di Peter della Satina
Tratto da: LE FONDAMENTA DEL BUDDHISMO> (INTRODUZIONE ALLABHIDHARMA)
ANALISI DELLA MATERIA
LAbhidharma tratta le quattro realtà ultime: coscienza (citta), stati mentali (cetasika), materia
(rupa) e Nirvana. La materia, come anche la coscienza e gli stati mentali, sono realtà condizionate
mentre il Nirvana è una realtà incondizionata. Considerare le tre realtà condizionate è come
considerare i cinque aggregati dellesistenza psico-fisica.
Questo ci riporta a quanto detto nel capitolo XVII circa il rapporto tra soggetto e oggetto, tra
mente e materia. Entrambi questi schemi possono essere ridotti a due elementi: lelemento mentale o
soggettivo e lelemento materiale o oggettivo.
Da una parte cè la mente e gli stati mentali:
coscienza, volizione, percezione e sensazione, e dallaltra abbiamo loggetto: forma e materia. Nel
contesto dellAbhidharma bisogna ricordare che la materia non è separata dalla coscienza; mente e
materia possono essere considerate semplicemente le forme soggettiva e oggettiva dellesperienza.
Vedremo meglio la validità di questa asserzione quando considereremo le quattro basi della materia
(terra, acqua, fuoco e aria), viste come qualità piuttosto che come sostanza della materia. Dato
lapproccio fenomenologico buddhista dellesistenza, la materia è importante solo perché, come
oggetto di esperienza, influenza il nostro essere psicologico. Mentre gli altri sistemi sostengono
un dualismo assoluto e radicale, una dicotomia tra mente e materia, nel buddhismo abbiamo
semplicemente forme di esistenza soggettive e oggettive.
LAbhidharma classifica e ordina la materia suddividendola in 28 elementi. I quattro elementi
primari, o quattro basi della materia, sono semplicemente chiamati terra, acqua, fuoco e aria.
Tuttavia sarebbe meglio chiamare la terra principio di estensione o resistenza; lacqua principio
di coesione; il fuoco principio di calore e lacqua principio di movimento o oscillazione.
Queste sono le componenti elementari della materia e da esse derivano i cinque organi dei sensi
fisici e i loro oggetti.
In questo contesto, come in quello dei cinque aggregati, la materia non è solo quella dei nostri
corpi, ma di tutti gli oggetti fisici dellesperienza che fanno parte del mondo esterno. Oltre agli
organi e ai loro oggetti, la materia è presente anche nella mascolinità e femminilità, nel cuore o
principio di vitalità e nel nutrimento. Ci sono sei ulteriori elementi di materia: principio di
limite o spazio, due principi di comunicazione (comunicazione corporea e verbale), leggerezza,
morbidezza e duttilità. Infine ci sono quattro elementi chiamati caratteristiche: produzione,
durata, distruzione e impermanenza.
Quindi le componenti della materia (o più precisamente dellesperienza materiale) sono 28 in tutto:
le quattro basi, i cinque organi dei sensi ed i loro rispettivi cinque oggetti, le due dimensioni
della sessualità, vitalità, nutrimento, spazio, due forme di comunicazione, leggerezza, morbidezza,
duttilità e le quattro caratteristiche.
Osserviamo meglio i quattro fondamenti della materia dal punto di vista della loro realtà come
qualità sensorie. E importante tener presente che quando parliamo dei quattro elementi primari
della materia, non li vediamo come terra, acqua, fuoco e aria di per sé, ma qualità sensorie di
questi elementi, cioè la qualità che possiamo sentire e che quindi rende possibile lesperienza
della materia. Perciò abbiamo a che fare con qualità sensorie quali durezza e morbidezza che
appartengono al principio di estensione, e di caldo e freddo che appartengono al principio del
calore. Non parliamo di essenza ma di qualità che possono essere sperimentate.
E questo a sua volta significa che stiamo trattando laspetto puramente fenomenologico della
materia, in cui le qualità sensorie funzionano da caratteristiche definitive della materia. E sono
queste qualità sensorie che costituiscono la realtà ultima. In altre parole, non è né il tavolo né
il mio corpo che rendono possibile lesperienza della materia, ma le qualità sensorie di durezza e
morbidezza, che appartengono sia al tavolo che al mio corpo. In questo contesto, gli oggetti della
mia esperienza (tavolo, corpo) sono realtà convenzionali, mentre le qualità sensorie di durezza,
morbidezza, ecc., che portano allesperienza della materia, sono realtà ultime.
In filosofia viene chiamata visuale modale, una visuale che si concentra sulle qualità
dellesperienza piuttosto che sullessenza dellesperienza. Cercare lessenza della materia vuol
dire entrare nella sfera della speculazione, andando oltre lesperienza empirica, mentre osservare
le qualità della materia è rimanere nel campo dei fenomeni, dellesperienza. E interessante notare
che questa visuale modale della materia è condivisa da alcuni filosofi moderni, tra cui il più noto
è forse Bertrand Russell. Ed è sempre questa visuale modale della realtà che sta alla base di gran
parte del pensiero contemporaneo sulla materia. Gli scienziati sono giunti a riconoscere che la
materia è un fenomeno, che è impossibile arrivare allessenza della materia e questo è stato
convalidato dalla scoperta dellinfinita divisibilità dellatomo.
La visuale modale della realtà ha anche unaltra importante implicazione: prendendo visione della
realtà, dellesistenza puramente fenomenologica ed esperienziale, non sorge il problema del mondo
esterno, nel senso di una realtà che sta in qualche posto fuori, oltre i limiti della nostra
esperienza. In quanto il mondo esterno rende possibile lesperienza della materia, esso è solo la
dimensione obiettiva o materiale della nostra esperienza, non una realtà indipendente che esiste di
per sé. A livello personale vediamo che la nostra esistenza psico-fisica è formata da due
componenti: la componente mentale o mente, e la componente fisica o corpo.
La mente e il corpo hanno una natura alquanto diversa, soprattutto perché la mente è più duttile e
mutevole del corpo. Il Buddha disse che è più comprensibile identificarsi col proprio corpo che
considerare la mente il proprio sé, in quanto il corpo almeno mantiene a lungo dei tratti
riconoscibili. Possiamo verificarlo attraverso lesperienza personale. La mente cambia molto più
velocemente del corpo. Per esempio, posso prendere la risoluzione di non mangiare cibi farinacei o
grassi, ma ci vuole un bel po prima che questo cambiamento mentale si rifletta sulla forma del
corpo. Il corpo resiste ai cambiamenti molto più della mente e questo ha a che fare con la
caratteristica dellelemento terra, che si manifesta nel principio di resistenza. Il corpo è il
prodotto del karma passato, della passata coscienza ed è allo stesso tempo la base della coscienza
presente. Questo spiega il disagio profondo che molti intellettuali provano nei riguardi del corpo.
Un famoso filosofo, Plotino, una volta disse che si sentiva prigioniero nel proprio corpo, che egli
considerava una tomba.
Talvolta vorremmo sedere più a lungo in meditazione, ma non possiamo a causa del disagio che il
corpo ci procura per il fatto stesso di esserci. Certe volte vorremmo continuare a lavorare (o a
stare svegli per guardare un particolare programma in TV), ma non possiamo a causa della stanchezza
proveniente dal corpo. Cè tensione tra mente e corpo, perché il corpo è la materializzazione del
karma passato; e siccome ha la caratteristica di resistenza, risponde più lentamente della mente
alle azioni volontarie. Il corpo perciò è, in un certo senso, dostacolo allo sviluppo mentale.
Possiamo veder ciò nel caso di esseri liberati. Nel libro Domande del Re Milinda il re chiede a
Nagasena se gli arahat possono sperimentare dolore. Nagasena risponde che, sebbene gli arahat non
sperimentino più la sofferenza mentale possono però sentire il dolore fisico. Gli arahats non
sentono la sofferenza mentale perché le basi per sentirla (avversione, ostilità, odio) non ci sono
più; però possono sperimentare il dolore fisico fino a che è presente la base di esso, cioè il
corpo. Fino a che un arahat non entra nel Nirvana finale (Nirvana senza residui, senza la
personalità psicofisica), rimane la possibilità del dolore fisico.
E per questo che, nella storia della vita del Buddha e dei suoi discepoli principali, ci furono dei
momenti in cui essi provarono dolore fisico. Il corpo occupa una posizione intermedia, speciale, in
quanto è il prodotto della coscienza passata e la base di quella presente. Questa posizione
intermedia si riflette anche nel fatto che alcune funzioni corporali sono coscienti e possono essere
controllate dalla volontà, mentre altre sono inconsce ed automatiche. Si può decidere di mangiare
altro cibo, ma è una funzione fisica inconscia quella che lo digerisce o non lo digerisce; non posso
costringere il corpo a digerirlo.
Anche il respiro è rappresentativo di questa posizione intermedia del corpo, perché può avere sia
una funzione inconscia oppure può essere portato a livello conscio e volitivo allo scopo di
concentrare e calmare il corpo e la mente.
Parlando della nostra esistenza fatta di mente e corpo, dobbiamo tener presente che la mente
rappresenta il principio dinamico, fluido, volitivo, mentre il corpo rappresenta il principio di
resistenza. E per questa ragione che il corpo non può cambiare così velocemente come la mente
durante il processo di sviluppo e liberazione.
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