Le Quattro Nobili Verità 2

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Le Quattro Nobili Verità 2

del Venerabile Ajahn Sumedo

– Seconda parte

Le Quattro Nobili Verità sono: c’è sofferenza, c’è una causa o origine
della sofferenza; c’è una fine della sofferenza e c’è una via che conduce
fuori dalla sofferenza, l’Ottuplice Sentiero. Ognuna di queste Verità ha
tre aspetti, per cui possiamo dire che vi sono dodici
insights (intuizioni o discernimenti). Nella scuola Theravada, un
Arahant, un
perfetto, è colui che ha visto chiaramente le Quattro Nobili Verità, con i
loro tre aspetti e i dodici* insights.* Si dice ‘Arahant’ un essere umano
che capisce la verità e per verità si intende soprattutto l’insegnamento
delle Quattro Nobili Verità.

Il primo insight della Prima Nobile Verità è ‘c’è la sofferenza’. Qual’è
l’insight*? Non c’è bisogno di farne una cosa straordinaria; è
semplicemente il riconoscere che ‘c’è la sofferenza’. Questo è un
insight basilare. La persona ignorante dice: ‘Sto soffrendo, non
voglio soffrire.
Ho fatto meditazione e sono andato ai ritiri per uscire dalla sofferenza,
eppure sto ancora soffrendo; ma io non voglio soffrire… Come posso uscire
da questa sofferenza? Cosa posso fare per sbarazzarmene?’.

Questa non è la Prima Nobile Verità; infatti essa non enuncia ‘sto
soffrendo e voglio porvi fine’. Il vero insight è ‘c’è la sofferenza’.

Ora cercate di vedere la pena, l’angoscia che provate, non come se fosse
cosa “vostra”, ma come mera riflessione: ‘c’è questa sofferenza, questo
dukkha. E’ la posizione riflessiva del ‘Buddha che vede il Dharma.
L’insight*’. è semplicemente riconoscere che c’è questa sofferenza senza
farne un fatto personale. Tale riconoscimento è un importante
ifisight: porta
a vedere l’angoscia od un dolore fisico semplicemente come dukkha invece
che come una situazione personale; li si vede solo come dukkha, senza
reagire nella marniera abituale.

Il secondo insight della Prima Nobile Verità è: ‘La sofferenza deve
essere compresa’. Il secondo insight, o aspetto, di ogni Nobile Verità
contiene la parola ‘deve’. “Deve essere compresa”. Il secondo insight,quindi,
è che bisogna comprendere dukkha. Si deve capire dukkha, non cercare
di eliminarlo.

Consideriamo la parola ‘comprendere’, formata da ‘con’ e ‘prendere’. E’ una
parola comune, ma in Pali comprendere significa accettare veramente la
sofferenza, cum prendere ed abbracciarla, piuttosto che reagire. A
qualsiasi tipo di sofferenza – sia fisica che mentale – noi generalmente
reagiamo, ma con la comprensione possiamo guardare in viso la sofferenza,
accettarla veramente, starle accanto, abbracciarla. Ecco quindi il secondo
aspetto: ‘Dobbiamo comprendere la sofferenza’.

Il terzo aspetto della Prima Nobile Verità è: ‘La sofferenza è stata
compresa’. Dopo aver fatto pratica con la sofferenza – dopo averla
guardata, accettata, compresa, lasciandola essere ciò che è – se ne scopre
il terzo aspetto, ‘La sofferenza è stata compresa’, oppure Dukkha è stato
compreso’.

Ecco i tre aspetti della Prima Nobile Verità: “C’è dukkha”; “deve essere
compreso”; e “è stato compreso”.

Questo è lo schema dei tre aspetti di ogni Nobile Verità. Vi è
l’asserzione, poi la prescrizione di ciò che si deve fare e quindi il
risultato della pratica. Si può anche considerare la cosa nei termini delle
parole pali pariyatti, patipatti, e pativedha. Pariyatti è la teoria
espressa nell’asserzione ‘c’è la sofferenza. Patipatti è la pratica –
cioè mettere effettivamente in pratica quanto prescritto, e pativedha è
il risultato della pratica. Questo è ciò che chiamiamo uno schema
riflessivo; state sviluppando la mente in modo riflessivo. Una mente-Buddha
è una mente che riflette e che conosce le cose così come sono.

Usate le Quattro Nobili Verità per progredire. Applicatele nella vita
quotidiana, alle cose comuni, agli attaccamenti comuni, alle ossessioni
della mente. Con queste Verità possiamo indagare sui nostri attaccamenti,
per ottenere intuizioni profonde.

Per mezzo della Terza Nobile Verità, possiamo realizzare la cessazione, la
fine della sofferenza, e praticando l’Ottuplice Sentiero si arriverà
finalmente alla comprensione. Quando l’Ottuplice Sentiero è
perfettamente sviluppato,
si diventa un arahant, uno che ce l’ha fatta! Anche se tutto questo sembra
complicato – quattro verità, tre aspetti, dodici insights – in effetti è
molto semplice. E’ uno strumento che, se usato bene, ci aiuta a comprendere
la sofferenza e la non-sofferenza. Nei paesi buddhisti, non c’è molta gente
che usa ancora le Quattro Nobili Verità, persino in Thailandia. Essi
dicono: “Ah sì, le Quattro Nobili Verità. Roba da principianti!” Poi si
mettono a praticare ogni tipo di Vipassana, fino ad essere ossessionati
dai sedici stadi, prima di arrivare alle Nobili Verità. Trovo sorprendente
che nel mondo buddhista un insegnamento tanto profondo sia trascurato,
perché considerato una forma di ‘buddhismo elementare’: “E’ per i bambini,
per i principianti. Quando si è più avanti…” e cominciano con teorie e
idee complicate, dimenticando l’insegnamento più profondo.

Le Quattro Nobili Verità sono una base di riflessione per tutta la vita.
Non bisogna pensare di poter realizzare le Quattro Nobili Verità, i tre
aspetti, i dodici stadi e diventare un arahant, tutto durante il tempo di
un ritiro – e poi cominciare qualcosa di più avanzato. Le Quattro Nobili
Verità non sono così semplici. Richiedono una forte e continua vigilanza e
forniscono materiale di indagine per una vita intera.

(continua)

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