Le grandi domande di William Arntz

pubblicato in: AltroBlog 0
Le grandi domande di William Arntz

tratto da:
“Ma che… Bip… Sappiamo Veramente? What the Bleep do We Know?”

William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente – Macro Edizioni

Porsi questi profondi interrogativi apre le porte
a nuovi modi possibili di esistere nel mondo.
Porta una ventata di aria fresca. Rende la vita più gioiosa.
Il vero trucco nella vita non è conoscere i segreti,
bensì essere nel mistero. (FRED ALAN WOLF)

Che Cos’È una Grande Domanda?
Perché dovremmo preoccuparcene?
Che cos’è che la rende Grande?

Mettiamo che un’astronave atterri vicino a voi sul tavolino del bar
(hanno forse importanza le dimensioni?), e che dentro ci sia Il libro
universale di tutte le cose. E voi potete fare una domanda. Che
domanda fareste?

Può sembrare un po’ sciocco, ma vale la pena pensarci. Concedetevi un
minuto per farlo. Che domanda fareste? Può riguardare qualsiasi cosa.
Avanti, scrivetela in un diario.

Adesso mettiamo che Il Libro in questi giorni si senta un po’
sottoutilizzato e vi venga concessa una domanda extra. Pensate a
qualcosa per cui provate semplice curiosità. Può darsi che vi
chiediate se Elvis è ancora vivo, o dove avete lasciato le chiavi
della macchina. Qualcosa che stuzzichi la vostra fantasia. Scrivete
anche questo.

A questo punto Il Libro si sente un po’ esaurito, è diventato Il libro
universale di tutte le cose facendo le domande poste da tutti e
ricevendo risposte reali. E così, la domanda per voi (la cui risposta
sarà aggiunta nel Libro) è: Qual è l’Unica Cosa che conosci con
certezza?

– Le Grandi Domande – L’apriscatole della coscienza –

A parte i pochi come Fred Alan Wolf (citato a inizio pagina), chi mai
ci incoraggia a fare domande? Eppure, la maggior parte di quelle
grandi scoperte e rivelazioni tanto care alla nostra società sono il
risultato dell’aver posto domande. Quelle cose, quelle risposte, che
studiamo a scuola sono derivate da domande. Le domande sono il
precursore, o la causa prima, in ogni ramo della conoscenza umana.

Il saggio indiano Ramana Maharshi diceva ai suoi studenti che la via
dell’illuminazione si riassumeva nell’interrogativo: «Chi sono io?».
Il fisico Niels Bohr chiedeva: «Come può un elettrone spostarsi da A a
B, senza mai passare nello spazio tra i due?».

Queste domande ci aprono a quello che prima non conoscevamo. E sono
veramente l’unico modo di arrivare là, dall’altra parte dello
sconosciuto.
Perché fare una Grande Domanda? Fare una Grande Domanda è un invito
all’avventura, a un viaggio di scoperta. È entusiasmante partire per
una nuova avventura; c’è la grande gioia della libertà, la libertà di
esplorare territori nuovi.

Allora, perché non ci facciamo queste domande? Perché porsi
interrogativi apre la porta al caos, allo sconosciuto e
all’imprevedibile.

Nell’istante in cui vi fate una domanda di cui non conoscete davvero
la risposta, vi aprite a un campo di possibilità infinite. Siete
disposti a ricevere una risposta che potrebbe non piacervi, o con cui
potreste non essere d’accordo? E se vi mettesse a disagio, o vi
conducesse al di fuori della zona protetta che vi siete costruiti, in
cui vi sentite al sicuro? E se la risposta non fosse quella che volete
sentire?

Per fare una domanda non servono muscoli, serve coraggio.

Adesso esaminiamo che cos’è che rende Grande una domanda.

Una Grande Domanda non deve per forza provenire da un libro di
filosofia, o riguardare i Grandi Problemi della Vita. Una Grande
Domanda per voi potrebbe essere: «Che cosa accadrebbe se decidessi di
ritornare all’università per laurearmi in un nuovo ambito?» o «Devo
forse ascoltare quella voce che continua a dirmi di andare in
California o in Cina?», oppure «È possibile scoprire che cosa c’è
dentro a un neutrino?». Porvi uno qualsiasi di questi interrogativi e
migliaia di altri potrebbe cambiare la direzione della vostra vita.
Ecco quando una Domanda è Grande: quando può cambiare la direzione
della vita.

E così, ancora una volta, perché non le facciamo? La maggior parte
della gente preferisce rimanere nella sicurezza del conosciuto
piuttosto che andare in cerca di guai. Anche se vanno a sbattere
direttamente contro una domanda, molto probabilmente se la danno a
gambe, ficcano la testa nella sabbia o si mettono subito a fare
qualcos’altro.

Per la maggior parte di noi, è necessaria una grave crisi perché
sorgano le Grandi Domande: una malattia che metta a rischio la nostra
vita, la morte di una persona cara, il fallimento di un lavoro o di un
matrimonio, uno schema di comportamento reiterato che provoca
addirittura dipendenza e da cui semplicemente vi sembra di non
riuscire a liberarvi, o la sensazione che sia impossibile sopportare
la solitudine per un’altra giornata. In momenti del genere, le Grandi
Domande vengono a galla dalle profondità del nostro essere ribollendo
come lava incandescente. Questi interrogativi non sono esercizi
intellettuali, ma grida dell’anima.

«Perché io? Perché lui? Che cosa ho sbagliato? Dopo quello che mi è
successo, la vita varrà davvero la pena di essere vissuta? Come ha
potuto Dio lasciare che questo accadesse?».

Se potessimo trovare la stessa passione per fare a noi stessi una
Grande Domanda riguardo alla nostra vita in questo momento, mentre non
c’è nessuna crisi imminente, chissà che cosa potrebbe accadere.

Come ha detto il dottor Wolf, fare una Grande Domanda può dischiudere
nuovi modi di esistere nel mondo. Può essere un catalizzatore per la
trasformazione. Per crescere. Crescere ancora di più. Andare oltre.

– La gioia di fare domande –

Vi ricordate quando avevate cinque anni e continuavate a chiedere:
«Perché?». Può darsi che dopo un po’ i vostri genitori abbiano pensato
che lo facevate solo per farli impazzire, ma voi volevate davvero
sapere! Che cos’è successo a quel bambino di cinque anni?

Riuscite a ricordare il bambino di cinque anni che eravate?

Riuscite a sentirlo? È importante, perché quando avevate cinque anni
vi piaceva essere in mezzo al mistero. Vi piaceva voler capire le
cose. Vi piaceva il viaggio. Ogni giorno era pieno di nuove scoperte e
nuove domande.

E allora, qual è la differenza tra allora e adesso?

Buona domanda!

Il divertimento e la gioia della vita stanno nel viaggio. Nella nostra
cultura, siamo stati condizionati a considerare il “non sapere” come
qualcosa di inaccettabile e negativo, una sorta di fallimento.

Per superare il test, dobbiamo conoscere le risposte. Ma anche quando
si arriva alla conoscenza effettiva delle cose concrete, ciò che la
scienza non sa supera di gran lunga quello che sa. Molti grandi
scienziati hanno indagato il mistero dell’universo e della vita sul
nostro pianeta, e hanno detto con franchezza: «Sappiamo ben poco. Più
che altro abbiamo molti interrogativi». Questo è certamente vero per
gli eminenti pensatori che abbiamo intervistato.

Nelle parole dello scrittore Terence McKenna: «Man mano che i falò
della conoscenza si fanno più brillanti, sempre più l’oscurità viene
rivelata ai nostri occhi sgomenti».

E ancor più difficile è dare a una risposta precisa alla domanda:
«Qual è il significato e lo scopo della mia vita?». La risposta alle
Grandi Domande come questa può emergere soltanto dal viaggio della
vita. E possiamo raggiungerla soltanto attraverso la via del non
sapere; o forse dovremmo dire, del non sapere ancora. Se pensiamo
sempre di conoscere la risposta, come potremo crescere?

Fino a che punto saremo aperti per imparare?

Un professore universitario andò a far visita al maestro Nan-in per
interrogarlo a proposito dello Zen. Ma invece di ascoltare il maestro,
lo studioso continuava a esporre le sue idee personali.

Dopo averlo ascoltato per un po’ di tempo, Nan-in servì il tè. Dopo
aver riempito la tazza del visitatore, continuò a versare. Il tè
traboccò dalla tazza, riempì il piattino e colò sui pantaloni
dell’uomo finendo sul pavimento.

«Non vedi che la tazza è colma?» esplose il professore.

«Non ce ne sta più!».

«Proprio così», replicò tranquillamente Nan-in. «E come questa tazza,
tu sei colmo delle tue idee e opinioni personali. Come posso mostrarti
lo Zen se prima non svuoti la tua tazza?».

Svuotare la tazza significa far spazio per le Grandi Domande.

Significa essere aperti, ricondizionarci in modo da poter accettare,
per il momento, di non sapere. È da qui che sorgerà una conoscenza più
grande.

SI PUÒ ANCHE NON CONOSCERE LA RISPOSTA

Un po’ di tempo fa mia nipote sedicenne mi inviò una lunga e-mail. La
sostanza era: «La vita fa schifo. Ogni giorno vedo mio padre tornare a
casa dal lavoro completamente a terra.

Non voglio rimanere intrappolata nella corsa al successo, ma non vedo
alcuna possibilità per evitarlo. È questa la vita? A che cosa serve?
Tanto varrebbe spararmi e morire».

«Christina», le risposi, «puoi pensare che questa non sia una grande
risposta, ma sono fiero di te. Non posso dirti che risolverai il tuo
dilemma e troverai La Risposta. So che vuoi delle risposte, ma a volte
la vita non le fornisce immediatamente.

Ma stai facendo le domande giuste, ed è questo che conta».

– Siete in buona compagnia –

Gli esseri umani si sono posti Grandi Domande per migliaia di anni. Ci
sono sempre stati uomini e donne che hanno guardato intensamente le
stelle meravigliandosi di fronte a quel mistero, o hanno osservato il
modo in cui vivevano le persone intorno a loro pensando: «Non c’è
nient’altro nella vita oltre a questo?».
Gli antichi filosofi greci meditarono e discussero le Grandi Domande.
Alcuni, come Socrate e Platone, si chiedevano: «Che cos’è la bellezza?
Che cos’è la bontà? Che cos’è la giustizia? Qual è il modo migliore
per governare una società? Quali sono le persone adatte a governare?».

Gli insegnanti religiosi, i maestri mistici e spirituali come Buddha,
Lao Tse, Gesù, Maometto, San Francesco, Meister Eckhart, Apollonio di
Tiana e molti altri, all’interno di tutte le tradizioni del mondo,
hanno posto Grandi Domande.

Le persone che hanno una mente scientifica hanno sempre fatto domande.
Come funziona? Che cosa c’è dentro? Le cose sono davvero come
sembrano? Da dove viene l’universo? È la Terra il centro del sistema
solare? Esistono delle leggi e dei modelli alla base di quello che
accade nella vita quotidiana? Qual è il collegamento tra il mio corpo
e la mia mente?

Per i grandi scienziati della storia, queste domande suscitano una
passione per la comprensione che va al di là della curiosità. Non sono
semplicemente curiosi, bensì hanno bisogno di sapere!

Quando Albert Einstein era ragazzo, si chiedeva: «Che cosa accadrebbe
se andassi in bicicletta alla velocità della luce e accendessi il
fanalino: uscirebbe luce?». Si ridusse quasi alla follia a furia di
chiederselo per dieci anni, ma da quella risoluta ricerca derivò la
teoria della relatività. Questo è un grande esempio del porsi una
domanda e rimanerle fedeli per anni, nello sconosciuto, fino ad
arrivare a una visione della realtà completamente diversa.

– Infrangere i paradigmi –

Una delle cose che rendono grande la scienza è la premessa che quello
che essa pensa di sapere oggi verrà probabilmente dimostrato falso
domani. Le teorie del passato sono servite come piattaforma per salire
più in alto, come intendeva Sir Isaac Newton quando affermò: «Se ho
avuto il privilegio di vedere più lontano degli altri, è perché mi
ergevo sulle spalle di giganti».

È soltanto facendo domande, sfidando le presupposizioni e le “verità”
date per scontate in un qualsiasi periodo, che la scienza progredisce.
E se questo risultasse vero anche per quanto riguarda la nostra vita
personale, la nostra crescita e il nostro progresso individuale?
E, pensate un po’, è proprio vero. Quando vi libererete dalle
presupposizioni che avete riguardo a voi stessi, crescerete più di
quanto abbiate mai reputato possibile.

– Fatene tesoro –

Meditare sulle Grandi Domande è un modo meraviglioso per trascorrere
del “tempo di qualità” con la vostra mente. Quand’è stata l’ultima
volta che avete condotto la vostra mente a fare una corsa selvaggia
nel mistero? O che avete provato ad arrivare dall’altra parte
dell’Infinito?

Fare domande ha anche un enorme valore pratico. È la porta del cambiamento.

Per esempio: non vi chiedete mai, come Joe Dispenza: «Perché
continuiamo a creare la stessa realtà? Perché continuiamo ad avere le
stesse relazioni? Perché continuiamo a trovare gli stessi lavori? In
quest’infinito mare di potenziali che esiste intorno a noi, perché
continuiamo a ricreare sempre le stesse realtà?».

Oppure, nelle parole di Einstein, una delle definizioni della follia è
continuare a fare ripetitivamente sempre le stesse cose aspettandosi
un risultato diverso.
È qui che entrano in gioco le Grandi Domande. Sono Grandi perché ci
aprono a una realtà più grande, a una prospettiva più grande, a
opzioni più grandi. E ci giungono sotto forma di Domande perché
provengono dall’altra parte del Conosciuto. E arrivare là vuol dire
cambiare.

– Pensateci un po’ su …-

Nota: ad alcune di queste domande molti di noi possono rispondere
facilmente. Ma l’inghippo sta nel non considerare soltanto ciò che è
ovvio, bensì anche ciò che non è ovvio: il subcosciente. Quel luogo
dove non andiamo a guardare molto spesso, se mai lo facciamo. Quando
studiate queste domande, ricordatevi di guardare fino in fondo a voi
stessi.

Pensate alle cose che potreste aver acquisito quand’eravate giovani.
Come la paura, per esempio: la paura dei cani penetra attraverso la
vostra coscienza in qualche altro modo? Prendetevi un po’ di tempo.
Non c’è nessuno in fondo alla stanza con un cronometro!

• Ricordate le prime tre domande all’inizio del capitolo? E adesso quali sono?

• Un’astronave atterra accanto a voi, e dentro c’è Il libro universale
di tutte le cose. Ricevete in omaggio un’altra domanda, una domanda.

Qual è?

• Ed ecco l’omaggio extra: siamo di nuovo al punto di partenza? O
siamo andati avanti?

Ricordatevi di queste domande mentre leggete il libro. Sono destinate
a evolvere con voi. Questa è la parte divertente! Tenete un diario in
modo da poter osservare la vostra evoluzione personale e ricordare.

Tutte le grandi cose si ottengono a cuor leggero!

—Ramtha

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *