Legami e rimorsi non aiutano a guarire
(di vari autori [vedi bibliografia a fondo pagina])
– Superare il risentimento (1) –
(Se Dio avesse considerato opportuno che l’uomo guardasse indietro gli
avrebbe posto gli occhi nella nuca [Victor Hugo])
E’ molto probabile che in futuro tutte quelle tecniche che aiutano le
persone a liberarsi dal risentimento, a dare espressione ai sentimenti
negativi ed a perdonare i torti passati (non importa se reali o immaginari),
diventeranno una parte importante della medicina preventiva. Spesso coloro
che non stanno bene covano risentimenti irrisolti o rimangono per vari
motivi emotivamente legati alle esperienze negati vissute con uno o entrambi
i genitori. Per aiutarli a star bene perciò indispensabile insegnar loro ad
eliminare il passato.
Il nostro organismo, infatti, prova una situazione di stress non soltanto
durante l’esperienza che provoca il nostro risentimento, ma anche ogni volta
che la ricordiamo. La tensione che deriva da questo stress chiuso dentro di
noi e prolungato nel tempo può provocare gravi problemi al sistema
immunitario ed altri organi del nostro corpo. Ciò è stato ampiamente
dimostrato da vari ricercatori.
– Il risentimento non è la stessa cosa della collera (1) –
Mentre la collera è un’emozione circoscritta e relativamente di breve
durata (noi tutti l’abbiamo provata), il risentimento è un sentimento
prolungato che, giorno dopo giorno, riproduce continuamente lo stress.
Supponiamo, per fare un esempio, che mentre siete in macchina siete quasi
investito da un’automobile piena di ragazzotti. Subito provate una reazione
di stress: il cuore batte più in fretta, la respirazione accelera, il
livello di adrenalina aumenta, e così via. Di solito, in un caso del genere,
si provano due emozioni distinte: dapprima paura, poi rabbia per
l’incoscienza dell’altro automobilista. Si tratta di reazioni del tutto
normali.
E quando il momento è passato, tuttavia le nostre azioni e reazioni
diventano sempre più significative. Una possibile reazione a questo evento,
sarebbe quella di rincorrere l’altra automobile e rimproverare i ragazzi per
la loro guida. Se quelli fanno le loro scuse o spiegano i motivi della loro
guida spericolata (magari c’era una situazione d’emergenza, oppure erano in
ritardo per il lavoro), la collera si placa. Questa conclusione, però, è
quasi sempre impraticabile.
Quando non ci è data alcuna possibilità di far qualcosa per disperdere le
emozioni connesse con l’evento, allora può succedere che la collera venga
generalizzata, e si estenda, per esempio, ad altri ragazzi al volante, o
addirittura a tutti gli automobilisti, sicché la collera provata
inizialmente rimane in noi. Se questi sentimenti non hanno modo di sfogarsi,
spesso danno luogo al risentimento e allo stress.
– Ci sono risentimenti che durano per anni (1) –
Ci sono persone che lasciano covare per anni il risentimento per un’infinità
di cause. Molti adulti si portano dietro sentimenti del genere fin
dall’infanzia, per esperienze che ricordano in modo incredibilmente
particolareggiato. Può trattarsi di esperienze da loro vissute come mancanza
di amore da parte dei genitori, come rifiuto da parte dei compagni o di un
insegnante, o di ingiustizie o crudeltà da parte dei genitori, e di infinite
altre esperienze dolorose. Chi si porta dietro simili risentimenti, non fa’
che ricrearsi nella testa quegli episodi, e la cosa può continuare anche
quando la persona che ha arrecato l’offesa è morta da un pezzo.
Non importa se questi sentimenti erano giustificati al momento in cui ebbe
luogo l’esperienza: il fatto è che portarseli dietro comporta dei costi
fisici ed emotivi pesantissimi. Quando si covano sentimenti del genere, la
prima cosa che bisogna riconoscere è che la fonte ultima del nostro stress
siamo noi, e nessun altro.
Una tecnica per perdonare le offese ricevute (1)
Una cosa è sapere che voi avete bisogno d’imparare a superare il
risentimento e perdonare le offese, è una cosa ben diversa è trovare un
metodo efficace per riuscire a farlo. Il perdono ci viene predicato dai
profeti di tutte le religioni e dai filosofi di tutte le scuole: non ci
sarebbe bisogno di tanta insistenza se il perdono fosse una cosa facile. Ma
neppure se ne parlerebbe tanto se fosse una cosa impossibile.
C’è un libro, intitolato il Discorso della Montagna, di Emmett Fox che ci
offre un metodo specifico e pratico per attuare il perdono (ne parleremo tra
breve). A prima vista, sembrerebbe un processo semplicissimo. In sostanza,
si tratta di mettere a fuoco la persona verso la quale si ha del
risentimento e di immaginarsi che le succedano delle cose belle. L’efficacia
del metodo, però, può lasciare perplessi, perché sembra negare la validità
delle proprie sensazioni, quando riconoscerne la validità è condizione
indispensabile per riconoscere e soddisfare i propri bisogni.
All’inizio, ci può risultare molto difficile visualizzare che succedano
delle cose belle e piacevoli ad una persona per la quale proviamo rabbia e
ostilità. Ma poi, continuando ad applicare il metodo, incominceremo a vedere
in una nuova prospettiva non solo il nostro rapporto con quella persona ma
anche il suo stesso comportamento. Per esempio, mentre continueremo a
disapprovare il suo modo di comportarsi in una data situazione, riusciremo
però a comprendere il fatto che lui agisce seguendo ciò che per lui sono
validi motivi.
Col tempo, ripetendo il processo di visualizzazione (soprattutto quando ci
accorgeremo di stare riproducendo l’evento doloroso), incominceremo a essere
capaci di visualizzare quella persona mentre gli succedono cose piacevoli e
questo ci farà sentire molto meglio. Inoltre, anche i momenti in cui saremo
fisicamente in contatto con la persona in questione diventavano più
rilassati e piacevoli.
Il processo di visualizzazione per superare il risentimento ci aiuta infatti
ad allentare una tensione che altrimenti ci saremmo portati dietro per molto
tempo. Va sottolineato che non si tratta affatto di negare la nostra
iniziale reazione di collera e di dolore, bensì di acquisire una nuova e più
profonda comprensione verso l’altro ed i motivi che lo hanno spinto, o lo
spingono, ad agire in un certa maniera. I benefici saranno certamente
evidenti.
– Esercizio di visualizzazione per superare il risentimento (1) –
Descriveremo ora come si pratica il processo di visualizzazione. Prima di
iniziare, tuttavia, sarà bene individuare una persona adeguata. Non sarà
difficile trovarla. Se vi cogliete a rivangare una ferita passata, a
riandare con la mente a un episodio doloroso, a rimuginare di continuo su
quello che avreste dovuto fare o dire, a ricordare il comportamento ingiusto
dell’altro, vuol dire che avete sentimenti irrisolti su quell’esperienza, e
con la tecnica di Emmett Fox potete farvi fronte. Ecco come si fa:
1. Sedete su una sedia comoda, con i piedi a terra e gli occhi chiusi.
2. Se vi sentite tesi o distratti, come preparazione fate l’esercizio di
rilassamento descritto più innanzi.
3. Evocate nella vostra mente un’immagine nitida della persona verso la
quale provate risentimento.
4. Immaginatevi che le succedono delle cose belle. Visualizzatela mentre
riceve amore, riconoscimento o denaro, qualunque cosa secondo voi quella
persona considera piacevole.
5. prendete coscienza delle vostre reazioni. Se vi riesce difficile
visualizzare che a quella persona succedano delle cose piacevoli, non
preoccupatevi. E’ una reazione naturale e si modificherà con l’esercizio.
6. Ripensate alla parte che avete svolto voi in quell’episodio doloroso, e a
come si potrebbe interpretare diversamente l’episodio e il comportamento
dell’altro. Provate a immaginarvi come potrebbe apparire la situazione dal
punto di vista dell’altro.
7. prendete coscienza di quanto ora vi sentiate più rilassati, più in pace.
Ripetetevi che non dimenticherete quello che avete capito ora.
8. Ora siete pronti per riaprire gli occhi e riprendere le vostre attività.
Bastano meno di cinque minuti per eseguire questo esercizio. Fatelo ogni
volta che vi rendete conto di stare rivangando un episodio passato
spiacevole, doloroso o frustrante. Potreste stare dei mesi senza avere
bisogno di eseguirlo, o trovarvi in condizione di eseguirlo cinque o sei
volte al giorno.
Lo si può applicare addirittura mentre la situazione spiacevole si sta
verificando. Per esempio, in un caso come quello dei ragazzi in macchina che
vi tagliano la strada, potreste immaginarveli che arrivano sani e salvi dove
devono arrivare, che fanno bene a scuola o sul lavoro o negli sport.
Potreste ripensare a quando eravate ragazzi voi, alle stupidaggini che
facevate allora, e anche capire certi problemi dei giovani.
– La storia di Edith (1) –
Quando Edith aveva poco più di quarant’anni suo padre morì di cancro. Edith
soffrì molto per questa perdita, e si ritrovò ad avere la responsabilità
della madre, anziana e ricoverata in una casa di riposo. La madre pretendeva
che la figlia la andasse a trovare ogni giorno, e quando non le faceva
visita la faceva sentire in colpa. Ora Edith non solo doveva far fronte al
problema di accudire alla madre, ma era anche costretta a far fronte al
risentimento che datava dall’infanzia. A questo punto le venne il cancro al
seno.
Quando ebbe preso coscienza del suo risentimento, le proponemmo di provare a
visualizzare che alla madre succedessero delle cose piacevoli.
Dopo diverse settimane di esercizio, Edith incominciò a capire la grande
solitudine della madre, soprattutto dopo che era rimasta vedova, e a
rendersi conto che le pretese della donna e i suoi rimproveri non erano
tanto diretti verso di lei personalmente, ma nascevano dalle sue paure e
dalle sue frustrazioni. Edith prese inoltre coscienza del senso di
insicurezza e di inadeguatezza che la morte del padre aveva attivato.
Per questa nuove prese di coscienza ora Edith divenne in grado di decidere
se andare o meno a fare visita alla madre senza sentirsi in colpa.
– Il rimorso continuo non è produttivo (2) –
“La pena più grande è portare sul cuore, giorno e notte, il testimone delle
proprie colpe.” (Giovenale)
La mancanza di una riflessione personale porta a considerare responsabile
del male che ci capita qualcun altro: una persona, Dio, il destino, ecc. Si
proietta sugli altri la colpa delle nostre sventure e ciò ci procura un
senso di sollievo.
In tal modo, non facciamo mai i conti con la nostra coscienza, e quindi non
progrediamo: restiamo degli eterni bambini incapaci di diventare autonomi.
L’uomo che riflette capisce questo meccanismo elementare e incomincia a
considerare le proprie responsabilità Naturalmente, per far questo, ha
bisogno di guardarsi dall’esterno, di esaminare se stesso come se osservasse
un estraneo; e, a questo punto, rischia di attribuirsi tutte le colpe che
prima addossava agli altri.
Ma anche questa è una posizione estrema e poco realistica. Più si dilata la
visione delle cose, più si vede la realtà come un gigantesco processo di
interrelazione, in cui ognuno influenza gli altri ed è da loro influenzato.
Ciò non significa, però, che la responsabilità individuale scompaia: se
infatti è vero che la nostra volontà è condizionata da mille fattori
esterni, è anche vero che ogni nostra decisione, ogni nostra azione,
contribuirà a conferire un corso diverso al mondo.
Il risultato ultimo di questo percorso di consapevolezza non è dunque né il
senso di colpa masochistico né la deresponsabilizzazione totale, ma una via
di mezzo, da cui emerge la necessità di allargare la comprensione e di
restare vigili, anche nei propri confronti. Solo una coscienza
continuamente in azione è in grado di farci capire l’esatta misura delle
nostre responsabilità. Quando mai l’uomo, si chiede Confucio, sarà capace di
vedere i propri errori e di giudicarsi da solo?
E’ necessario evitare il rimorso continuo
“Il senso di colpa, è un piccolo strumento di precisione si può usare quando
non si vuole assumere le responsabilità della propria vita. Usatelo ed
eviterete ogni rischio, ma impedirete a voi stessi di crescere”. (Wayne W.
Dyer) (21)
Bisogna evitare di pensare continuamente alla nostra colpa per eventuali
cose accadute nel passato. Questo modo di agire consuma molta energia che
potremmo utilizzare per fare qualcosa di buono e così neutralizzare il male
fatto. Un rimorso continuo costituisce un ostacolo alla nostra crescita
piuttosto che un aiuto.
– Come eliminare i legami con altre persone (3) –
Se vi sembra di essere legati ad un’altra persona, perchè essa vi ha fatto
del male o voi lo avete fatto a lei, questa tecnica, magari ripetuta per un
certo numero di giorni, vi può certamente aiutare.
Visualizzate la persona in oggetto (anche se fosse defunta) in piedi davanti
a voi, immaginate ora che il vostro plesso solare (bocca dello stomaco) sia
collegato al suo con una linea di luce o un cordone scuro. Immaginate
quindi di avere nella mano destra una piccola spada con l’impugnatura a
croce, ed invocare su di essa la benedizione di Dio. Nella mano sinistra
immaginate di avere una torcia fiammeggiante, ed invocate su di lei il
potere dello Spirito Santo, di cui costituisce il simbolo.
A questo punto affermate “Nel nome di Gesù Cristo io ti perdono per tutto il
male che mi hai fatto, volontariamente o involontariamente, in questa vita o
in quelle passate. E nello stesso tempo ti chiedo perdono per tutto il male
che io posso aver fatto a te, volontariamente o involontariamente, in questa
vita o in quelle passate. Amen. Ora io taglio questo legame che non ha più
ragione di esistere, io ti lascio libero e divento libero”.
Tagliate ora la corda con la spada bruciando immediatamente i due moncherini
della medesima con il fuoco consacrato della torcia. Se resta qualcosa
attaccato al vostro corpo insistete con il fuoco fintanto che non avvizzirà
e si staccherà completamente.
Dopo una separazione del genere bisogna, naturalmente, prendere ogni
precauzione per evitare che il legame possa riformarsi. Rifiutate di
incontrare ancora la persona in oggetto ed anche solo di leggere o
rispondere a lettere che provengano da essa. Interrompete ogni
comunicazione fisica decisamente e risolutamente per un periodo di almeno
alcuni mesi.
– Accettate tutto… (4) –
Accettate tutto con gratitudine… così la gioia e l’amore rimarranno in
voi. Accettate con gratitudine le preoccupazioni, i problemi e le sofferenze
ed essi scompariranno. Nel ringraziamento c’è la forza. La vera gratitudine
è vivere positivamente. Chi percepisce, pensa e parla in modo positivo, vive
e ringrazia incessantemente. Le forze positive dell’infinito sono così al
suo servizio. Esse suscitano gioia, amore, armonia, fiducia e pace
nell’uomo.
Le preoccupazioni, i problemi e le difficoltà si allontaneranno da lui, dato
che nella vera gratitudine non c’è posto per le sofferenze e le
preoccupazioni di questo mondo. La gratitudine è segno di grandezza. La vera
gratitudine racchiude in sé la certezza che Dio, l’eterna Legge, guiderà
ogni cosa nel migliore dei modi.
La gratitudine racchiude in sé anche la protezione e la vicinanza di Dio. La
protezione e la vicinanza di Dio apportano, a loro volta, pace. Chi è
ricolmo di pace è anche ricolmo di amore ed è altruista. Lo Spirito di Dio
fiorisce così dall’interiore dell’uomo. L’uomo che è appagato in Dio emana,
come una rosa, il sacro profumo dell’eterno Io Sono. La gratitudine
racchiude in sé la speranza, la consolazione e la fiducia.
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L’ESAME DI COSCIENZA SERALE (5)
“Che cosa c’è di più bello di esaminare la giornata passata? Come sarà
sereno e lieve il sonno che seguirà questo esame di coscienza!” (Seneca)
La consuetudine di riesaminare il proprio comportamento, quando rientra
nelle tecniche di meditazione, diventa un mezzo per controllare il proprio
stato d’animo, passato e presente. Diventa anche un metodo per sviluppare
la consapevolezza, momento per momento. Come dice Seneca, l’esame di
coscienza aiuta ad essere più sereni, perché permette di utilizzare l’errore
non per aumentare il senso di colpa, ma per migliorare se stessi.
– Come fare l’esame di coscienza serale (6) –
La retrospezione serale, ha maggiore importanza di qualunque altro metodo
per avanzare nel miglioramento del proprio carattere. Essa permette a chi la
pratica di trarre profitto, non solo ora, dalle lezioni di questa vita, ma
anche dalle lezioni di solito riservate ad esistenze future.
La sera, dopo essersi coricati, dobbiamo rilassare il corpo. Poi iniziamo a
richiamare alla mente tutti i fatti della giornata in ordine inverso,
cominciando dagli eventi della sera, passando poi a quelli del pomeriggio,
di prima di mezzogiorno, e del mattino. Dobbiamo cercare di rappresentarci
nella mente, quanto più fedelmente possibile, tutto ciò che è accaduto. A
questo punto inizieremo a giudicare le nostre azioni e le nostre parole per
vedere se furono adatte allo scopo che si proponevano, o se potevano essere
male interpretate. Dovremo anche verificare se abbiamo esagerato o diminuito
il valore delle cose o delle persone di cui abbiamo eventualmente parlato.
Rivedremo il nostro atteggiamento morale in relazione ad ogni scena. Per
esempio: ai pasti mangiammo per alimentarci o per compiacere al palato?
Dobbiamo giudicarci per gli errori commessi ma anche lodarci quando la lode
è meritata. Alcuni trovano difficile rimanere desti fino al termine
dell’esercizio. In simili casi è lecito sedersi sul letto per cercare di
rendere possibile di seguire il metodo ordinario.
Il valore della retrospezione è grandissimo; molto superiore a quanto è
possibile immaginare. In primo luogo diamo alla nostra mente la possibilità
di un riposo sereno che torna a tutto vantaggio anche del recupero delle
energie corporee. In secondo luogo, avendo estratto giorno per giorno
l’essenza delle esperienze che facciamo, avremo ottenuto maggior forza da
utilizzare per eliminare le abitudini che ci portano ad agire e parlare in
modo automatico.
Riferimenti bibliografici
1) O. Carl Simonton, Stephanie Matthews-Simonton, James Creighton
Star bene nuovamente – Edizioni Nord Ovest – Milano.
(acquistabile in fotocopia persso la libreria Ecumenica a Milano).
2) Claudio Lamparelli, L’Arte della serenità
Oscar Mondadori.
3) Mario Rizzi, scritti vari non pubblicati.
4) Dio non ti abbandona, Edizioni di Vita Universale.
5) Claudio Lamparelli, L’Arte della serenità
Oscar Mondadori.
6) Max Heindel, La Cosmogonia dei Rosacroce
Edizioni del Cigno, Peschiera del Garda, (VR).
ripreso da lista_sadhana
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