Leadership silenziosa: umiltà ed empatia

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Leadership silenziosa: umiltà ed empatia

Anche se “tranquillo” è l’ultimo termine che ci aspetteremmo di associare a un leader, questa è la
qualità del futuro. Un individuo sincero, empatico, riflessivo e osservatore che ha fiducia nel
potenziale e nelle capacità dei suoi dipendenti.

La leadership silenziosa sta prendendo piede in uno scenario prima popolato da figure direttive e
persino autoritarie. Sono finiti, quindi, i capi abituati a dare ordini, a impostare una dinamica di
lavoro unica.

Il classico “pugno di ferro” che definiva figure come Henry Ford è stato messo da parte per
permettere alla leadership silenziosa di entrare in scena. A seguito dell’attuale crisi si sente il
bisogno di riformulare la figura dei leader.

In uno scenario pieno di incertezza e instabilità, si rende necessaria una diversa gestione per
infondere fiducia. Oltre a ciò, i manager e i leader che sono definiti da questa tendenza silenziosa
presentano qualità molto elevate con cui ispirare gli altri.

Le tattiche di alta pressione, dominio assoluto e inflessibilità sono superate nelle organizzazioni.
È necessario l’entusiasmo, non la paura. Sono indispensabili leader più umili e meno narcisisti
perché i progetti vadano avanti, perché i gruppi di lavoro si sentano a proprio agio e uniti nello
stesso obiettivo. Approfondiamo questa nuova tendenza.

La leadership tranquilla contro il leader autoritario dall’alto verso il basso

Un leader silenzioso non è timido o ritirato oppure una figura invisibile all’interno
dell’organizzazione. È definito dalla sua condotta e agisce nell’ambiente di lavoro. Come
anticipato, bisogna riformulare la tradizionale leadership in quanto non sempre così efficace come
si riteneva.

I fallimenti di molte aziende si devono alla personalità di chi si trova al vertice. Fino a non
molto tempo fa, le promozioni erano basate su tratti come estroversione, carisma, pressione e
dominanza. Tuttavia, il modello classico di leadership verticale e autoritaria ha causato solo
perdite a tutti i livelli:

Il leader autoritario inocula l’azienda con stress cronico e insoddisfazione.

Impedisce anche lo sviluppo dei dipendenti, il capitale umano si diluisce e i team di lavoro non
possono dimostrare il loro potenziale perché mancano di autonomia.

Con l’avvento della leadership silenziosa, tuttavia, questo cambia. Il clima di lavoro favorito dal
top manager “silenzioso” è basato sulla fiducia e l’empatia. Si vede nel lavoratore il miglior
alleato per raggiungere i più alti risultati.

Quali caratteristiche definiscono la leadership silenziosa?

Il segreto di un leader di successo è avere collaboratori motivati. In altre parole, qualsiasi
manager o senior manager che vuole andare lontano nel suo progetto deve avere persone che credono in
lui o lei. E questo, ammettiamolo, non è facile da ottenere.

La leadership silenziosa cerca di ispirare attraverso l’umiltà e la competenza, di infondere
auto-miglioramento e innovazione attraverso la fiducia. Cerchiamo di capire quali caratteristiche
definiscono questo modello.

Leadership silenziosa: impegnarsi con i colleghi e il progetto

Il buon leader non ha in mente solo una serie di obiettivi aziendali a breve e lungo termine. Le
persone al vertice dell’organizzazione sanno che senza dipendenti e team, nessuna di queste
aspirazioni è possibile.

La prima dimensione che definisce una leadership tranquilla è l’impegno verso il capitale umano. Si
sa che investire nelle persone fa la differenza in qualsiasi azienda. Creare ambienti rispettosi,
innovativi e nutrienti in termini di stimoli, incentivi e rispetto permette di andare lontano.

Il leader silenzioso delega perché ha fiducia

Delegare la responsabilità è uno dei pilastri fondamentali di qualsiasi ambiente di lavoro. Non è
solo un atto di riconoscimento da parte del leader. È anche una strategia prioritaria dare fiducia a
tutti i team dell’organizzazione per essere competitivi, riconoscendo il potenziale unico di ogni
dipendente.

In questo modo, il leader sarà sempre quella figura che non ha bisogno di essere presente a ogni
passo e a ogni decisione. Delegare vuol dire dare responsabilità agli altri, in quanto consci che i
propri dipendenti sono capaci di fare grandi cose.

I leader senior lavorano con umiltà ed empatia

Lo studio condotto dalle dottoresse Svetlana Holt e Joan Marques della Woodbury University
(California) ricorda gli effetti dei cosiddetti “psicopatici aziendali”, che lo psicologo Robert
Hare definì a suo tempo come forma di violenza aziendale.

La strategia del “pugno di ferro” e l’autoritarismo invalidano la produttività e il benessere
dell’intero capitale umano di un’azienda.

Al contrario, l’empatia e l’umiltà possono cambiare il paradigma attuale e dovrebbero essere
incoraggiate. Una leadership tranquilla integra queste due dimensioni e le applica al suo ambiente
quotidiano.

Leadership silenziosa: calma e riflessione in mezzo al caos

Oggi qualsiasi leader che non è abituato a situazioni di incertezza, crisi e persino caos non è
ancora maturato nel mondo degli affari. La leadership silenziosa è definita dall’essere come il
bambù in mezzo alla tempesta: la affronta, vi si adatta e cresce con essa.

Lo fa dal silenzio di chi sa osservare in modo riflessivo, con la mente che ha imparato a gestire le
emozioni per permettersi di agire in modo resiliente. Questa posizione e questo atteggiamento di
fronte alle difficoltà è una fonte di ispirazione per tutta l’organizzazione.

Le rivoluzioni silenziose hanno già avuto successo in passato

Ci siamo abituati a un tipo di leadership estroversa con cui non tutti sono a proprio agio. La
storia è tuttavia ricca di figure che, dalla loro posizione più discreta e persino silenziosa, sono
riuscite a cambiare il mondo. Personalità come Gandhi, Rosa Parks o Bill Gates rientrano
perfettamente in questo profilo.

Identità che rientrano in quell’introversione che definisce la leadership silenziosa. Sono uomini e
donne che non hanno fatto troppo rumore, ma che tuttavia hanno lasciato il segno e ci hanno
ispirati. È questo il segreto.

Bibliografia

Holt, Svetlana & Marques, Joan. (2012). Empathy in Leadership: Appropriate or Misplaced? An
Empirical Study on a Topic That is Asking for Attention. Journal of Business Ethics. 105. 95-105.
10.1007/s10551-011-0951-5.

<philpapers.org/rec/HOLEIL> philpapers.org/rec/HOLEIL

da lista mente gg

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