(di Jiddu Krishnamurti)
”Attraverso i secoli l’uomo ha ricercato qualcosa al di là di se stesso,
al di là del benessere materiale – qualcosa che chiamiamo verità o Dio
oppure realtà, uno stato eterno – qualcosa che non può essere turbato dagli
avvenimenti, dal pensiero o dalla corruzione umana.
L’uomo si è sempre posto la domanda: che cosa è tutto quanto? la vita ha
davvero un significato? Egli vede l’enorme confusione della vita, le
brutalità, le rivolte, le guerre, le eterne fratture di religione, ideologia
e nazionalità, e con un senso di profonda e costante frustrazione chiede
cosa bisogna fare, cos’è questa cosa che chiamiamo vita, e se c’è qualcosa
aldilà di essa.
E poiché non è riuscito a trovare quello che ha sempre cercato, questa cosa
senza nome a cui vengono dati migliaia di nomi, ha coltivato la fede – fede
in un saggio o in un ideale – e la fede invariabilmente genera violenza.
In questa perenne battaglia che chiamiamo vivere, tentiamo di fissare un
codice di comportamento conforme alla società in cui siamo cresciuti, sia
essa una società comunista o una cosiddetta società libera; accettiamo un
modello di comportamento come parte della nostra tradizione in quanto Indù,
o Musulmani o Cristiani, o qualsiasi cosa ci capiti di essere. Osserviamo
qualcuno per sapere quale sia il comportamento giusto e quale quello
sbagliato, quale sia il pensiero giusto e quale quello sbagliato, e nel
seguire questo modello il nostro comportamento e il nostro pensiero
diventano meccanici, le nostre reazioni meccaniche Tutto ciò possiamo notano
molto facilmente in noi stessi.
Per secoli siamo stati nutriti dai maestri, dalle autorità, dai libri, dai
santi. Diciamo: ” ditemi tutto, cosa c’è al di là delle colline e delle
montagne e della terra?” e restiamo soddisfatti dalle loro descrizioni, il
che significa che viviamo di parole è che la nostra vita è superficiale e
vuota. Siamo persone di seconda mano. Abbiamo vissuto basandoci su quello
che ci è stato detto, o guidati dalle nostre inclinazioni, tendenze, o
costretti ad accettare dalle circostanze e dall’ambiente. Siamo il risultato
di ogni forma di influenza, e non c e niente di nuovo in noi, niente che sia
stato scoperto da noi stessi; niente di originale, intatto, chiaro.
Durante tutta la storia teologica i capi religiosi ci hanno assicurato che
se avessimo compiuto certi riti, ripetuto delle preghiere o mantra, se ci
fossimo adattati a certi schemi, avessimo soffocato i desideri, controllato
i pensieri, sublimato le passioni, frenato l’avidità e avessimo evitato di
abbandonarci al sesso, avremmo, dopo una sufficiente tortura della mente e
del corpo, trovato qualcosa che fosse al di là di questa vita
insignificante.
Ed è quanto milioni di persone cosiddette religiose hanno
fatto nei secoli, sia da soli, andandosene in un deserto o sulle montagne o
in una caverna o vagando di villaggio in villaggio con una ciotola da
mendicante, oppure in gruppo, riunendosi in monasteri, costringendo le loro
menti a conformarsi ad un modello stabilito. Ma una mente torturata, una
mente agitata, una mente che vuole sfuggire ad ogni inquietudine, che ha
rifiutato il mondo esteriore ed è stata resa ottusa dalla disciplina e dal
conformismo – una mente del genere, per quanto a lungo possa cercare, nelle
sue scoperte sarà sempre condizionata dalla propria deformazione.
Perciò mi sembra che per scoprire se veramente c’è o no qualcosa oltre
questa ansiosa, colpevole, timorosa, competitiva esistenza ci si debba
avvicinare l’uno all’altro in maniera completamente diversa. L’approccio
tradizionale è dall’esterno verso l’interno; nel riuscire con il tempo, la
pratica, la rinuncia, ad arrivare a quel fiore chiuso nell’intimo,
quell’intima bellezza e amore – in effetti a fare quanto vi rende angusti,
meschini e pretenziosi; nel distaccarvi a poco a poco; nel prender tempo; lo
farò domani, lo farò nella prossima vita – e quando infine si arriva al
centro non si trova nulla, perché la mente è stata resa incapace, ottusa e
insensibile.
Dopo aver osservato questo processo ci si chiede se non esista un approccio
completamente diverso – cioè: non è possibile esplodere dal centro?
Il mondo accetta è segue l’approccio tradizionale. La causa primaria del
disordine in noi stessi è la ricerca di una realtà promessa da un altro;
seguiamo meccanicamente chi ci assicura una confortevole vita spirituale. E’
veramente una cosa straordinaria che sebbene molti di noi siano contrari
alle tirannie e alle dittature politiche accettino invece intimamente
l’autorità e la tirannia di un altro che distorceranno le nostre menti e il
nostro modo di vivere. Così se rifiutiamo completamente, non al livello
intellettuale ma reale, qualsiasi cosiddetta autorità spirituale, tutte le
cerimonie, i riti e i dogmi, significa che siamo soli e siamo ormai in
conflitto con la società; non siamo più degli esseri rispettabili. Un essere
rispettabile non può in alcun modo avvicinarsi a quella infinita,
incommensurabile realtà.
Avete ora cominciato col ripudiare qualcosa di assolutamente falso –
l’approccio tradizionale – ma se lo ripudiate per reazione avrete creato un
altro modello in cui resterete intrappolati. Se voi vi dite al livello
intellettuale che questo ripudio è veramente una buona idea ma in realtà non
fate niente, non potrete più andare avanti. Se invece lo ripudiate perché ne
comprendete la stupidità e l’immaturità, se lo rifiutate con straordinaria
intelligenza, dal momento che siete libero e non spaventato, creerete in voi
stessi e intorno a voi un grande turbamento ma sfuggirete alla trappola
della rispettabilità. Vi renderete conto allora che non state più cercando.
Questa è la prima cosa da imparare: il non cercare. Quando cercate, in
realtà, non fate altro che guardare le vetrine.
Alla domanda se esiste o meno un Dio, una verità o una realtà o comunque
vogliate chiamarla, non può mai essere data una risposta dai libri, dai
preti, dai filosofi o dai saggi. Nessuno e niente può dare una risposta alla
domanda tranne voi stessi ed è questo il motivo per cui vi dovete conoscere.
L’immaturità è dovuta solamente all’ignoranza totale dell’io. Capire se
stessi è il principio della saggezza.
E che cosa siete voi, voi in quanto esseri individuali? Penso che ci sia una
differenza tra l’essere umano e l’individuo. L’individuo è una entità
limitata, che vive in un particolare paese, appartiene a una particolare
cultura, una particolare società, una particolare religione. L’essere umano
non è una entità limitata ovunque. Se l’individuo si limita ad agire in uno
speciale angolo del vasto campo della vita, allora la sua azione è
completamente disgiunta dall’intero. Bisogna tenere presente che stiamo
parlando dell’intero, non del particolare, dal momento che il più piccolo è
contenuto nel più grande, ma nel più piccolo non è contenuto il più grande.
L’individuo è quella piccola entità, condizionata, avvilita, frustrata,
soddisfatta dei suoi meschini dèi e delle sue insignificanti tradizioni,
mentre l’essere umano partecipa del benessere totale, della totale miseria e
della totale confusione del mondo.
Noi esseri umani siamo quello che siamo stati per milioni di anni –
enormemente avidi, invidiosi, aggressivi, gelosi, ansiosi, e disperati, con
occasionali sprazzi di gioia e di amore. Siamo uno strano miscuglio di odio,
paura e dolcezza; siamo contemporaneamente violenza e pace. C’è stato un
progresso esteriore dal carro trainato dai buoi all’aeroplano a reazione, ma
psicologicamente l’individuo non è affatto cambiato, e la struttura della
società in tutto il mondo è stata creata da individui. La struttura sociale
esteriore è il risultato della struttura psicologica interiore dei nostri
rapporti umani, poiché l’individuo è il risultato della totale esperienza,
conoscenza e comportamento dell’uomo. Ciascuno di noi è il depositario di
tutto il passato.
L’individuo è l’umano che è tutta l’umanità. L’intera storia dell’uomo è
scritta in noi stessi.
Osservate cosa realmente sta succedendo in voi e al di fuori di voi stessi
in quella cultura competitiva entro cui vivete, col suo desiderio di potere,
posizione, prestigio, fama, successo, e tutto il resto – osservate i
risultati di cui andate tanto orgogliosi, l’intero campo che chiamate
esistenza e in cui c’è conflitto in ogni forma di rapporto, che alimenta
odio, antagonismo, brutalità e guerre incessanti. Questo campo, questa vita,
è quanto conosciamo, e poiché siamo incapaci di capire l’enorme lotta
dell’esistenza ne siamo naturalmente spaventati e cerchiamo di evaderne in
ogni sorta di modi sottilmente ingegnosi. Ed anche l’ignoto ci spaventa – ci
spaventa la morte, ci spaventa quel che ci aspetta oltre il domani. Abbiamo
dunque paura del noto e dell’ignoto. Questa è la nostra vita quotidiana ed
in essa non c’è speranza, per cui ogni possibile filosofia, ogni possibile
concezione teologica altro non è che evasione dall’effettiva realtà di quel
che è.
Tutte le forme esteriori di cambiamento determinate da guerre,
rivoluzioni, riforme, leggi e ideologie hanno fallito completamente lo scopo
di cambiare la natura fondamentale dell’uomo e quindi della società.
Chiediamoci dunque, come esseri viventi in questo mondo mostruosamente
brutto, se può avere fine questa società, fondata sulla competizione, sulla
brutalità e la paura. Non sarebbe una concezione intellettuale, non una
speranza, ma una effettiva realtà, cosicché la mente sia resa pulita, nuova
e innocente, e possa produrre un mondo completamente diverso. Penso che
questo possa avvenire soltanto se ciascuno riconosce come punto centrale il
fatto che in qualsiasi parte del mondo ci capiti di abitare e a qualsiasi
cultura ci capiti di appartenere, noi siamo interamente responsabili della
condizione di tutto quanto il mondo.
Siamo, ciascuno di noi, responsabili di ogni guerra per l’aggressività
della nostra vita personale, per il nostro nazionalismo, per l’egoismo, per
i nostri dèi, pregiudizi, ideali; tutte cose che ci dividono. E soltanto
rendendoci conto, non intellettualmente ma nella realtà dei fatti, come
potremmo renderci conto d’aver fame o di sentire dolore, che voi ed io siamo
responsabili di questo caos esistente, di tutta l’infelicità del mondo
intero perché ad essa abbiamo contribuito nella nostra vita d’ogni giorno e
perché facciamo parte di questa società mostruosa con le sue guerre, la sua
bruttezza, la sua brutalità e ingordigia: solo allora agiremo.
Ma cosa può fare un essere umano – cosa possiamo fare voi ed io – per creare
una società del tutto diversa? Ci stiamo ponendo una domanda molto grave. Si
può veramente far qualcosa? Che possiamo fare? C’è qualcuno che ce lo dirà?
In realtà ce l’hanno detto. Le cosiddette guide spirituali, che si pensa
capiscano queste cose meglio di noi, ce l’hanno detto cercando di piegarci e
modellarci secondo nuovi modelli, e questo non ci ha portato molto lontano.
Uomini dotti e sofisticati ce l’hanno detto e non siamo andati avanti. Ci è
stato detto che tutti i sentieri conducono alla verità – uno ha il suo
sentiero come Indù, l’altro come Cristiano, un altro ancora come Mussulmano,
e tutti si incontrano alla stessa porta – il che, se riflettete, è quanto
mai assurdo e in modo evidente. La verità non ha sentieri: questa è la
bellezza della verità, che è viva.
Una cosa morta può essere raggiunta percorrendo un sentiero perché è
statica, ma quando capite che la verità è viva, in movimento, che non ha
luoghi di sosta, che non la si trova in un tempio, moschea o chiesa, che
nessuna religione, nessun maestro, nessun filosofo, nessuno, può guidarvi ad
essa, allora capirete anche che questa cosa – viva è quel che voi
effettivamente siete: la vostra rabbia, la vostra brutalità, la vostra viole
nza, la vostra disperazione, l’angoscia e la sofferenza in cui vivete. La
verità sta nella comprensione di questo e potrete capirlo solo se saprete
come guardare queste cose nella vostra vita. E non potete guardare
attraverso un’ideologia, attraverso lo schermo di parole, attraverso
speranze e timori.
Perciò, vedete, non si può dipendere da nessuno. Non esiste guida, maestro,
autorità. Ci siete soltanto voi i vostri rapporti con gli altri e col
mondo – non c’è altro. Accorgersi di questo può portare con sé disperazione
profonda da cui derivano cinismo e amarezza, oppure nell’affrontare il fatto
che voi e nessun altro siete responsabili del mondo e di voi stessi, di quel
che pensate e sentite e del vostro modo d’agire, ogni autocommiserazione
scompare. Attualmente diamo il torto agli altri e questo ci appaga: è una
forma di autocommiserazione.
Allora, possiamo voi ed io operare in noi stessi – non per influenze
esteriori, non perché persuasi da altri, non per paura della punizione –
possiamo operare nel nostro profondo essere una rivoluzione totale, un
cambiamento psicologico in modo da eliminare in noi brutalità, violenza,
competitività, ansietà, avidità, invidia e tutte le altre manifestazioni
della nostra natura che hanno contribuito a produrre la marcia società nella
quale trascorriamo la nostra vita quotidiana?
E’ importante capire proprio sin dall’inizio che io non sto formulando
alcuna filosofia o struttura teologica di idee o concetti ideologici.
Mi sembra che tutte le ideologie siano assolutamente idiote.
Ciò che conta non è una filosofia della vita, ma l’osservare quel che
realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi. Se
esaminate molto attentamente quanto accade, e lo studiate, vi accorgerete
che poggia su una concezione intellettuale, e l’intelletto non è l’intero
campo dell’esistenza; ne è un frammento, e un frammento per quanto abilmente
costruito, per quanto antico e tradizionale è tuttavia una piccola parte
dell’esistenza mentre noi dobbiamo avere a che fare con la totalità della
vita.
E quando guardiamo a quanto accade nel mondo cominciamo a capire che
non esiste un processo interno ed uno esterno; esiste un processo unitario,
un movimento completo e totale; e il movimento interno si esprime come
esterno mentre quello esterno reagisce ripercuotendosi in quello interno.
Essere capaci di guardare questo mi sembra tutto quel che occorre, perché se
sappiamo guardare, allora tutto ci appare chiarissimo, e guardare non
richiede filosofia né maestri. Non c’è bisogno di nessuno che vi dica come
guardare. Guardate e basta.
Sarà possibile allora, vedendo l’intero quadro, vedendolo realmente non
verbalmente, sarà facile allora trasformarvi spontaneamente? Questo è il
punto. E’ possibile operare nella psiche una rivoluzione completa?
Mi chiedo: qual è la vostra reazione a tale domanda? Forse direte, “Non
voglio cambiare”; la maggior parte della gente non vuole, specialmente
quelli che possiedono una certa sicurezza sociale ed economica o che nutrono
fedi dogmatiche e si contentano di accettare se stessi e le cose come sono o
leggermente modificate. Queste persone non ci riguardano. Forse direte, più
sottilmente: “Ebbene, è troppo difficile, per me non va”, nel qual caso vi
sarete già bloccati, avrete cessato di indagare e sarà inutile proseguire.
Oppure direte: “Vedo la necessità di un cambiamento fondamentale dentro me
stesso, ma come posso produrlo? Mostratemene il modo, per favore, aiutatemi
a raggiungerlo”.
Se direte così allora non vi state preoccupando del
cambiamento in sé non vi interessa veramente una rivoluzione fondamentale,
state soltanto cercando un metodo, un sistema, che produca il cambiamento.
Se fossi tanto sciocco da fornirvi un sistema e voi lo foste tanto da
seguirlo, non fareste che copiare, imitare, conformarvi, accettare; e ciò
facendo instaurereste in voi stessi l’autorità di un altro, da qui
deriverebbe conflitto fra voi e quell’autorità. Sentite che dovete fare tal
cosa o tal altra perché vi è stato detto di farla e tuttavia siete incapaci
di farla. Avete le vostre inclinazioni, tendenze e pressioni personali che
entrano in conflitto col sistema che pensate di dover seguire e di
conseguenza c’è contraddizione. Allora condurrete una doppia vita fra
l’ideologia del sistema e la realtà della vostra esistenza quotidiana.
Cercando di conformarvi all’ideologia sopprimete voi stessi, mentre quel che
è vero nella realtà non è l’ideologia ma quel che siete. Se cercate di
studiarvi secondo i dettami di un altro rimarrete sempre un essere umano di
second’ordine.
L’uomo che dice: “Io voglio cambiare, dimmi come si fa”, sembra molto
sincero, molto serio, ma non lo è.
Vuole un’autorità e spera che essa porti ordine in lui.
Ma l’autorità può mai produrre ordine interiore?
L’ordine imposto dall’esterno produce necessariamente disordine. Forse ne
capite la verità intellettivamente, ma riuscite nella realtà ad attuarlo in
modo che la vostra mente non rappresenti autorità alcuna, quella di un
libro, di un insegnante, di una moglie o di un marito, di genitori di amici
o della società? Poiché abbiamo sempre funzionato entro il modello di una
formula, e la formula diventa ideologia e autorità; ma nel momento stesso in
cui capite veramente che la domanda, “Come posso cambiare?” instaura una
nuova autorità, avrete finito per sempre con l’autorità.
Riprendiamo l’argomento con maggiore chiarezza: Io vedo che debbo cambiare
completamente dalle radici del mio essere; non posso più dipendere da una
qualsiasi tradizione perché la tradizione ha prodotto questa colossale
pigrizia, accettazione e obbedienza; non posso più in alcun modo contare su
altri perché mi si aiuti a cambiare, si tratti pure di un maestro, d’un
sistema, di una pressione o influenza esterna o interna. Che accade allora?
Prima di tutto, riuscite a rigettare ogni autorità? Se lo potete vuol dire
che non avete più paura. Allora cosa avviene? Quando rigettate qualcosa di
falso che vi siete trascinato dietro per generazioni, quando vi liberate di
un qualsiasi fardello, che cosa avviene? Avete più energia, non è vero?
Avete maggior capacità, più carica, più intensità e vitalità. Se non lo
sentite allora non vi siete liberati del carico, non avete estirpato il peso
morto dell’autorità.
Ma quando ve ne siete liberati e avete quell’energia del tutto esente da
paura – dalla paura di commettere un errore, dalla paura di far bene o
male – quell’energia, allora, non costituisce essa stessa un cambiamento?
Abbiamo bisogno di un’enorme dose di energia e la dissipiamo nella paura, ma
quando c’è quell’energia che deriva dall’essersi liberato da ogni forma di
paura, essa produce una radicale rivoluzione interiore. Voi non dovete fare
niente perché avvenga.
In tal modo rimanete soli con voi stessi; e questa è la condizione genuina
per chi sia veramente serio su tutta questa faccenda; e dal momento che non
state più cercando aiuto da niente e da nessuno, siete già liberi di
scoprire. E quando c’è libertà, c’è energia; e quando c’è libertà non si può
fare niente di sbagliato. La libertà è assolutamente diversa dalla
ribellione. Non vi è niente di simile all’agire bene o male quando c’è la
libertà. Voi siete liberi e agite di conseguenza partendo da questo centro.
E da questo momento non vi è più paura, e una mente che non abbia paura è
capace di grande amore. E quando c’è amore può fare quello che vuole.
Ciò che ora dobbiamo cercare di fare, quindi, è studiare noi stessi, non
secondo gli insegnamenti miei o di qualche analista o filosofo – poiché se
studiamo noi stessi secondo gli insegnamenti di qualcun altro, studiamo
loro, non noi stessi – quello che dobbiamo cercare di fare è studiare quello
che realmente siamo.
Una volta che si è compreso che non dobbiamo dipendere da alcuna autorità
esteriore nel generare una totale ribellione nella struttura della nostra
psiche, compare la difficoltà immensamente più grande di rigettare la nostra
autorità interiore, l’autorità delle nostre particolari piccole esperienze e
il cumulo di opinioni, conoscenze, idee e ideali. Avete avuto una esperienza
ieri che vi ha insegnato qualcosa e quello che vi ha insegnato si trasforma
in una nuova forma di autorità di un migliaio di anni. Per poterci
comprendere non c’è alcun bisogno né dell’autorità di ieri né di quella di
un migliaio di anni poiché noi viviamo le cose, sempre in movimento, sempre
scorrendo, senza mai fermarci. Quando ci guardiamo con la morta autorità di
ieri non riusciremo a comprendere il movimento vivo e la bellezza e la
qualità di questo movimento.
Essere liberi da qualsiasi autorità, vostra o di qualcun altro, vuoi dire
morire a tutto ciò che appartiene all’ieri, dimodoché la vostra mente sia
sempre fresca, sempre giovane, innocente, piena di vigore ed entusiasmo. E’
solamente in un simile stato che si impara e si osserva. E per questo è
necessaria molta consapevolezza, reale consapevolezza di quello che succede
dentro di voi, senza tentare di correggerla o suggerirle quello che dovrebbe
o non dovrebbe essere, poiché nel momento in cui voi la correggete stabilite
una nuova autorità, il censore.
Ora dunque, insieme, tenteremo di studiare noi stessi – non ci sarà una
persona che spiega mentre voi leggete e siete d’accordo o no con lei intanto
che seguite le parole sulla pagina; faremo piuttosto un viaggio insieme, un
viaggio di scoperta negli angoli più segreti della nostra mente. E per
intraprendere un viaggio del genere bisogna viaggiare con poco bagaglio; non
possiamo essere appesantiti da opinioni, pregiudizi e conclusioni – tutto
quel vecchio bagaglio che abbiamo messo insieme negli ultimi duemila anni e
più. Dimenticate tutto quello che sapete su voi stessi; dimenticate tutto
quello che avete pensato di voi; cominceremo come se non sapessimo niente.
La scorsa notte è piovuto molto, ed ora il cielo comincia a schiarirsi; è un
nuovo fresco giorno. Affrontiamo questo fresco giorno come se fosse il solo
giorno. Cominciamo insieme il. nostro viaggio lasciandoci dietro tutti i
ricordi di ieri – e cominciamo a comprenderci per la prima volta”
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