Introduzione al Buddhismo Theravada: Secondo Dialogo:
Le 4 Nobili Verità (parte 3) di Guido Da Todi
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Il Dalai Lama – che, sapete, è la guida spirituale del Mahayana, cioè, del
Grande Veicolo, uno dei due settori fondamentali del buddismo…il Dalai Lama
ha scritto un ottimo testo “La via del buddismo tibetano”.
È una buona opera, editata dalla Wisdom Publication (Richard Gere, il
famoso attore, ha creato una fondazione che faciliti la diffusione del
buddismo nel mondo: la Gere Fondation, da cui nasce la Wisdom Publication)
Ebbene, nel volume (molto interessante, tra le altre cose, perché
scorgerete le differenze tra il Grande Veicolo del buddismo e il Piccolo
Veicolo Theravada…vi consiglio di leggerlo) a un certo punto, il Dalai
Lama, parlando, appunto di questa non accettazione del sé eterno delle
cose, dice…
“…attenzione, non entrate nel nichilismo, perché, vedete tutti quanti noi
siamo composti da una serie di elementi…”
(…lo studieremo, lo studieremo… vi ho detto che noi stiamo affrontando in
modo abbastanza ostico – ma, con semplice buona volontà – un discorso che
si delineerà chiaramente più avanti…Buddha ha seguito con attenzione,
anello dopo anello, come è formata la struttura occulta dell’ uomo e della
donna [parleremo degli Skanda più avanti, delle percezioni, ecc..]; quindi,
non crediate che Buddha non sappia quello che dice…. Ma lì dentro – in
tutte queste analisi, non troverà un io…. C’è un “continuum mentale”, che
sopravvive, lungo le rinascite…Questo, sì…)
…. Il Dalai Lama afferma, allora…
“…Ci liberiamo solo negando l’esistenza di questo io artefatto, un po’
fantoccio, che noi chiamiamo io eterno, e che ce ne combina di tutti i
colori… la superbia, il senso egocentrico e dilatato del sé…e tutti i
misfatti, che ne derivano, gli egoismi …il mio… il rubare, e le famiglie
che si scannano. Ogni dolore viene all’esistenza, dall’errato credere che
ci sia un sé da proteggere… Noi siamo, invece, rinascita dopo rinascita, un
assieme di – chiamiamolo così – pacchetti karmici, che produciamo
continuamente e da cui dipendiamo, immersi come ci troviamo in questa rete
universale di azioni condizionate.
E perciò conserviamo, in ogni rinascita, un “continuum mentale” dei nostri
precedenti pensieri, delle nostre precedenti abitudini, che trasciniamo, di
vita in vita, come un puro agglomerato di elementi karmici; i quali ci
donano il senso errato di un io persistente
Ma non è un io, quella “crosta secca”, che ci dovremmo portare appresso,
sempre identico e sempre uguale.
Quindi il Dalai Lama dice, finalmente, nel suo testo spirituale…
“…Ecco, il “continuum mentale” dura e sopravvive. Non l’”io”…”
In questo senso, noi non smettiamo di esistere.
…Difatti, torno a ripetere, Buddha non affermò che non esistiamo, mentre ci
esortava ad estirpare questa unghia incarnata, questa spina che abbiamo in
noi, e che chiamiamo io.
Lui sostenne che, comunque ed in ogni caso, continuerete ad avere un
continuum mentale.
Amici miei, vi posso confessare che i momenti di pace più grande e di gioia
più intensa li ho quando realizzo questa inesistenza dell’io.
….A me piace molto l’acqua, l’acqua minerale, e allora ecco….mi dovete
credere… approfondendo lo sguardo mentale in quello spazio dove prima c’era
un io…. certamente delle tracce ne esistono sempre…chiariamolo, ecco…però è
come se ci fosse una massa di bollicine…una delle quali continua a
sostenere, tra le altra… “io sono io!”… e poi sparisce.. ed ecco che ne
appare una nuova…ed un’altra ed un’altra, a dire: “io sono io!”…
Ma, sono delle strutture karmiche a mostrarsi…è il nostro “continuum
mentale”…non un io statico e immutevole!……
Può sembrare un ragionamento grazioso, carino… ma se non vivete sulla
vostra pelle l’inesistenza di quella lama tagliente che è l’io, dentro di
voi…se non vi decidete ad eliminarla, questa lama…. se continuate a voler
trattenere l’immagine immobile di un io, di questa impermanenza
esistenziale….. le vostre mani sanguineranno continuamente, quando le
poggerete su quel rasoio….
Fate fluire, invece, dolcemente e teneramente questo continuum di energia
mentale.
Tra le altre cose, approfondendo lo sguardo in quello spazio dove voi
credevate ci fosse un io, ma che invece è il pacchetto del vostro karma di
rinascite passate, e che è la base delle prossime rinascite, voi troverete
anche delle soluzioni a molti problemi; rintraccerete anche il karma delle
vite passate, quelle vibrazioni che vi portate dietro da millenni.
Voi non lo sapete ancora, ma ripensando a quello che io vi sto dicendo
adesso, quando noi affronteremo il metodo dell’applicazione pratica, della
Vipassana, di quel insegnamento liberatorio dalle trappole della rinascita,
capirete cosa intendo dire quando parlo di vibrazioni, di percezioni e di
sensazioni di questo genere.
Ecco, quindi, tutto ciò ha a che fare con la seconda verità e la introduce.
Ho voluto, praticamente, indicarvi – prima di affrontare quanto espone la
seconda Verità – delle cose fondamentali, delle illusioni fondamentali in
cui l’uomo è intrappolato e che lo incatenano ai propri piedi e non lo
fanno muovere da lì.
Impermanenza, ecco la ragione della sofferenza; l’impermanenza delle cose,
l’insoddisfazione e la non sostanzialità, la mancanza di un àncora
fondamentale nelle cose.
Da ciclo a ciclo, da rinascita a rinascita, l’uomo e la donna portano con
sé il proprio continuum mentale, arricchito dal karma positivo, o negativo,
di quelle esistenze….
Viene detto che il karma è un grande segugio, e non esiste angolo più
nascosto del mondo ove il karma positivo e negativo non venga a
rintracciare questo continuum mentale….che un tempo era chiamato l’io di un
uomo, o l’io di una donna.
Ora, in ultima analisi, voglio esporre alla vostra attenzione più viva, che
qui ci troviamo di fronte a una esperienza reale, precisa…di fronte ad un
fenomeno vero e metafisico, simile alla pupa, che si libera dall’ abito che
la imprigiona; alla la farfalla, che getta via la sua crisalide…
È così, l’uomo si libera del suo io, ad un alto livello di evoluzione…
Esiste, distribuito in tutto l’universo, un tipo di coscienza, che possiamo
chiamare una specifica auto realizzazione. L’uomo non è più identificabile
in qualche parametro e in qualche localizzazione temporale-spaziale, quando
si libera dell’idea imprigionante del suo io.
Vi ripeto, credetelo!… questa è una vera realizzazione.
Buddha teneva molto a dire che era possibile questa libertà ultima.
Non perderete certamente la connessione con la vita, smarrendo il vostro
io, eliminandolo, perché – come vi ho gia spiegato – il vostro continuum
mentale sarà eterno in voi.
Però, vi posso garantire che la gioia, la liberazione, la felicità, la
beatitudine che si provano nel realizzare che non siamo un sé illusorio,
singolo e separato dal resto delle cose… ma, siamo la vita ineffabile… è
qualche cosa che non si può spiegare.
Difatti, a chi glielo chiedeva… a chi gli faceva la domanda….”…Ma, qual è
la gioia, e l’esperienza della fine di tutto quello che insegni?…” Egli
non rispondeva.
Egli si limitava, l’Illuminato, a dare dei parametri, a indicare l’assieme
dei suoi insegnamenti…. ed è tramite lo sfilare via la forma dalla proprio
anima, ed entrare in questi concetti maestosi, come il non essere, la
momentaneità delle cose, che si arriva alla beatitudine finale.
Quindi, io vi prego, provateci! Fa parte delle vostre capacità intuire
quanto io vi dico.
Non rendete difficili questi concetti… liberatevi del vostro sé!…
liberatevi del vostro sé!…
Leggiamo quello che Ajahn Sumedo dice, in proposito, in uno dei suoi
scritti.
“Quando il Buddha tenne il sermone sulle 4 Nobili Verità, uno solo dei 5
discepoli lo capì veramente. Solo uno ebbe un’ intuizione profonda. Agli
altri piacque e pensarono “…è proprio un bel insegnamento…”; ma, solo uno
di essi, Kondanna, comprese perfettamente ciò che il Buddha voleva dire.
Anche i Deva gli Angeli stavano ad ascoltare il sermone…”
“I Deva…”dice sempre Ajahn Sumedo “…sono creature celesti, eteree, molte
superiori a noi. Non hanno rozzi corpi come noi; hanno corpi eterei e sono
belli, gentili, intelligenti. Ma, anch’essi, seppur dilettati dal quel
sermone, non ne furono illuminati. Si dice che furono molto contenti
dell’illuminazione del Buddha, e che, all’udire l’insegnamento del Buddha,
lo acclamarono attraverso tutti i cieli. Cominciarono i Deva, gli Angeli
del primo livello, e poi quelli del secondo livello e presto tutti gli
Angeli di tutti i livelli ne gioirono. Su, su, fino al più alto regno di
Brahma. Tutti erano contenti che si fosse messa in moto la ruota del
Dhamma. Eppure, dei 5 discepoli, solo Kondanna fu illuminato, ascoltando il
sermone.
Alla fine del Sutta, Buddha lo chiamò “Anna Kondanna”. Kondanna significa
‘profonda conoscenza’; per cui, Anna Kondanna significa ‘Kondanna, che sa’.
Cosa sa Kondanna? Quale fu l’intuizione che il Buddha gli riconobbe alla
fine del sermone?
Fu questa: “.. tutto ciò che è soggetto a nascere è soggetto anche a
cessare. Può darsi che non ci sembri una grande intuizione, eppure essa
implica una verità che riguarda l’universo intero. Tutto ciò che è soggetto
alla nascita è soggetto anche alla cessazione. È impermanente, senza un sé…
perciò, non siate avidi, non lasciatevi illudere da ciò che nasce e cessa.
Non cercate protezione, rifugiandovi e credendo in ciò che nasce, perchè è
destinato a cessare. Se volete soffrire e sprecare la vostra vita, andate a
cercare ciò che nasce; inevitabilmente, vi porterà alla fine, alla
cessazione. Non per questo…” continua Ajahn Sumedo “…diverrete più saggi.
Anzi andrete in giro ripetendo sempre vecchi modelli di comportamento, e,
alla morte, vi accorgerete di non aver imparato nulla di importante durante
la vita.”
“…Invece di pensarci soltanto…contemplate che tutto ciò che è soggetto a
nascere è soggetto a cessare. Applicatelo alla vita in generale ed dalla
vostra esperienza in particolare… Comincerete, allora, a capire. Prendete
nota: inizio – fine. Contemplate come stanno le cose. Tutto il mondo
sensoriale nasce e cessa, comincia, e finisce e in tal modo si può avere la
comprensione perfetta “Sammabitti” ancora in questa vita.”
“Non so quanto tempo…” continua Ajahn Sumedo, a scrivere, “…non so quanto
tempo Kondanna visse dopo il sermone del Buddha, ma sicuramente in quel
momento raggiunse l’illuminazione, e da allora in poi ebbe una perfetta
comprensione.”
Dice, allora, la seconda Nobile Verità….(queste sono le parole
dell’illuminato):
“Qual è la Nobile Verità dell’origine della sofferenza?”
Abbiamo già visto che la prima indicava l’esistenza della sofferenza e che
voi dovevate sapere che esiste la sofferenza, ovunque ed in voi.
Quindi, dice la seconda Nobile Verità:
“… qual è la Nobile Verità dell’origine della sofferenza? È la brama… che
dà luogo a una nuova rinascita e, legata alla voluttà e al desiderio, trova
nuovi piaceri, ora qui, ora là…”
Ossia, brama del piacere dei sensi, brama di esistenza, brama di non
esistenza…”(poi capiremo cosa vuol dire esattamente ‘brama di esistenza,
brama di non esistenza’)
“…Da dove questa brama sorge?” continua Buddha, “… e prende vigore? Ovunque
vi siano delle cose che sembrano dilettevoli e gratificanti, da lì questa
brama sorge e prende vigore. C’è la Nobile Verità dell’origine della
sofferenza, questa fu la visione, l’intuizione, la sapienza, la conoscenza,
la chiarezza che sorsero in me su cose mai udite prima. Questa Nobile
Verità deve essere compresa a fondo, abbandonando l’origine stessa della
sofferenza. …Questa Nobile Verità è stata compresa a fondo, abbandonando
l’origine stessa della sofferenza. Questa fu la visione, l’intuizione, la
sapienza, la conoscenza, la chiarezza che sorsero in me su cose ma udite
prima.”
La seconda nobile verità nei suoi tre aspetti enuncia:
…C’è l’origine della sofferenza, che è l’attaccamento al desiderio…
…..bisogna lasciare andare il desiderio…
….Il desiderio è stato abbandonato….
Questa seconda nobile verità, ci dice, intanto, una cosa;ci regala un
grande concetto.
Non nasciamo, non entriamo nella vita, già come degli asinelli, con questo
dolorante basto sulle spalle, ecco, e con questi macigni che dobbiamo
trascinare…
Noi non nasciamo in un mondo, dove già preeesiste la sofferenza….
Ecco, approfondite questa verità di fatto…qualunque sofferenza interiore
che avete è innata…
…È li perché in qualche maniera, nel vostro subconscio, l’avete fatta
nascere voi stessi.
Di questo prendetene atto…di questo prendetene atto….
E dice ancora Buddha…è importante… vedete come lui, alla fine di ogni
enunciato sottolinea sempre:
“Questa fu la visione, l’intuizione, la sapienza, la conoscenza, la
chiarezza che sorsero in me su cose mai udite prima.”
Non potete immaginare quanto sia rilevante che qualcuno vi dica
dell’esistenza del male, del contagio in voi, e fuori di voi…
…Se non si conosce la nostra malattia, come se ne può guarire?…
Ecco la sofferenza.
Convincetevi che questa sofferenza non è un vostro “fatal destino”, ma, in
qualche maniera, siete tutti quanti voi…siamo tutti quanti noi i suoi
produttori…
Dice la seconda nobile verità, che ci sono tre tipi di desiderio: desiderio
per il piacere dei sensi (si chiama in linguaggio dhammico “Kamatana”)… e
beh, è chiaro no?… Io non so se avete qualche amico (io ne ho, a cui
voglio molto bene).. il cui problema è di arrivare al sabato, alla
domenica, quando c’è l’abituale bella cena al ristorante; oppure, quando
può ottenere un rapporto sessuale particolare…
Insomma, quando è coinvolto in quel qualche cosa di materialistico che fa
perdere di vista la vibrazione dell’anima….
Vorrei, qui, chiarire…
Non si ha nulla contro il desiderio…Ripeto, il desiderio, di per se stesso,
è qualche cosa di molto naturale.
È però, essere sottoposti al desiderio e perdere di vista la nostra dignità
che ci fa coinvolgere, e ci traina in quella ruota – e la si dovrebbe
propriamente chiamare ‘della tortura’ – che sono le rinascite.
Ed allora, ecco i tre tipi di desiderio:
desiderio del piacere dei sensi
desiderio di essere
e desiderio di non essere…
Ed alla base di questi tre desideri, si annida il sé.
Se abolite il sé, tutto ciò viene tagliato alla radice, lo capite?
Essere qualchedun’altro… essere in una situazione diversa da quella in cui
ci troviamo…
O il desiderio di non essere…di evitare…
Cioè, i perfetti nichilisti, no?
“….Non mi piace nulla, non vedo che inesistenza, non vedo che morte, non
vedo che niente attorno a me….”
Anche questo è sbagliato …..
Vedete quei giovani rampanti, no?… che io, personalmente, ho frequentato
per tutta la vita, a causa dei miei impegni lavorativi: il mondo delle
responsabilità industriale…
E qui si nota sempre, evidente…un vuoto meccanico, un’ allucinante brama di
far carriera, di essere, di divenire…
I rampanti…
Oppure, quando si raggiunge una posizione di potere, in qualunque posto,
non soltanto nelle industrie, e la si deve mantenere….
insomma, quando ci si affida completamente alla materia ed al sofisticato
modo di manifestarsi della materia. …
O il desiderio, ripeto, di non esistere….i nichilisti…. coloro che si
rintanano.
Molte volte, amici miei, l’estremo opposto è chi si rifugia, per esempio,
in un monastero, in un convento, perché rifiuta la vita.
Questo è un esempio, ovviamente. Non è il caso di tutti quanti coloro che
si trovano nei conventi e nei monasteri.
Ecco, questo è anche un altro tipo di desiderio.
Teniamo, allora, presente che la sofferenza esiste perché provocata da
questi tre tipi dei desideri negli uomini. …
Ma ascoltate….
La spiegazione della seconda nobile verità, non sarebbe completa se non
aggiungessi ancora quanto sto per dirvi.
Il desiderio, come ho detto, di per se stesso, non è sbagliato, fa parte
della natura, fa parte della vita..
Quanto si dimostra errato è l’identificarci con i desideri.
In effetti, non dobbiamo odiare noi stessi perchè abbiamo, per esempio, dei
desideri sensuali, oppure perché siamo molto ambiziosi, oppure perché siamo
dei nichilisti.
La seconda nobile verità non ci dice di odiare i desideri… ma, ecco,
attenzione!…di esserne consapevoli.
Cosa vuol dire?
Significa, secondo Buddha, che, non appena sperimentiamo il desiderio –
origine della sofferenza – possiamo metterlo da parte, lasciarlo andare…
Egli ci insegna che, quando ci accorgiamo che siamo preda del desiderio,
non dobbiamo iniziare a deambulare, a camminare come degli addormentati…che
sono, appunto, spinti, quasi come la gran parte dell’umanità, dal
desiderio, dagli istinti, o altro di simile.
Se lo osserviamo soltanto, il desiderio, quando avvampa; se lo
contempliamo, lo ascoltiamo, senza rispondergli…… non ne saremo più
attaccati.
Quindi, quando lo riconosciamo per quello che è – un corpo estraneo, che si
dibatte vedremo, in breve tempo, staccarsi questa cozza dalla nostra anima.
Ecco, il sistema.
Quindi, la prima Nobile Verità ci indica che esiste la sofferenza. La
seconda Nobile Verità ci indica che la sofferenza esiste perché sono i
desideri da cui veniamo coinvolti, con cui ci identifichiamo, che producono
questo nostro andare verso tanto mare, fino ad esserne coinvolti, e perdere
il controllo, e diventare ciechi.
Ma, invece, se noi osserviamo il desiderio, ne siamo semplici testimoni
obiettivi, senza venirne compromessi, ecco che quello inizierà a divenire,
a sua volta, titubante ed a staccarsi da noi.
Quante cose abbiamo detto, quanti concetti abbiamo toccato sino ad oggi e
sino a questo momento…tanti…tanti…
Ci siamo resi conto della natura della vita, e di come l’ago sottilissimo
del ragionamento del grande Illuminato penetri proprio lì, dove,
esattamente, il polso della vita duole.
Dove la vita è legata, il Grande Medico vede la sofferente umanità; ed
abbiamo già spiegata la natura di tale sofferenza.
Tu non soffri, forse, che mi ascolti?… Come?… Certo che soffri!… nei
tuoi momenti di silenzio, nelle prospettive che tu hai per l’ avvenire,
nella tua sensazione, nel tuo sentire che esiste un ciclo di rinascite…nel
temere i tuoi destini cosmici…e che fine farai …..e quando finalmente
entrerai in quella corposa realtà che tu senti, percepisci esistere….quella
perfetta felicità, che il Buddha chiama Nibbana, o Nirvana… e di cui un
altro nome è “non sé”
Ecco, noi ci stiamo sforzando di raggiungere proprio questo stato finale di
grazia cosmica…..
Buddha, quando si illuminò – lo abbiamo già detto – riscoprì una verità che
si ripete e realizzò quanto queste parole che io sto dicendo oggi siano
state una chiave, un lenimento anche nei millenni e negli eoni passati…
Altri Buddha vennero a pronunciarle. Quindi, non sottovalutate l’
antichissima e sottile psicologia che stiamo approfondendo…
Si dice che anche se il Buddha non ne avesse riscoperto la strada, la
verità sarebbe stata questa, e solamente questa
Ossia, che ognuno di noi…e non solo l’umanità, ma anche il regno animale….
ma, anche il regno vegetale…ma, anche i minerali tutti soffrono…e che tutto
ha una sua forma di sofferenza e di angoscia…e che soltanto quando si
giunge nell’intelligenza, nel continuum mentale dell’umanità l’uomo può
capire e trovare la chiave per liberarsene.
Quindi, la prima Verità indica qual è la ragione della sofferenza.
E il fatto può sembrare lapalissiano; ma, è importante riconoscerlo… perchè
è inutile mugolare, camminare, trascorrere tante di quelle rinascite con
questa sofferenza, che ci vive sotto la pelle, senza sapere che… stiamo
soffrendo. Senza sapere che si può e si deve uscire definitivamente da
questo circuito.
Ed è importante che qualcuno ce lo dica:
“…stai soffrendo! Tu soffri! Soffri…ma, puoi trascendere questa sofferenza!”
La seconda Verità ci rivela qual è la causa della sofferenza.
Vi apro un breve inciso.
Badate, che ancora non siamo arrivati in quel sottile sistema di una
psicologia rarefatta, molto diafana, in cui Buddha, come un maestro
violinista, tocca le corde più profonde del nostro subconscio, per
estirpare, da lì, le radici vere del nostro dolore e della nostra nascita.
È il metodo Vipassana…ne parleremo. Stiamo, adesso, solo andandoci un
pochino sempre più vicino.
Quindi, la grande capacità psicologica di Buddha, finalmente, ci indica le
ragioni della nostra sofferenza.
Per ora, quindi, permettetemi che io sia ancora alquanto generico e vi
parli del desiderio; ma, anche, del suo opposto: della repulsione!
Tu soffri anche per sottili repulsioni interne verso una variegata
possibilità di situazioni, tue personali, e che ti provengono pure
dall’esterno…
….Una repulsione e un desiderio…
Lasciate, ancora, che io continui a prenderla un po’ alla larga…
Non siamo arrivati a quel dettaglio vero, a quella rifinitura che apparirà
più tardi, nei dialoghi, quando parleremo dei metodi che ci ha insegnato
Buddha.
E continuate a seguirmi sul sentiero in cui sonora vi ho condotto….
Abbiamo parlato della brama, del desiderio cieco, che ci spingono in quel
famoso mare; lì, dove siamo presi a frustate psichiche, siamo coinvolti nei
mulinelli, e quindi soffriamo.
E Buddha afferma che, come esiste la sofferenza, così esiste una causa ad
essa.
Per ora, intanto, diciamo che è importante sapere questo.
E comincerà a sparire, con il riconoscimento della sofferenza, la
disperazione cieca, sottile, bruta dell’uomo e della donna che soffrono, e
in se stessi, forse, pensano senza esserne consapevoli – che sempre sarà
così.
Oh, che triste cosa! Oh, che cosa malinconica!
Tu puoi uscire da qui! Hai il potere di non più entrare nel malefico ritmo
del Samsara, e delle rinascite.
Le 4 Verità sono propedeutiche alla rivelazione successiva di Buddha.
“All’inizio… – Egli dice – …..sofferma la tua attenzione sul desiderio,
sulla brama,…” – e Buddha parla anche della natura dei desideri. Ce ne
indica i tre tipi …
Il complesso piacere dei sensi..
E vediamo che non c’è nulla di spirituale, qua, perché lui sta parlando
dell’uomo ancora non maturo, ancora non risvegliato, è vero?..
Il desiderio di essere, di manifestare quel sé famoso, che noi abbiamo
detto rappresenti un po’ la cicatrice, la ferita sottile, che fa soffrire
tutti, finché la vediamo bruciare sulla nostra carne interiore…..
…..e il desiderio di rifiutarsi alla vita.
Quanti si rifiutano alla vita, negano se stessi agli altri, e così via?
Queste sono le tre forme di desiderio
La seconda Nobile Verità ci esorta, giunti qui, a contemplare i desideri, a
non esserne più arruffati, coinvolti…a non mescolare l’essenza stessa di
quello spazio vitale che chiamiamo “io” con i desideri vari…no!
Cerca di renderci individui distaccati, prima di entrare nei grandi metodi
della Meditazione Vipassana e ci afferma:
“… Guarda, che quella spinta sorda, costante che tu hai avuto per molte
vite è cieca e ti spinge a correre verso ciò che è impermanente…e ti fa,
quindi, soffrire. …
Ed allora, intanto, cerca di capire che è questa la ragione dei tuoi
dolori. Devi semplicemente osservarlo il desiderio…non devi odiarlo…non
devi odiarti….”
Vi ricordate?…dicemmo che è il più sano e il più tenero dei sistemi,
quello buddista, perché ama la vita e si vede inserito in una causale di
gioia profonda, la via del Dhamma, e, di conseguenza, continua, questo
sistema, ad affermare:
“… osserva il desiderio, lascialo essere quello che è. …Non annullarlo, non
cacciarlo via, smetti di avere repulsioni verso la vita…entra in un oceano
di energia indicibile…, trasformati in un mare di radiazione sottile… in
cui vedi galleggiare, senza che essi ti coinvolgano con colpi di coda, sia
le tue repulsioni, sia quelli che sono i tuoi desideri
Codeste forze interiori ti guarderanno, per alcuni attimi, e
incominceranno, man mano, anche se non te ne rendi conto… a consumarsi,
perchè tu non dai più loro la forza… non dai loro la vita ….
Ricordatevi (ne parleremo un po’ meglio, torno a ripetere, nel prossimo
dialogo, quando affronteremo la Vipassana) che il nostro subconscio pullula
e formicola di tanti desideri… spinte, che, addirittura, provengono dalle
vite passate e che si manifestano in questa.
Ma, non solo dalle vite passate… anche in questa vita stessa li facciamo
crescere.
Una somma di desideri, che sono dentro di noi, poiché li conserviamo
gelosamente – e proprio per il fatto di non conoscerli, di non osservarli,
di non portarli alla luce – essi acquistano forza…
Voi sapete… una volta (voglio raccontarvela, questa) ci fu Cristo, che, si
dice, passeggiasse nel deserto, attorno alla Palestina, con i suoi
discepoli…
Ad un certo punto i discepoli videro la carcassa di un animale, che stava
imputridendo.
Di conseguenza, si allontanarono, con un brutto senso di nausea. E dissero:
“..Com’è terribile! Guarda, i vermi, guarda!..”
Ma, Cristo rimase affascinato…
Da cosa?
“…Maestro vieni, vieni Rabbi, vieni qui, cosa fai, lì vicino, cosa stai
guardando? …
“Come sono belli i denti di questo animale” – esclamò, finalmente, Cristo
Cosa significa, questa parabola?
Il desiderio, fino a quando noi lo tratteniamo dentro di noi, nell’umidità
del nostro subconscio e lo lasciamo manifestare…. senza, poi, preoccuparci
da dove viene, ha tempo di inumidirsi, di crescere, di rimanere nell’utero
del nostro subconscio….
Ma, non appena lo guardiamo, non appena ci rendiamo conto di lui, e gli
rimandiamo la luce della nostra consapevolezza, della nostra conoscenza, è
come quando un cadavere venga esposto sotto il sole magnifico del deserto
ed il sole comincia a bruciarlo, a consumarne la carne…. fino a quando ne
restano le ossa splendide, luminose, bellissime.
È cosa giusta, allora, non conservare, non tutelare in noi il
desiderio…addirittura, opponendoci ad esso, o seguendolo…ma, porlo,
costantemente sotto nostra attenzione….
…Osserviamolo, soltanto…
Questo è un insegnamento preciso del Buddha…
Tutte le forze, che abbiamo dentro di noi, anche da molte rinascite,
turgide, una volta esaminate…non giudicate, ma semplicemente guardate,
incominciano a morire… incominciano, praticamente, ad abbandonarci.
Si esauriscono, trovando la nostra attenzione come via di minor resistenza
alla propria manifestazione.
Quando percepiamo, dice Buddha, il momento in cui il desiderio nasce, viene
subito avviato il processo della sofferenza, con i desideri che si mettono
a cercare inutilmente il loro obiettivo in una pozza ferma e stantìa; e lì,
il pacco dei nostri desideri si chiude e finisce sempre asfissiato, senza
una soluzione di continuità…
Quando non giudichiamo questo desiderio, quando esso se ne rimane
obbiettivamente davanti a noi, fuori dall’utero, dalla placenta in cui lo
nutriamo, nel subconscio, e quando lo vediamo, lo riconosciamo, volta per
volta (…vedrete come è bello il metodo che affronterete nel prossimo
dialogo!..)… e, così, lo affrontiamo, calmi e tranquilli, ecco che, a quel
punto, ci accorgiamo che è sparito ogni tipo di attaccamento, ogni
carburante al movimento che ci procurava sofferenza.
Questo ci dice la seconda Nobile Verità.
Perché, vedete, amiche care… vedete, amici cari, in effetti il desiderio
non è impuro.
Nulla esiste di impuro.
Buddha asserisce che non esiste nulla di impuro; tutto è luce. Però, ci
offre anche un’ altra impressionante descrizione.
Lui dice:
“…Immaginate un uomo che sia legato ad un palo, da forti e doloranti
strisce di cuoio… strettamente legato a questo palo…ecco, egli, quando vive
ed è schiavo dei suoi desideri, se ne sta legato alla materia come da delle
strisce di cuoio. In effetti, quindi, sono la sua volontà, il suo
desiderio, che gli procurano questa sofferenza. “
…Voglio dirvi una cosa…
Come tutti voi, io ho bisogno dell’ orologio. Per seguire i miei
appuntamenti, per essere in grado di osservare i miei impegni…(sappiamo a
cosa serve un orologio!…).
Quando lo compro rappresenta un mio desiderio normale. Voglio che funzioni
bene, sia resistente e vada avanti per tutto il tempo che mi serve…
Non acquisto, certamente, un orologio Dolce & Gabbana, o un Armani, solo
per sfoggiarlo al mio polso!…
Incominciamo, quindi, a capire come stanno le cose…
Quando è sera, e per l’intera giornata è servito al suo scopo, io lo prendo
e lo poso sopra comodino.
Lo lascio perdere… mi stacco… lo abbandono mentalmente…
E così deve essere per tutti i nostri desideri….
Nella vostra vita, continuate pure a seguire le vostre tendenze normali…
perché, guardate, è terribile incontrare chi ha scelto la via del Dhamma,
mentre va continuamente in panico, dicendo
“No, non devo desiderare nulla, non devo mangiare…non devo respirare…non
devo vivere……
Non è così!
Solo quando queste tue pulsioni interne si trasformano in quei famosi
legacci di cuoio devi incominciare a preoccuparti!
…Adopera le cose della vita… adopera i desideri normali…
Non si riferisce a questo tipo di desideri, Buddha, quando parla…
Quando tu hai “posato l’orologio”…hai terminato di adoperare i desideri…non
ne sei schiavo….
…Ma!…
…Ma, nel momento esatto – dice Buddha – in cui ci mettiamo a contemplare il
pulviscolo dei nostri desideri….e li ascoltiamo, senza, però, intenzione di
dar loro retta, ecco… non ne siamo più attaccati.
Lasciamoli semplicemente esistere…e fermiamoci ad osservarli, per ciò che
sono.
In questo modo, amici cari, non sperimenteremo il desiderio come un
organismo estraneo a noi, che è sempre l’ origine della sofferenza…
(Guido Da Todi)
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