SCIENZA (CNN)
Le esperienze extracorporee non sono una novità. Da anni, esiste una fiorente letteratura che
descrive, generalmente in termini soprannaturali, come molti – soprattutto pazienti sotto chirurgia
o vittime di incidenti – si vedano dall’esterno, come guardandosi dall’alto.
E finora non c’è mai stata alcuna spiegazione scientifica plausibile. Ma un evento casuale ha spinto
un team di neurologi svizzeri a ritenere che la chiave potrebbe essere in una zona del cervello.
All’ospedale universitario di Ginevra il dottor Olaf Banke e i suoi colleghi stavano studiando
tramite elettrodi nel cervello il caso di una donna di 43 anni sofferente di epilessia. Più volte la
paziente aveva descritto la più classica delle esperienze extracorporee: vedeva il suo corpo
dall’alto, come se galleggiasse nell’aria sopra se stessa.
E succedeva solo quando veniva stimolato con un elettrodo il giro angolare, una zona della corteccia
cerebrale destra.
“Quando ce lo ha detto siamo stati molto sorpresi”, racconta Banke, autore dello studio sul caso
pubblicato nell’edizione di questa settimana della rivista medica britannica Nature: “Di racconti
strani se ne sentono, ma in anni di ricerche non avevo mai avuto una risposta del genere”.
Che la paziente stesse fingendo appare impossibile. Nel suo cervello erano impiantati fino a 100
minuscoli elettrodi, e non aveva possibilità alcuna di sapere quale sarebbe stato stimolato e
quando. Gli elettrodi vengono introdotti sotto anestesia totale, ma durante la stimolazione il
paziente è sveglio.
Il giro angolare del resto è una zona del cervello che riserva molte sorprese affascinanti. Tra i
suoi compiti ci sono la percezione spaziale e corporea e il controllo delle sequenze logiche, e
quando non funziona gli effetti sono evidenti.
Un paziente che soffre di problemi in quella zona può mettersi per esempio le mutande sopra i
pantaloni, senza accorgersi minimamente che non è l’ordine giusto. Oppure può perdere la capacità di
riconoscere le dita delle proprie mani e di usarle per contare.
Esperienze in genere legate a un “break” del cervello
Sia Blanke che il dottor Barry Gordon, professore di neurologia all’università americana Johns
Hopkins, pensano che le esperienze extracorporee possano essere messe in relazione a un salto o una
rottura nella gestione di informazioni da parte del cervello.
Nel caso della paziente di Ginevra, il trauma dell’inserimento degli elettrodi, insieme alla paura
che inevitabilmente accompagna un’operazione chirurgica, può essere stata l’evento chiave che ha
prodotto l’esperienza extracorporea.
Peraltro, anche l’epilessia potrebbe avere un ruolo. “Spesso i pazienti raccontano che si vedono
dall’esterno, ed è un avvertimento di un attacco imminente”, spiega il dottor Cindy Kubu,
neuropsicologa della Cleveland Clinic Foundation.
Dunque bisogna buttare via tutti i libri, alcuni celebri, che raccontano le esperienze extracorporee
come fenomeni paranormali? No, dice il dottor Banke: “Per molti è un’esperienza straordinaria che
cambia la vita. Spero di poter contribuire con delle conoscenze scientifiche precise, e anche di
collaborare con chi viene da altri campi”. Insomma, per volumi come “La vita dopo la vita” si può
ancora tenere un posto in libreria.
19 settembre 2002
Articolo messo in Rete alle 18:19 ora italiana (16:19 GMT)
www.cnnitalia.it/2002/TECNOLOGIA/09/19/Cervello/index.html
Approfondimento sul sito www.sublimen.com
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