22 giugno 2017
Dimenticare non è una falla nella nostra capacità di ricordare, ma un processo che ci consente di
trattenere solo le informazioni essenziali per adattarci in modo intelligente a nuove situazioni,
tralasciando i dettagli inutili: è questo il nuovo modello che emerge da una revisione di studi sui
processi di memoria e di oblio e da alcune sperimentazioni(red)
da lescienze.it
Dimenticare qualcosa è considerato un errore, un fallimento della nostra capacità di ricordare. Ma è
davvero così?
Un gruppo di neuroscienziati dellUniversità di Toronto, in Canada, propone in un articolo su
Neuron uninterpretazione diversa: lobiettivo della memoria non è conservare per molto tempo
l’informazione più accurata possibile, ma conservare l’informazione più utile per prendere decisioni
intelligenti.
“È importante che la mente dimentichi i dettagli irrilevanti e si concentri solo sulle informazioni
che consentono di adattarsi al mondo reale, ha spiegato Blake Richards, coautore della ricerca,
articolata su esperimenti, su una revisione della letteratura disponibile sull’argomento e infine su
un modello d’intelligenza artificiale elaborato per l’occasione.
Molte ricerche hanno già messo in evidenza che i meccanismi cerebrali che promuovono la perdita di
memoria sono altrettanto importanti di quelli che ne consentono la conservazione. Uno di questi è
l’indebolimento o l’eliminazione delle sinapsi, le connessioni tra neuroni, in cui sono conservati i
ricordi.
Il secondo meccanismo, evidenziato dalla sperimentazione condotta presso il laboratorio di Paul
Frankland, altro autore dell’articolo, è la generazione di nuovi neuroni a partire da cellule
staminali. Via via che i nuovi neuroni vengono integrati nell’ippocampo, le nuove connessioni che si
stabiliscono rimodellano i circuiti ippocampali e sovrascrivono nuovi ricordi, rendendo più
difficile accedere a quelli più vecchi. (Questo processo, tra l’altro, può spiegare perché i
bambini, nel cui ippocampo si producono nuovi neuroni a un ritmo elevato, dimenticano così
frequentemente le informazioni.)
Può sembrare controintuitivo che il cervello impieghi così tante energie per crearne nuovi neuroni
che vanno a discapito della memoria. Ma così non è: si tratta di un’organizzazione neurale
funzionale, e lo dimostra il modello di intelligenza artificiale elaborato da Richards e colleghi,
in cui ricordare e dimenticare sono due fasi di un unico processo che consente al soggetto di
prendere decisioni intelligenti basate sulla memoria.
La prima fase, quella dell’oblio, ci consente di adattarci a nuove situazioni lasciando che vadano
perdute le informazioni datate e potenzialmente confondenti. Se stai cercando di orientarti nel
mondo, un cervello costantemente oberato di ricordi conflittuali, è più difficile prendere decisioni
sulla base di informazioni corrette, ha spiegato Richards.
Un’altra possibile spiegazione del ruolo cruciale dell’oblio nel funzionamento della mente è che
dimenticare facilita le decisioni permettendo di generalizzare le informazioni riguardanti gli
eventi passati, e così di interpretare quelle degli eventi nuovi.
Infine, bisogna sottolineare il ruolo degli input ambientali: un ambiente in cui le condizioni
mutano rapidamente può richiedere di ricordare meno: il cassiere di un supermercato che vede molti
clienti tende a ricordare i loro nomi per poco tempo, un professionista che ha pochi clienti
ricorderà i loro nomi in modo permanente.
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