L’ERA DEL RISVEGLIO INTERIORE 2

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L’ERA DEL RISVEGLIO INTERIORE 2

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

La conoscenza del centro, inizia il lungo viaggio dello sviluppo del potenziale umano

Da millenni l’essere umano si sta moltiplicando su questo pianeta senza nessuna consapevolezza delle
sue reali potenzialità.

Tranne che per la crescita del corpo fisico e per l’apprendimento scolastico, lo sviluppo
dell’essere umano, dal punto di vista olistico, è totalmente insufficiente. I rari esseri umani che
riescono a svilupparsi pienamente lo fanno senza il minimo aiuto da parte della società, sono un
frutto della volontà e dell’intelligenza individuale o dei pochi gruppi che esistono sul pianeta per
questo preciso scopo.

Ritorniamo al modello olistico, se l’essere umano possiede una sua unità e numerosi livelli di
manifestazione, è necessario che essi vengano correttamente e scientificamente sviluppati. In
termini di livello, l’attuale società consumistica considera nell’ambito educativo solo il primo e
il quarto livello, ossia il corpo e la mente, e anche questi due in modo molto parziale e riduttivo.

Abbiamo visto come la principale caratteristica degli esseri viventi è di essere coscienti, ossia di
possedere un’unità di coscienza che comprende, coordina e utilizza la massa delle informazioni del
“corpo” inteso come l’intero sistema psicofisico. Da questo centro è necessario partire per ogni
reale sviluppo del potenziale umano. Sviluppare la consapevolezza della propria unità di coscienza è
una pratica essenziale per ogni processo di evoluzione; senza di essa non può che esserci uno
sviluppo frammentato e superficiale. Ogni espressione umana di fatto emerge dal proprio centro e di
esso è espressione.

Il centro è antropomorficamente rappresentabile come il creatore di un’opera sinfonica che diventa
anche il direttore d’orchestra e ne dirige l’esecuzione coordinando i vari strumenti e dando loro
ritmo e personalità. Senza il centro creativo e direttivo non esisterebbero né l’opera né la sua
realizzazione. Il centro è il perno vuoto e cosciente della ruota da cui si diramano i raggi dei
nostri sensi e delle nostre azioni. La comprensione del centro e il suo sviluppo cosciente
rappresentano il primo essenziale passo per una trasformazione individuale.

I due centri: l’Ego e il Sé

Essendo il centro dell’essere – o identità – un concetto quasi sconosciuto nella nostra cultura,
sono possibili immediate incomprensioni. Benché il centro di coscienza sia assolutamente stabile e
unico, il suo riconoscimento consapevole ossia la sua identificazione può essere profondamente
differente in individui di diverso livello evolutivo.

La vita di un essere umano si manifesta psichicamente in differenti livelli come sensazioni,
istinti, emozioni, pensieri, sentimenti e stati di coscienza superiori. Se un essere umano si
cristallizza eccessivamente su un certo livello, tende ad identificarsi con esso. Dal punto di vista
socio-evolutivo, possiamo differenziare due grandi momenti evolutivi che corrispondono a due
differenti identificazioni: l’Ego o Io o personalità, e il Sé. Questi termini, che spesso sono stati
utilizzati con diverse accezioni da differenti scuole, possono essere presi come passi sul cammino
dell’evoluzione umana. Nella nostra concezione attribuiremo loro i seguenti significati.

L’Ego o Io

L’Ego o Io è un fenomeno mentale tipico della razza umana. È il senso di identità più istintivo e
naturale, tipico della persona meno evoluta, che purtroppo rappresenta la quasi totalità della
popolazione. L’ego è la nostra personalità, dall’etrusco phersu: la maschera degli attori. In ogni
via di evoluzione spirituale, l’ego è considerato un fenomeno mentale finto e illusorio che ostacola
la vera conoscenza del proprio essere o Sé.

Il senso comune dell’io infatti non corrisponde all’autentica esperienza della soggettività
interiore, ma ad una serie di condizionamenti e impressioni esterne derivate dalla famiglia e dalla
società. L’ego viene definito un “aggregato” e viene considerato falso in quanto alla morte esso –
essendo appunto aggregato di elementi psichici esterni – si disgrega e si disperde come i componenti
chimici del corpo fisico.

In questo stadio la coscienza interiore è ottenebrata dalla mente concreta orientata all’attività
esteriore e quindi identificata con il proprio corpo, con i suoi istinti, emozioni, pensieri,
ideologie politiche e credi religiosi (i sette ego di cui parleremo successivamente). È il livello
in cui l’ignoranza spirituale è massima e quindi la libertà individuale e lo sviluppo delle sue
potenzialità sono minime. L’ego è un centro orientato ad uniformarsi psichicamente, senza alcuna
riserva, alle leggi della mente collettiva. Nel successivo capitolo analizzeremo le sette principali
forme di ego come differenti forme di identificazione sui diversi livelli dell’essere.

L’Ego evoluto: “l’io della mente”

Nelle persone più evolute l’ego inizia il suo processo di distacco dagli aspetti più bassi della
personalità e assume caratteristiche di maggiore individualizzazione, pur restando un fenomeno
esteriore.

Questo ego di transizione verso il Sé è caratterizzato da un senso di identità più evoluto e
interiorizzato, ma comunque illusorio, tipico delle persone sensibili, psicologicamente avanzate o
spontaneamente spirituali. In questo stato si sente di non far più parte della massa, della
collettività, ma di essere un individuo unico e autonomo; la mente diventa più sensibile e recettiva
alla coscienza interiore e percepisce intuitivamente la necessità di un grande cambiamento di cui
tuttavia nulla ancora conosce. La mente si sintonizza con le frequenze più elevate e armoniche della
coscienza e spesso ne riceve grandi stimolazioni.

L’io presuppone quindi un processo di individuazione in cui i valori interiori, umani, sentimentali,
ideali o spirituali diventano il senso centrale della propria esperienza psichica, dando così un
differente impulso alla vita e al proprio comportamento. Nel passato questo stato di transizione
verso una più delineata e integrata identità spirituale poteva durare per vite intere non essendoci
nessuna informazione per indirizzare questi bisogni interiori verso l’esperienza del Sé.

In questo momento storico invece la grandissima diffusione di testi, informazioni, musiche,
associazioni e gruppi orientati alla ricerca spirituale permette una rapida trasformazione interiore
dall’identità egoica verso livelli più profondi di coscienza.

Il Sé e Oltre

Il vero centro di coscienza, silenzioso e incontaminato, viene riscoperto solo con l’esperienza
profonda del proprio essere. Il Sé è quella parte di noi che rappresenta la vera essenza e
sopravvive al processo della morte. Viene considerato Atman (anima), una parte microcosmica di
Brahma, la grande anima universale, mai separato da essa. Raramente è frutto di un’esperienza
casuale e individuale, più spesso rappresenta l’effetto delle consapevoli pratiche di meditazione e
di ricerca interiore sviluppate all’interno delle differenti scuole spirituali. L’esperienza del Sé
nasce nel silenzio del proprio essere, non è quindi in nessun modo un’esperienza mentale.
Nell’esperienza dell’essere la mente non c’è, tace. Il sé è “il punto di coscienza divina dentro di
noi”: il raggiungimento di questa esperienza diretta apre le porta alla vera evoluzione della
coscienza.

Continuando la pratica delle tecniche di meditazione, l’esperienza del Sé, ossia l’esperienza della
coscienza vuota e silenziosa, si espande e si approfondisce fino alla scomparsa della dualità, non
si percepisce più il senso di individualità né la separazione tra corpo e realtà esterna, si
realizza così l’unità, lo Yoga. L’Atman individuale realizza la sua unità con Brahma: la coscienza
del Tutto. L’evoluzione dell’esperienza del Sé si realizza nell’esperienza del divino. Non è
questione di comprensione intellettuale o di intuizione. È diretta esperienza di cui non è possibile
parlare concettualmente data la sua natura sovramentale.

L’ego è duro a morire!

Anche in chi ha realizzato livelli di coscienza elevati, l’ego permane, sebbene si attenui
progressivamente. L’importanza strategica e sociale dell’ego è indiscussa: la nostra società attuale
infatti è fondata sulla legge del potere e della supremazia dell’uomo sull’uomo e sull’ambiente e
quindi viene selezionato e premiato chi possiede un ego più forte e competitivo. Come troverete nel
paragrafo sui sette tipi di ego, in ogni settore umano l’ego rappresenta il deterrente sociale,
dallo sport in cui si seleziona il più forte fisicamente, agli istituti di ricerca dove si seleziona
l’ego più istruito e dotto, agli ambienti ecclesiastici dove si premia il più umile e devoto, ad
alcune scuole spirituali dove emerge il più santo. Ma l’ego tuttavia rimane una struttura falsa.
Veri mistici come Gesù, Socrate, Pitagora, Mansur e Bruno sono stati spesso rifiutati e uccisi dalla
società. Pittori come Van Gogh sono morti sconosciuti e derisi. Scienziati come Galileo furono
costretti a rinnegare scoperte come l’eliocentricità del sistema solare, migliaia di saggi e
illuminati sono morti senza che la storia riportasse il minimo accenno della loro esistenza. Si
selezionano normalmente solo i geni che oltre alle qualità straordinarie posseggono anche un forte
ego sociale.

Fermare la mente, realizzare l’unità

Yoga Citta Vritti Nirodha. Lo Yoga è l’arresto intenzionale dell’attività spontanea della sostanza
mentale. Primo aforisma degli Yoga Sutra di Patanjali

Il vuoto è la prima delle tre contemplazioni. Ogni cosa viene vista come vuota. Poi segue
l’illusione. Pur sapendo che tutto è vuoto, le cose non vengono distrutte, bensì ci si occupa delle
proprie faccende nel mezzo del vuoto. Ma, pur non distruggendo le cose, neppure si presta loro
attenzione: questa è la contemplazione del centro. Lu Tzu

Lo stato di coscienza corrispondente con l’esperienza dell’essere o esperienza del Sé è uno stato di
vuoto consapevole, di silenzio, unità e totalità.

In questo stato la percezione psicosomatica è intensa e dilatata, non confondibile con stati di
sopore, semiveglia o bassa consapevolezza. Lo stato di coscienza del centro è uno stato di totale
presenza, in cui si sperimenta un flusso di sensazioni nel presente: è lo stato di qui ed ora in
cui, non essendoci pensieri, non vi sono fughe nel passato o estraniazioni nell’immaginario o nel
futuro.

Al centro del nostro essere c’è il silenzio e il vuoto cosciente, la prima-seconda matrice.
L’esperienza del centro dell’essere è forse l’argomento più difficile da trattare proprio per
l’attuale livello di coscienza medio identificato con l’ego. Tuttavia, considerando che l’esperienza
di meditazione è relativamente comune tra i nostri lettori, tenteremo di esprimere i concetti chiave
e le esperienze essenziali di questo stato di coscienza allo scopo di permettere a coloro che
l’hanno sperimentato, o lo sperimenteranno in tempi brevi, di riconoscerlo e svilupparlo in modo più
“scientifico”.

Meditazione e concentrazione: non confondiamoci

Occorre innanzitutto saper discriminare tra meditazione, contemplazione e concentrazione. Lo stato
che identifichiamo con il termine tecnico di meditazione è uno stato di non-mente, in cui i pensieri
sono assenti e si vive la consapevolezza del silenzio o vuoto interiore del proprio essere,
normalmente permeato da un senso di completezza e piacere. Nella recitazione dei mantra o delle
preghiere, nella visualizzazione di immagini o di simboli interiori, si attua invece una
concentrazione mentale che implica uno stato di attività psichica volontaria e focalizzata su un
oggetto, che non corrisponde e quindi non deve essere confusa con lo stato di meditazione.

L’esperienza estetica di apertura di fronte ad uno spettacolo naturale o il rilassamento profondo,
tipico di molte tecniche come il training autogeno o simili, sono normalmente considerati come stati
di contemplazione ossia di coscienza espansa in cui manca l’esperienza spirituale del centro e che,
di nuovo, non sono e non debbono essere confusi con lo stato di meditazione.

Benché gli stati spirituali portino spesso all’apertura di percezioni più sottili e di fenomeni
psichici come visioni di colori, forme simboliche, sogni lucidi, percezioni extrasensoriali,
telepatia e altro ancora, essi non devono essere considerati come necessari o sintomatici di una
reale spiritualità. Una persona equilibrata può sperimentare stati di profonda meditazione per anni,
ritrovando il proprio centro di coscienza spirituale e vivendo in un livello di profondo benessere e
unione sacra con la vita senza aver mai sperimentato la minima visione o stato alterato. La
meditazione non è uno stato alterato di coscienza ma il naturale stato maturo dell’essere umano
autocosciente.

Visioni, immagini, e stati alterati sono un effetto collaterale assolutamente irrilevante e spesso
dannoso in quanto distolgono la consapevolezza dal proprio vuoto e dal proprio silenzio perdendosi
negli irreali scenari della fantasiosa mente.

Le due categorie del cyberspazio

Come abbiamo già detto, l’esistenza, dal punto di vista della cibernetica olistica, può essere
suddivisa in due grandi categorie: i Cyber e i non Cyber. Il Cyber rappresenta ogni cyberspazio
soggettivo ossia ogni “campo” (un insieme) di informazioni con un centro o unità di coscienza
centrale. Tutti gli esseri viventi, dall’ameba, alle balene o all’intera Terra Gaia sono esempi di
Cyber (cyberspazi soggettivi).

I non-Cyber rappresentano ogni cyberspazio oggettivo ossia una qualsiasi area o campo senza centro.
Gli oggetti non viventi come i sassi, le costruzioni, le macchine e gli oggetti virtuali, essendo
privi di un centro di coscienza, costituiscono la categoria non-Cyber (cyberspazi oggettivi). Ogni
Cyber vive il proprio cyberspazio soggettivo come “il suo corpo” di cui ha diretta percezione e con
cui c’è totale identificazione, ossia che sente come “se stesso”. Il cyberspazio oggettivo o
esteriore è quello che ogni unità cyber vive come esterno a se stesso, è il “mondo fuori di noi”.

Tanto più elevato è il livello di evoluzione del Cyber, tanto più complesso è il suo cyberspazio
soggettivo. Nell’essere umano – il più evoluto cyber vivente sul pianeta – il cyberspazio interiore
contiene molte dimensioni di informazione: da quelle più profonde a quelle più sublimi e spirituali.

Realtà vere e realtà virtuali

Più di qualunque altro animale o essere vivente, l’essere umano possiede, oltre alle dimensioni
reali (che vengono percepite direttamente dalla coscienza tramite i sensi interni ed esterni), varie
dimensioni mentali “virtuali”, ossia numerosi.

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