

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