Le oscillazioni cerebrali che si sincronizzano con la musica

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Le oscillazioni cerebrali che si sincronizzano con la musica

27 ottobre 2015

In tutti gli individui, le oscillazioni nell’attività elettrica della corteccia cerebrale umana si
sincronizzano con il ritmo della musica che viene ascoltata, ma solo nei musicisti questa capacità
si estende anche alle frequenze più basse. Lo rivela uno studio basato sulla magnetoencefalografia,
una tecnica non invasiva per studiare l’attività cerebrale, dimostrando l’importanza dell’esercizio
nell’elaborazione cognitiva della musica(red)

da lescienze.it

Le oscillazioni corticali del cervello umano hanno un ruolo importante nella percezione della musica
e migliorano con l’esercizio: lo rivela un nuovo studio apparso sulla rivista “Proceedings of the
National Academy of sciences” a firma di Keith Doelling e David Poeppel della New York University e
del Max Planck Institute for Empirical Aesthetics di Francoforte, in Germania.

I neuroni del nostro cervello possono generare un campo elettromagnetico o per effetto della loro
attivazione ritmica indipendente, o in modo coordinato, in virtù di meccanismi di sincronizzazione
permessi dalle fitte reti che li connettono. Questo campo magnetico si manifesta quindi con
oscillazioni con diversi intervalli di frequenza: si distinguono infatti le oscillazioni delta, con
frequenze tra 1 e 4 hertz, theta, tra 4 e 8 hertz, alfa, tra 8 e 12 hertz e gamma, per frequenze
maggiori di 30 hertz.

Il ruolo dei diversi schemi di oscillazioni corticali nelle diverse situazioni in cui è impegnata la
percezione umana non è ancora chiaro nei dettagli. Un fenomeno particolarmente interessante per
esempio è che mentre ascoltiamo una persona che parla, alcune di queste oscillazioni, quelle di tipo
theta e delta in particolare, si sincronizzano con il ritmo dei suoni uditi. La sincronizzazione
probabilmente serve a permettere al cervello di “spezzettare” il flusso continuo del parlato in
unità comprensibili.

Ma che cosa succede invece quando ascoltiamo ritmi più complessi, per esempio quando ascoltiamo
della musica? E il cervello di un musicista risponde in modo diverso rispetto a quello di una
persona comune?

Pe rispondere a queste domande, Doelling e Poppel hanno usato una tecnica di magnetoencefalografia
per misurare in modo non invasivo l’attività neurale connessa all’ascolto della musica in 12
musicisti e 27 non musicisti.

Ai partecipanti era richiesto di rilevare le distorsioni di tono in brani di musica classica al
pianoforte della lunghezza di 13 secondi e con diversi tempi, da mezza nota musicale al secondo a
otto note al secondo.

Nel caso dei brani con una o più note al secondo, sia i musicisti sia le persone comuni mostravano
oscillazioni corticali sincronizzate con il tempo dominante del brano. Tuttavia, solo i musicisti
hanno mostrato oscillazioni che si sincronizzavano con il tempo dominante nei brani insolitamente
lenti, cioè quelli caratterizzati da meno di una nota per secondo. Inoltre, nei tracciati
magnetoencefalografici dei musicisti, le distorsioni di tono si associavano a oscillazioni più
evidenti che nei non musicisti.

Il risultato dello studio, secondo gli autori, conferma che l’attività oscillatoria della corteccia
del cervello umano ha un ruolo cruciale nella percezione della musica e della sua elaborazione, ed è
strettamente accoppiata all’esercizio.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1508431112

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