Lettura dal Sentiero
Dal libro Il Sentiero di Swami Kriyananda
Cap. 21. « Io sono Spirito »
« E molto raro trovare una grande anima che sa ed afferma che
Vasudeva è tutto ciò che esiste ».
Questo passaggio della Bhagavad Gita, nella traduzione di Sir
Edwin Arnold, veniva spesso citato dal Maestro come espressione
della suprema verità: Dio solo esiste.
Nel 1960 potei udire a questo proposito una magnifica storia
dalla bocca di Yogi Ramiah, il santo del quale il Maestro aveva
detto che se fosse rimasto un’altra mezz’ora in sua compagnia non
avrebbe piu lasciato l’India.
Namdev (disse Yogi Ramiah), un santo famoso di Maharastra,
passava le giornate in adorazione di Krishna nel tempio locale con tanta devozione che sovente il
Signore gli appariva nelle sue visioni.
Namdev era venerato da un gran numero di fedeli che venivano
anche da grandi distanze per riceverne la benedizione.
Nello stesso villaggio viveva anche un altro santo che di professione faceva il vasaio e che, come
Namdev, godeva della fama di aver visto Dio.
Un giorno una enorme folla s’era radunata nel
tempio per la celebrazione annuale di una festività religiosa. Molti dei presenti erano devoti di
Namdev. Nel bel mezzo della cerimonia, il vasaio, mosso da una sorta di intuizione, decise di
mettere alla prova il grado di evoluzione spirituale di ognuno dei fedeli presenti.
Un vasaio verifica l’integrità dei suoi prodotti picchiandoli con le nocche e dal suono che emettono
è in grado di dire subito se sono incrinati o no.
Con questo scopo il santo cominciò ad aggirarsi fra
la folla percuotendo con la mano tutti i fedeli presenti.
Tanta era la stima della quale egli godeva che nessuno
si lagnò e tutti diedero
per scontato che quel suo bizzarro comportamento era da intendersi come una forma di lezione
spirituale.
Quando però il vasaio santo
colpi anche Namdev, questi si irritò. Non erano forse eguali per
quanto concerneva il grado di evoluzione spirituale?
« Perché mi picchi? », chiese.
Senza scomporsi il vasaio si rizzò e annunciò a gran voce alla
folla: « Pare ci sia una crepa in questo vaso! ».
L’ilarità fu generale. Piu tardi Namdev, punto sul vivo, entrò
nel tempio e pregò. « Signore, Tu sai che Ti amo, Perché hai permesso che venissi umiliato davanti
ai miei fedeli? ».
« Che potevo farci, Namdev », rispose il Signore. « C’è davvero
una crepa in questo vaso! ».
« Signore! », implorò allora piangendo il sant’uomo, prostrandosi lungo disteso sul pavimento del
tempio,
« voglio essere degno di Te. Insegnami, Ti prego,
la via della perfezione! ».
« Ti serve un guru, Namdev ».
« Ma io ho già Te, il Signore dell’universo! A cosa mi servirebbe
un guru? ».
« Io posso ispirarti con delle visioni », fu la risposta di Krishna,
« posso anche istruirti, ma non ti posso liberare dalle illusioni se
non mediante l’intervento di qualcuno che Mi conosca. Questa è la Mia legge ».
« Signore, dimmi almeno dove potrò trovare il mio guru! ».
Krishna gli diede il nome di un santo e quello del villaggio dove viveva.
« Sarà lui il tuo guru », disse e aggiunse con un sorrisetto:
« Non stupirti, ti sembrerà un poco strambo, ma lui è fatto così ».
Namdev si recò al villaggio indicatogli e chiese del santo.
« Quel lunatico? » gli risposero. « E chi vorrebbe mai avere qualcosa a che fare con lui? ».
Alcuni santi, vedete, dissimulano la loro
grandezza spirituale per proteggersi da chi li cerca solo per curiosità.
Siccome però Namdev insisteva, si decisero a fornirgli l’indicazione richiesta. « Oh, probabilmente
lo troverai nei dintorni del tempio.
Egli trascorre quasi sempre il suo tempo colà ».
Namdev andò dunque al tempio. Nel cortile non vide nessuno,
ma entrato nel santuario vi trovò un vecchio dall’aspetto selvatico e scarmigliato, adagiato
scompostamente sul pavimento.
« Quello » certo non può essere il mio guru, pensò ansiosamente.
Dopo poco l’interrogativo lasciò posto allo stupore poiché vide
che il vecchio era sdraiato sopra un lingam (figurazione di Shiva, il Divino,
sotto il suo aspetto di distruzione delle illusioni, principio maschile universale).
Furioso per quell’atto di profanazione, si diresse a grandi passi verso il vecchio e
gli ordinò di alzarsi immediatamente.
Il vecchio apri pigramente gli occhi. Vedi, figlio mio », disse,
« il guaio è che sono vecchio. Non mi riesce più tanto facile muovere questo corpo. Mi faresti il
favore di tirarmi per i piedi in un posto dove non ci siano lingam? ».
Namdev si affrettò a fare quanto l’altro gli aveva chiesto, ma,
quando fu sul punto di lasciare i piedi dell’uomo dopo averlo trascinato altrove, vide proprio sotto
di lui un altro lingam! Lo spostò nuovamente… e apparve un terzo lingam. Lo spostò ancora ed
eccone un quarto.
D’un tratto la verità gli fu chiara: era quello il guru
destinatogli! Namdev si inginocchiò ai suoi piedi umilmente, implorando il perdono.
« Ero cieco, Gurudeva! », gridò fra le lacrime. <« Ora so
chi sei e comprendo cosa hai cercato di insegnarmi ».
Solenne e maestoso, il vecchio si alzò allora in piedi. « Dio è
ovunque, Namdev », disse. « Percepiscilo dentro di te e con visione modificata contemplalo ovunque,
in ogni cosa! ». I1 guru diede un lieve colpo sul petto di Namdev sopra il cuore. I1 respiro
abbandonò il corpo del discepolo.
Radicato al pavimento del tempio, Namdev
rimase come paralizzato, incapace di muovere un muscolo. La sua
coscienza, come l’acqua di un lago che trabocchi, ruppe il fragile argine del suo corpo. Simile a
luce fluida dilagò in ogni direzione, abbracciando il perimetro del tempio, il villaggio vicino,
l’intera India!
Nazioni, continenti, oceani vennero assorbiti dall’espandersi
della sua felicità. Essa incluse alfine il mondo intero, i sistemi solari, le galassie! In ogni
atomo dello spazio egli poté vedere Dio soltanto: luce senza fine, beatitudine infinita! Troppo
profondamente
assorto per provare meraviglia, si accorse di essere tutto ciò.
Da quel giorno in poi, Namdev visse immerso nella coscienza
divina, vagando giorno e notte per le campagne, ebbro di un’incommensurabile beatitudine.
Un giorno, parecchi mesi più tardi, capitò nei paraggi del suo
antico villaggio. Giunto davanti al tempio dove allora aveva adorato Dio, entrò e sedette a
meditare. Di nuovo, come un tempo, il Signore gli apparve assumendo la forma di Krishna.
« Figlio mio », disse, « sono davvero parecchi mesi che Mi trascuri, tu che un tempo non mancavi di
venire ogni giorno ad adorarMi!
Ho sentito la tua mancanza. Dove sei stato? ».
« Mio amato », esclamò Namdev, sorridendo felice di quella
burla divina, « come avrei potuto pensare di venire ad adorarTi qui, quando ovunque rivolgevo lo
sguardo potevo contemplare la Tua presenza senza forma? ».
« Adesso non ci sono più crepe in questo vaso! » sentenziò allora compiaciuto il Signore.
La « crepa » nel « vaso » di Namdev era la consapevolezza che
aveva di se stesso come un essere unico, separato dagli altri. Su un piano cosmico, i nostri ego non
sono che vortici di energia cosciente che, nell’infinito oceano della coscienza, assumono
l’apparenza di una realtà separata e autonoma, come i gorghi di un ruscello.
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