24 ottobre 2018
Una nuova ricerca sperimentale ha evidenziato che per memorizzare il contenuto di un testo scritto
devono disattivarsi due importanti network cerebrali: la rete della salienza e la rete di default
mode. La scoperta, apparentemente contraddittoria, indica che la lettura è un compito congitivamente
complesso, che ha bisogno di “spegnere” i pensieri che possono distrarre (red)
da lescienze.it/news
Leggere e memorizzare: è su questo binomio che si basa buona parte dellapprendimento. Tuttavia, non
è possibile ricordare parola per parola ciò che abbiamo appena letto: quello che tratteniamo è una
selezione di ciò che ci è utile, o che riteniamo tale. Ma come fa il cervello a operare questa
selezione?
Un nuovo studio condotto in Giappone da Naoyuki Sato e colleghi della Future University Hakodate ha
indicato una possibile risposta, grazie a uno studio sperimentale, descritto su eNeuro, che chiama
in causa alcuni network che collegano aree diverse del cervello – la rete della salienza (salience
network, SN) e la rete di default mode (default mode network, DMN) – e che si disattivano entrambi
mentre si legge e si memorizza.
I risultati dimostrano l’alterno andamento dell’attenzione durante la lettura, ma soprattutto
sottolineano che si tratta di un compito cognitivamente impegnativo, tanto da richiedere di
“spegnere” i pensieri che distraggono.
Lo studio si inserisce in un ampio campo di ricerca che cerca di correlare lattivazione delle
diverse aree del cervello quando un soggetto codifica degli elementi che vengono poi ricordati o
dimenticati.
Durante il test, i ricercatori hanno condotto sui volontari scansioni di risonanza magnetica
funzionale, elettroencefalografie e tracciamenti dei movimenti oculari (unaltra tecnica che si
associa spesso allelettroencefalografia quando si studiano i compiti di attenzione). Alla fine
della lettura, a tutti era richiesto di riassumere per iscritto quanto letto, in modo che gli
sperimentatori potessero valutare oggettivamente quanto ricordassero il testo, e confrontare i
risultati con i dati strumentali.
Lanalisi dei dati raccolti con lelettroencefalografia e il tracciamento dei movimenti oculari ha
fornito risultati in linea con studi precedenti: la memorizzazione a è correlata a certi tipi di
onde cerebrali e a certi tempi di fissazione degli occhi sul testo.
Il risultato della risonanza magnetica funzionale, invece, è stato almeno in parte sorprendente. Ha
mostrato infatti che i risultati migliori dei test erano correlati alla disattivazione di due
importanti network di aree cerebrali: la rete della salienza e la rete di default mode.
La prima è così chiamata perché è coinvolta nella scelta degli input più rilevanti per lo
svolgimento di funzioni cognitive complesse, e coinvolge aree come linsula anteriore la corteccia
cingolata anteriore dorsale. La rete di default mode, invece, caratterizza lattività cerebrale di
un soggetto rilassato, che non sta focalizzando lattenzione su nulla di particolare del mondo
esterno, ed è immerso nei suoi pensieri.
Questi risultati, sottolineano gli autori, potrebbero sembrare addirittura contraddittori. Nel caso
della rete della salienza, sembra infatti che la memorizzazione efficace sia legata,
paradossalmente, a un calo dellattenzione al testo. La spiegazione è che la rete della salienza si
disattiva in un intervallo di tempo specifico: quello della lettura di una frase. E ci sono frasi
che hanno un basso carico mnemonico perché hanno un significato già noto al soggetto.
Nel caso della rete di default mode, si è visto che la disattivazione avviene per un tempo più
lungo, che corrisponde alla lettura di un intero paragrafo. Gli autori ritengono che ciò sia dovuto
alla necessità di spegnere i pensieri per concentrarsi sul senso lessicale e semantico dello
scritto.
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