di Michele Vassallo
27 MAGGIO 2020
Come abbiamo già detto, gli eteroni sono alla base della realtà in cui viviamo e della doppia natura ondulatoria e particellare di luce e massa. Iniziano a vibrare quando vengono colpiti da qualsiasi disturbo che si muove nello spazio-tempo. Quindi, mi chiedo se posseggano una massa oppure no. Investighiamo e proviamo a fare qualche ipotesi per vedere se l’etere è davvero alla base della formazione della materia. In questo si comporterebbe come un bosone.
Uno stress elettromagnetico esterno è all’origine di una non uniforme distribuzione dell’etere nello spazio. Può determinare un campo elettromagnetico o, se meno intenso, un campo gravitazionale. Questo effetto non uniforme produce una sorta di vento di etere, generato dal gradiente di pressione nel mezzo. La differenza di pressione produce accelerazione, dal punto con una pressione più elevata al punto con una pressione più bassa. Nasce cioè un vento di etere accelerato nel tentativo di equilibrare il sistema.
Secondo la legge di Newton, otteniamo una forza prodotta dall’accelerazione e che agisce su una massa nel campo di forza. Per descrivere matematicamente il gradiente di pressione, dobbiamo determinare se gli eteroni hanno una massa o non ne hanno. Per ottenere pressioni diverse, dovremmo caratterizzare l’etere con una densità, cioè con una massa per unità di volume. L’etere è responsabile della produzione dei campi di forza e, proprio per questa ragione, è anche un bosone. Questo secondo la terminologia della fisica quantistica.
Spero di dimostrare che l’etere prende parte a tutti quei processi che sono responsabili della produzione di particelle di materia. Come possiamo facilmente immaginare, l’etere permea tutto lo spazio e tutti gli interstizi minimi della materia. È la colla che lega insieme tutte le molecole.
La luce può propagarsi solo in presenza dell’etere: se la luce può passare attraverso un solido trasparente, è chiaro che l’etere si trova in tutti gli interstizi della materia. Le molecole che si uniscono formando la materia non si toccano fisicamente. Il legame tra le molecole è prodotto dall’etere che, in questo caso, mostra tutta la sua forza ed elasticità. Queste caratteristiche mi fanno pensare che l’etere possa essere in definitiva il bosone di Higgs.
Tutte le particelle elementari mediatrici delle forze fondamentali sono bosoni. Il bosone di Higgs è la particella che produce il campo di Higgs, un campo che riempie tutto lo spazio e partecipa alla creazione della materia. L’etere è evidentemente responsabile di dare massa ai fermioni, cioè alle particelle massicce elementari, che a loro volta sono alla base della formazione del bosone.
Paul Laviolette considera il bosone di Higgs responsabile della condensazione di un gran numero di eteroni che sono quindi in grado di produrre massa. È chiaro che questi vortici di etere concentrato sembrano molto simili al campo di condensazione di Higgs nel meccanismo di Higgs. Non dico che è lo stesso (i puristi della fisica quantistica mi attaccherebbero immediatamente) ma sembra molto simile.
Il bosone H, che sembra essere molto simile all’etere, ha una massa di 125,090,24 GeV / c2, che significa 2,2e-25 kg. VeV / c2 è un’unità di misura derivante dall’equazione di Einstein E = mc2, da che otteniamo l’equazione m = E / c2, dove E è l’energia. GeV è un miliardo di volt di elettroni. L’eV è l’aumento di energia di un elettrone che aumenta il suo potenziale di un volt. 1eV è 1,6e-19 joule. Un GeV è la quantità di energia di un protone che è 0.938GeV / c2 = 1,67e – 27 kg. Il bosone di Higgs ha quindi la massa di circa 130 protoni. Non ha carica elettrica.
Deduciamo quindi che un etere potrebbe essere la particella corrispondente al bosone di Higgs. In questo modo, sappiamo che potrebbe avere una massa. Se consideriamo un piccolo cilindro pieno di etere, alto dz, con superficie dA e ρ densità di etere all’interno, possiamo calcolare la massa di questo cilindro. Sarà m = ρdAdz. Sappiamo quindi, secondo la legge di Newton, che F = m ∙ a. Se vogliamo esprimere la forza in termini di pressione (abbiamo una differenza di pressione dell’etere in direzione z), possiamo scrivere F = dP ∙ dA. Se vogliamo rendere uguali le due espressioni, possiamo scrivere:
dPdA=ma => dPdA=ρdAdza
Quindi, da questa equazione, troviamo l’accelerazione dell’etere verso il basso, a causa della diversa pressione:
a = dP / ρdz.
Sappiamo quindi che questa accelerazione è di circa 9,81m / sec2.
Dunque, facendo l’ipotesi che l’etere non sia altro che il campo di Higgs e che l’eterone sia il bosone di Higgs otteniamo una spiegazione di come una distribuzione non uniforme di etere nello spazio possa generare una spinta come quella gravitazionale. Capiamo meglio inoltre come l’etere sia la base o la matrice stessa della materia.
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