Le grandi verità dette senza prosopopea

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Le grandi verità dette senza prosopopea

di Guido da Todi

Disse Buddha …

Coloro che hanno perso la consapevolezza del corpo, hanno perso il nibbâna. Coloro che non hanno perso la consapevolezza del corpo, non hanno perso il nibbâna. Coloro che non si sono avvalsi della consapevolezza del corpo, non si sono avvalsi del nibbâna. Coloro che si sono avvalsi della consapevolezza del corpo, si sono avvalsi del nibbâna.Dopo aver udito ciò, un altro dei presenti, il bramino Jatukanni, domandò: «Come il sole, che domina il mondo con la luce e il calore, anche tu, maestro, sembri dominare il desiderio e il piacere. Io sono poco intelligente. Come faccio a trovare e a comprendere il modo di rinunciare a questo mondo in cui si nasce per invecchiare e morire?». Il Buddha rispose: «Abbandona la sete di sensazioni. Osserva come, lasciando andare il mondo, si trovi una profonda tranquillità. Non c’è bisogno d’aggrapparsi, né di rigettare nulla. Vivi nel presente senza aggrapparti, e allora potrai andare in pace, di luogo in luogo. C’è uno stato di bramosia che entra nell’individuo e lo domina. Ma quando questa se ne va, è come se dal corpo se ne andasse un veleno; allora la morte non ti spaventerà più».
(Sutta Nipata, 11 – © copyleft – perle.risveglio.net)

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«Ora, supponete che, su un basamento, vi sia un vaso pieno d’acqua fino al bordo, tanto che i corvi possano bervi, e si faccia avanti un uomo con un carico d’acqua. Pensate che troverebbe spazio in cui mettere la sua acqua?». «No, signore». «Nello stesso modo, in chiunque la consapevolezza immersa nel corpo è sviluppata, è perseguita, Mara non può entrare, Mara non trova alcun appiglio».
(Majjhima Nikaya, 119)

“Analisi dei Sutra, che avete appena letto
(di Guido)

Nasce una forte perplessità, nella mente di coloro che – attratti dal magnetico contenuto degli Insegnamenti di Buddha – si trovano davanti al nodo della Sua meditazione vipassana: quella che si effonde e si diffonde nella stretta analisi mentale, sulla natura esoterica del proprio corpo. Perché occuparsi del corpo fisico, se è lo spirito l’unico pernio della vita, cosmica o meno? Perché entrare nel dettagliato esame mentale delle proprie membra interne e degli organi celati sotto la propria pelle e protetti dal nostro scheletro? Cosa c’entra tutto ciò con la rarefatta realtà che ci immaginiamo esista al di là del velo delle cose tangibili?
Osservando un gruppo di monaci buddisti, mentre, silenziosi ed introspettivi, passeggiano, con calma e lentamente, nella radura di un bosco – ad esempio – e seguono, d’abitudine, un loro tracciato immaginativo interiore, visualizzando i propri organi e le proprie membra, “seduti nel trono tra le proprie sopracciglia” – bene, a prima vista può sembrare una ignorante perdita di tempo, priva di qualunque finalità spirituale …
Ed allora, discutiamoci, un poco, sopra ed affrontiamola, questa supposta perdita di tempo, insegnata e suggerita dall’Uomo più intelligente, apparso, finora, sulla terra: Buddha.

Supponete, dunque, di trovarvi in una spiaggia californiana, lì dove i giovani “volano” sulla gobba fremente di grandi ondate, che spumano e si estinguono sulla sabbia; giovani che aiutano il proprio equilibrio, sospesi ad una tavoletta di legno dipinto.
Il surf.
Tutti sfruttano la propria abilità, spingendo la propria corsa, ben allineati alla direzione comune delle onde.
Ma, ecco, che uno di essi – a causa di qualche motivo inspiegabile ed irrazionale – sbaglia rotta, e va a contrastare il verso comune dei cavalloni. Insomma, rovescia l’indirizzo della propria velocità dal corso collettivo dei flutti.
Il primo scontro sarà, di certo, molto violento e potrebbe, addirittura, provocare delle tumefazioni e dei lividi al giovane incosciente.

Ora, vi prego di cambiare punto di osservazione. E di pensarvi sulla terrazza di casa vostra, durante una notte fitta di lucenti stelle, che bucano, a miriadi, l’oscurità del cielo. Avete, accanto, uno stupendo telescopio; il più potente che possiate immaginare. E lo puntate verso una qualunque direzione della cupola celeste. Inoltre, sul parapetto di questo terrazzo, sta, anche, poggiato un antico testo, sui Veda Hindu.
Lo cominciate a sfogliare e giungete alla descrizione di MULAPRAKRITI e PARABRAHMAN. Il primo di questi termini è, forse, il più misterioso degli insegnamenti orientali. Esso ci insegna (da tanti e tanti millenni) che esiste solamente la Materia Primordiale (Mulaprakriti), la quale, nell’ampliamento della propria universalità – dal suo più piccolo circuito di vita a quello più immenso – mostra tre caratteristiche fondamentali:

1) – Esiste dall’Eternità,
2) – Vibra senza interruzioni
3) – Si trova in Eterno Movimento espansivo ( non cessa mai di ampliarsi, in senso centrifugo e centripeto)

E’ quanto ci verrà, pure, confermato dall’antico testo sui Veda Hindu, anticipando la visione che apparirà, poi, nel telescopio potente, che, intanto, abbiamo puntato in cielo.
Codesta visione, di contro, finirà per sbigottirci. Noi la vediamo e fremiamo. E constatiamo di trovarci nella parte inferiore di una Galassia (immensa raccolta di stelle), che – a ben vedere – si espande lentamente e in modo indifferibile. La quale, a sua volta, s’ accompagna ad altre migliaia e migliaia di Galassie simili, che la circondano, da presso e da lungi. E così via, all’infinito.
Il nostro sistema solare – minima sua particella – viene attratto, inoltre, da una costellazione molto brillante, di nome Sagittario, collocata in una posizione un poco più centrale dello sbalorditivo gruppo di stelle.

Vogliamo chiamare questo silente ruggito dilatante: ”Motore Immoto”? Facciamolo pure. Tuttavia, è opportuno che ci si renda conto di come la materia universale possegga – nella sua natura – siffatta caratteristica implicita, innata ed immortale
.Una spinta infinita, un’ espansione, che noi possiamo soltanto contemplare ed analizzare, lì dove l’occhio del telescopio andrà a posare la sua lente; ma, di cui non riusciremo mai a localizzare la sorgente primaria assoluta.

Guardiamoci – ad esempio – la mano, e scopriremo, anche in essa, l’emittenza intrinseca di tale espansione universale. Osserviamo, poi, la globalità della realtà, attorno a noi, e che costituisce il nostro eterno presente .” Ecco, vedete?!… L’analisi dell’intera natura si allarga, lentamente, e si espande ….”
Dalla rarefatta ed eternamente sfuggente atmosfera della Fonte Primaria, per sempre sconosciuta, da cui proviene la spinta universale all’espansione di ogni cosa, quella che Helena Petrowna Blavatsky chiama “il Dio Sconosciuto” (il Primo Brahman), continua, incessante, a prolificare
Così s’ esprime e si mantiene coeva, l’intera creazione.

Difatti, ogni spinta che la vita riceve (la cui fonte sia ignota, o meno) crea il Primo Brahman (il Padre, lo Yang, il chakra bramanahandra); da cui nasce il secondo Brahman (il Figlio, Yinn, il chakra muladhara), in un matrimonio – o connessione – che costituisce il Terzo Brahman ( lo Spirito Santo, il Tao, il chakra Anahata).
Solo dopo l’urto finale con l’onda del manifesto i tre aspetti della vita si mostrano alla luce, creati dal Tutto-Nulla.
Ed anche i tre Guna appartengono al coro: Sattva,Rajas, Tamas.
Vata (ciò che si muove e trasporta le cose); Pitta (ciò che cuoce e digerisce le cose); e Kapha (il principio di coerenza e di coesione)
E’ allora che si manifesta la materia; ed il neonato emette il suo strillo disperato, memore, ancora, della beatitudine potenziale del Cielo Interiore e della creazione innata e gioiosa, priva di durezze e negazioni, da cui proviene; uno strillo nostalgico, neppure compreso da lui, ma sofferto sino in fondo (è ovvio che stiamo parlando di creature ancora lontane dal ciclo reincarnativo)

Analizzeremo, più avanti, questo inizio della materia, dei misteri del corpo umano e del perché il Grande Buddha ne fa uno dei perni maggiori della meditazione vipassana

(nota: ricordo che nelle registrazioni Youtube, ove traccio alcuni insegnamenti spirituali, esiste una lunga meditazione vipassana corporale guidata –ma, che vi suggerisco di ascoltare, solo dopo la lettura dei frammenti che vi sto proponendo)

Attenzione, però. Deve ancora apparire il Buco Nero; quel nodo cosmico, che ritma e lega la seta incorruttibile della natura infinita e duplice, della vita e della morte. E che manifesta l’espansione centripeta di ogni triade.
Parliamone.

Nell’uomo oramai vecchio appaiono alcuni colpi di tosse; un inciampo ribelle su di una gobba del terreno, una generale debolezza ….L’adunca e sinuosa mano fredda della decrepitezza comincia a stringere nel proprio palmo secco l’intera vita di ogni singolo ciclo individuale; alberi, animali, uomini, le cose tutte si accorgono che la precedente espansione del proprio integrale organismo inizia ad emettere deboli crepitii, perde lo splendore del telaio formale che ne faceva una bellissima donna, o un fantastico ginnasta-guerriero; le stelle ed i granelli di polvere vedono avanzare il loro collasso generale ……

L’orchestrazione di quanto Buddha chiama “il dolore umano” appare, qui e là, dagli squarci di quanto era un’eburnea giovinezza e bellezza. Le stelle iniziano ad immergersi dentro sé stesse, si auto fagocitano, rimpiccioliscono ed un astro come il nostro sole diverrà addirittura piccolo come un atomo, ma di una solidità e durezza quasi inimmaginabile; e poi, resterà visibile unicamente per una misteriosa curvatura dello spazio, che ne rivelerà la presenza dei suoi movimenti invisibili;
– è la luce stessa, difatti, che viene risucchiata da quel mostro, che chiamiamo Buco Nero.

Ma, come ogni molla viene spinta al massimo della sua capacità di assorbimento elastico, sino a fermarsi, statica ed immobile, così accade anche ai Buchi Neri, che vedono il collassante minor spazio interiore, oramai occupato da un limitato numero di particelle “quantiche”….frementi e irrequiete.
Il tempo di respirare , di organizzarsi e di replicare con un generale e comune colpo di ritorno ed il Buco Nero esploderà, iniziando una progressione c contraria del suo esistere. L’apice del centripedismo diverrà l’inizio di una nuova esplosiva emanazione centrifuga. L’infinito riprenderà il suo cammino delle Sette Lerghe, che non termina mai più; ma, stavolta, in senso contrario.

Ecco la rivelazione laica della natura eterna dell’esistenza, araba fenice, priva di supporti formali necessari alla sua creazione e sopravvivenza.
Lì ove la verità continua a valutare la materia, come “pacchetti di onde e di grani corpuscolari” e nega l’esistenza del nulla, considerando il ciclo quantico come responsabile e leva di tutto il moto della natura.
Espansione universale innata delle cose
Materia innata, in eterna vibrazione dilatante
Nascita spontanea dei 3 principi universali (Padre, Figliolo, Spirito Santo)

Come quando, da lungi, si ascolta il primo ruggente brontolio di una tempesta, che preavverte l’inizio di una grande pioggia, così la sensibilità spirituale capta il rumore di fondo di un dolore immenso e dilatato. Ogni fiorellino cresce, emette con impeto il suo profumo, e, lentamente, avvizzisce e muore; muore anche la levigata forma di una guancia femminile, profumata ed attraente, e gli occhi di questa donna si restringono, pian piano, in un reticolo pungente di rughe; un profumato campo di grano, perde la sua morbidezza e mostra, alla fine del suo ciclo, la terra, irta di steli scarni e secchi – un tempo ricche e polpose spighe. L’autunno sopravviene e scrolla da se le pelli decadenti di un inverno, grosso cannibale di ogni bellezza.
Ecco il dolore che vide, attorno a sé, oppure celato nella materia, il Grande Buddha. Un dolore privo di pietà e ostile per ogni sognante bellezza, destinata a sparire e morire.

A chi gli chiedeva:”Ma, tu, Maestro, cosa insegni?…” Egli rispondeva:” Io sono l’Istruttore della sofferenza… E ricordatevi bene:
– Essa esiste
– Essa origina dal desiderio fremente di immergersi, comunque e sempre, nella vita
– Essa è destinata a terminare, alla fine dei cicli evolutivi, e per tutti
– Ed io sono venuto per insegnarvi il modo di abbattere quel braccio malvagio, che si abbatte su di voi, puntuale e dopo ogni ciclo esistenziale. Vi indicherò una Via per fuggirne: l’Ottuplice Sentiero.”

Ricordate i tre principi cardine della Ruota di Vita: la Sofferenza, l’Impermanenza ed il Non Sé. Conoscendoli, il vostro animo palpiterà già di una sottile gioia metafisica.
Lì dove esiste il momento collassante di ogni fulgore, quello che taglia senza pietà il capo superbo di ogni re ed imperatore, che deturpa l’orgogliosa bellezza degli uomini e delle donne, che toglie ogni valore ai più appariscenti e splendidi tesori, e che vive – sardonico – sotto la pelle di ognuno di voi, ebbene esso è il responsabile – come un idra dalle teste infinite – di ogni dolore ed attaccamento a ciò che si scioglie tra le mani, di uomini, donne, cose ed animali.
La causa della sofferenza è l’impermanenza e la non stabilità di ogni traguardo, che crediamo fisso e definitivo, una volta raggiunto.
Ma, ricordate, ancora,che il non sé (Anatman, Anatta) è identico alla manciata vuota che un prestigiatore apre davanti a voi, estraendola dal cappello, come un coniglio invisibile. Il vostro io ha la medesima consistenza che il soffio di aria vuota ha, agitandosi tra le dita del prestigiatore. Il vostro Sé non è reale.
In effetti: “errato è dire che tu non esisti; errato è dire che tu esisti….” (Gotamo Buddha)

E, a questo punto, io credo sia giusto ed opinabile spendere due parole, che sciolgano questo duro nodo teorico di Anatman, ed Anatta.
Come, io non ci sono?! Ma, cosa sento, Grande Avatar!?…. credo che qui ci sia un errore …. Non si può dire che io e te non ci stiamo guardando negli occhi, in questo momento…. Che non esistiamo, di fronte alla vita ed a noi stessi!
Iniziamo,allora, con il ricapitolare alcune verità – forse ancora troppo sottili per la media delle persone… ma, non certo per voi, abituati ai 18 anni trascorsi di Sadhana e del suo Verbo.

Intanto, cosa intende la Tradizione per “Io”? Intende “Tutto ciò che esiste”…Avete mai sentito dire che una parte del mondo esiste ed ha una coscienza (sia pur sommamente involuta, che pare quasi non esserci) e il restante frammento dell’essere non faccia parte della medesima comunità di vita?
Ricordo un episodio dell’Autobiografia di uno Yoghi, quando Yogananda va a visitare il famoso fisico indiano Bose.
Con degli apparecchi che il Bose stesso aveva inventato e costruito e che ingrandivano migliaia di volte la materia, egli sottopose all’esperimento dei semplici pezzi di ferro. Avvicinò ad essi del fuoco, li urtò con altro materia contundente, li tagliò, e chi più ne ha più ne metta. Ebbene, non ci fu una volta che gli apparecchi non mostrassero a video – allorché il Bose li “torturava” – una reazione istintiva di repulsione all’oggetto che dava loro del dolore.

E’vero, l’io esiste ovunque nella materia, come un lattice che ne lega, in modo molto diversificato, ogni particella; basta saperlo localizzare.
E’ come quando ad una povera lucertola si taglia via la coda – che pareva immobile e mossa solo dalla volontà del piccolo rettile. Questo troncone comincerà, immediatamente, a ravvoltolarsi su se stesso, a salticchiare qui e là, a rotolare…ad attorcigliarsi e sciogliersi …
Un io silente, avrà preso voce e vita.
Ed è soltanto squinternando i rami fradici di quell’albero, chiamato uomo, smontandolo pezzo a pezzo, mostrandone la natura finita e relativa, che il Grande Maestro di Vita dimostrerà cosa intende per “Anatta” ed “Anatman”.
Ricordatevi di seguire le semplici e preziose evoluzioni di pensiero, che sin qui abbiamo esposto; poiché, in maniera comprensibile a tutti, abbiamo parlato di:

– Mulaprakriti e Parabrahman (base laica dell’universo)
– Il Motore Immoto dell’essere: l’espansione centrifuga universale
– I Buchi Neri – espansione centripeta universale – Collasso e dolore delle cose
– La Missione di Buddha
– Sofferenza, Impermanenza e Non sé
– Coscienza Universale delle cose

Voglio, allora, spiegarvi cosa sia anatta, impermanenza ed assenza di sé.
Vedete, io lavoro a casa mia e mi rifugio in uno studiolo non molto grande. Posso permettermi di non produrre denaro, perché la mia pensione mi tutela da quel karma ruvido ed angoloso.
Lo studiolo è largo pochi metri quadri. Tanto da ospitare un armadio (con le pratiche amministrative di casa ed altri oggetti) una scrivania, dove trionfano il computer e la stampante, un divanetto e, dei ripiani a muro, che contengono i miei cari amici libri. Dietro le mie spalle, una finestra guarda la campagna.
Davanti a me, sulla parete, ho incollato con lo scotch le foto delle mie figlie, e, ogni tanto, sollevo lo sguardo, e (come si dice a Napoli) “m’aricreo”.
Mi soffermerò sulle foto della figlia più grande, Antonella, poiché 25 anni fa ero più “fissato” con la pellicola e l’ho immortalata più e più volte.
La si vede, topolino di pochi mesi, sorridente, mentre due braccia, da fuori la foto, la sostengono con amore; ed, ancora, è in braccio alla mamma, mentre ha il volto gioioso ed allegro verso chi la osserva; e, poi, il suo papà la stringe, sfiorandole la guancia con le labbra… ed infine è una bella signorina di una ventina d’anni, vestita con gusto e ben pettinata…

Anatta, allora, cosa c’entra? A cosa si riferisce Buddha quando dice che non abbiamo un io…ma, pure, lo possediamo?
Semplice (attenzione, stiamo gestendo uno dei concetti più misteriosi – a prima vista – dell’Insegnamento di Buddha!)!
La piccola Topolina, della prima foto è, ovviamente, la mia Antonella, in modo pieno e totale….La mia Antonella è anche quella bambolina, in braccio alla mamma, ed un poco più grandicella…Quindi, in ambedue i casi le è, e non è lei…Non vi sembra?…Ma, continuiamo, e osserviamo questo io, in braccio al papà, ancora più cresciuto….. La legge dell’impermanenza, che ogni sette anni muta i miliardi di atomi di ogni corpo, continua a nutrire il paradosso di Anatta. Ognuno di noi, anno dopo anno, è lui….ma, non è più lui…
Che questo passato non divenga una catena, per ognuno di noi…O il dolore si acuirà e distruggerà le persone, afferma Gotamo Buddha

continua…

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