L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda – 1

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L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda – 1

Introduzione al Buddhismo Theravada:
Quarto Dialogo: L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda (parte 1)

di Guido Da Todi

Prima parte del quarto capitolo di “Introduzione al Buddhismo Theravada” – di Guido Da Todi

“L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda”

(Indice del quarto capitolo)

Breve ricapitolazione del contenuto dei precedenti 3 Dialoghi (00,01) – La terza suddivisione dell’Ottuplice Sentiero (“Retto Sforzo, Retta Consapevolezza e Retta Concentrazione”) racchiude integralmente le metodologie meditative e la profonda analisi del subconscio insegnate da Buddha e formerà l’ oggetto di questo quarto Dialogo (06,00) – Buddha non accettò l’insegnamento dei due grandi yoghi del suo tempo – Alara Salama e Ramaputta – che gli proponevano il metodo – allora ed anche oggi largamente diffuso – della meditazione Samatha – e addivenne alla meditazione vipassana, che svilupperemo tra poco (07,30) – Il “Risveglio”. Perchè il buddista maturo viene chiamatato: “Risvegliato?” (08,31) – Cosa sgnifica:”Consapevolezza”? (09,00) – Cosa sono gli”skanda”? (09,10) – Il metodo, peculiare a Buddha, di analisi delle sensazioni del corpo umano (09,40) – Quale valore cosmico Buddha vede nella fisicità? (10,10) – In che consiste la “meditazione corporea”, insegnata da Buddha? (10,20) – Si espone il rapporto tra il Buddha e tutti gli altri Avatar e Guru planetari (11,10) – Ogni Scuola Spirituale precedente a Buddha prepara il discepolo – volutamente, oppure no – all’Insegnamento del Dharma (12,00) – Buddha ha riscoperto
“l’Antico Sentiero della Luce e della libertà” – che era conosciuto dai Grandi Illuminati dell’oriente (12,30) – Riferirsi a Buddha non significa rinnegare tutti i Maestri precedenti a Lui; ma, vederli
propedeutici alla Sua Rivelazione (13,40) – L’episodio di Buddha e dell'”allegra brigata”, nella foresta.” La prostituta ladra. “Cercate voi stessi e non il denaro che vi è stato rubato!..” L’abate buddista del monastero italiano Santacittarama, Ajahn Chandapalo,:”Da soli, riuscirete a realizzare “la vita così come essa è” – se vorrete sperimentare l’Insegnamento di Buddha” (18,20) – Iniziamo, ora, ad esaminare i contenuti della “Retta Consapevolezza” (19,20) – Esattamente qui, inizia l’insegnamento della meditazione interiore – vipassana – insegnata da Buddha (19,40) – Vivere nell’eterno presente (20,00) – Non andare verso il passato, non crearti aspettative per il futuro, perchè il primo non esiste più ed il secondo deve ancora venire. E’ il presente la pietra angolare della perfetta letizia [Buddha] (20,30) – Le due mortali forme di illusione dell’uomo e della donna: il passato ed il futuro (21,30) – Perchè queste due forme di illusioni sono tali? (23,00) – “Tu, mentre te ne stai seduto nel tuo salotto, come realizzi, nella tua coscienza, l’ eterno presente?” (25,00) – La mente, o si rintana nel passato, o corre verso il futuro; ma, stenta moltissimo ad “assestarsi” nel saldo presente (26,30) – Il passato non ci mostra frammenti vitali di esso, mentre guardiamo nella sua direzione, ma solo una riproduzione mentale delle esperienze che vivemmo, e che non esistono, oramai, più (27,00) – “Riprendi, quindi, i sensi! Torna a calcare il presente! Lascia i fantasmi” del passato e le attrazioni verso un futuro-fantoccio (28,00) – Il presente: l'”isola, oltre la quale non si può andare”…(29,00) – La coscienza del presente è la “pratica liberatrice della consapevolezza” (30,00) – Ecco, l’inizio della Retta Consapevolezza (30,10) – Fare tutto con attenzione; esprimersi, senza avere innestato “il pilota automatico” della perenne distrazione individuale e ell’imbambolamento della propria mente; osservare ogni nostro atto interiore ed esteriore, traendone i più profondi significati: queste, sono alcune delle prime regole esistenziali del seguace del Dharma – che, così, procede verso il lampo finale dell’Illuminazione e del Risveglio (30,30) – Le poetiche parole del noto buddista italiano, Flavio Pelliconi, sull’eterno presente, sulle illusioni del passato e del futuro dell’uomo comune (31,30) – La “bava mentale” dell’illusorietà di un passato e del desiderio di un futuro – che è rifiuto del “qui ed ora” – si ravvoltola in ogni scheggia del presente eterno e lo allontana sempre più dalla nostra necessità di chiarezza, risveglio e
consapevolezza (34,00) – “Qual è la tua attuale esperienza del tempo e dello spazio, e dell'”adesso”? (34,30) – Tutti noi andiamo verso le esperienze quotidiane della vita, avendone già “preconfezionato” – a livello mentale – il modo con cui esse si presenteranno a noi. Sino a vivere, non già la fresca attualità delle cose, ma quel che ci immaginiamo sia quel attualità (35,40) – Noi “ruminiamo” pensieri ed immaginazione, senza più nutrirci della realtà, che produsse quei pensieri e quel immaginazione. Noi pre-confezioniamo ogni nostra reazione alla vita, prima ancora che queste reazioni si mostrino (36,20) – Che rapporto ha l’esperimento di Pavlov con le reazioni mentali della media umanità (38,30) – Come il ragno avvolge le sue prede con la seta che produce, così noi avvolgiamo – oramai, per abitudine – la fresca oggettività vergine delle cose, con il nostro costante parlottio mentale (41,00) – La Retta Consapevolezza serve a riportare costantemente l’uomo e la donna, al loro “qui ed ora”, in un’attenzione calda e tenera verso le cose tutte della vita, fino a toglierli fuori dallo spesso infeltrimento mentale, di cui abbiamo parlato sinora (43,40) – La padronanza dell’eterno presente è una pietra angolare, un codice fondamentale della Retta consapevolezza (44,00) – Parole del Buddha, che riguardano quella “l’attenzione illuminata” che
dovrà avere il praticante, durante la sua giornata, sui dettagli delle situazioni che vive (45,00) – La consapevolezza in ogni Suo atto quotidiano risvegliò in Buddha la più intensa misericordia su tutte
le creature della terra, dalla più infima alla più santa (47,30) – Questa è la piena sperimentazione della Via del Dharma (49,30) – “Essere consapevoli di ogni atto che compiamo rappresenta il massimo livello di meditazione vipassana, per ogni praticante la Dottrina del Dhamma” (51,20) – Tale livello, alla fine, diviene del tutto privo di sforzo (53,00) – La meditazione vipassana non è un prendere, uno stringere; ma, un lasciare andare, “un abbandonare la stretta mentale” (53,20) – Le esperienze di Guido, fatte nei lunghi anni dei suoi studi e durante le sue meditazioni yoga e quelle, invece, successive, che gli provengono dalla Via del Dhamma (56,00) – La meditazione vipassana non ha soluzione di continuità fra quella che si svolge in determinati orari del giorno e il suo prolungamento, durante l’attenzione vigile e consapevole che il meditante esprime in ogni suo atto e pensiero quotidiano (58,00) – Questi, sono aspetti della Retta Consapevolezza (58,30) – L’interdipendenza (Sunyata) delle cose, uno dei postulati della Dottrina di Buddha – Senza comprenderla mancherà qualcosa di fondamentale alla libertà che offre la via del Dhamma (1,02) – La rete dei rapporti universali – o karma – che forma ogni tessuto senziente dell’esistenza, ed a cui
ogni cosa è inestricabilmente legata – La “rete dell’esistenza” (1,03) – Ogni frammento della rete vive e pulsa, assieme a tutto il resto (1,05) – E respira (81,06) – Il mistero dei nostri “respiri”, telaio agli infiniti cicli di vita impermanente, che si susseguono nel cosmo (1,09) – Il “pacchetto delle esistenze personali” si “riproduce” e si “clona” nelle nuove rinascite, utilizzando le spore karmiche, gemmate dalle esistenze precedenti (1,11) – Ognuno di noi – ed ogni cosa – è uno “snodo”, una “vite”, in un apparato infinito, legata a se stessa ed alle sue parti, che non ha un inizio, né una fine. Lo scheletro di questo apparato è solo il karma, o la legge di causa e di effetto (1,15) – Ogni nostra malinconia, ogni dolore, ogni gioia si riflettono nell’universale; il peccato di ognuno è il peccato del tutto; la virtù di ognuno, la virtù degli altri (1,16) – Non è vero che dopo avere realizzato l’inesistenza finale del nostro sé perdiamo ogni senso della vita (“Sbagliato è dire che non
esisti…Sbagliato è dire che esisti…); piuttosto, noi diveniamo più immensi, più teneri, più
comprensivi e inebriati di amore (1,20) – Se non lo abbiamo provato, nessuno al mondo potrà
trasmetterci questa sensazione ineffabile di “Non Sè e di Non Forma” (1,21) – La morale buddista è
di vivere ogni ciclo impermanente come se fosse eterno e trarre dall'”essere formale” il messaggio
del “Non Essere Informale” (1,23) – La Non Forma è costituita dai cicli impermanenti della Forma.
E l’Una non potrebbe esistere senza l’Altra (1,24) – La vita non ha un “obiettivo finale” da
raggiungere; essa “si svolge” eternamente, nella legge del karma e dell’interdipendenza mentre,
sullo sfondo, procede lo scorrere delle 4 Nobili Verità (1,25) – Analisi degli Skanda – Delle
meditazioni samatha e vipassana – Delle sensazioni fisiche subconscie, come vengono insegnate da
Buddha – Perchè nella Dottrina del Buddha viene data così tanta importanza alla fisicità? (1,28) – La
“lama di luce” mentale che il meditante vipassana fa scorrere sul suo corpo ed all’interno di esso,
traendone delle sensazioni, spesso, antichissime e traducendone, così, i geroglifici celati (1,28) –
Tutto il cosmo delle energie e della materia è, secondo Buddha, riconducibile all’interno della nostra
esperienza corporale (1,29) – Egli ci insegna a non fare una separazione fra l’aspetto solido e quello
energetico del corpo (1,30) – La fisicità dell’uomo è un tutto uno con la sua mente – In ogni
pensiero esiste una traccia di materia; e viceversa (1,31) – La materia produce la mente e la mente
produce la materia (1,33) – Analisi dettagliata degli skanda. I 4 Elementi fondamentali (Terra, Aria,
Acqua, Fuoco) sono il primo skanda – (1,35) – Loro analisi dettagliata ed esoterica (1,37) – Il
secondo skanda sono i sensi (spiegazione) – (1,39) – Molto sottilmente, i sensi pervadono la nostra
mente e conoscerli significa controllare questa ultima (1,40) – Caratteristiche psicologiche dei 4
elementi (1,42) – Cosa è la sensazione? Siete sicuri di conoscerne a fondo la struttura più intima?
(1,43) – Il terzo skanda sono le nostre percezioni, che risultano dal rapporto che i nostri sensi hanno
con l’esterno e con la mente. Le percezioni si manifestano come desiderio, neutralità e repulsione
(1,45) – Le sensazioni nuove e quelle antiche, celate nel subconscio, addirittura da esistenze passate
(1,48) – Il quarto skanda sono le strutture mentali, il pensiero, la volontà dinamica nati dalle
percezioni. Il karma (1,52) – Il pensiero, l’azione, l’abitudine, il carattere.. ed ecco apparire un
vapore mercuriale, figlio dei 4 skanda: il quinto: la coscienza sensoriale, il senso (impermanente) di
un io (1,53) – Si espone, a questo punto, un esempio concreto di come un individuo si costruisca
un io, per poi disgregarlo (1,54) – Ed è proprio sull’agglomerato degli skanda che Buddha fa
intervenire l’azione del meditante. Questo è un metodo peculiare all’Avatar e a nessun altro (1,55) –
Come si sviluppa la sofferenza dell’uomo, a partire dalla trascurabile nicchia di questi skanda?
(1,57) – Si completa la spiegazione complessa dei 5 skanda individuali (1,58) – Ancora l'”eterno
presente” (1,59) – Le due direzioni verso le quali oscilla costantemente la natura senziente degli
esseri sono il desiderio e la repulsione (2,02) – Per Buddha è importante la conoscenza illuminata
del corpo, in cui nascono le sensazioni; che ci trascinano verso la sofferenza – ingigantendosi, man
mano, in noi, come una valanga psichica – E’ nel nido degli skanda che nasce integralmente il
nostro futuro – di beatitudine, o di dolore (2,05) – Imparare a riconoscere, risvegliare e seguire le
nostre sensazioni ci rende padroni di quel metodo di salvazione precipuo, contenuto nel sistema
vipassana, che è capace di portarci via dal ciclo delle rinascite e di samsara (2,08) – La chiave che
ci insegna Buddha è di divenire semplici “testimoni” equanimi, momento per momento, delle
esperienze e delle visioni impermanenti delle cose, in modo che le sensazioni smettano di attivarsi
nelle due direzioni dell’attrazione e della repulsione (2,09) – “Lasciare andare” il desiderio ed
“ospitare” in noi la sofferenza (2,10) –

“L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda”

Buongiorno, e anche oggi ben trovati!
Questo è il nostro quarto dialogo.
Nel primo abbiamo introdotto il buddismo; e parlato di cosa siano i Buddha, e del nostro attuale Buddha Gotamo, della sua vita e della sua reggia, della sua ribellione alla dorata esistenza che faceva; della sua scoperta del dolore, del suo allontanamento dalla casa paterna, della sua illuminazione; e, poi, vi abbiamo dato delle notizie interessanti sulla costituzione, sulla struttura del buddismo….. da 2600 anni esiste questa dottrina. …sulla sua distribuzione geografica… insomma, abbiamo posto le basi di quello che è il buddismo storico, e il buddismo sostanziale, concettuale.
Nel secondo dialogo abbiamo parlato delle Quattro Nobili Verità, che abbiamo visto essere la gemma, diciamo così, la scoperta, la visione di Buddha. Non le voglio ripetere qui – perché, se no, ad ogni dialogo si replica il precedente…
Queste Quattro Verità sono ben racchiuse nel secondo dialogo, nella seconda registrazione.
Nel terzo dialogo, appena terminato, sono stati approfonditi i contenuti dell’Ottuplice Sentiero.
In effetti, il messaggio che Buddha che ha dato all’umanità, la chiave di libertà perché tu possa liberarti dall’attuale peso delle rinascite e del dolore, della sofferenza, consiste nelle Quattro Nobili Verità e nell’Ottuplice Sentiero: cioè, in un sistema di vita e di meditazione che ti permetta di sperimentare…
Sperimentare: questo è importante!
Buddha insegna…certamente insegna teoricamente… una verità, ma dona anche le chiavi adatte a verificare ed a realizzare sulla propria pelle, sul proprio animo, la profonda, totale libertà, che egli propone. Ed insiste a dire:
“…Non devi credere a queste cose meravigliose, perché le pronuncio io; né devi prestare fede a ciò che ti viene detto – fosse anche una divinità, o fosse anche un grande guru a rivelartele; ma, le devi sperimentare, devi stringere tra i denti la moneta e saggiarne la validità dell’oro…” Quindi, nell’Ottuplice Sentiero, nelle Quattro Verità Buddha insegna il metodo per liberarsi dalle rinascite, nel samsara
Il terzo dialogo, ha esposto cosa fosse il Nobile Sentiero.
Ripetiamo: il sentiero è, semplicemente, la vita che deve incarnare, che deve scegliere ogni seguace del Dhamma; una vita di santità laica…tra l’altro, molto molto entusiasmante… molto entusiasmante.
Abbiamo accennato che “buddista” è un termine improprio.
È vero che esiste da 2600 anni, ed è vero che, da decadi, sia i monaci – queste fantastiche persone! – sia i seguaci occidentali del buddismo vengono chiamati buddisti.
Ma, ricordiamoci che prima ancora che il messaggio del Buddha fosse conosciuto in occidente – diciamo, fino a ottanta, cento anni fa – tutti coloro che seguivano i suoi insegnamenti venivano chiamati “seguaci del Dharma”.
I quali seguaci del Dharma realizzavano in sé le Quattro Nobili Verità e incarnavano l’Ottuplice Sentiero.
Un Ottuplice Sentiero, che è stato integralmente l’oggetto del terzo dialogo, appena finito.
Abbiamo detto, appunto, che esso si divide in tre grandi androni, in tre grandi tronconi, ognuno dei quali contiene all’interno alcuni degli 8 scalini che lo formano, Integralmente
E, cioè, c’è la saggezza, che è il primo androne dell’Ottuplice Sentiero… che espone quelle che Buddha chiama la retta comprensione e la retta aspirazione.
C’è il secondo androne, che comprende la retta parola, la retta azione ed i retti mezzi di sostentamento.
E c’è anche il terzo androne che contiene gli ultimi tre scalini del sentiero, cioè il retto sforzo, la retta consapevolezza, e la retta concentrazione, che fan parte dell’androne chiamato concentrazione. Il terzo androne racchiude, in gran parte, per l’80%, tutto il sistema, chiamiamolo così, meditativo, insegnato da Buddha.

Quindi:
– retta comprensione, retta aspirazione, retta parola, retta azione, retti mezzi di sostentamento, retto sforzo – di cui, sin qui, abbiamo parlato nel terzo dialogo.
Rimangono da analizzare: la retta consapevolezza e la retta concentrazione, che saranno oggetto, e ben nutrito argomento, del presente dialogo. In questo quarto dialogo, quindi, contenuti nella retta consapevolezza e nella retta concentrazione, inizieremo ad insegnare il metodo dettagliato della meditazione Vipassana, che ci proviene da Buddha.
Ricordate?… Lui andò dai due più grandi yogi del suo tempo, che riassumevano in loro le conoscenze metafisiche, e di ogni altro tipo di meditazione, conosciute, a quel tempo, in India.
Erano delle celebrità; ma, egli non accettò il loro tipo di meditazione – quella classica – che viene chiamata, e veniva chiamata anche allora, Samatha (che dà il Samadhi); usualmente fatta, anche oggi, da coloro che seguono le scuole di meditazione, e le scuole di contemplazione – siano, questi, fedeli di chiese, e credenti in religioni del passato, del presente; o siano essi appartenenti a vere e proprie scuole iniziatiche, che usano la meditazione Samatha.
Buddha ci insegnò la meditazione Vipassana, perché diceva che l’altro tipo di meditazione non dà la libertà.
Studieremo i significati del risveglio….
….Perchè il buddista viene chiamato risvegliato? Perché viene detto illuminato?… e studieremo, nel presente dialogo, cosa significa il famoso termine:
“consapevolezza”
Perchè i seguaci del Dharma, i buddisti, debbono attivare in se la consapevolezza?
Cosa è consapevolezza?… di cosa?…
Consapevolezza individuale, consapevolezza cosmica….
Studieremo, in definitiva – ecco…. la chiamerei la grande scoperta di Buddha, la grande rivelazione; ossia, la vera struttura fondamentale dell’uomo…
Gli Skanda.
Abbiamo già detto che Buddha rappresenta un po’ il “rasoio di Okkam”; cioè, Egli dà un taglio e sintetizza tutti, gli argomenti esoterici – a partire dai corpi sottili, dalle anime, e dai piani invisibili ecc.- riducendo ogni cosa a ciò che chiama gli Skanda.
E, quindi, studieremo anche questi, nel presente dialogo.
Cercheremo di conoscere la chiave del profondo subconscio, peculiare dell’insegnamento di Buddha…. riguardo all’analisi delle nostre sensazioni…
Tutto suo, tutto particolare, questo sistema delle sensazioni del corpo umano….
Ogni seguace del Dharma adibisce la sua giornata, oltre alla piena consapevolezza
– che non abbiamo ancora spiegato – a percepire, a gestire ed a scoprire il segreto delle sensazioni del corpo umano…
Perché? Cosa ha il corpo umano di particolare, in rapporto alla felicità finale dell’uomo, secondo Buddha?
La sua meditazione corporea ? Che cosa è? A cosa serve?
Vorrei, però, a questo punto, aprire un inciso.
Probabilmente, molti tra coloro che ascoltano questi dialoghi, nel sentirmi ripetere “il primo uomo illuminato” – quando mi riferisco al Buddha – potrebbero chiedermi: “…Ma, allora, scusami, tutti i miei guru, tutti i guru che, da Cristo a Babaji, a Sri Yukteswarji, a Yogananda – e tanti altri maestri indiani… o, anche, maestri occidentali, non sono, anch’essi, illuminati?…”
Allora, vorrei chiarire il punto.
Ascoltatemi, amici miei…
Inserendomi nella rivelazione dei Bodhisattva, dei Buddha, e spiegandovela, io non affermo assolutamente questo!
Ho varie volte detto che ogni precedente scuola iniziatica – o, se volete, la vita stessa – prepara il discepolo, direttamente, o indirettamente, fino a deporlo ai piedi dell’infinito cosmo…
E, quindi, non va messa da parte… non vanno elusi i sistemi di meditazione, e le persone e i santi che sono esistiti, fino ad oggi, prima e dopo Buddha….
Assolutamente! Sono tutti serviti a costruire il vasello sacro dei contenuti dell’anima planetaria …
Voglio anche aggiungere che le verità espresse Buddha – Lui stesso lo afferma sono preesistenti ad ogni uomo; Egli esclamò, dopo l’illuminazione “…io ho riscoperto l’Antico Sentiero!..”
Ve lo ricordate? Ne abbiamo parlato!
Quanto Buddha rivela era già conosciuto nell’antichità … solo che Lui lo ha riscoperto… ed ha aggiunto qualcosa di Suo.
Quindi, i grandi profeti illuminati, conosciuti o meno, secondo me, certamente sapevano quanto ha insegnato Buddha…
È compito planetario che un Buddha, un predestinato, venga, poi, ad indicare e a porgere all’uomo il gioiello che contiene all’interno la luce di tutti gli altri gioielli….
Perciò, quando affermo – riferendomi a Sakyamuni: “…Il primo Illuminato” – ecco, è per quanto riguarda un aspetto formale, un aspetto non sostanziale. Egli ha dissepolto e saputo esporre una verità, che già tempi immemorabili conoscevano…
Sicuramente, Cristo, ed i grandi fondatori delle supreme religioni, avevano in sé, potenzialmente, questi contenuti
Buddha ce li ripropone in modo autorevole, in modo planetario. Riferirsi al Buddha non significa, quindi, eliminare tutto ciò che noi abbiamo avuto prima di lui; non significa rinnegare tutti coloro che abbiamo amato: i nostri guru; vuol dire, semplicemente, accettare il ruolo, diciamo così, di rivelatore integrale della verità di Buddha, e accettare il fatto che Lui sia il Buddha del nostro attuale ciclo.
Questo è tutto!
Quindi, ricomponiamo le varie verità, e diciamo che Buddha ne contiene in sé il mosaico completo, che anche altri grandi esseri, altri guru orientali, conoscono; ma, che non era, per il momento, loro compito esporre come verità suprema, come è stata rivelata da Buddha.
In effetti, a cosa servono questi dialoghi riassuntivi che stiamo facendo assieme?
Prima di andare avanti, voglio raccontarvi un episodio, un episodio che ha narrato un monaco del convento Santacittarama.
Un giorno, Buddha era immerso in profonda meditazione, in una bellissima foresta…( ….come è importante la foresta nella tradizione buddista…… apro un breve inciso….molti monaci della tradizione theravada sono chiamati anche “monaci della foresta”, perché passano degli anni – pensate!.. degli anni…- a meditare da soli, in capanne, ad imitazione di Buddha…)… ebbene Buddha stava meditando ed ecco che, con una certa confusione, arriva un gruppo di giovani… di ragazze e di ragazzi del tempo…vocianti, gioiosi, rumorosi….
Erano dei giovani gitanti, in quella foresta. Erano tutti delle coppie; ma, uno di questi giovani non aveva una compagna fissa, ed aveva pagato una prostituta, per starsene, quel pomeriggio, con lui….
Questi giovani presero a scherzare, strillare, ridere, senza accorgersi di Buddha, che stava meditando, da una parte.
Essi fecero colazione, finché non venne l’ora del pomeriggio, e tutti si misero a schiacciare, allora, un riposino.
Una volta svegliati, dopo un’oretta….oh!… incominciano le strilla!… Perchè la prostituta aveva approfittato, mentre tutti dormivano, di sfilare, ad ognuno, la borsa, il denaro, i gioielli…ed era fuggita. Ed allora queste ragazze, questi ragazzi iniziarono a cercare, sia la prostituta, che gli oggetti che mancavano loro… a chiedersi dove stesse la ladra, ad agitarsi ovunque e a fare chiasso…erano proprio disperati.! Ad un certo punto ecco giungere Buddha, che dice:
“…State cercando tutti questi oggetti materiali… ma perché non cercate voi stessi, invece?…”
Fu talmente giusto, logico e tempestivo il suo intervento, che, narra la tradizione, tutti quei giovani divenissero suoi discepoli…
Ecco perché ritengo importanti questi miei dialoghi…anche se, certamente, vengono espressi da una persona imperfetta…
Essi contengono delle verità giuste, logiche e tempestive per la vostra attuale reincarnazione.
Ed allora mi auguro, comunque, che possano costituire un’isola e una sollecitazione a distrarci un poco, a sfilarci via – per qualche ora, almeno – dai mille interessi che ci allontanano dalla ricerca di noi stessi. E potessero…potessero questi dialoghi avvicinarci alla scoperta di quello che ci indica Buddha.
Ricordatevi sempre che Buddha propone fondamentalmente un metodo sperimentale, come disse Ajahn Chandapalo a chi vi sta parlando… Di conseguenza, se vorrete applicarvi, riuscirete, anche da soli, poi, a sperimentare quanto vi viene, qui, rivelato
Torniamo, quindi, all’analisi dell’Ottuplice Sentiero.
Eravamo giunti al terzo grande androne, quello della concentrazione; dopo quello della saggezza e della moralità. Ed avevamo analizzato il primo degli scalini, in ordine di sviluppo (anche se sottolineammo la “contemporaneità” delle qualità che il seguace del dharma deve, comunque e sempre, affrontare).
La retta comprensione e la retta aspirazione, nel primo androne della saggezza
La retta parola, la retta azione ed i retti mezzi di sostentamento, nel secondo androne della moralità
Il retto sforzo, nell’androne della concentrazione, assieme alla retta consapevolezza.
Attenzione, amici miei! perché stiamo iniziando a parlare di quella speciale meditazione del mondo interiore, che ci ha insegnato Buddha. Domandarono al Buddha
“…Come mai i tuoi discepoli sono sempre così allegri e sereni?…” E la sua risposta fu
“Non rimpiangono il passato, né si preoccupano del futuro; ma, vivono nel presente…. ecco perchè sono gioiosi…”
Allora, la prima pietra angolare che voi tutti dovete acquisire – e che rappresenta un enorme potere nella consapevolezza, nella coscienza di ogni seguace del Dharma è di fratturare, affrontare, la prima illusione, che, continuamente, ci ferisce e ci colpisce: quella di vivere in modo sfalsato, come ora dimostreremo
Dice, ancora, Buddha nel Bhaddekaratta Sutta:
“…non seguire il passato, non crearti aspettative per il futuro, perché il passato non esiste più, e il futuro non esiste ancora. Dà attenzione alle cose così come sono in questo istante, senza farti tirare dentro da esse, senza vacillare….così ti devi esercitare. Devi stare attento oggi, perchè domani, chissà, potrebbe essere troppo tardi… la morte arriva all’improvviso e non vuol sentire ragione. Se vivrai così, con attenzione, giorno e notte, allora sì che potrai dirti saggio.!…”
E difatti, una delle fondamentali indicazioni che fornisce Buddha è quella dell’eterno presente.
In effetti, tu sai, che mi stai ascoltando di essere intrappolato – come Ercole, che stringeva i due serpenti, da bambino, nella forza delle sue mani – tu sai di essere intrappolato in due forme di illusioni: il passato ed il futuro.
È inutile dire che – e su ciò sono d’accordo tutti i più preparati psicologi e tutti i più grandi esoterici – il fatto che noi si sia immersi nell’illusione del trascorrere del tempo è perentoriamente un’illusione del nostro cervello…
Noi vediamo che, a un certo punto, declina la giornata, é vero? Si passa nel crepuscolo, dal sole vivace che c’era prima; e, poi, finalmente, tutto, attorno a noi, comincia a divenire buio; ed ecco, ancora, che la notte trascorre… ed albeggia, di nuovo, lentamente…. e ritorna il sole. Ciò offre l’illusione che stia trascorrendo il tempo. Non è vero!…
Lo sapete, perché? Perché, in pratica, è la terra, che gira su se stessa….e gira anche intorno al sole…. Spostando, così, tutte le sue coordinate geografiche….
Ovviamente, la parte che guarda in direzione dell’universo, ebbene, vive immersa nel buio….mentre il volto che osserva il sole, lì, è illuminato. Mano a mano che la terra gira attorno al proprio perno tutte le sue nazioni si fanno, a turno, baciare dal sole; ….e, a turno, poi, tornano nuovamente a guardare verso l’universo, verso l’oscurità…
Ecco, quindi, l’illusione dell’avvicendarsi del tempo…. del tempo che passa….
Non so adesso, mentre state ad ascoltare questo dialogo, se, per voi, sia giorno o sera…
Mettiamo che sia giorno… ebbene, amici miei, dall’altra parte della terra è notte….
Insomma, il passato ed il futuro, il fluire del tempo sono semplici illusioni; noi restiamo sempre immersi nell’eterno presente; in un presente che è una dimensione precisa, un presente che è forza, che è energia, che è vivacità; vivacità della nostra attenzione, del nostro vivere! Ed allora, ecco che Buddha vuole, un’altra volta, inserirci “nella nostra isola originaria”.
Dobbiamo, quindi, imparare a conoscere l’esatta dimensione, in cui noi ci troviamo, perché fervida di intuiti e di energia e di rinnovi. Ammettiamo – voi che mi ascoltate – che vogliate realizzare che cosa sia questo eterno presente, e ammettiamo che vi troviate seduti in una bella poltrona del vostro salotto.
E in quella stanza c’è anche il tavolo lucido, e c’è l’armadio, la cristalliera, e la finestra…
Ecco, allora, immaginate di starvene seduti e di volere realizzare, in quel ambiente, l’eterno presente.
Allora, esprimendo il vostro io, vi agganciate mentalmente a quelli che sono i mobili, il tavolo e la stanza, supponendo di unirvi a degli elementi dell’eterno presente.
Ebbene, no!
Questo è solo un sassolino del vostro eterno presente….che non è le quattro pareti del vostro salotto…. ma, anche le strade che non vedete, dietro le finestre del vostro palazzo; ed il quartiere che voi abitate, e che non state osservando….è la città.. è la regione in cui vivete… è la nazione… la sfera planetaria…
Ferve questo eterno presente, che noi neghiamo a noi stessi. Fateci caso (stiamo parlando del raggiungimento della retta consapevolezza): la vostra mente, istintivamente, o si rifugia nel passato, in questa forma pensiero che è una cicatrice….su cui poggia la vostra dimensione personale… che raramente va incidere in questo vostro eterno presente, o…
…O va a finire nel futuro….
…Ma, stenta moltissimo – ditemi di no, ditemi di no! – ma, stenta moltissimo ad afferrarsi, ad esprimersi, a diluirsi nell’eterno presente. Il passato è passato….
Quando tu ricordi tua madre, la persona che hai amata, una situazione, ecc… tu non vedi effettivamente tua madre, la persona che hai amato, una situazione; ma, una loro riproduzione mentale.
Quindi….un’illusione….
Il passato non c’è più.
Il futuro non è ancora venuto, ovviamente….e, quindi, ecco i famosi serpenti che vi abbrancano e che vi proibiscono quella gioia e quella stabilità in cui Buddha vuole inserirvi, e che sono la pietra angolare del primo sforzo…
Ossia, di ritornare a voi stessi…. di riprendere i sensi, come dice Jon Kabat Zinn, un noto commentatore delle concezioni buddiste, nel suo “Riprendere i sensi” (Corbaccio Editore).
Il nostro atteggiamento interiore segue un fantasma che ci siamo costruiti con le proprie mani. La nostra mente – e lo approfondiremo – è legata da codesti lacci durissimi, come da una seta forte, avvinta in tutte le sue creazioni, da noi vissute, nel passato e del passato.
Ora… ecco!… sentite!.. (si ascolta un colpo sulla scrivania)…io, adesso, ho battuto, con le nocche, la scrivania, davanti alla quale mi trovo …ebbene questo presente non lo afferriamo; questo eterno presente, da cui nascono tutte le cose che producono la libertà, la gioia e che ci danno una grande forza… questo presente sconosciuto, che è l’isola oltre la quale non si può andare…
Questo presente – che ci sanerebbe! – è il paradiso terrestre, occultamente parlando, e noi continuiamo a non accettarlo, mentre ci rifugiamo, di continuo, in un passato che non esiste – perché è già passato – e mentre siamo avvinti a qualche cosa che crediamo debba avvenire, e che non vediamo: il futuro.
Quindi, lentamente, con fare materno, Buddha prende i suoi discepoli e incomincia a pulire quella dolorante cicatrice, che hanno nella loro mente, e li trasporta, pian piano, li fa trapassare e scivolare nell’eterno presente, nella pratica della consapevolezza…
…Ed a questo punto, ecco!… abbiamo, già, iniziato a parlare del secondo gradino, fra i tre:
– della concentrazione.
Questa consapevolezza è un atteggiamento, che il seguace del Dharma acquisisce, durante tutta la giornata.
Egli è attento – e vedremo cosa dice Buddha in proposito – a tutte le azioni che crea, a tutto ciò che lo circonda; fa ogni cosa, con estrema attenzione e partecipazione, per non perder di vista il presente, perchè è da lì che verrà fuori la sfiammata, che dissolverà,la gabbia dell’uccello prigioniero, ed egli avrà, alla fine, la medesima illuminazione – ovviamente facendo le debite proporzioni – che si rivelò a Buddha, sotto l’albero di Bodhi.
Voglio, a questo proposito, leggervi, quanto un valido buddista, molto conosciuto in web, Flavio Pelliconi dice, in modo intensamente artistico e con un forte senso della poesia – ma, immerso anche nella nostra cocente realtà – mentre indica il meccanismo di illusioni che segue chi ancora vive nella illusione del passato, e del futuro, e non ha posto i piedi sulla pietra angola dell’ora e del qui.
Sentite cosa dice Flavio Pelliconi, a proposito della qualità che Buddha indica come una parte importante della cosiddetta retta consapevolezza. Dice Flavio Pelliconi:
“….. la pratica consiste essenzialmente nello spostare l’attenzione dal pensiero alla sensazione della vita; il che vuol dire dal passato al presente. Il pensiero è un trafugatore di tombe, che fruga nel cimitero del passato in cerca di vecchie ossa da rodere. Una mente quieta è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto il resto accade da sé, una volta che la mente si calma. Perciò, in un certo senso, non c’è nulla da praticare per essere noi stessi; basta smettere di immaginare di essere qualcuno. Possiamo semplicemente concederci la libertà di essere nessuno, senza disturbare la mente, con la ricerca, farla finire con tutte le distinzioni e stare calmi.”

Ecco:

“Il pensiero è un trafugatore di tombe che fruga nel cimitero del passato, in cerca di vecchie ossa di rodere”
…e… gran, gran, gran, gran, gran, gran….
Noi sentiamo lo sferragliare dei nostri pensieri, che, tra l’altro, sono anche poco originali…
….E le persone che stanno sedute dietro ai finestrini dei treni a fare un viaggio, e le persone che camminano, e che stanno in macchina; le persone che non parlano con qualcheduno altro, e che sono sole, e tutti, e tutti….. gran, gran, gran, gran, gran, gran. ….vivono, sbavettando una suppurante materia mentale, che loro chiamano il passato, e con cui plasmano e ammantano di un elemento colloidale, trasparente tutte quelle semenze di eterno presente, che tentano di entrare nella loro coscienza. E così si creano una barriera tra la realtà vera e la libertà vera, e ciò che è l’illusione del non essere…però, non quel vero “non essere”, “assenza di forma”…ma, l’ avvitamento sempre più complesso nel pensare errato. Quindi tu, amico mio, e tu, amica mia…! Qual è la tua attuale esperienza, nel tempo e nello spazio? Qual è il tuo ritmo mentale… che riprenderai, quando terminerai di ascoltare questi dialoghi?
Ecco, noi tutti andiamo incontro alle situazioni variegate delle vita, gravidi del bagaglio psichico con cui le immaginiamo, mentre esse stanno per avvenire.

Già noi le preconfezioniamo…

…Diciamo, in effetti, che la nostra mente è come una lente che non abbiamo imparato a controllare. E’, la nostra mente, come un binocolo con la messa a fuoco difettosa; e noi andiamo, di conseguenza, verso la visione interiore delle cose creando delle distorsioni di immagini.
All’atto pratico, questo nostro senso del ruminare costante ci proibisce le vere, fresche, albeggianti esperienze di prima mano, che si ricevono soltanto nella realtà del “qui” e dell’”adesso”.
Avete compreso, amici miei, che cosa voglio dire?
Immaginate allora… che so… una sfera, che sia vivida è brillante, piena di forza…però, circondata da una patina colloidale, di materia oscura… Ecco, la sfera è, praticamente, la nostra realtà più intima, e la patina colloidale rappresenta ogni costruzione mentale – che, poi, deriva dalle angosce, dalle paure, dai complessi che abbiamo subito nel passato – e che noi costruiamo, in risposta a tutte le situazioni che ci vengono incontro. Prima ancora di vivere, in pieno, le circostanze della vita, le prevediamo ed immaginiamo come, secondo noi, dovranno essere.
Praticamente, ogni nostra esperienza viene fuori, infeltrita dal subconscio, dalla materia emozionale, attraverso la quale noi continuiamo a replicare i nostri contatti esistenziali, volendoli vedere nel modo in cui essi ci apparvero, quando li osservammo per la prima volta.
Ed ecco la sfera, circondata da una velatura molliccia, che rotola nella vita, e, come, una valanga diventa sempre più massiccia, in modo tale che noi viviamo fuori dalla realtà…
È molto importante che voi soffermiate l’attenzione su tale fenomeno, per il vostro bene psichico,
Quanta parte della vita che esprimete è il risultato di una fresca esperienza, che voi fate, liberi da preconcetti e da pregiudizi, agganciati nel qui e nell’adesso, e quanto, invece, vivete, dopo avere poggiato il capino, come un uccelletto, su questi vostri presupposti mentali, su questa sostanza mentale, con cui già vi dipingete la realtà, prima che essa avvenga?
Ecco, pensateci un poco!…
Di conseguenza, noi, non soltanto abbiamo un problema di mancanza di consapevolezza del “qui” e dell’”ora”, proprio per queste ragioni. …ma….. ….avete mai sentito parlare dell’esperimento di Pavlov?
Era uno scienziato russo, di parecchie decadi fa, che fece un esperimento per dimostrare come siano condizionanti le forze istintuali della vita. Lo fece sui cani…ma, ovviamente questo esperimento riguarda anche noi. Cioè, egli incominciò a dare la pappa ai suoi animali (non erano evidentemente esperimenti di natura crudele) e, nel mentre porgeva loro la ciotola, si metteva, nello stesso tempo, a suonare un campanello… …Allora, i cani abituarono, istintivamente, il loro subconscio, a pensare che ogni volta che dovessero mangiare ci fosse anche un suono di campanello… cominciarono, in breve, ad abbinare il suono del campanello ai bocconi che ingoiavano.
Dopo un certo numero di giorni, Pavlov constatò che il cane subiva un aumento di salivazione, ogni volta che sentiva suonare un campanello L’animale, insomma, abbinava al senso della realtà questo pungolo mentale, questo suo ricordo, questo suo identificare il segnale del campanello al cibo.
Amici miei, succede la stessa cosa a tutti noi!…
Non soltanto ognuno è – rendetevene conto! – infeltrito.. ma, anche se viviamo in modo abbastanza normale, continuiamo ad avere dei setacci fra noi e la realtà fresca del “qui” e dell’”ora”.
Come quando il piccolo granchiolino, che voi vedete spuntare dagli anfratti delle rocce, quando le onde vanno e vengono ed ecco che lui, allora, spunta dall’acqua, si mette un po’ all’asciutto, e dalla sua bocca esce una piccola schiuma, sempre. …ci avete fatto caso?
Ecco, così noi avvolgiamo la realtà delle cose con la nostra mente, creando una frattura dell’obiettivo rapporto con il “qui” e “adesso”… E allora, mano a mano che incontriamo le situazioni esistenziali, avviene in noi quello che avveniva nei cani, quando ascoltavano il campanellino. Non abbiamo più bisogno… e questo è grave… non abbiamo più bisogno di attivare creativamente i nostri i nostri sensi, di recuperare dal passato le nostre formazioni mentali, quando nasce quella data situazione …ma, come il cane emette la saliva, noi, automaticamente, ricopriamo quasi tutte le nostre strutture inconsce con aspetti psichici automatici, ogni volta che esse si presentano alla nostra consapevolezza…
Quindi, ecco la domanda che, adesso, io vi faccio:
Possediamo – e questo ce lo dice Buddha – una “piega mentale”nel voler vedere la realtà come noi vogliamo che sia, e non come è…
Addirittura, noi creiamo in noi degli automatismi, di cui diveniamo schiavi. La domanda è – pensateci bene:
– “Quanti filtri, quanti strati avete messo tra di voi e la freschezza dell’ esperienza del “qui” e dell’”ora”?”“
Spero che voi abbiate intuito e capito il grosso problema in cui vive l’uomo.
Ed era necessario che lo Buddha lo scuotesse e gli proponesse un sistema, chiamato “la pratica della consapevolezza”, capace di riportarne la mente. durante la giornata, al presente, vissuto in ogni suo dettaglio. Quella mente che salta sempre dal passato al futuro, ma rifiuta di stabilizzarsi nel presente.
E’un dialogo di sintesi che noi, in questo momento, intratteniamo…e quali sono le parole di Buddha che la tradizione riporta, in proposito? Ecco io vi ho mostrato il problema…
Allora, come lo si può superare?…
Buddha dice: (ed è bella questa tradizione, ascoltatela!..)
“Attento sia il praticante, consapevole; questo ritenete, o monaci, come nostro insegnamento. E come, o monaci, il praticante sta attento?” (nota di Guido: “…di uscire, appunto, dal salto continuo tra il passato ed il futuro, e dal rifiuto di entrare nella fresca visione del presente?..) Ecco, monaci, il praticante, dopo aver rigettato desideri e preoccupazioni mondane, vigila attento, presso il corpo sul corpo…” (vedremo tra poco, cosa hanno a che fare queste parole, con la meditazione Vipassana..)…presso le sensazioni, sulle sensazioni…”
“…Presso la mente, sulla mente; presso gli oggetti mentali, sugli oggetti mentali. Così il praticante sta attento. E come il praticante è consapevole? Egli rimane consapevole nell’andare e nel venire…” (..ecco, è tutta una serie di attenzioni, che francamente, vi confesso, fratelli miei, io ho attuato già, per abitudine….é l’attenzione della consapevolezza quotidiana; è una gioia, nel prendere in mano le redini della vita, minuto per minuto… E come fare? Ecco!… ce lo sta insegnando, ora, Buddha…)
“…E come il praticante è consapevole? Egli rimane consapevole nell’andare e nel venire. Nel guardare e nel non guardare, minuto dopo minuto della nostra vita. Nell’inchinarsi e nel sollevarsi, nel portare l’abito e la scodella dell’elemosina, nel mangiare e nel bere, nel masticare e nel gustare, nel camminare e nello stare, e nel sedere, nell’addormentarsi e nel destarsi……Così, il praticante è consapevole, attento sia il praticante, e consapevole. Questo ritenete, o monaci, come nostro insegnamento.” ( Digha Nikaya 16)
…Colui che prima si trovava immerso nella distrazione…” (…ecco…. di chi stiamo parlando adesso?..) “…e poi diventa attento e illumina il mondo, come luna libera dalle nuvole…” (Dhammmapada 172)
“…questa fu la mia scrupolosità… fui sempre consapevole nel camminare avanti e indietro, al punto che ero sempre colmo di compassione, persino per una goccia d’acqua, attento a non ferire alcuna delle minuscole creature annidate tra le fessure del terreno…tale era la mia scrupolosità.” (Majjhimanikaya, 12)
“…Vivi senza bramosa avidità, colma la tua mente di benevolenza, sii consapevole e attento interiormente, stabile e concentrato…”(Anguttara Nikaya)
“…Così ho udito! Riguardo ai fattori interni, non vedo nessun altro singolo fattore, come la giusta attenzione…” (e Guido aggiunge: quotidiana) … che sia così importante nell’addestramento di un praticante…”
Ed è un vero addestramento amici miei, sapete? Stare attenti a ogni vostro atto, stare presenti, parlare con le persone, vivere e mangiare; ma, rimanere sempre partecipi, in voi ed attorno a voi.
Dopo un po’ di tempo, appare un reattivo interno, che è luce a se stesso. È come se, a un certo punto, si illuminasse, con una lampada, una stanza buia….e l’illuminazione rischiarasse, sempre, il qui e l’ora. È il segreto! Ricordatevelo!

“…Quindi, così ho udito. Riguardo ai fattori interni non vedo…” (continua a dirci dice Buddha) “…nessun altro singolo fattore, come la giusta attenzione, che sia così importante nell’addestramento di un praticante, che non abbia ancora raggiunto la meta del cuore, ma sia intento al suo conseguimento. Il praticante, lascia perdere ciò che non è utile, e sviluppa ciò che è utile. La giusta attenzione è la qualità del praticante in addestramento; nient’altro è così importante per il raggiungimento dell’obiettivo supremo. Il praticante, con il giusto sforzo, raggiunge la fine dello sforzo.”
E tutti quei monaci che camminano con la loro ciotola nella mano, e tutti i seguaci del Dharma, e tutti i seguaci del Buddha non si accontentano, evidentemente solo di sentire questi consigli.
Le indicazioni di Buddha riusciranno, con il tempo, a rovesciare, come un guanto, il loro io, e donare loro la libertà.
La sperimentazione (che, tra l’altro, è tenera, dolce, interessantissima) incomincia con l’inizio della loro giornata…E contrasta con ogni precedente assenza mentale, con il pigro lasciarsi spingere agli istinti.

(continua)

(Guido Da Todi)

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