L’energia: considerazioni e Tesla, il suo genio e la sua intuizione

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L’energia: considerazioni e Tesla, il suo genio e la sua intuizione

articolo di Ben Boux

Molti ormai conoscono il grande scienziato e sopratutto inventore Nicolas Tesla. Il mondo accademico
ufficiale è stato spesso condizionato da interessi non proprio scientifici nel vedere la figura e le
opere di questo grande genio, vi sono stati grandi conflitti commerciali attorno le sue
realizzazioni, tuttavia la realtà del suo apporto alla sviluppo dell umanità non si può discutere.
Tesla è stato uno dei grandi geni dell’umantà, genio è colui che conosce le cose senza conoscerele.
Voglio dire che le scoperte nascono prima nella sua mente come intuizioni e solo dopo vengono
verificate ed applicate.

Già all’inizio del secolo Tesla, con le sue misurazioni sui temporali e sui fulmini, aveva scoperto
che si verificano delle onde stazionarie di un lunghezza ben definita e che queste onde sono una
conseguenza diretta di fenomeni elettrici.
Con gli antichi sensori di sua invenzione poteva seguire l’andamento di questo campo ed arrivò a
concepire l’esistenza delle onde radio molto prima degli altri scopritori successivi.

Aveva ipotizzato che queste onde avessero una tipica lunghezza e che pertanto ne potessero
coesistere infinite a lunghezze diverse ed in paricolare aveva intuito che queste onde
trasmettessero l’ energia.
Con questa convinzione effettuò negli anni vari esperimenti e, anche, si alienò la fiducia di
finanziatori che vedevano in questa novità un concorrente alle già acquisite modalità di generazione
e trasmissione dell’ energia elettrica, sempre da Tesla stesso ideate.

La genialità spinge alla ricerca del nuovo comunque, anche a costo di azzerare il vecchio, e ciò
nella civiltà di oggi, basata su profitto, è quasi mai accettato.

Gli investitori che crearono l’industria della corrente elettrica, potevano però dormire sonni
tranquilli, è vero che l’ energia può essere trasmessa come un’onda, ma questo processo va
analizzato in profondità in quanto per una reale trasmissione da una sorgente ad un utilizzatore
occorre un mutuo scambio tra i due, non è sufficiente trasmettere da una parte e ricevere
dall’altra. Tesla era un precursore, non poteva conoscere gli studi e le esperienze fatte negli anni
successivi.

La sua intuizione è corretta nei principi, l’attuazione tuttavia richiede determinate condizioni.
La sua prima idea era che tra la ionosfera ed il terreno avvenisse una sorta di risonanza, vero,
questo principio lo stiamo utilizzando tutti i giorni quando accendiamo il magnetron del forno a
microonde. E’ stata di recente calcolata e sperimentata la trasmissione di energia ad onde radio a
bassissima frequenza dell’ordine di pochi Hertz sfruttando proprio questo circuito risonante.

La teoria funziona, è corretta, purtroppo la realizzabiltà pratica non consente di ottenere un
sistema utilizzabile.

Le onde radio fanno questo: Da una parte c’ è il trasmettitore che mediante un’antenna irradia una
certa potenza nello spazio, dall’altre parte ci sono i ricevitori che trasformano una piccola parte
di questa energia irradiata come onda in una corrente elettrica, piccola, ma significativa.

Se per ipotesi si potesse convogliare tutta l’ energia irradiata dall’antenna trasmittente in una
antenna ricevente, si avrebbe la trasmissione di energia. Questo è nella pratica impossibile, non si
riesce a creare un fascio di onde così definito ed il rendimento delle antenne è estremamente poco
utile.

Tuttavia il trasformatore, organo principe per il trattamento della corrente alternata di Tesla,
funziona proprio così, c’è una parte trasmittente, il primario ed una parte ricevente, il secondario
e l’ energia passa da uno all’altro senza fili elettrici. Con una differenza, però, che vedremo più
oltre, il primario ed il secondario interagiscono, cioè l’ energia trasmessa dipende da quella
utilizzata, diversamente dal trasmettitore radio che invia nelle spazio una energia a prescindere
dagli utilizzatori.

Per energia delle onde radio bisogna intendere quella che si irradia a tutte le frequenze, perciò
anche il calore e la luce, come vedremo dopo.

La matematica

Una delle ragioni della impossibilità della scienza ufficiale di comprendere i fenomeni della natura
è, paradossalmente, causata della matematica. Gli scienziati sono abituati, anche perché così è
stato loro insegnato sin dalle scuole dei primi ordini, a rappresentare i fenomeni che esaminano
mediante degli algoritmi che li descrivono.

Poi sviluppano i modelli di riferimento e mediante questi spiegano ed interpretano tutte le
manifestazioni della natura che vanno via via ad esaminare. Però ogni tanto qualche fenomeno
presenta alcune discrepanze, ed allora la scienza diventa impotente e, di solito, o nega l’evidenza
o ignora il fenomeno.

Oppure, quando non può proprio svicolare, come nella scienza nucleare, dati gli enormi stanziamenti
di risorse, deve trovare comunque delle risposte, ed allora inventa le teorie matematiche più
assurde, autoreferenziali, che nemmeno con la logica più complessa risultano giustificabili.

La matematica è un linguaggio descrittivo, non è il fenomeno che avviene in natura !

Non voglio qui esprimere dubbi sulla validità della matematica come strumento di precisione, pur
sottolineando che Goedel ha dimostrato che anche la matematica ha dei limiti, ma intendo dire che
pensare di capire i fenomeni che avvengono in natura utilizzando la matematica è il principale
errore che commette la scienza perché confonde la descrizione del fenomeno col fenomeno stesso.

Quando uno scienziato studia un fenomeno, la prima cosa che fa è di applicare all’ oggetto in esame
l’algoritmo che lo descrive che trova nella tradizione scientifica. Se il fenomeno si comporta in
conformità, allora va tutto bene, e in moltissimi casi succede così, ma se il fenomeno si comporta
in modo difforme, non è l’algoritmo ad essere sbagliato: è il fenomeno che si manifesta come non
dovrebbe e quindi o abbiamo sbagliato a misurarlo o lo ignoriamo perché impossibile.

Mi pare che questa sia l’estrema conseguenza del pensiero aristotelico che classifica e inquadra
tutte le conoscenze secondo la capacità di interpretazione, a prescindere dalla reale comprensione
dei fenomeni stessi.

In sostanza è il bisogno dell’uomo di controllare la natura, di cui ha paura e per farlo la
classifica in caselle rigorosamente ordinate, avendo l’impressione di dominarla con le definizioni.
Preciso meglio, Aristotele non ha classificato, intendo dire che è la relazione causa effetto a
consigliare di classificare le cose in in certo modo. Se si ragiona in modo non lineare, cioè senza
attribuire ad ogni causa un effetto e viceversa si ampiano le prospettive di esame dei fenomeni.

Ricordiamoci che la classificazione è l’algoritmo più elementare, e che è perciò la descrizione
matematica basilare del fenomeno. Con l’evoluzione della scienza, con la sempre maggiore complessità
dei fenomeni da esaminare non si è modificato il metodo di analisi, ma si è soltanto affinato il
metodo di classificazione, ovvero di descrizione matematica, del fenomeno stesso .
Senza però, il più delle volte, spiegare nulla del fenomeno, come origine ed evoluzione, ma soltanto
attribuendo a degli algoritmi le proprietà del fenomeno stesso e proseguendo l’esame solo con lo
strumento della logica o matematica .

La logica deriva direttamente dalla struttura del linguaggio, quindi non è un riferimento assoluto.
Il cervello lavora elaborando i concetti in modo sequenziale e la logica è il meccanismo attraverso
cui opera. Sarebbe anche corretto se non fosse che questo meccanismo non solo non è rigoroso ed
assoluto, ma può cambiare con l’educazione.

E’ possibile certamente operare i ragionamenti senza l’uso di alcuna logica, applicando metodi non
derivati dalla sequenza dei termini posti in modo lineare. Studiando i sistemi di programmazione dei
computer si acquista familiarità con questo genere di concetti. Anche alcune filosofie cercano di
superare i limiti della logica, vedi gli Zen.

La mente spesso confonde la conoscenza con la convinzione, senza che il soggetto se ne renda conto.
Ma mentre la conoscenza può cambiare e la mente è grata di migliorarla, la convinzione, dato che
discende da un auto convincimento, determina un blocco, poiché viene messa in discussione la
capacità della mente stessa ad apprendere ed elaborare le informazioni.

Dispositivi elettrici

Grazie alle nuove informazioni che ci sono state date, molti dei dispositivi basilari usati per il
trattamento della elettricità hanno finalmente una spiegazione. La resistenza, il conduttore,
l’induttanza, il condensatore, il magnete, il trasformatore, l’ antenna, le onde radio , ecc, sino
ad oggi si sono usati, ma la scienza ufficiale non ha trovato nemmeno una spiegazione, sul loro
reale funzionamento.

E’ invece possibile chiarire ogni cosa oggi, con i nuovi modelli presentati per la materia. Come è
altresì possibile chiarire ogni cosa anche in tutte le altre scienze tecniche e non. Di seguito
presento una indagine, occorre poi approfondire gli studi , se si vuole trasformare questi concetti
basilari in vere nuove impostazioni scientifiche. Questo è soltanto l’abc della nuova scienza.

Inizialmente definiso qualche concetto:
a)L’ atomo non è composto da elettroni, protoni, neutroni, ecc, ma semplicemente da delle cariche
elettriche confinate da un determinato spazio, che risuonano con determinati rapporti di pressione
rispetto l’ambiente di confinamento del vuoto che li circonda.

b)Di conseguenza si viene a formare al centro dell’ atomo una zona di elevata concentrazione di
energia, proprio perché centrale, ed all’esterno un guscio che contiene questa energia mantenendo la
pressione dell’interno dell’ atomo. Quindi l’ energia è dentro l’ atomo e vorrebbe espandersi, ma
viene tenuta bloccata dall’equilibrio di pressione con il vuoto esterno. I diversi tipi di atomi si
differenziano per la quantità di carica confinata, per la struttura geometrica dell’ involucro di
contenimento e per la risonanza del gruppo di cariche che ruotano all’ interno.

c)La corrente elettrica non e’ composta da elettroni, ma da cariche elettriche sempre positive che
sono delle coppie di differenza di pressione che si intrecciano nei due sensi e tendono ad
eliminarsi per raggiungere lo stato di quiete a pressione zero.

d)Gli elementi o molecole conduttori di elettricità in realtà la respingono, è per questa ragione
che l’elettricità si propaga lungo l’esterno del conduttore.

e)Al contrario gli elementi o molecole isolanti o dielettrici accolgono l’elettricità al loro
interno, impedendone quindi la propagazione lungo il materiale.

f)Alcuni elementi o composti hanno la proprietà di concentrare al proprio interno il campo
elettrico, per poi liberarlo quando viene a cessare la pressione esterna. Sono gli elementi
ferromagnetici. Il magnetismo è in realtà un campo elettrico circolare racchiuso e concentrato da
questi particolari elementi. In certe strutture cristalline di questi elementi, il campo elettrico
viene intrappolato in modo permanente e si formano così magneti permanenti.

E’ evidente che le precedenti affermazioni contraddicono tutte le assunzioni sino ad ora fatte su
quegli argomenti, non sono certamente io a formulare queste regole, le ho desunte dallo studio dei
nuovi testi che spiegano la natura del creato e da applicazioni di questi concetti sulle verifiche
pratiche.

Il condensatore

In breve, il comportamento degli elementi isolanti spiega facilmente come funziona il condensatore,
il materiale sottoposto alla pressione della corrente la immagazzina all’ interno degli atomi, nel
fare questo si produce un aumento di pressione mantenuta dal guscio.

Nel momento che smetto di introdurre la corrente entrante, gli atomi liberano la loro pressione
restituendo le cariche accumulate sotto forma di corrente elettrica di scarica. Ma se invece
continuo ad immettere altra corrente, cioè aumento la pressione , sino al punto che la capacità di
contenimento dell’ atomo non è più sufficiente, lo schermo si indebolisce e quindi l’ energia
accumulata all’interno e la precedente energia che formava la parte interna dell’ atomo, fuoriescono
e si diffondono all’ esterno, provocando una reazione similare negli atomi adiacenti, sino ad
esaurimento della pressione.

Questo processo è la scarica attraverso il dielettrico che avviene se la tensione supera
l’isolamento.
Questa tecnica è alla base del procedimento “charge cluster” che può fornire consistenti quantità di
energia, proprio demolendo la barriera di contenimento dell’ atomo, con dei procedimenti non
invasivi come il bombardamento ad alta temperatura che propone la scienza oggi.

L’induttanza, il conduttore, il magnete

Gli elementi conduttori in presenza di una carica elettrica reagiscono opponendo alla nuova
pressione una contro pressione che si dispone all’esterno dell’ atomo formando un campo elettrico
tutto intorno.

Questo meccanismo è simmetrico, un atomo conduttore immerso in un campo elettrico reagisce formando
una carica elettrica al suo esterno che bilancia la pressione che è stata indotta. Di conseguenza se
continuo ad immettere cariche elettriche nel conduttore, le cariche nuove spingono le precedenti
verso gli atomi contigui, che a loro volta reagiscono con la formazione di nuovo campo elettrico che
si va ad aggiungere al precedente.

Il campo elettrico generato si espande rimbalzando da un atomo all’altro sino alla fine del
conduttore, perciò in un solenoide o in una placca del condensatore, il campo elettrico si forma
attorno tutto il conduttore istantaneamente per ogni singola carica che viene immessa.

Se continuo ad immettere cariche elettriche vengo ad occupare tutti gli spazi disponibili nel
metallo, al raggiungimento del massimo, che è il valore che definisce l ‘ induttanza dell’
avvolgimento, la nuova pressione causata dall’immissione di ulteriori cariche elettriche provoca un
indebolimento del guscio dell’ atomo con la fuoriuscita di parti dell’ energia interna e quindi il
metallo comincia a scaldarsi, cioè interviene l’effetto resistivo.

Una immissione di grosse quantità di carica in determinati metalli può provocare la demolizione
degli atomi stessi che si riorganizzano in equilibri più stabili, cioè il metallo trasmuta in un
altro elemento, come esempio tungsteno verso neon.

Vi sono elementi o composti che hanno la proprietà di concentrare al proprio interno il campo
elettrico, come ad esempio il ferro e sui composti. Questa azione di concentrazione permette al
conduttore posto vicino di ospitare un maggior numero di cariche elettriche, perché mano a mano che
si forma il campo elettrico di bilanciamento, questo viene assorbito dall’elemento che forma il
nucleo, mantenendo l’equilibrio attorno agli atomi conduttori, che sarà perciò composto da tre
componenti, carica elettrica, campo elettrico di bilanciamento dell’ atomo e campo elettrico
supplementare assorbito dal metallo adiacente, cioè il nucleo.

Se continuo ad immettere nuove cariche, mano a mano vengo ad utilizzare tutta la capacità di
assorbimento del nucleo e quindi si ripresenta il comportamento invasivo dell’ equilibrio all’
interno degli atomi del conduttore, generando quindi del calore, si è raggiunta la saturazione del
nucleo.

Il processo descritto è l’aumento dell’ induttanza di un avvolgimento causato dalla presenza di un
nucleo di ferro (o altro materiale simile) all’interno. Il processo è simmetrico, agli inizi della
radio si usava inserire all’interno di bobine antenna per onde medie e lunghe, dei nuclei in ferrite
(piccoli cristalli di ferro immersi in ceramica) per ottenere un segnale più forte. Il campo di onde
radio era sempre lo stesso, ma la ferrite ne concentrava le linee di flusso inducendo nel solenoide
una quantità di cariche elettriche molto più alta. Questo è un esempio di concentrazione di linee di
campo elettrico.

Vi sono particolari cristalli, generalmente a base di elementi frerromagnetici, che se sono
sottoposti ad un campo elettrico maggiore del punto di saturazione, mantengono il campo acquisito in
modo permanente diventando così magneti permanenti.

Ecco quindi come funziona un solenoide con nucleo in ferro: all’inizio viene immessa la corrente
elettrica, questa riempie gli spazi disponibili nel conduttore, poi incomincia ad agire il nucleo
assorbendo il campo elettrico generato, quindi la corrente può continuare a fluire sino alla massima
carica possibile. Cessando di immettere corrente ed applicando un carico, la stessa comincerà a
fluire nel senso inverso, scaricando man mano le linee di flusso accumulate nel nucleo esterno sino
a completo stato di riposo delle pressioni all’interno degli atomi del conduttore e del campo
elettrico circostante. E’ evidente che tanta corrente elettrica immetto nel solenoide, tanta ne
ricavo in uscita, perché il processo è lineare.

Il trasformatore e l’antenna

Il trasformatore è simile all’induttanza, ne differisce perchè presenta due (o più) avvolgimenti di
filo, generalmente sovrapposti e lavora con una corrente alternata. Consideriamo il primo
avvolgimento, detto primario, è una induttanza a tutti gli effetti, ma se si alimenta una induttanza
con una carica variabile nel tempo, a corrente alternata, non si raggiunge mai l’equlilibrio tra
corrente immessa e campo elettrico generato, di conseguenza la corrente (quantità di cariche) non si
incrementa. Salvo una piccola parte che viene irradiata (vedi sotto).

Viene in sostanza creato un campo elettrico sempre variabile, di valore dipendente dalla differenza
di potenziale delle cariche elettriche in arrivo, ma di quantità nulla per il fatto che il campo
elettrico creato per ripristinare l’equilibrio è sempre mutevole e circoscitto.

La corrente alternata ha una sequenza di sviluppo del potenziale secondo il percorso di un cerchio e
può essere rappresentatata matematicamente come una funzione sinusoidale (seno o coseno). Ora,
l’avvolgimento secondario è anche lui immerso nello stesso campo elettrico, generato dal primario,
in esso di conseguenza vengono indotte le cariche elettriche equivalenti, ma queste rimangono
inattive, non potendo muoversi da alcuna parte.

Se applichiamo un carico al secondario, le cariche cominceranno a muoversi dentro di esso e quindi
il secondario convertirà il campo elettrico in cui è immerso in corrente verso l’utilizzatore. Di
conseguenza si viene ad interrompere l’equilibrio tra la carica presente sul primario ed il campo
elettrico da questa generato, quindi il primario diventa in grado di assobire nuova ed ulteriore
carica elettrica.

In pratica il primario assorbe la corrente dal generatore in funzione di quella che l’utilizzatore
richiede ed il passaggio è duplice, il primario converte in modo statico la carica elettrica in
campo elettrico all’esterno di sè ed il secondario immerso anch’esso nel medesimo campo elettrico lo
assorbe per riconvertirlo in cariche elettriche verso l’utilizzatore.

Dall’esame dell’induttanza e da quello del trasformatore si viene a comprendere il funzionamento
dell’antenna.
L’antenna è una induttanza che converte la carica elettrica in entrata in un campo elettrico
circostante, come fanno i conduttori e le induttanze.

Se la corrente è alternata il meccansmo diventa simile a quello del trasformatore, con la differenza
che se nel trasformatore il campo elettrico generato dalla carica nel solenoide è circoscito in una
zone chiusa circolare, nell’antenna il campo elettrico è libero verso lo spazio e quindi induce
un’onda nello spazio stesso che, propagandosi, porta all’esterno l’ energia di alimentazione
dell’antenna.

Ogni volta che in una induttanza immettiamo una corrente alternata avviene sempre la trasformazione
della carica elettrica in un campo elettrico alternato. Se la dimensione fisica dell’induttanaza o
del semplice conduttore è tale da permettere all’ onda che si sta formando di dispiegarsi per tutta
la sua lunghezza, il trasferimento dell’ energia raggiunge il massimo possibile. Nel caso di un
trasformatore a bassa frequenza, date le grandi differenze di dimensioni tra l’oggetto e l’onda, il
trasferimento di radiazione è minimo.

Riepilogo

Si può constatare che pur trattandosi di trasmissione di energia attraverso lo spazio il
trasformatore può effettivamente scambiare energia senza fili usando le “onde radio”, ma il gruppo
di antenne trasmittente-ricevente non lo può fare in modo conveniente perchè il trasmettitore
irradia l’ energia non a richiesta dell’utilizzatore, ma indipendentemente.

E’ ovvio che invece l’utilizzo della trasmissione di queste piccole quantità ottenibili dalle onde
radio è fondamentale per l’invio delle informazioni trasportate dalle onde energetiche stesse.
(Radio, Telecomunicazioni, Tv, Telefonini, Satelliti, ecc)

La luce

C’è sempre stato un forte dibattito sulla natura della luce, ci sono varie teorie, l’ondulatoria, la
corpuscolare, la mista, ecc.
La luce è una radiazione elettrica, perché tutto l’ universo è composto di cariche elettriche. Per
radiazione intendo un campo elettrico che si propaga come una onda.

Lo stesso delle onde radio e, se non c’ è variazione istantanea, lo stesso del campo “magnetico”
statico di un magnete che è in realtà elettrico.

La luce non è corpuscolare, non c’ è una particella che viaggia nello spazio, ma un’onda.

Alcuni non accettano la teoria ondulatoria perché un’onda per propagarsi richiede un supporto e
nello spazio questo supporto non si vede. Ma se non si vede non vuol dire che non ci sia, non
abbiamo ancora imparato a percepire che cosa occupi gli spazi. Lo spazio non è vuoto, alcuni
chiamano questo substrato come radiazione di fondo, altri in passato l’hanno chiamato etere, altri
ancora sono alla ricerca della materia mancante nella massa dell’ universo.

L’ universo esiste e per esistere non deve essere vuoto, il vuoto è ciò che si oppone alla carica
elettrica che compone la base dell’ universo stesso, quindi tutto lo spazio dell’ universo è
composto di sostanza.

Per sostanza intendo ciò che Hatonn chiama “luce”, cioè la carica elettrica primordiale. Che non è
l’elettrone, né la carica elettrica che rende possibile il campo elettrico. Da questa sostanza alla
materia esistono degli ulteriori passi intermedi, in quanto la materia e le manifestazioni della
energia che conosciamo sono tipiche soltanto della realtà in cui siamo immersi.

Esistono altre realtà che coesistono con leggi fisiche diverse e che traggono origine dagli stessi
“mattoni”. C’è in effetti qualche scienziato che sospetta questo e c’è la teoria delle stringhe che
in qualche modo si avvicina a questa concezione. Gli esperimenti in programma con l’acceleratore del
Cern mirano, tra l’altro, ad identificare proprio questo nuovo aspetto della realtà.

Vi sono alcuni elementi più semplici dell’ idrogeno, non li hanno classificati perché non rispettano
il modello elettrone, protone, ecc e perché molti non li hanno ancora scoperti. Un elemento senza
elettroni, cioè di massa tale che non è ipotizzabile abbia un elettrone più piccolo di quello
attribuito all’ idrogeno non rientra nella classificazione attuale della materia.

Esistono quattordici elementi prima dell’ idrogeno, bisogna però utilizzare un altro modo di
classificarli, per caratteristiche e non per numero degli elettroni, perché il modello dell’ atomo
attuale non lo consentirebbe.
Russell ha proposto la corretta classificazione.

La luce è una radiazione che si propaga, come le onde radio, attraverso un supporto per così dire
elastico. Gli atomi (o la materia dello spazio) che sono investiti dalla radiazione risuonano e
fanno rimbalzare l’onda verso il prossimo atomo, quindi la velocità di propagazione dipende dalla
velocità di reazione dell’ atomo stesso, il quale è costituito da una carica elettrica che risuona
con una sua propria velocità che è quindi quella che viene impressa all’onda che si propaga. Mentre
quando la luce si propaga nello spazio, cioè dove non esiste una materia visibile, il trasporto è
assicurato dagli elementi che costituiscono l’etere, cioè lo spazio che noi per il momento definiamo
“vuoto”.

Einstein ha correttamente intuito che la materia è energia. Anche se la famosa equazione e=mc2
poteva andare bene all’epoca in cui è stata presentata, non certo oggi: elevare una costante al
quadrato equivale a definire una nuova costante cosa che è una asserzione arbitraria, poi la luce
non ha una velocità limite costante, può variare a seconda delle condizioni.

La massa è determinata dalla carica elettrica e la velocità della luce è la caratteristica velocità
di reazione della risonanza della carica elettrica all’interno dell’ atomo. Quella relazione,
inoltre, non tiene conto del decadimento, l’ energia non è eterna, è la creazione continua ad essere
eterna, l’ atomo non è eterno, e sebbene i valori di differenza siano piccoli, l’equivalenza
suddetta non è costante nel tempo. Negli elementi molto pesanti la trasformazione massa energia non
si verifica in modo diretto, ma con l’emissione di altra materia intermedia.

Se la materia è densa la radiazione luce viene rallentata, in quanto esiste una più grande forza da
sollecitare negli atomi più pesanti, sino ad essere completamene assorbita per gli atomi più densi.

La velocità della luce infatti cambia a seconda del mezzo in cui si propaga e cambia in modo diverso
a seconda della frequenza (vedi il prisma) e l’ energia che trasporta è tanto più conservata tanto
meno denso è il mezzo di propagazione.

E’ noto che alcuni cristalli in presenza della luce reagiscono fornendo una corrente elettrica, la
radiazione luminosa provoca uno sbilanciamento della simmetria nelle molecole che fanno parte del
cristallo, e gli atomi liberano quindi una parte della loro energia sotto forma di corrente
elettrica. Non è la luce che viene convertita, la luce eccita gli atomi e sono questi che forniscono
la carica elettrica.

La luce non si muove, rimane nello spazio in cui è stata generata come il campo elettrico che si
forma attorno al magnete o al solenoide. Si propaga l’onda, se il campo viene variato nel tempo, per
la reazione degli atomi o dello spazio circostanti, che venendo investiti da una differenza di
potenziale di pressione determinata dalla variazione del campo elettrico, reagiscono trasportando la
radiazione dall’altra parte dell’ atomo stesso se si tratta di elementi non opachi.

Allo stesso modo il calore non si trasmette, essendo una radiazione con frequenza più bassa della
luce; l’onda di calore provoca nella materia che ne è investita una reazione che consiste la maggior
parte delle volte in una altra radiazione di calore, mentre in qualche caso la reazione può essere
di altro tipo. Se così non fosse l’atmosfera sarebbe più calda vicino al sole che vicino alla terra,
infatti si riscalda per il calore di reazione della materia che costituisce il suolo e non per la
radiazione che attraversa gli strati alti.

Quando la materia è investita da un’onda elettrica (ex elettromagnetica, come si definiva sino ad
oggi) reagisce rigenerando una radiazione equivalente e se la materia non è organizzata in cristalli
con delle proprietà dissimmetriche, la radiazione provocata per reazione si espande in tutte le
direzioni .

Questo spiega perché un corpo celeste lo vediamo come un disco, nel cielo e non come un globo. Se
noi illuminiamo un globo di vetro o di altro materiale riflettente vediamo che l’immagine che ne
viene riflessa ha una maggiore luminosità al centro e e minore al bordo, ma in un corpo celeste non
succede.

Perché non è vero che la luna rifletta i raggi del sole; la luce, ovvero la radiazione, che arriva
provoca la reazione della materia che di conseguenza emana a sua volta una nuova luce, ma senza una
precisa direzione, cioè non a specchio, quindi vediamo la stessa luce rigenerata ai bordi come al
centro.

Allo stesso modo lavora il nostro occhio, quando è investito dalla luce, reagisce ricreandone una
piccolissima quantità, che a volte è anche percepibile dall’esterno, ed è questa che attiva i
sensori della vista.

Se si osservano delle immagini della terra riprese da satelliti si può osservare lo stesso fenomeno,
si vede l’immagine piatta, come se fosse un disco, ed in più si vede in alcune zone una maggiore
luce sovrapposta dovuta al riflesso della superficie riflettente a specchio degli oceani nello
stesso modo dei riflessi originati da un globo riflettente.

Si può fare una ulteriore osservazione: se la luce fosse corpuscolare il generatore dovrebbe
consumarsi, quindi dovrebbero essere gli atomi a fornire questa materia, ma ciò è in palese
contrasto col modello dell’ atomo costituito da elettroni, protoni, ecc. Oppure dovrebbe essere
possibile condensare la luce per riavere la materia di cui sarebbe costituita, che, se generata da
altra materia, sarebbe una trasmutazione indiretta, fatto che non è accettato dal modello di atomo
secondo Bohr.

Il modello di atomo risonante consentirebbe di dare corpo a questa teoria, ma si dovrebbe accettare
che il sole e gli altri corpi celesti consumino la propria materia per generare tutta la luce che
emanano. Per di più anche il calore è luce, a frequenza diversa, allora quando la luce cessa di
essere corpuscolare e incomincia ad essere ondulatoria?

Il sole non consuma la propria materia, né per generare luce e calore, che peraltro rimangono là, si
propaga solo l’onda e nemmeno nella presunta combustione, perché la sua radiazione non è provocata
da processi nucleari, ma dall’interscambio tra la radiazione causata dal campo elettrico trasversale
(quello che viene comunemente chiamato campo magnetico dei poli) e il campo gravitazionale che si
espande in modo radiale da tutto il corpo celeste.

Il meccanismo prosegue sino a quando le due forze si bilanciano perché la forma della massa di
materia è diventata perfettamente sferica. In definitiva l’ energia del sole è l’ energia stessa
della creazione (a mezzo della gravità).

La gravità

Un altro tema di dibattiti senza fine è la forza di gravità. Tutti ormai capiscono che la classica
teoria di Newton sia troppo semplicistica, benché nel settore delle scienze astronomiche molti si
ostinano ancora a ritenerla valida e abbastanza adeguata per descrivere il movimento dei pianeti.

Einstein ha proposto l’esistenza dello spazio curvo, e che quindi i pianeti rotolano sulla
superficie di un cono virtuale e traggono il momento di rotazione proprio dalla loro massa che cade
in continuazione. Non mi sembra che oggi questo modello venga ancora accettato, perché non risolve
per esempio la gravità nel piccolo, cioè nell’ atomo. I fenomeni accadono nel grande come nel
piccolo e una spiegazione deve valere in entrambi gli ambiti. Nel presentare questi concetti
semplifico molto, la mia intenzione è di offrire degli spunti, chi è interessato potrà approfondire.

Oggi qualche ricercatore ha intuito che ci deve essere qualche altra cosa, ricordiamoci che siamo
ancora a ragionare con idee vecchie di molti lustri!

La gravità è qualche cosa di molto diverso, infatti è una forza che si irradia dal centro dell’
atomo e che può essere immaginata come i raggi di un riccio marino. Questa forza è una depressione,
provocata proprio dalla concentrazione dell’ energia al centro dell’ atomo che si forma durante la
risonanza della carica elettrica che compone l’ atomo.

La depressione si irradia tutto intorno, in forma quasi simmetrica, in realtà la quantità differisce
da parte a parte riflettendo all’esterno la struttura dell’ atomo stesso. Non si tratta di raggi
veri e propri, è un continuum, la parola raggio serve per concettualizzare il fenomeno. Nella
materia le singole quantità di forza si sommano per originarne una più grande.

La gravità è una depressione che si propaga verso l’esterno dell’ atomo o della materia, quando
incontra una altra depressione originata da un altro atomo o da altra materia, le due depressioni si
attirano per formarne una sola più grande, ed essendo questa forza radiale, man mano che le materie
si avvicinano la forza cresce in modo quadratico perché le aree di inferenza si ingrandiscono in
modo quadratico e quindi la forza di gravità è una accelerazione. Il movimento di avvicinamento
prosegue sino ad un certo punto.

La gravità è connaturata con la struttura stessa dell’ atomo, perciò gli atomi adiacenti si attirano
per dare luogo alla materia. Tuttavia questa forza tende ad avvicinare gli atomi il più possibile,
creerebbe perciò una materia densissima dove gli atomi sono tutti addensati gli uni agli altri.
(Vedi più sotto).

Abbiamo detto che le forza di gravità è come una serie di raggi, tra questi qualcuno risulta essere
perpendicolare alla superficie dell’ atomo vicino quindi, questi, lo fa rimbalzare e tornare
indietro. In questo modo il raggio di ritorno cambia segno e non opera più in attrazione, ma in
repulsione. L’altro atomo a sua volta agisce nello stesso modo.

Quindi si forma una forza di repulsione che contrasta la forza di attrazione ed il bilanciamento di
queste due forze antagoniste determina la distanza a cui si pongono gli atomi adiacenti.

Perciò la materia è costruita dalla interazione tra queste due componenti della stessa forza e lo
stesso meccanismo si manifesta anche in grande, nei corpi astronomici.

Ciò che tiene al loro posto i pianeti non è il bilanciamento tra la gravità e il momento di inerzia,
ma tra le due componenti della forza di gravità stessa.

Quindi le orbite sono immutabili, non esiste un situazione in cui la reazione dell’ inerzia non sia
più sufficiente a mantenere il pianeta in posizione. Naturalmente è necessario che le dimensioni tra
gli oggetti cosmici siano comparabili e che non vi siano altre forze ad agire, come ad esempio campi
elettrici (ex “magnetici”) e precedenti accelerazioni dovute a forze esterne o influenze derivate da
altri tipi di radiazioni che provengono dal sole (e sono molte, anche se ancora perlopiù
sconosciute).

Gli astronomi peccano di ingenuità a pensare che le leggi che governano le orbite siano quelle poche
che considerano. Non ho mai sentito parlare delle interferenze dei campi magnetici, per esempio. E
vi sono molte altre interferenze.

Un piccolo meteorite che ha già una sua componente di moto che lo spinge verso il pianeta, non
risente della forza di repulsione perché questa è troppo debole per frenare la corsa, ma il grosso
oggetto cosmico, come una piccola luna, che errasse senza una eccessiva velocità sua propria,
sarebbe frenato ed anche fermato dalla forza di repulsione, come è successo per le lune che ruotano
attorno ai pianeti. E che rimangono nella loro posizione, mentre i nostri satelliti artificiali
vengono giù inesorabilmente. Accade che abbiano una massa troppo esigua per provocare la sufficiente
forza di repulsione. Ma se l’orbita fosse calcolata tenendo conto di questa componente, il satellite
potrebbe stare al suo posto per un tempo molto più grande.

Quando applichiamo all’ atomo una radiazione intensa, come calore, modifichiamo il rapporto
energetico tra l’interno e l’esterno dell’ atomo stesso, quindi questi riduce la depressione che
origina la forza di gravità e di conseguenza la forza di repulsione aumenta di efficacia, col
risultato che il solido, la materia, aumenta di dimensioni, via via sino a diventare prima liquido,
annullando i legami che formano il cristallo e poi gassoso, dove l’apporto di energia esterno è tale
da annullare la depressione che determina la forza di gravità ed il gas, oramai libero da legami con
gli altri atomi, perde il proprio peso.

Nel grande le cose vanno in modo leggermente diverso, si formano nel pianeta una serie di altre
situazioni che danno origine al campo elettrico (ex “magnetico”) trasversale nei poli e la somma
delle gravità delle singole parti di materia si distribuisce in una specie di stiratura che,
partendo dall’equatore sino ad arrivare ai poli, determina una angolo di uscita degli pseudo raggi
di gravità non perfettamente radiali, perché si forma una interferenza dovuta alla curvatura del
campo elettrico che partendo dai poli si chiude all’equatore .

Questo stesso meccanismo è alla base della reazione energetica che tiene incandescente il sole.

E’ stato rilevato che in alcune zone della Terra i raggi di gravità non sono rivolti esattamente
verso il centro della terra, si sono fatte delle strane ipotesi, la ragione è che, appunto, la forza
di gravità è orientata in modo non simmetrico nell’arco del pianeta.

La conseguenza del modello presentato è che è possibile ottenere l’antigravità irradiando gli atomi
con cariche elettriche o con campi elettrici direzionati in modo opportuno.

Questi possono reagire concentrando la depressione di gravità più da una parte che dalle altre,
determinando sia un alleggerimento della materia, (ci sono vari studi compiuti su dei magneti che
hanno presentato tale fenomeno) e sia provocare una forza di repulsione verso il centro della terra,
con la conseguenza di eliminare il peso ed anche di ottenere una propulsione verso l’alto.

E questo senza spendere energia, quella che ci occorre serve solo ad attivare la reazione degli
atomi, non ad effettuare la levitazione.

Vi sono svariati esempi di esperimenti riusciti, forse per caso, di antigravità, ricorderò la
capacità sviluppata da alcuni monaci tibetani che cantando facevano sollevare un monolito di
granito. (NDR)

Si può spiegare pensando che il granito contiene quarzo, che ha proprietà piezoelettriche, forse in
presenza delle vibrazioni della voce questo quarzo generava un campo elettrico che influenzava gli
atomi circostanti provocandone l’emissione di raggi di repulsione di gravità verso il basso.

E’ anche molto interessante il congegno di un russo che magnetizzando le ali di un certo coleottero
(migliaia di ali) otteneva una spinta tale da sollevare se stesso.

da www.altrogiornale.org/news.php?extend.3874

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