Libertà dal Karma Senza Fine

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Libertà dal Karma Senza Fine

Tutti nel mondo materiale sono soggetti alle leggi del karma,
fatta eccezione per i puri devoti del Signore.

di Narada Rishi Dasa

(Tratto da Ritorno a Krishna)

Nel 1993 a Sidney, in Australia, un mio caro amico mi mostrò una delle spiagge più belle del mondo
con acqua cristallina e sabbia bianca come la neve. Mentre passeggiavamo lungo la spiaggia osservai
che lo scenario era veramente meraviglioso. Insieme poi riflettemmo sul fatto che in questo mondo
niente è permanente e che non si può rimanere per sempre nella stessa situazione. Pensai che
dovremmo usare questa vita temporanea per fermare la ripetizione delle nascite e delle morti ed
essere liberati dalle catene di un karma senza fine. Il karma è generalmente definito come attività
materiali e conseguenti reazioni. Le persone comunemente parafrasano il concetto di karma come
“Quello che è fatto è reso” o come afferma la Bibbia: “Quello che seminate raccoglierete.” La Sri
Caitanya Siksamrita spiega che il karma nasce dalla dimenticanza della nostra svarupa o forma
essenziale — la nostra identità di servitori di Dio.

L’essere vivente che non comprende il karma continua a cercare di dominare la natura materiale
ottenendone come risultato la sofferenza. Le attività materiali ci tengono prigionieri del dominio
materiale con una catena ininterrotta di nascite e morti ripetute. Se non ha una guida appropriata,
la jiva (essere vivente) non può sfuggire, come un uccello che, caduto nella rete del cacciatore,
agita inutilmente le ali. Bloccato nel mondo materiale, imprigionato dai tre influssi della natura
materiale, l’essere vivente pensa che il piacere dei sensi sia il suo vero scopo. Le leggi del karma
sono complesse e difficili da comprendere. L’antica letteratura vedica spiega però chiaramente
questo coinvolgimento nella natura materiale e come liberarsene. Seguendo le indicazioni della
filosofia vedica, insegnate dai puri maestri della linea di successione, abbiamo la certezza di
tagliare i legami del karma ed ottenere la perfezione spirituale.

PRIGIONIERI DEL DESIDERIO

Come parte del Signore Supremo, l’essere vivente è spirituale per natura, ma l’incontrollato
desiderio di gratificarsi i sensi (compiacendo la mente e i sensi) è la causa prima
dell’incatenamento materiale. Cercando di godere della vita materiale, l’essere vivente resta
all’interno del ciclo ininterrotto di nascita, morte, vecchiaia e malattia. Continuando a compiere
attività materiali, l’anima vaga senza fine da una specie all’altra. Questo viene definito
reincarnazione o samsara-cakra, la ruota delle nascite e delle morti. Spesso le persone trovano
difficile comprendere il concetto di reincarnazione. Prima si deve comprendere l’anima, Dio e la
loro relazione. Krishna afferma che l’anima è una Sua parte eterna. Perciò sia Dio che l’anima sono
eterni e lo è anche la loro relazione. Rifiutando Dio l’anima prende un corpo dietro l’altro,
fornito da Dio in risposta al desiderio dell’anima di godere separatamente da Lui. Questa è la
reincarnazione. Per liberarci da questo vincolo dobbiamo impegnarci a ristabilire la nostra eterna
relazione con il Signore. Restiamo nel mondo materiale perché ci sembra bello e attraente, ma
l’esperienza dovrebbe insegnarci che contiene molte cose crudeli.

Per la legge del karma soffriamo a causa delle nostre stesse azioni. Il Signore ci dà l’indipendenza
per agire secondo le nostre tendenze individuali e noi ne raccogliamo i frutti. La reazione karmica
più terribile è questo imprigionamento senza fine nel mondo materiale, un posto pericoloso. Le
Scritture affermano che nel mondo materiale un essere vivente sopravvive a spese di un altro (jivo
jivasya jivanam). La tigre nella foresta cattura il cervo e si gode la sua preda. Il ricco opprime
il povero e il potente sopraffà il debole. Questa è la legge della natura. Dio non è crudele, ma ha
creato questo sistema per mantenere l’equilibrio naturale. È importante comprendere che quando una
tigre uccide la sua preda, non è sottoposta alla reazione del peccato, o cattivo karma. Gli animali
agiscono per la loro innata tendenza a sopravvivere (dharma). Viceversa, quando l’uomo compie azioni
come l’uccisione della mucca o anche di un insetto, è soggetto alla punizione. Gli esseri umani sono
dotati di un cervello sviluppato e della possibilità di coltivare una conoscenza più elevata per
ristabilire la loro relazione con il Signore. Fra le 8.400.000 specie esistenti, quella umana è
superiore a tutte le altre per la sua capacità di sviluppare la conoscenza spirituale. Agendo in
base a questa conoscenza l’uomo può liberarsi dal vincolo del karma. Se ci dedichiamo con tutto il
cuore alla vita spirituale, possiamo tagliare i legami del nostro karma ed ottenere completa
libertà, felicità e perfezione spirituale.

LA TRASFORMAZIONE DI MRIGARI

La Caitanya caritamrita narra una storia tratta dallo Skanda Purana che narra di un cacciatore di
nome Mrigari (letteralmente “uccisore di animali”), che uccideva molti animali ed altri ne lasciava
a soffrire moribondi. Quando prese rifugio nel grande devoto Narada Muni, che divenne suo maestro
spirituale, cessò di compiere attività malvagie e non calpestò più neanche una formica. Cantando
Hare Krishna su indicazione di Narada Muni, raggiunse un’elevata posizione spirituale. Il suo
servizio devozionale distrusse le reazioni karmiche delle sue azioni malvagie. (Krishna afferma
chiaramente che coloro che eseguono servizio devozionale a Lui sono esenti da tutte le reazioni
peccaminose, ma è una grave offesa commettere intenzionalmente attività malvagie confidando sulla
forza del servizio devozionale.) Mrigari si salvò prendendo rifugio in Narada Muni, rappresentante
di Krishna. Questa è la via autorizzata per tornare da Krishna. Srila Prabhupada nel suo commento
alla Bhagavad-gita presenta la metafora di due uccelli su un albero. Uno dei due, quello che
rappresenta l’anima individuale mangia e l’altro, che rappresenta Krishna nel cuore, si limita a
guardare.

L’uccello che mangia si gode i frutti dell’albero (karma), alcuni dolci e alcuni amari, ma dal
momento in cui si rivolge verso il Suo amico Krishna, si libera dal karma. Le anime che non prendono
rifugio nel Signore per mezzo dei Suoi devoti devono soffrire il risultato delle loro azioni finché
non comprendono una verità più alta, quella della resa a Krishna. Krishna ci ha dato la libertà, ma
il cattivo uso di questa libertà comporta il nostro eterno imprigionamento nel mondo materiale.
L’energia materiale ci obbliga ad agire in ignoranza in vari modi. Prive di conoscenza
trascendentale, le anime ribelli nascono e rinascono perché commettono ripetutamente atti
peccaminosi. Impegnano continuamente i loro sensi nella gratificazione di se stessi anziché nel
servizio devozionale al Signore Supremo, che è Hrisikesa, il maestro dei sensi. Gli esseri viventi
sono costituzionalmente servitori eterni del Signore Supremo. Coloro che rifiutano di servirLo
direttamente sono ugualmente obbligati a servirLo. Prigionieri della vita condizionata, sono
obbligati a servire la Sua energia materiale (maya). A differenza dei devoti del Signore, essi
nuotano nell’oceano del karma e non riescono mai a liberarsene. Solo il puro servizio devozionale
può rompere i legami di un karma senza fine. Krishna stesso consiglia: “Qualunque cosa tu faccia,
qualunque cosa mangi, sacrifichi od offra in carità, come pure le austerità che compi — offri tutto
a Me.” (Bhagavad-gita 9.27) Krishna vuole che dirigiamo tutte le nostre attività verso di Lui.

LE PRATICHE PRESCRITTE

Le Scritture vediche ci consigliano di praticare con regolarità alcune semplici tecniche per
diventare puri devoti del Signore. Dovremmo sempre cantare i santi nomi del Signore: Hare Krishna,
Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Cantare questo
maha-mantra è il primo metodo per ripulire il nostro cuore, la nostra mente e i nostri sensi dalla
sporcizia accumulata in molte vite — la “sporcizia” consiste nelle reazioni materiali e nei
desideri. Per capire verità più elevate — compreso il sé, la sua relazione con Dio, le complessità
del karma, la reincarnazione e la liberazione — dovremmo studiare con regolarità la Bhagavad-gita,
lo Srimad-Bhagavatam ed altri testi vedici che fanno nascere la devozione per il Signore Supremo.
Per essere liberi da ogni tipo di karma, buono e cattivo, dobbiamo mangiare solo cibo che sia stato
offerto a Krishna. Egli accetta solo pure preparazioni vegetariane di cui noi possiamo avere i resti
come Sua misericordia (prasadam). Krishna afferma con chiarezza: “Se qualcuno Mi offre con amore e
devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta.” (Bg. 9.26)

Egli desidera pure preparazioni vegetariane e non carne, pesce, uova o liquori. Quando offriamo
preparazioni vegetariane con amore, devozione e profonda fede, la nostra offerta è libera dal
peccato e dalle reazioni karmiche. Coloro che preparano il cibo solo per un piacere personale, in
verità si nutrono solo di peccato. (Bg. 3.13) Il vegetarianesimo è importante anche perché significa
evitare di peccare uccidendo animali o collegandoci con l’uccisione degli animali. La legge del
karma afferma che coloro che uccidono gli animali per mangiarli nella loro prossima vita saranno
uccisi e mangiati. Dobbiamo inoltre ricercare la compagnia dei devoti che tentano di liberarsi dal
karma. Come il contatto con un uomo ammalato può infettare con la sua malattia un’altra persona,
così il contatto con Krishna o con il Suo puro devoto eleva spiritualmente. In questo modo possiamo
essere curati da ciò che Srila Prabhupada chiamava “la malattia materiale”. Coltivando la coscienza
di Krishna ci ricordiamo che sia la sofferenza che il piacere vengono senza essere richiesti in base
alle nostre buone o cattive azioni, ma la pura devozione per il Signore è superiore a tutto.

Sri Krishna è conosciuto come bhakta-vatsala o colui che è molto misericordioso con i Suoi devoti.
Egli si preoccupa che noi torniamo a casa da Lui più di quanto noi ci occupiamo di Lui. Desidera che
lasciamo questo mondo materiale pieno di sofferenza per unirci a Lui nella Sua eterna dimora. “Nella
misura in cui tutti si arrendono a Me”, afferma Krishna “Io li ricompenso.” (Bg. 4.11)

IL BRAHMANA E IL CIABATTINO

Ecco un esempio di due devoti del Signore che mostra come Egli guardò alla loro devozione
ricompensandoli in base alla Sua promessa contenuta nella Gita. Una volta nel mondo spirituale
Narada Muni andava a far visita a Sri Narayana (Krishna nella Sua forma a quattro braccia). Uno
smarta-brahmana (molto attento ai rituali ma privo di devozione) e un povero ciabattino chiesero a
Narada di domandare al Signore quando sarebbero tornati a casa, da Dio. Essi chiesero a Narada anche
di riferire loro quello che il Signore stava facendo quando Narada lo avesse visto. Dopo la partenza
di Narada lo smarta-brahmana continuò ad occuparsi dei suoi rituali eseguiti per ottenere ricchezza
e perfezione, mentre il povero ciabattino si limitò a cantare Hare Krishna mentre riparava le scarpe
per mantenere la sua famiglia. Quando Narada tornò, lo smarta-brahmana gli chiese: “Mio caro Narada
Muni, dimmi per favore che cosa stava facendo il mio Signore quando L’hai visto?” “Oh!” Narada
esclamò. “Il Signore stava facendo passare un elefante attraverso la cruna di un ago.” Accecato dal
falso ego e dalla falsa devozione lo smarta-brahmana disse: “Ma è impossibile! Come può un elefante
passare attraverso la cruna di un ago?” Quando lo smarta-brahmana chiese quando sarebbe tornato da
Dio, Narada Muni rispose che ci avrebbe impiegato tanti milioni di anni quante erano le foglie su un
albero di tamarindo.

Quando il ciabattino sentì che il Signore faceva passare un elefante attraverso la cruna di un ago
esclamò: “Sì! Sì! È possibile! Il mio Signore può rendere possibili le cose impossibili. Niente è
impossibile per Lui. Egli può facilmente far passare un elefante attraverso la cruna di un ago,
proprio come immagazzina milioni di alberi nei semi di un albero di tamarindo.” Narada allora disse
al ciabattino che sarebbe tornato dal Signore alla fine di questa sua vita. Che meraviglioso
arrangiamento del Signore Supremo! La pura devozione del ciabattino lo qualificò a liberarsi dal
ciclo karmico e a tornare a casa da Dio. L’orgoglio e la presunzione dello smarta-brahmana furono di
ostacolo al suo successo spirituale. Quando, come il ciabattino, una persona conosce il semplice
metodo della coscienza di Krishna ed ha un po’ di amore e devozione per il Signore, i suoi sforzi
sono coronati dal successo. Altri, come lo smarta-brahmana, falliscono nonostante conoscano molte
cose. Lo smarta fallì a causa delle sue motivazioni sbagliate, mentre il povero ciabattino,
nonostante la sua umile occupazione, fu favorito dal Signore Supremo e divenne idoneo a tornare a
casa da Dio. Perché non tutti noi? Liberiamoci da tutto il nostro karma.

Se un povero ciabattino lo può fare allora certamente anche noi possiamo farlo. E facciamolo con
tutto il cuore. Ricchi o poveri, tutti sono soggetti alle leggi del karma, ma coloro che sono
coscienti di Krishna superano ogni cosa. Chiunque canti con sincerità Hare Krishna, sia un grande
industriale sia un povero, può ottenere la dimora del Signore. Il Bhagavatam promette che il canto
Hare Krishna può bruciare tutto il nostro karma, proprio come il fuoco nella foresta brucia alberi
giganteschi riducendoli in cenere e il sole dissolve la nebbia con i suoi raggi. Le attività
spirituali sono al di là delle leggi del karma, perciò nessun legame può fermare o legare i puri
devoti all’interno del mondo materiale. Anche noi possiamo sfuggire tagliando i legami di un karma
senza fine con un servizio devozionale continuo, risoluto e determinato. Questo servizio ci
ricorderà sempre la nostra posizione naturale di eterni servitori di Krishna. È questo il percorso
positivo che ci riporta nella Sua dimora.

Narada Rishi Dasa è laureato in filosofia e religione. Attualmente vive con sua moglie, Mohini Radha
Devi Dasi, a Hare Krishna Land, a Mumbai in India, dove insegna la coscienza di Krishna.

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