LE TRACCE DI MEMORIA (SAMSKARA)

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LE TRACCE DI MEMORIA (SAMSKARA)

A cura di Andrea Boni.

da scienzaespiritualita.blogspot.com/

Da un articolo di Adele Sarno apparso su Repubblica del 13 Marzo 2010, leggiamo che oggi la
tecnologia è un pochino più avanti nel tentativo di leggere nel pensiero.”Per la prima volta un
gruppo di studiosi londinesi ha usato degli scanner per imaging a risonanza magnetica per ‘leggere
nel pensiero’. Ciò è stato possibile perchè nello studio sono state individuate tracce di memoria
‘fissa’ visibili e misurabili nel cervello”.

Presto bisognerà fare attenzione a ciò che ci passa per la mente, perché con l’aiuto di uno scanner
sarà possibile leggere i pensieri. Questi infatti possono lasciare tracce visibili e misurabili nel
cervello. L’esperimento è riuscito a un’equipe di ricercatori dell’Università di Londra che ha
registrato l’attività cerebrale legata a differenti tipi di ricordi. Con un apparecchio per le
risonanze magnetiche funzionali per immagini (fMRI) , che normalmente si usa per monitorare
l’attività di vari organi, gli studiosi hanno analizzato i processi mentali che avvengono nella zona
lombo temporale del cervello e hanno rilevato che i ricordi lasciano una sorta di segno indelebile,
che può essere decifrato. In altre parole sono riusciti a individuare l’impronta di un ricordo che
stimola il pensiero. Il lavoro si basa su le cosiddette “tracce di memoria”, la cui esistenza è
accettata da quasi un secolo ma i cui meccanismi, natura e localizzazione rimangono ancora in gran
parte un mistero.

Questo studio, pubblicato su Current Biology, prova a capirne i meccanismi sfruttando la “memoria
episodica”. Nell’esperimento gli studiosi hanno sottoposto sei donne e quattro uomini, di un’età
media di 21 anni, alla proiezione di tre clip di differenti film, ognuna della durata di sette
secondi. Tutti i filmati erano simili e mostravano diverse persone impegnate in normali attività
quotidiano: imbucare una lettera, bere un caffè, camminare. Dopo la visione i partecipanti hanno
descritto, su richiesta, ciò che ricordavano delle scene appena viste. In quel momento è entrata in
azione lo ‘scanner’ che ha monitorato le tracce di memoria lasciate nei cervelli. Nella seconda
parte del test i volontari dovevano ricordare casualmente le clip mentre erano sottoposti alla
risonanza. Nella metà dei casi il computer riusciva a predire ciò che avrebbero detto. Questo
accade, spiegano i ricercatori, perché le tracce della memoria associate ad ogni clip sono rimaste
invariate per tutta la durata dell’esperimento, suggerendo che queste erano “fisse”. E così la
macchina per la risonanza magnetica funzionale, registrando le ‘tracce di memoria’ ha dimostrato di
essere in grado di leggere nel pensiero. Ma, aggiungono i ricercatori, le tracce dei ricordi per
ciascuna delle tre proiezioni erano simili in tutti i partecipanti.

“Sebbene gli schemi cerebrali fossero in generale diversi per ciascun individuo, esiste una notevole
similarità nelle zone dell’ippocampo attivate dal ricordo”, scrivono nello studio Sempre lo stesso
team di di neuroscienziati dell’University College London aveva già dimostrato di essere in grado di
‘vedere’ i pensieri di una persona posta in una situazione di realtà virtuale. “La ricerca è un
passo in avanti, ma è ancora una tecnica in fase embrionale e va sviluppata in futuro”. La Scienza
dello Yoga descrive molo bene le “traccie di memoria”. Sono i cosiddetti samskara, le impressioni
latenti, che si imprimono nella mente profonda (cittah) e da li costituiscono fonte di
condizionamento (positivo o negativo) per l’essere incarnato. In particolare se si insiste nel fare
qualcosa che non dev’essere fatto, si diventa schiavi di quello che si sta facendo, perché si
stabilisce un numero sempre maggiore di samskara che si rafforzano vicendevolmente ed esercitano
forza, pressione sul carattere.

Allo stesso modo, se ci impegniamo nel seguire una giusta disciplina, sebbene talvolta ci costi
fatica, questo ci porterà a costruire i samskara per le suddette azioni e a sviluppare il gusto
necessario per portarle poi avanti spontaneamente. Tale meccanismo può apparire misterioso e,
generalmente, persone inconsapevoli di questo attribuiscono un grande potere volitivo a quel che a
loro piace e non piace, ignorando il ruolo dei samskara, i quali determinano gusti e tendenze e sono
modificabili. Per questo motivo è necessario crearsi i giusti samskara e, anche quando per pigrizia
sembrerebbe più comodo non fare una cosa che andrebbe fatta, meglio essere attenti, perché il non
farla genera quel tipo di samskara e quel particolare samskara di “pigrizia” diviene poi un ostacolo
ancora più ingombrante la volta successiva che crederemo opportuno fare quel qualcosa. Con i
samskara poi perdiamo la nostra libertà e la capacità di agire in maniera autonoma? No, affatto,
infatti la dimostrazione consiste proprio nel fatto che, quando decidiamo di non fare una cosa,
possiamo non farla, ma dobbiamo sapere che in quel modo generiamo altri samskara. Noi siamo sempre
responsabili delle nostre scelte e dunque anche la scelta di quale genere di samskara dotarci,
fornirci.

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