Le Guide Silenziose

pubblicato in: AltroBlog 0
Le Guide Silenziose

(di Anonimo)

Ci sono “intelligenze” che ci accompagnano costantemente, per tutta la
vita, come amici sinceri, disinteressati, portatori di quel tipo di
amicizia (l’unica, in realtà) che non risente di tutte le tipiche
debolezze ed ipocrisie egoiche della natura umana. Queste
“intelligenze”, che l’ accezione ordinaria dell’argomento definisce
“guide”, hanno un tipo di rapporto con noi molto particolare e
discreto, del tutto indifferente dalle nostre impostazioni culturali
e, al tempo stesso, profondamente rispettose delle stesse.

Ad esempio, un ateo, un razionalista d’impostazione materialistica o
una persona che non ha mai avvertito alcuna necessità di una
qualsivoglia forma di trascendente nella sua esistenza, non le
percepirà mai, almeno ai livelli ordinari della coscienza.
Appartenenti a piani di esistenza intrinsecamente diversi, o meglio,
differenziati, da quello materiale, queste “intelligenze” non sono
interessate a contrastare la nostra energia di fondo, a modificarla
bruscamente; esse sono ben consapevoli della ritmica dell’evoluzione e
sanno che le scintille pensanti che dimorano in noi, quelle che
chiamiamo ordinariamente “spirito” e che sono avulse ed immanenti il
pensiero prodotto dal cervello, sono in grado di fruire di vari
livelli istruttivi, quasi mai diretti ma, al contrario, esperienziali,
direi quasi “sperimentali”.

Per fare un esempio un po’ grossolano ma adatto al caso, è come se,
invece di imparare la geografia sui banchi di scuola, noi fossimo
andati di persona a visitare ogni singolo paese della Terra e se,
questi viaggi, li potessimo intraprendere solo quando lo vorremo,
quando ce ne sentiremo preparati. Quando avremo visitato quei paesi,
comunicato con i loro abitanti nei vari modi possibili, ci sarà
consentito, di conseguenza, di riceverne informazioni. Le “guide”, le
chiameremo così d’ora in poi, potranno senza particolari problemi
assumere “connotazioni” inerenti il bagaglio spirituale specifico di
ogni individuo, qualora ritenessero opportuno comunicare in modo
consapevole con esso.

Ecco, pertanto, che all’Induista, al Maomettano, al Buddista ed al
Cristiano, solo per citare alcune fra le forme più diffuse di
religiosità organizzata sulla Terra, si manifesteranno in modi
svariati, ovvero come “guide” che avranno le caratteristiche dell’uno
o dell’altro tipo di credo soggettivo. Ma si tratterà, comunque, solo
di manifestazioni “esteriori”, in qualche modo tranquillizzanti per
chi le percepisce, mai traumatizzanti; manifestazioni che, però, non
alterano minimamente la loro vera e sostanziale natura trascendente.
Il concetto di “guida”, sarà certamente ostico a molti; principalmente
a chi fosse indotto all’errata conclusione che, se c’è chi “guida”,
c’è anche chi viene guidato, e questo, a suo dire, a discapito della
libertà e del libero arbitrio individuale.

Prescindiamo, intanto, dalla considerazione di partenza, direi
fondamentale, secondo cui ciò che costituisce l’argomento di questa
conversazione è inerente la sfera della fede o, comunque, della
spiritualità; quella sfera “irrazionale” avulsa in senso passivo ed
attivo dal nostro quotidiano materiale, esperienziale o scientifico: o
queste cose “si sentono”, o le si crede, oppure la questione non si
pone nemmeno. Dopo di che, è necessario precisare che le “guide” non
sono affatto una qualche sorta di insegnanti nè svolgono opera di
condizionamento alcuno. Infatti, il termine stesso “guida” è limitato
ed imperfetto; forse sarebbe meglio

dire “accompagnatore” o “istruttore”, sebbene portatore di un tipo di
istruzione esperienziale, come dicevo poco più sopra. Le “guide” ci
accompagnano e ci aiutano soprattutto in senso energetico, morale, e
qui il concetto che vorrei esprimere si avvicina di molto a quello
della vera amicizia, di cui parlavo in apertura. La loro “amicizia”,
però, è rafforzata da livelli conoscenziali enormemente più elevati
dei nostri e, anche se non siamo in grado di dire esattamente cosa
siano, possiamo affermare con una certa sicurezza di verità, che si
tratta di intelligenze appartenenti al mondo astratto ma immanente
della Conoscenza e della Verità. Oggi si fa un gran parlare di Angeli.
Sembrerebbe che l’uomo, pure scremando questo fenomeno da tutte le
effimerità delle mode spirituali o pseudo tali, avvertisse un’ intima
nostalgia verso questi nostri “amici” occulti e discreti. Sembra che
qualcosa, dentro di noi, fosse richiamato da una sorta di ricordo
primordiale, di consapevolezza profonda. Gli antichi parlavano di
“divinità intermedie”, ma il concetto di base era, inconsciamente
parlando, lo stesso.

Non credo che ci sia possibile, almeno a questo livello della nostra
attuale evoluzione, capire profondamente o comprendere la natura più
reale di queste intelligenze, di queste “guide”, e pertanto dobbiamo
solo affidarci e fidarci delle nostre intime e profonde
consapevolezze. Si potrà rischiare di farsi trascinare da illusioni
più o meno astratte o devianti, ma questa è la tipica situazione, a
mio parere, in cui “il gioco vale la candela”. Se si riesce ad aprire
una “finestra di dialogo” con le nostre “guide”, se si riesce a
decodificare i loro discreti messaggi o insegnamenti, la nostra vita
ne può ricavare vantaggi davvero grandi, insospettabili per la maggior
parte delle persone.

Sono loro, le “guide”, che hanno la chiave del dialogo fra i regni
naturali ed i suoi abitanti, che possiedono il linguaggio universale
dell’energia e dell’amore che consente un’immediata e profonda
sintonia con ogni essere vivente e che, forse, un tempo erano anche
riuscite ad instaurare un qualcosa di similare, sebbene pur sempre
riflesso, sul nostro pianeta. Le tentazioni speculative, a questo
punto, sono tante, e seguirle potrebbe confondere, anzichè chiarire, i
termini di questa argomentazione. Mi piace, però, porre infine
l’accento su un aspetto di essa che mi sembra particolarmente
interessante: i vantaggi del silenzio. Il silenzio è un dono prezioso,
un gioiello che consente di riflettere la luce più pura.

Attraverso il silenzio e le sue “filiazioni metodologiche” come la
concentrazione e la meditazione, si accede direttamente al mondo delle
Cause Prime, ma non è facile saper fare, davvero, silenzio. Le scuole
orientali di spiritualità interiore, a questo proposito, sono molto
attente e precise nel descrivere i vantaggi del silenzio e della
meditazione. Di certo, usandoli in modo proprio, ci accorgeremmo che
quel “silenzio”, in realtà, ci parla; ma il suo linguaggio è
infinitamente più grande, coinvolgente e meraviglioso di qualsiasi
linguaggio terreno, di qualsiasi musica o melodia. E’ in quel silenzio
che potremmo incontrare, in un’esperienza del tutto naturale e
“semplice”, i nostri amici invisibili, le nostre “guide”. Ed è allora
che, probabilmente, rischieremmo di non voler più tornare indietro…”

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *