Le impronte digitali che abbiamo nel cervello

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Le impronte digitali che abbiamo nel cervello

14 ottobre 2015

Ciascuno di noi possiede un proprio profilo di connettività tra le varie aree del cervello, diverso
da quello di tutti gli altri, e che si associa al grado di intelligenza fluida, cioè alla capacità
di ragionamento di fronte a situazioni nuove. Lo afferma un nuovo studio che ha analizzato le
scansioni di risonanza magnetica funzionale di 126 soggetti, aprendo la strada alla progettazione di
interventi terapeutici o educativi ritagliati sulle specifiche esigenze individuali(red)

lescienze.it

Lo schema di connessioni cerebrali è unico per ognuno di noi, e potrebbe quindi essere usato per
identificare una persona come si fa con le impronte digitali. Lo hanno stabilito Emily Finn e
colleghi della Yale University di New Haven, nel Connecticut, in uno studio descritto sulla rivista
“Nature Neuroscience”, sulla base di scansioni di risonanza magnetica funzionale, scoprendo inoltre
che i profili di connettività sono correlati alle capacità intellettive individuali.

Le ricerche nel campo delle neuroscienze spesso si concentrano sull’analisi di schemi di attivazione
cerebrale di diversi gruppi di soggetti in specifici contesti. Il confronto di due o più gruppi
tuttavia ignora l’esistenza di differenze individuali nell’attività cerebrale: in uno stesso
compito, due persone possono attivare schemi di connessioni diversi.

Ma il profilo di connessioni di una persona è sufficientemente stabile da essere distinguibile da
quello di chiunque altro?

Per rispondere, gli autori hanno analizzato le scansioni di risonanza magnetica funzionale di 126
soggetti che hanno partecipato allo Human Connectome Project, un’iniziativa internazionale che
raccoglie dati sui circuiti neuronali del cervello umano. Per ciascun soggetto, Finn e colleghi
hanno elaborato un profilo di connettività sulla base dei risultati raccolti in sei diverse sessioni
di imaging, due delle quali effettuate con il soggetto a riposo e le altre mentre si cimentava in
test emotivi, motori, linguistici o di memoria di lavoro.

Dall’analisi è emersa la possibilità d’identificare i soggetti nelle diverse sessioni, il che
dimostra l’esistenza di un complessivo profilo di connessione intrinseco a ciascun individuo. Gli
schemi di connettività erano distribuiti in tutto il cervello, ma i tratti più caratteristici erano
concentrati nelle nei lobi frontali, parietali e temporali, associati al controllo cognitivo.

Gli autori hanno anche scoperto che i profili di connettività erano predittivi del grado
d’intelligenza fluida degli stessi soggetti, una misura della capacità di ragionamento e problem
solving di fronte a situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze acquisite.

In definitiva, i risultati dello studio indicano la possibilità d’individuare specifici marcatori di
connettività cerebrale che potrebbero essere significativi per pianificare interventi terapeutici o
educativi.

nature.com/articles/doi:10.1038/nn.4135

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