Le dolcissime verità che insegna il Dalai Lama

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Le dolcissime verità che insegna il Dalai Lama

tratto da:

DALAI LAMA

COME FOLGORE NELLA NOTTE

Introduzione di Marcello Zago

Edizione SEI

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Presentazione

Non ho l’impressione di aver fatto qualcosa
per la pace nel mondo.
Pratico solamente
la via dell’amore, della compassione,
della gioia e della imparzialità.
Al di fuori di questo
non ho fatto niente di speciale.

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La confessione

Nella tradizione di Buddha, l’allenamento e la purificazione dello spirito devono seguire una
progressione ben definita: stroncare potenti difetti rafforzando, contemporaneamente qualità deboli.

Aryadeva ( nota: Aryadeva, secolo II, commentò il pensiero di Nagarjuna, di cui fu discepolo più
fedele. I suoi scritti sono fra i trattati fondamentali della Via di Mezzo o ‘madhyamika’; fine nota
), il principale figlio spirituale del sublime Nagarjuna, ha detto:

All’inizio, elimina il male,
A metà, elimina l’ego,
Alla fine, elimina ogni concetto:
Così procede il saggio

E’ seguendo una tale progressione che il saggio arriva a governare la pratica spirituale. “
All’inizio, elimina il male”: per accedere all’onniscienza del Risveglio, stadio eccellente e ultimo
della condizione di Buddha, deve prendere come sostegno il corpo umano, la sola forma di vita
all’interno del samsara che permetta di progredire verso la conoscenza. Può ottenere ciò solo
evitando le azioni non virtuose, che conducono ai regni inferiori.

” A metà, elimina l’ego “: dopo aver messo fine alle azioni nocive, deve attaccarne le cause: le
emozioni negative che dominano il suo spirito. E’ attraverso la conoscenza della non-realtà di
fenomeni che potrà distruggere le radici e i germi delle emozioni.

Come indica la tradizione di Nagarjuna e dei suoi figli spirituali, la fonte delle emozioni è
l’ignoranza: la credenza nella realtà di fenomeni. Quest’ultima ha numerosi aspetti, alcuni più
comuni e altri più sottili. Per arrivare a distruggere completamente il concetto della realtà dei
fenomeni, bisogna cominciare con l’abbandonare la convinzione che l’individuo esiste in quanto
entità. Se non si procede in questo ordine, non si ottiene nulla. Non bisogna nemmeno fermarsi alla
comprensione della non-esistenza degli aspetti manifesti dell’individuo, ma arrivare alla loro
radice, all’elemento più sottile: la nozione di ego.

” Alla fine, elimina ogni concetto “, poichè la dualità lo fa sprofondare nella confusione. Infatti,
non basta cancellare le emozioni e le loro cause, è anche indispensabile allontanare le cortine che
nascondono la conoscenza. Esse sono costituite dai sedimenti mentali formati dalle emozioni e dalla
convinzione della realtà di fenomeni. Devono essere completamente cancellati con la forza degli
antidoti perchè si riveli l’onniscienza dello stato di Buddha. La via che conduce a questa
perfezione è la saggezza della vacuità, che riconosce la non-realtà dei fenomeni e annulla le
emozioni e i loro residui karmici.

Un tipo di meditazione consiste nel riconoscere, servendosi di vari metodi e in condizioni propizie,
la natura della vacuità, cioè nel realizzare la vista o comprensione con una certezza totale. Questa
straordinaria presa di coscienza della vacuità onnipresente, quando è pervasa dall’essenza della
compassione e associata all’accumulo dei meriti, lacera le cortine che nascondono la conoscenza.

Lo scopo della meditazione sulla vista è di far sparire le nostre emozioni e i loro residui e,
indirettamente, quelli di tutti gli esseri viventi. Una volta ottenuto questo risultato, tutti i
concetti, anche quello della vacuità, devono essere abbandonati.

” Così procede il saggio “, colui che conosce le diverse tappe della via da percorrere e sa
raggiungerle nella sua pratica, rispettandone scrupolosamente la successione. Egli controlla i punti
fondamentali dell’allenamento spirituale e sa penetrarne l’essenza. La realizzazione totale gli
diviene accessibile.

E’ quindi di fondamentale importanza applicare una pratica corretta e non accontentarsi di un
approccio vago e parziale con la via da seguire. A questo riguardo, troverete un’esperienza chiara
e completa nel ‘ Cammino verso il Risveglio ‘. Studiatelo, proponendovi di poter un giorno condurre
al Risveglio gli innumerevoli esseri viventi che furono tutti nostri progenitori.

Se vogliamo operare per il loro bene, dobbiamo liberarli dalla sofferenza e dall’ignoranza, facendo
nascere in essi la realizzazione. A questo scopo, dobbiamo svluppare la vista penetrante all’interno
della calma mentale e unire questi due elementi dando prova di perseveranza. Così, troveremo le
condizioni favorevoli per rivolgere il nostro pensiero verso il bene degli esseri viventi e
sviluppare la relativa ‘bodhicitta’.

La meditazione, quando è totalmente pervasa dal Pensiero del Risveglio e unisce la calma mentale
alla vista penetrante, permette di aiutare realmente gli esseri viventi.

Prima di pronunciare il voto di Bodhisattva, dobbiamo conoscere i temi importanti del Pensiero del
Risveglio e il modo di coltivarlo.

Poi, reciteremo l ‘ L’Offerta in sette punti’ ( nota: ‘L’Offerta in sette punti: omaggio, offerte,
confessione, apprezzamento delle virtù altrui, domanda ai Buddha e ai maestri spirituali di far
girare la Ruota degli insegnamenti, richiesta perchè rimangano in questo mondo e dedica dei meriti
per il bene degli esseri viventi; fine nota ) e il voto in questione, formulandolo con tutto il
cuore e promettendo di non rinnegarlo mai. ‘L’Offerta in sette punti’ comincia con il seguente
omaggio:

Per conquistare quel gioiello che è il Pensiero del Risveglio, rendo omaggio ai Buddha, al puro
gioiello del supremo Dharma e ai Figli dei Buddha, oceani di merito spirituale (1)

Poi viene l’offerta:

Tutti i fiori e i frutti e le semplici cose, tutti i tesori dell’universo, le acque pure e
deliziose, le montagne fatte di preziose gemme, le meravigliose solitudini dei boschi, le liane
splendenti, decorate di fiori, gli alberi i cui rami si piegano sotto il peso dei frutti, i profumi
di mondi divini e umani, gli alberi che generano frutti e quelli fatti di gemme preziose, i laghi
ornati di loti e allietati dal canto dei cigni, le piante selvatiche e quelle coltivate, e tutti i
nobili ornamenti sparsi nell’immensità dello spazio, tutte queste cose che non appartengono ad
alcuno, le prendo nel mio spirito e le offro ai Buddha, supremi tra tutti gli esseri viventi, e ai
loro Figli. Che li accettino, essi che sono degni delle più belle offerte; che abbiano pietà di me,
essi, Grandi nella loro Compassione ! (2-6)

Offriamo tutti i nostri beni e tutte le nostre meraviglie dell’universo che non appartengono ad
alcuno. Offriamo sinceramente il nostro corpo a prescindere che sia o meno perfetto. Esso non ci
appartiene più, non possiamo continuare a commettere atti nocivi con il corpo e la parola. Poi
offriamo bagni profumati, abiti celesti, profumi squisiti, nuvole di incenso, canti di lode….

Il valore delle nostre offerte non dipende dalla quantità, ma dalla loro natura e dalla nostra
motivazione. La prima deve essere pura è molto importante offrire soltanto beni onestamente
acquisiti. La nostra motivazione deve essere esente dalle otto preoccupazioni di questo mondo, che
sono il guadagno e la perdita, il piacere e il dispiacere, la lode e la critica, la gloria e
l’infamia.

Offrire ciò che non appartiene ad alcuno vuol dire offrire metalmente tutti gli splendori della
nostra terra, del monte Meru ( nota: Monte Meru: secondo la cosmologia indù o buddhista è la
montagna assiale dell’universo, fatta di cristallo ad est, di zaffiro a sud, di rubino a ovest e di
oro fino al nord. E’ intorno ad essa che si tovano i quattro ‘continenti’ principali, tra cui la
terra; fine nota ), degli altri mondi e continenti, di tutto l’universo. Ci si può chiedere a cosa
serva fare questa offerta dal momento che non abbiamo alcun legame personale con tutto ciò.
Riflettiamo. E’ stato detto: ” La diversità dei mondi è il risultato della diversità dei karma ” e,
nell ‘Ingresso nella Via di Mezzo’ ( nota: L’Ingresso nella Via di Mezzo, trattato da Chandrakirti,
secolo VII circa, nel quale l’autore chiarisce il concetto della verità assoluta secondo il pensiero
di Nagarjuna; fine nota ):

La verità infinita degli esseri viventi e quella degli universi sono la manifestazione dello
spirito: tutti gli esseri viventi si manifestano attraverso il meccanismo del karma.

L’universo nel quale viviamo e la percezione comune che ne abbimao sono il prodotto di un karma
collettivo. Allo stesso modo, la natura e l’aspetto dei luoghi in cui rinasceremo vengono
determinati dal karma che accomuliamo attualmente e che abbiamo in comune con gli esseri viventi che
si troveranno in tali luoghi.
Abbiamo tutti contribuito alla formazione del cosmo e stabilito in tal modo reali legami con
l’universo che ci circonda.
Poi viene l’offerta delle prosternazioni:

Per quanti sono gli atomi in tutti i Campi di Buddha ( nota: Campi di Biddha: i mondi in cui i
Buddha appaiono e insegnano. Ne esiste un numero infinito al di fuori di quello terrestre,
considerati il Campo di Buddha Sakyamuni; fine nota ) altrettante volte mi prosterno dinanzi ai
Buddha dei tre tempi, davanti al Dharma e alla sublime Assemblea
( 24 ).

Le prosternazioni sono un antidoto contro l’orgoglio. Così, per salvaguardarsi dalla vanità, il
maestro spirituale si inchina sempre davanti alla sedia sulla quale si siede per insegnare.
Precisiamo che l’orgoglio e la fiducia in se stessi sono due cose diverse e che è importante
distinguerle. Il primo è condannabile, mentre la saldezza interiore e la forza che essa procura sono
necessarie.

Poi, per prepararsi alla confessione, si cerca rifugio dicendo quanto segue:

Mi rifugio nel Buddha fino al cuore del Risveglio; mi rifugio nel Dharma e nella folla dei
Bodhisattva (26)

Per essere efficaci, la confessione e la promessa di non ricadere più nell’errore richiedono
l’applicazione delle quattro forze riparatrici. Quella del sostegno viene, a questo punto, dai Tre
Gioielli, dinanzi ai quali noi ci rifugiamo e generiamo il Pensiero del Risveglio. La forza del
pentimento nasce dal rimorso intenso e profondo che proviamo prendendo coscienza della natura
negativa delle nostre colpe e delle loro conseguenze nocive. La forza della risoluzione è la
promessa di non ricadere negli stessi errori, anche a costo della nostra vita. Questa tre forze
debbono essere completate da quella dell’antidoto: le prosternazioni, la recitazione di mantra (
nota: Mantra: successione di sillabe contenenti di solito il nome di un Buddha. Come indica la sua
etimologia, ‘protegge lo spirito dalle manifestazioni dell’ignoranza’; fine nota ) ed a ogni altro
atto di purificazione. Ciò dev’esser fatto senza indugio.

La morte non si attarda a considerare ciò che è fatto o rimane da fare. Che nessuno si fidi di lei,
in buona salute o malato. La vita può arrestarsi all’improvviso ( 34).

Il piacere e il dispiacere sono stati molte volte per me occasioni di azioni deplorevoli.
Dimenticavo che un giorno avrei dovuto abbandonare tutto e partire. (35).

Coloro che mi dispiacciono non saranno più come quelli che mmi piacciano, io stesso non sarò più, e
nulla esisterà più. (36).

Dopo aver preso coscienza degli aspetti nocivi delle nostre colpe, dobbiamo riflettere sulla morte
perchè la nostra confessione sia più fervente. Il trapasso è inevitabile, ma non conosciamo le
circostanze che lo provocheranno. Quando colpisce, siamo trascinati dalla forza irresistibile dei
nostri atti.

Sono di passaggio sulla terra; ecco ciò che non ho compreso. Il traviamento, l’affzzione, l’odio mi
hanno fatto commettere molti errori. ( 39)

E’ riflettendo sulla morte che ci pentiamo delle nostre azioni malvage e forgiamo la possente
determinazione di governare il nostro spirito allo scopo di non ricadere negli errori del passato.
Non osiamo più rimandare la confessione delle nostre colpe e ci sentiamo a disagio fin quando queste
ultime non sono state completamente purificate.

A partire da questo momento, io faccio ricorso ai potenti custodi del mondo, ai Vincitori che si
adoperano per proteggerlo, che fugano ogni terrore ! ( 48)

I Buddha hanno sconfitto tutti gli aspetti delle quattro forze negative, sia quelli comuni che più
sottili: i “demoni” degli elementi aggregati, delle emozioni, della morte e dell’orgoglio. Il
vincitore di una normale battaglia non sfrutta sempre i vantaggi che gli conferisce la vittoria per
proteggere il suo prossimo. Invece, il Buddha, per parte sua, non ha smesso di consacrare i propri
sforzi e la propria compassione al bene altrui, a partire dal momento in cui ha concepito il
Pensiero del Risveglio fino al raggiungimento della sua condizione perfetta. Avendo conseguito
questa vittoria, si è sforzato esclusivamente di mettere in pratica i mezzi per consolare gli esseri
viventi, a seconda delle loro disposizioni e aspirazioni particolari. Rifugiamoci in lui, che sa
allontanare ogni paura; rifugiamoci nel Dharma, che abita il suo cuore e distrugge il tormento delle
trasmigrazioni o reincarnazioni; rifugiamoci nell’assemblea dei Bodhisattva.
Nell’omaggio che apre il ‘Compendio della logica’ ( nota: Compendio della logica
‘Pramanasamuccya-nama-prakarana’, T. 4203, scritto da Dignaga, secolo V; fine nota ), Dignaga ha
scritto riguardo a Buddha, nostro rifugio:

E’ diventato autentico e sa realizzare
Il bene degli esseri viventi
Mi prosterno dinanzi a Buddha
Al Sugata, al Protettore.

Liberato da ogni paura, sa liberarne altri.

Abbraccia tutti gli esseri viventi nella sua compassione, amici ed astranei. Mostra benevolenza
verso chiunque, che gli si faccia del bene o del male. E’ il protettore indefettibile di tutti
coloro che soffrono in questo mondo. Quindi, è un essere autentico. E’ apparso spontaneamente ? E’
stato così per tutta l’eternità? No, non è sempre stato autentico, come precisa Dignaga, lo è
diventato quando tutte le cause e le condizioni sono state riunite. Come ha imparato a realizzare il
bene di tutti gli esseri viventi ? Buddha è stao anch’egli un essere come gli altri, che si augurava
la felicità e temeva la sventura. Forte della sua personale esperienza, ha compreso che tutti
nutrivano e nutrono le sue stesse speranza. Mosso da un’immmensa compassione, si è totalmente
adoperato per consolare la sofferenza altrui e per condurre gli altri alla felicità temporale e
ultima.

Il semplice desiderio di aiutare tutti gli esseri viventi non basta per riuscirvi. Può anche
trasformarsi in un’ossessione e servire soltanto ad aumentare le nostre inquietudini. Di
conseguenza, l’altruismo deve associarsi alla saggezza. Allora, liberatosi dall’ignoranza, assume
tutta la sua grandezza. E’ unendo la conoscenza alla compassione che Buddha ” sa realizzare il bene
degli esseri viventi”. Con gli occhi della conoscenza, vede come aiutarli. Individua la causa dei
loro tormenti: la loro incapacità a governare il proprio spirito. Ne identifica la ragione:
l’ignoranza, l’attaccamento, alla realtà dei fenomeni. Comprende quale antidoto applicare: la
conoscenza della vacuità. In tal modo, consegue una vista perfettamente chiara e una scienza
elaborata dei mezzi con cui vincere le cause della dofferenza. E poichè indica senza fallo cosa
bisogna fare o cosa evitare, lo si definisce la Guida, ” colui che mostra “. Soprattutto, però, è
capace di far nascere nello spirito degli esseri viventi la realizzazione della vacuità. Per questo
motivo, li guida gradualmente lungo la via che conduce alla comprensione delle Quattro Nobili Verità
e delle loro sedici suddivisioni

( nota: Le sedici suddivisioni delle Quattro Nobili Verità sono: 1) per quanto riguarda la verità
della sofferenza, l’impermanenza, il dolore, la vacuità, e la non-realtà; 2) per la verità
dell’origine della sofferenza, la causa, l’origine, la produzione e le condizioni; 3) per la verità
della cessazione, la pacificazione, la magnificenza, e la rinuncia; 4) per la verità della via, la
conoscenza, l’adempimento finale e la liberazione; fine
nota ).
Egli raccoglie gli esseri dispersi nel ciclo delle esistenze, li porta alla maturità e li libera.
Per condurli a tale maturità, mostra loro l’impermanenza o caducità, la sofferenza e l’impurità
delle comuni percezioni. Per liberali, rivela loro la non-realtà dell’ego e dei fenomeni. Infine,
con diversi metodi, fa nascere in loro la realizzazione della vacuità e li guida alla liberazione
ultima, l’onniscienza dei Vincitori.

Buddha non ha mai smesso di sviluppare le proprie qualità spirituali, coltivando senza sosta la
conoscenza che penetra la non-realtà delle cose, fino a far vedere nascere in lui la realizzazione
della verità assoluta, all’interno della quale scompare qualunque nozione di dualità. In tal modo,
ha manifestato tutte le qualità di eliminazione e di realizzazione di cui abbiamo precedentemente
parlato.

Il suo potere di mettere rimedio alle sofferenze degli esseri viventi e di proteggerli si basa sulla
sua personale esperienza, ma non è sufficiente affermare questo potere, in quanto bisogna ancora
verificarlo con un esame approfondito. Nei nostri rapporti con la gente comune, prima di fidarci di
qualcuno, verifichiamo se ne è degno, controllando la veridicità e il buon senso delle sue
affermazioni. Buddha, la nostra guida, è infallibile ? Lo sapremo esaminando le sue parole.
Egli ha insegnato a due livelli: la prima volta in cui fece girare la Ruota degli insegnamenti,
mostrò in che modo raggiungere i livelli superiori dell’esistenza; la seconda e la terza, come
realizzare l’eccellenza ultima dello stato di Buddha. Il ‘Sutra della visista a Lanka’ ( nota: Sutra
della visista a Lanka ‘ Lamìnkavatara-sutra’, T. 107; fine nota ) parla di Cinque vecoli: degli
uomini e degli esseri celesti, di Brahma, degli Uditori, dei Buddha-da-se-stessi e dei Bodhisattva.
I primi due sono comuni sia ai buddhisti che ai non-buddhisti. Gli altri sono caratteristici della
tradizione di Buddha. Conducono alla liberazione dal samsara e allo stato perfetto di Buddha, lo
scopo ultimo. Nel ‘Trattato sulla logica ‘ troviamo:

Se il punto pincipale è stato raggiunto, Il resto è secondario.

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