Lettura e neuroni
di: Enrico Loi per ecplanet
Spesso chi legge male manca delle connessioni cerebrali necessarie per avere buone capacità di
lettura. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori dell’Università di Yale guidati da Sally Shaywitz, che
hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sulla rivista Biological Psychiatry. Lo studio ha
coinvolto 70 giovani adulti, di età compresa tra i 18 e i 22 anni, le cui capacità di lettura sono
state misurate in varie fasi della scuola dell’obbligo. I volontari sono stati divisi in tre
categorie: lettori scarsi alle scuole elementari, che però sono riusciti a migliorare le loro
capacità. Lettori scarsi che non sono mai riusciti a fare dei passi in avanti e lettori che non
hanno mai avuto problemi. I soggetti hanno poi subito una risonanza magnetica funzionale per
immagini al cervello, in modo da registrare il flusso di sangue al cervello mentre erano impegnati a
leggere.
Secondo l’UNDP, non ci sono però solo cattive notizie: in Cina ed India si stanno registrando delle
forti crescite che consentiranno di raggiungere almeno due degli ‘Obiettivi del millennio’, quelli
cioè relativi all’accesso all’acqua e quello del dimezzamento della povertà. Ma se il dato viene
scomposto su base regionale, allora ci si accorge che ancora una volta l’Africa nera è destinata a
restare al palo: “se resta invariato il ritmo di crescita attuale si legge nel rapporto – l’Africa
Subsahariana raggiungerebbe gli obiettivi sulla povertà non prima del 2147 e quelli relativi alla
mortalità infantile non prima del 2165. Significa che siamo molto lontani dalla data del 2015
indicata in tutte le conferenze internazionali per il conseguimento di questi obiettivi”. Insomma
dovranno passare almeno altre sette generazioni di africani affamati prima di arrivare solo a
dimezzare il numero dei poveri in quel continente.
Nella quasi 400 pagine di dati, commenti e tabelle del rapporto c’è anche una esplicita critica ai
modelli di sviluppo attuali. Senza una opportuna adesione a nuovi sistemi di distribuzione della
ricchezza e delle risorse sia a livello internazionale che all’interno dei singoli paesi (riforma
agraria), i paesi a rischio di crescita e quelli dove la crescita non solo economica, ma, più in
generale, quella sociale, è sostanzialmente ferma, rischiano di non poter trovare la strada per
poter invertire il loro tragico destino di povertà ed emarginazione.
La responsabilità di questa situazione va ricondotta secondo il rapporto a tre fattori principali:
il debito estero insostenibile che soffoca le economie locali; le politiche protezionistiche dei
paesi occidentali che precludono l’accesso dei prodotti del Sud del Mondo nei mercati del Nord e,
infine, la grande diffusione delle malattie trasmissibili, su tutte Aids e malaria che drenano una
quantità di risorse sempre crescente a sistemi sanitari locali sempre sull’orlo del collasso.
Istituzione scientifica citata nell’articolo:
Yale University
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