Le nuove armi contro il mal di testa

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Le nuove armi contro il mal di testa

27 maggio 2013

Ad ogni tipo di emicrania corrisponde una diversa personalità

Per il mal di testa i pazienti non avranno più solo farmaci, ma probabilmente anche una sorta di
rasoio elettrico da passare sul collo, o uno speciale braccialetto da applicare ai polsi. Le nuove
armi anti-cefalea arrivano dal convegno «Pain, Emotion and Headache» (Dolore, emozione e cefalea) di
Stresa, dove ogni due anni, il Centro Cefalee dell’Istituto Neurologico Besta di Milano organizza un
incontro che richiama specialisti di fama internazionale, come il professor Alan Rapoport della Ucla
di Los Angeles, presidente dell’International Headache Society. Tutte queste innovazioni non
sembrano, però, ancora in grado di intaccare la vera causa del mal di testa: il tentativo del
cervello di recuperare l’equilibrio omeostatico perduto. «Nel nostro cervello gli impulsi nervosi
periferici raggiungono un’area chiamata insula, una centralina dove vengono messi in ordine, creando
ciò che riconosciamo come il nostro stato di normalità, che è, in sostanza, l’omeostasi del
l’organismo — spiega Gennaro Bussone, presidente del congresso e direttore del Dipartimento di
Neuroscienze Cliniche del Besta —. Il dolore emicranico è il frutto di un’alterazione di questo
equilibrio omeostatico. Tutti siamo consci della nostra normalità, e se si altera ce ne accorgiamo,
perché l’insula è collegata alla corteccia cingolare che elabora emotivamente la situazione di
squilibrio, producendo in risposta ciò che percepiamo come dolore. Ed essendo una risposta emotiva,
il mal di testa cambia a seconda della personalità di ognuno».

L’emicrania è, infatti, la risposta di dolore di un soggetto «passivo», mentre chi tende a
rispondere allo squilibrio con un atteggiamento di «attacco e fuga» sviluppa la cefalea a grappolo.
Anche la reazione al mal di testa stesso cambia, coerentemente, a seconda della personalità del
soggetto. Spiega Bussone: «Se si sviluppa dolore emicranico, il cervello risponde riducendo le
attività e facendo addirittura rifugiare il paziente nel sonno. In pratica, l’emicranico, che è un
“passivo”, aspetta in un angolo che passi la tempesta. Chi invece sviluppa cefalea a grappolo (il
peggiore dei mal di testa, tanto da essere definito cefalea da suicidio) ha reazioni opposte, di
esasperata agitazione. In pratica, è un soggetto che “scappa” dal dolore». «I diversi tratti di
personalità non solo ci dicono quale cefalea si svilupperà, — prosegue Bussone — ma anche se un
certo trattamento funzionerà o se si rischia di cadere nella cronicità e nella spirale dell’abuso
farmacologico. Se il dolore diventa cronico, cambia addirittura l’assetto recettoriale delle vie del
dolore: ma questo cambiamento è legato all’abuso di farmaci, non alla malattia. In donne con
emicrania cronica che abusavano di farmaci la risonanza magnetica funzionale ha rivelato che le aree
cerebrali parietale posteriore e somato-sensitiva primaria erano ipoattive, ma, una volta ridotta la
terapia, sono tornate normali».

Neurostimolatori esterni come quello presentato a Stresa, che non necessitano di interventi di
posizionamento neurochirurgico e sono gestiti dal paziente, potrebbero essere un’opportunità che non
espone all’abuso. Resta comunque basilare l’opera di educazione del paziente da parte del medico:
«Occorre innanzitutto addestrare i pazienti — raccomanda, infatti, la dottoressa Licia Grazzi, del
Besta che, con i colleghi del San Raffaele di Roma diretti da Piero Barbanti, ha condotto il primo
studio italiano (su una trentina di persone, di età compresa tra 18 e 65 anni) col nuovo strumento,
chiamato gammacore —. Solo così si riducono gli errori da scorretto impiego e si infonde
tranquillità al paziente, aumentando significativamente le possibilità di successo». L’apparecchio,
delle dimensioni di un cellulare, va collocato sul lato destro del collo, in corrispondenza con il
nervo vago; lo strumento emette quindi microstimoli elettrici che, tramite il nervo vago, risalgono
alle aree cerebrali riequilibrandole elettricamente. «I dati, ancora preliminari, sembrano
promettenti e confermerebbero i risultati di precedenti studi condotti negli Stati Uniti, in
Inghilterra, in Germania — precisa il professor Barbanti —. I pazienti acquisiscono facilmente
dimestichezza con il metodo e la sua tollerabilità pare ottima, anche se possono presentarsi
involontarie contrazioni della muscolatura facciale inferiore per errori di posizionamento dello
strumento».

Errori di posizionamento possono verificarsi anche con lo strumento studiato da Giovanni Allais,
responsabile del Centro Cefalee della donna dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, per migliorare
l’emicrania associata a nausea: un braccialetto per acupressione, simile a quelli usati nella nausea
da viaggio. Se collocato correttamente su un determinato punto del polso (il cosiddetto agopunto
PC6, punto noto nella medicina cinese), questo braccialetto elimina in oltre l’80% dei pazienti la
nausea, sintomo questo che più spesso si associa all’emicrania (dal 73% a oltre il 90% dei casi),
peggiorandola e facendo ritardare l’assunzione dei farmaci per bocca (che invece vanno sempre presi
ai primi sintomi del l’attacco).

Cesare Peccarisi

da corriere.it/salute/neuroscienze

approfondimento: goo.gl/wzOjk

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