Da parecchi anni alcuni studiosi e ricercatori scientifici sostengono teorie che si riallacciano
alla possibile esistenza di un Universo iperdimensionale. Anche per quanto riguarda l’Ufologia,
esperti di riconosciuta levatura – ad esempio lo psichiatra di Harvard John Mack e l’astrofisico
Jacques Vallée – hanno singolarmente affrontato il tema delle dimensioni parallele sulla scorta
delle ricerche in un campo tanto controverso quale affascinante, quello delle Abductions.
Altri ancora sostengono che, benchè l’origine extradimensionale degli alieni non sia certa, di
sicuro essi sono capaci di viaggiare dimensionalmente, vale a dire che alcune razze definite ET
provengano da diversi piani della realtà, piuttosto che da galassie lontane. Troppi, infatti, i casi
in cui gli ET sembrano manifestarsi nelle case degli addotti come d’incanto, denotando l’apparente
capacità di attraversare, a mo’ di fantasmiche manifestazioni – porte e finestre chiuse, o persino
mura di cemento, per poi dileguarsi tranquillamente in compagnia del soggetto prelevato, alla
medesima maniera.
Inoltre, gli involucri, o macchine, che noi definiamo UFO, sembrano poter apparire e svanire di
colpo, quasi attraversando portali dimensionali, appartenendo dunque a strani mondi, o realtà
parallele, con prerogative e leggi fisiche diverse da quelle a noi note. Se pellicole e libri di
fantascienza ci hanno abituato a questa terminologia, difficile chiarire si tratti solo di fantasie.
Eppure, volendo “fotografare” l’idea di dimensione parallela, ci si accorge che non si tratta di
fantasie, ma che tutto si basa su concreti postulati scientifici, che si esplicano nell’ambito della
fisica quantistica. la nostra tangibilità fisica è solo apparente: se le valenze che legano i nostri
atomi cambiassero frequenza, forse potremmo anche attraversare oggetti solidi, come un tronco di
legno.
Gli studi sui campi elettromagnetici di Maxwell, risalenti alla fine del 1800 (Maxwell per primo
definì la luce una radiazione elettromagnetica), furono elaborati da Max Planck agli inizi del 1900.
Planck elaborò per primo la teoria dei quanti, ossia particelle elementari la cui presenza spiegava
il comportamento anomalo dei campi elettromagnetici, soprattutto in relazione all’emissione
discontinua di energia. Per Planck l’emissione di radiazioni non era un fenomeno continuo (il che
avrebbe implicato una emissione praticamente infinita di energia), ma avveniva per piccole quantità
o quantum di energia. Einstein poi, nel 1905, perfezionò questa teoria, suggerendo la natura
corpuscolare dei quanti (quanti di luce o fotoni) e asserì che ogni volta che un fotone viene
assorbito o emesso da un atomo, la sua energia varia della corrispondente quantità.
Durante studi effettuati in tempi più recenti, si notò il comportamento estremamente irregolare dei
quanti. Negli atomi presi in esame si studiò un movimento apparentemente incomprensibile degli
elettroni, che invece di eseguire un’orbita corretta attorno al nucleo sembravano svanire da un
punto e riapparire in un altro. Tali apparizioni e sparizioni degli elettroni vennero chiamate salti
quantici, perché la particella di energia sembrava letteralmente saltare attorno al nucleo dell’
atomo, senza una logica precisa.
Mentre i seguaci delle teorie di Bohr conclusero che il comportamento irrazionale del quanto fosse
dovuto ad una totale inattendibilità degli strumenti di rilevazione usati o dello stesso osservatore
(che forse interferiva nella normale attività di una particella subatomica, secondo il concetto di
caduta della funzione d’onda), altri luminari (tra cui Bryce De Witt, dell’università della North
Carolina) giunsero a nuove, sconcertanti conclusioni. Secondo loro, infatti, il quanto non saltava
da una parte all’altra dell’orbita, bensì svaniva temporaneamente da questo piano della realtà, per
poi riapparirvi. Insomma, gli scienziati oggi più all’avanguardia – tra cui Jack Sarfatti e Fred
Alan Wolf – hanno concluso che l’unico modo di spiegare il bizzarro comportamento del quanto fosse
una nuova teoria scientifica basata sulla funzione d’onda quantica: la teoria dei mondi paralleli.
La funzione d’onda non è un’onda di energia, ma di probabilità: è la descrizione della probabile
posizione di un oggetto nello spazio. La nostra particella di energia o quanto, saltando da una
parte all’altra, occupava ogni posizione possibile in ogni universo possibile, l’onda era dunque la
somma di tutte le possibilità. In pratica, secondo la fisica quantistica, se un evento ha mille modi
per avvenire, avvengono tutti e mille, sviluppandosi in mille universi diversi. Poi, per il
principio di autocoerenza dell’ Universo, le infinite possibilità diventano nuovamente una, o
perlomeno noi percepiamo un solo Universo stabile, anche se la verità è tutt’altra. Cerchiamo di
capire in maniera più semplice il concetto di dimensione parallela, immaginando di avere di fronte a
noi una radio: possiamo sintonizzarci su diverse bande di frequenza e ad ogni banda corrisponderà
una stazione radio differente, come quando si cambia canale alla TV.
Questo sarebbe paragonabile a muoversi nello spazio materiale, da un posto all’altro. Tutti i posti
che visiterete saranno su quella stessa frequenza, o piano della realtà. Ora immaginate di muovere
la manopola della vostra radio e di sintonizzarla per esempio su AM. Improvvisamente avrete a
disposizione decine di nuove stazioni radio. In teoria, i mondi paralleli dovrebbero essere
strutturati così, condividendo lo stesso spazio-tempo del nostro mondo, proprio come le onde radio
FM e AM viaggiano insieme nell’etere. Quello che cambia è la frequenza. Nell’ Universo ogni cosa è
composta da atomi, persino l’aria. Nelle illustrazioni scientifiche vediamo gli atomi legati tra
loro da alcune asticelle dritte; si tratta solo di una rappresentazione simbolica, in realtà non c’è
nulla di fisico e tangibile che lega assieme gli atomi. Quei legami sono la rappresentazione di
forze o valenze, ossia di energie di vario genere che legano assieme gli atomi; un po’ come fa la
gravità tra i pianeti.
Quindi si tratta di energie, che vibrano ad una certa frequenza. Immaginiamo che l’ energia che lega
assieme gli atomi di tutti gli oggetti che abbiamo intorno abbia una frequenza che vada ad esempio
da 0 a 100. Questo sarebbe il nostro mondo. E se ne esistesse un altro, con persone, animali ed
oggetti esistenti tra 101 e 200 cicli vibrazionali? O tra 3000 e 4000? Avremmo diverse realtà che
condividono lo stesso spazio. L’idea potrebbe essere confermata in primis dalla nostra vista,
infatti la struttura ottica umana non acquisisce tutta la gamma dello spettro, ma solo le vibrazioni
(anche la luce è una vibrazione!) che vanno dall’infrarosso all’ultravioletto.
Sappiamo che c’è dell’altro, ma non siamo attrezzati sensorialmente per percepirlo. Appare subito
evidente che anche gli oggetti che a noi paiono solidi ed inattaccabili lo sono solo in apparenza.
Poggiamo la nostra mano su un tavolo: gli atomi della nostra mano e quelli che compongono il tavolo
sono talmente larghi tra loro che si dovrebbero sfiorare, facendo scivolare la mano attraverso il
tavolo. Saremmo tutti una specie di fantasmi, dunque; con il disappunto che chi ha visto il film
Ghost può immaginare. Ciò che lo impedisce sono proprio quei legami o valenze, che stanno tra atomo
e atomo. Delle energie, dunque, ci danno l’impressione di essere solidi.
E naturalmente questa energia, come qualsiasi tipo di energia, ha una sua vibrazione o frequenza. Ma
cosa accadrebbe se cambiassimo (tramite una concentrazione particolare o qualche avanzata
tecnologia) la frequenza della nostra energia atomica? Abbiamo ipotizzato che nel nostro mondo tutto
vibra in uno spettro da 0 a 100, immaginiamo allora di portare l’ energia interatomica del nostro
corpo a 101 cicli, ossia fuori spettro. Le energie del tavolo e della mano non si troverebbero più
sulla stesso piano della realtà, sarebbero fuori scala e l’ energia della nostra mano inizierebbe a
sfuggire alle leggi del nostro Continuum. A questo punto la mano attraverserebbe il tavolo.
Forse è proprio così che alcuni alieni riescono ad attraversare tranquillamente pareti e porte
chiuse. Possiamo stabilire, in via del tutto teorica, che tra una dimensione X (la nostra) ed una Y
(quella aliena) ci sia una dimensione cuscinetto o limbo. Possiamo ipotizzare dunque l’esistenza di
tre zone: la dimensione terrestre o X, il cui ciclo di vibrazioni varia da 0 a 100, il limbo o Z,
che va da 101 a 200, e la dimensione aliena o Y, che va da 201 a 300. Questo perché se non ci fosse
una dimensione cuscinetto Z tra quelle X e Y, appena usciti fuori scala, ci ritroveremmo
immediatamente in un altro mondo, con altre città e paesaggi alieni.
Il fatto che molti rapiti provino la sensazione di attraversare le pareti e di sfuggire alle leggi
fisiche del nostro Continuum, pur vedendo attorno a sé le proprie mura domestiche e i paesaggi noti,
suggerisce la presenza di una dimensione Z o limbo, nella quale si sfugge tanto alle leggi fisiche
dell’una che dell’altra dimensione. È concepibile che nella gamma vibratoria Z ci sia un passaggio
graduale tra un piano dell’esistenza all’altro, vale a dire che esistendo la dimensione Z tra i 101
e i 200 cicli, qualora oltrepassassimo la zona media (ossia i 150 cicli), inizieremmo ad osservare i
contorni del Continuum alieno Y, sempre più tangibile e reale mentre ci avviciniamo ai confini del
limbo stesso, verso i 201 cicli vibratori. Diverse persone addotte dagli ET sostengono di vivere una
vera e propria seconda vita in fase onirica, in uno strano mondo alieno ricco di siti, occupazioni e
talvolta addirittura di affetti specifici che ritornano, notte dopo notte.
E se tutto questo non fosse un sogno? Ritorniamo per un attimo a considerare il quanto. Se davvero
il quanto salta in un’altra dimensione, lo fa così velocemente (alla velocità della luce), da essere
qua e là quasi istantaneamente. Intendiamo dire che il lasso di tempo in cui si assenta e torna è
impercettibile per i nostri sensi e noi ce ne rendiamo conto solo perché si materializza in un luogo
diverso da quello di partenza, dandoci l’impressione che abbia compiuto un salto. Ora immaginiamo
che anche gli atomi che compongono il nostro corpo siano soggetti a salti quantici. È come se noi
vedessimo una persona stare vicino ad una finestra, per poi vederla un secondo dopo accanto alla
porta. Penseremmo che si sia mossa in maniera velocissima dalla finestra alla porta, cioè che abbia
compiuto un salto quantico.
Ma se la persona in questione si fosse rimaterializzata esattamente accanto alla finestra, non
avremmo notato nulla. A questo punto sorge un dubbio: potremmo noi, secondo le leggi della fisica
quantistica, essere contemporaneamente in questo ed in un altro universo? Forse sì. Prendiamo ad
esempio una scena del film Superman. È un classico: Superman entra in una porta girevole come Clark
Kent e ne fuoriesce in istante dopo come Superman, così velocemente da essere difficilmente
visibile. Ora poniamo che all’interno dell’edificio in questione (mettiamo una banca), vi sia
Superman che, muovendosi veloce come la luce, entra ed esce continuamente dall’edificio tramite la
porta girevole, fermandosi un istante nel centro della banca quando sta dentro e sul marciapiede una
volta fuori. Facendo questo alla velocità della luce, noi avremmo l’illusione ottica di vedere due
Superman, uno sul marciapiede e uno nella banca.
Il nostro occhio non potrebbe percepire il salto quantico, se Superman riapparisse (moltissime volte
al secondo) sempre nello stesso punto. In teoria ciò potrebbe succedere ad un essere umano, se
sottoposto ad una frequenza vibratoria oscillante tra le due dimensioni. Si ritroverebbe a vivere
contemporaneamente in due dimensioni diverse, facendo cose differenti e forse sviluppando con gli
anni caratteristiche psicologiche disuguali. Questo però causerebbe alla struttura cellulare umana
uno stress quantico dai risultati rovinosi, che teoricamente potrebbe sfociare in combustione
spontanea o schizofrenia mentale. E se tale bilocazione dimensionale avvenisse quando il corpo umano
è in stato di massimo riposo mentale e fisico; ossia in stato di sonno? Si ridurrebbero i rischi di
stress quantico, soprattutto perché il fenomeno sarebbe isolato nell’arco di poche ore e mentalmente
il soggetto avrebbe la possibilità di concentrarsi su una vita dimensionale alla volta.
Allora gli addotti vivono davvero una doppia vita in un Universo parallelo? Il fisico Fred Alan
Wolf, parlando degli universi paralleli e della fisica quantistica, così si espresse: “Benchè questa
teoria porti ad una bizzarra concezione del mondo, tuttavia è ancora la più soddisfacente che sia
stata mai elaborata”. E probabilmente è vero.
di PABLO AYO
fonte:/www.strangedays.it
Lascia un commento