Le due vie della musica indiana

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Le due vie della musica indiana

di Daniele Cerra

L’India è un paese la cui vastità, culturale e geografica, è evidente anche nella tradizione
musicale. Mentre nel nord è diffuso lo stile Hindustano, nel sud si è sviluppata la forma
conosciuta come Carnatica.

Gli otto secoli di dominazione araba dell’India hanno lasciato numerose tracce anche nelle forme
artistiche come l’architettura e la musica. Sull’arcaico stile musicale indiano indeuropeo, nel
corso del periodo di dominio islamico nella parte più a nord del subcontinente si sono innestate
influenze arabe e persiane che hanno portato allo sviluppo della forma conosciuta come Hindustana.

Nel sud dell’India si è sviluppato invece lo stile Carnatico, un sistema molto antico probabilmente
di origini dravidiche. Pur essendo entrambe forme musicali che si basano su ritmo e melodia (rag e
tag) e che si esplicano nei sangit (rappresentazioni di danza, canto e musica) esistono
sostanziali differenze tra i due stili. La più importante discordanza tra le due forme musicali è
quella degli strumenti utilizzati.

Nel sangit Hindustano gli strumenti più caratteristici sono il sitar e la tabla. Il sitar è lo
strumento indiano più conosciuto in occidente. Si tratta di uno strumento a corde, solitamente 17,
di gradi dimensioni che viene suonato tenendolo coricato per terra. La tabla è costituita da due
tamburi di dimensioni diverse che sono utilizzati per scandire il ritmo del sangit.

Lo stile meridionale Carnatico dà molta più enfasi alla voce, considerandolo, di fatto, il primo e
più importante strumento del sangit, che viene accompagnata dalla vina, uno strumento a corde che
si suona imbracciandolo, dal venu, un flauto a otto fori, e dal violino. Il violino, del tutto
analogo a quello occidentale, viene però bloccato tra la pianta del piede e il tronco
dell’esecutore, che lo utilizza seduto al suolo, e le tecniche impiegate dai maestri indiani
riescono a far riprodurre sonorità molto diverse da quelle occidentali. Per suonare strumenti come
il sitar occorrono decenni di pratiche e studi incessanti, ma i maestri di entrambi gli stili,
grazie alla dedizione costante con cui si esercitano, raggiungono livelli di esecuzione eccelsi.

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