Le realta’ che dobbiamo accettare

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Le realta’ che dobbiamo accettare

Quando la realtà non ci piace, abbiamo più possibilità. Una di queste è cambiarla, un’altra è
accettarla. In alcuni casi, le circostanze assumono caratteristiche tali da lasciarci solo la
seconda opzione.

Quando dobbiamo fare i conti con una realtà che non ci piace, possiamo assumere diverse posizioni.
Possiamo lamentarci della nostra sfortuna, rimboccarci le maniche e cercare di cambiarla oppure
accettarla e lavorare in modo che non diventi il centro della nostra attenzione. Possiamo includerla
nei nostri discorsi p possiamo escluderla, ovvero accettarla tra i nostri pensieri oppure gettare
nel nostro “cestino mentale” ogni possibile riferimento sgradevole. In un modo o nell’altro, però,
esistono realtà che dobbiamo accettare.

Si tratta, in altre parole, di eventi o situazioni che esistono ed esisteranno sempre. Affinché non
ci condizionino o non intacchino il nostro benessere, non abbiamo altra scelta che imparare a
convivere con essi, proprio come facciamo con alcune manie delle persone che ci circondano, che
dobbiamo imparare a sopportare.

Quali sono le realtà che dobbiamo accettare, ma che non ci piacciono?

Non siamo perfetti

Possiamo adottare l’atteggiamento, un po’ romantico, di considerare lo sbaglio una fortuna. Senza di
esso non potremmo mai imparare, migliorare noi stessi, provare la meravigliosa sensazione di
crescere. Ieri abbiamo agito male o in modo mediocre, ma oggi faremo meglio.

Però… quante dimenticanze ci hanno fatto arrabbiare? Quanti bicchieri abbiamo rotto per la nostra
goffaggine? Non abbiamo calcolato bene la distanza con la macchina dietro e l’abbiamo urtata.
Abbiamo dimenticato l’appuntamento con il medico e non siamo andati.

Per quanta rabbia susciti in noi o per quanta attenzione presteremo, continueremo a commettere
stupidi errori, di quelli che non insegnano molto. È una realtà che dobbiamo accettare.

Le aspettative

Gli eventi raramente si dispongono in modo da seguire esattamente i piani che abbiamo in mente.
Dovremmo avere un camion invece di una valigia per avere una risposta pronta a tutti gli imprevisti
previsti. se avessimo voglia di enumerarli, nell’elenco troveremmo la voce “altri”.

Ma conviene? Assumere una posizione troppo cauta o contenuta per evitare gli imprevisti è una
pretesa eccessiva. Significa frenarci quando siamo dinamici o mutevoli. D’altra parte, non possiamo
sbarazzarci delle aspettative, così come non possiamo sbarazzarci delle prime impressioni e dei
pregiudizi o dell’effetto alone.

Quello che ci aspettiamo condiziona gli elementi del gioco psicologico, alcuni molto importanti come
l’autoefficacia o il controllo della nostra attenzione da parte dell’esecutivo centrale.

Lavorare con la percezione, non con la realtà

Una statua non è brutta. Una persona non è onesta o bugiarda. Può comportarsi spesso così, ma questo
non significa che lo faccia sempre o che non scelga il comportamento in base al contesto. In realtà
tutti possiamo mentire, ma non significa per questo che siamo interessati o falsi come una moneta da
tre euro.

In una mappa, due punti sono più o meno distanti a seconda della scala o dello zoom che applichiamo.
Possiamo rendere Roma e Venezia molto vicine o molto lontane.

Il dialogo consente di adottare la stessa unità di misura e attribuire un valore assoluto, senza
esprimere giudizi. Tuttavia trasferire questo sistema di misurazione al mondo psicologico presenta
le sue difficoltà. Immaginate che Venezia e Roma si muovano continuamente sulla mappa.

Cosa useremmo come punto di riferimento? Probabilmente quello che vediamo in quel momento sullo
schermo. Perché? Perché è comodo lavorare dal nostro punto di vista e tenendo conto solo delle
informazioni che provengono dai nostri sensi in un dato momento. In altre parole, tendiamo a
lavorare con le foto quando ciò che vorremmo è lavorare con un video e per di più con una telecamera
in grado di ruotare di 360 gradi. Purtroppo, però, non è possibile ed è un’altra realtà che dobbiamo
accettare.

Vuoti di memoria, un’altra realtà che dobbiamo accettare

Ce l’avete sulla punta della lingua. La parola che volete raggiungere è come un’isola: sapete dove
si trova, ma non riuscite a trovare il percorso per accedervi e sdraiarvi sulla sua spiaggia. Il suo
significato, l’ultima volta che l’avete adoperata, la lettera con cui inizia o finisce.

Quella faccia non è nuova, veniva all’università con voi. Ma come si chiama? Si sedeva accanto a
Claudio. Un’altra realtà che siamo costretti ad accettare riguarda il funzionamento un po’ anarchico
della nostra memoria.

In questo articolo abbiamo elencato solo alcune realtà scomode che non possiamo far altro che
accettare e che possono causare non poca frustrazione. E voi, cosa includereste in questa lista e
perché?

www.repubblica.it/rubriche/passaparola/2013/05/30/news/ossessioni_e_manie-59969619/

da lista mente

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