Le attivita’ manuali fanno bene al cervello

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Le attivita’ manuali fanno bene al cervello

Toccare, modellare, lavorare a maglia, fare giardinaggio, dipingere… Tutte queste attività manuali
fanno bene al cervello perché stimolano la produzione di endorfine e riducono lo stress e l’ansia.

Le attività manuali fanno bene al cervello e migliorano la nostra salute psicologica. Modellare,
lavorare a maglia, scolpire, raccogliere, cucire, dipingere sono tutte attività che stimolano le
abilità cognitive. Inoltre, rappresentano un modo per calmare lo stress migliorando la plasticità
neuronale, la destrezza, la concentrazione e la capacità di rilassare la mente.

La connessione mano-cervello rappresenta quell’alleanza essenziale che permette il nostro sviluppo
neurologico. Si tratta di una realtà che l’antropologia e la psicologia conoscono da decenni. Da
qui, nasce la necessità di incoraggiare i bambini alle attività manuali per promuoverne le capacità
motorie e contribuire allo sviluppo cerebrale.

Molti di noi sanno che quando arriva l’età adulta gran parte di queste attività vengono messe da
parte. A meno che non facciano parte del nostro lavoro, tendiamo a non svolgere lavori manuali.
L’uso dei telefoni cellulari e del computer, inoltre, sta sostituendo perfino la calligrafia. Quando
facciamo esercizio fisico, ad esempio, ci concentriamo sul corpo, ma dimentichiamo le mani, la loro
mobilità e il loro grande potenziale creativo.

Forse non tutti sanno che l’uso attivo delle mani per eseguire i più svariati compiti migliora il
nostro umore. Ma vediamo ulteriori informazioni per capire in che modo le attività manuali fanno
bene.

“Le dita di una mano: cinque punti cardinali che indicano l’infinito.”
-Fabrizio Caramagna-

Attività manuali: creazione e benessere psicologico a portata di mano

Potremmo affermare che siamo arrivati a un punto in cui le attività manuali sono poco considerate
dalla società. Il lavoro d’ufficio, il marketing, la pubblicità, l’ingegneria, l’economia, le
società tecnologiche… Tutte queste aree di lavoro danno priorità all’aspetto intellettuale più che a
quello manuale.

Tuttavia, professioni come il muratore, l’agricoltore, il meccanico, l’idraulico o l’elettricista
richiedono ancora l’utilizzo di mani abili per garantire che non ci manchino i servizi essenziali.
Entrambi gli aspetti, quello intellettuale e quello manuale, sono importanti per la nostra vita
quotidiana.

Oggi la neuropsicologia ci fornisce una visione molto interessante al riguardo. La tendenza degli
ultimi decenni di glorificare il lavoro intellettuale sta diminuendo, inoltre privarci delle
attività manuali andrebbe contro la nostra natura. Neuroscienziati come la Dott.ssa Kelly Lambert,
dell’Università di Richmond negli Stati Uniti, sottolineano un aspetto interessante: realizzare
delle attività manuali riduce il tasso di depressione.

Le attività manuali fanno bene alla salute psicologica

In passato la creazione di utensili ha permesso l’evoluzione della specie Homo fino a farci
diventare quello che siamo adesso. Quel legame tra occhio, mano e cervello rappresenta una favolosa
“costellazione intellettuale ed emotiva” che continua a offrirci numerosi benefici. Tuttavia, sembra
che stiamo trascurando questo aspetto.

Lavorare con le mani non significa stare al computer tutto il giorno. E nemmeno riparare un tubo
intasato. È qualcosa di più profondo, qualcosa che ha bisogno del rafforzamento delle nostre
connessioni neurali favorendo così la plasticità cerebrale.
In che modo? Attraverso la creazione e la trasformazione. Bisogna effettuare una serie di processi
che ci portino a un risultato che ci soddisfi. Scolpire, modellare, ricamare, disegnare o persino
piantare un fiore sono azioni materiali che si riflettono sul piano emotivo.
Questo è quanto spiegato dalla Dott.ssa Lambert nel suo libro Lifting Depression: a neuroscientist’s
hands-on approach to activating your brain’s healing power. Si tratta di cercare delle attività
manuali che attivino il nostro circuito neuronale di ricompensa. Devono essere delle attività che
associno allo sforzo cognitivo e di concentrazione, il piacere per ciò che siamo in grado di
realizzare.

Sforzo, creazione e soddisfazione: la neurochimica che inverte i processi depressivi

Su una cosa però dobbiamo essere chiari, il semplice fatto di imparare a modellare, scolpire o
ricamare non farà scomparire la nostra depressione. Le attività manuali fanno bene perché sono un
catalizzatore, un mezzo per cambiare la chimica cerebrale. Inducono uno stato di benessere interiore
che associato ad altre strategie come la terapia psicologica può dare dei grandi risultati.
Scopriamo nel dettaglio i benefici che ottiene il nostro cervello dalle attività manuali.

Cambia la fisiologia e la risposta chimica del cervello: vengono secrete endorfine e serotonina e si
riduce la produzione di cortisolo (ormone legato allo stress).
Le attività manuali migliorano la plasticità neuronale perché si creano nuove connessioni e con esse
si contrasta il deterioramento cognitivo.
Inoltre, come spiega il Dott. Robin Hurley della Baylor University di Huston, le attività manuali
eseguite dai pazienti (suonare uno strumento o attività artistiche come la pittura o la scultura)
annullano gli effetti dello stress cronico. Questo aspetto è molto importante perché le persone si
sentono più rilassate e propense ad affrontare la depressione.

Per concludere, è importante chiarire un altro aspetto. Non tutte le attività manuali apportano dei
benefici psicologici. Se lavoriamo in una fabbrica o in una catena di montaggio, difficilmente
queste attività ripetitive genereranno benessere. Bisogna quindi trovare delle attività che
suscitino la nostra curiosità, il nostro interesse e che ci appassionino.

Bisogna trovare qualcosa che ci soddisfi, che ci dia degli incentivi e che ci rilassi per
raggiungere lo stato di flow di cui parla lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi. È quello stato in
cui il mondo si ferma e ci siamo solo noi e dove il nostro Io è completamente in sintonia con il
processo creativo. Poche cose danno soddisfazioni maggiori.

Bibliografia

Heuninckx, S., Wenderoth, L., & Swinnen, S. (2008). Systems Neuroplasticity in the Aging Brain:
Recruiting Additional Neural Resources for Successful Motor Performance in Elderly Persons. Journal
of Neuroscience, 28 (1) 91-99; DOI: doi.org/10.1523/JNEUROSCI.3300-07.2008
Kays, Jill L., et al. (2012). The Dynamic Brain: Neuroplasticity and Mental Health. The Journal of
Nuropsychiatry and Clinical Neurosciences. doi.org/10.1176/appi.neuropsych.12050109
Lambert, Kelly (2010) Lifting Depression: A Neuroscientist’s Hands-On Approach to Activating Your
Brain’s Healing Power. Basic Books.

da lista mente

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