L’immaginazione puo’ davvero liberarci dalla paura
Immaginare un suono associato a un’esperienza traumatica in condizioni di sicurezza è efficace
quanto l’esposizione al suono stesso, nell’estinguere il ricordo spiacevole. La scoperta potrebbe servire nel trattamento dei disturbi d’ansia.
22 NOVEMBRE 2018 | ELISABETTA INTINI | focus.it
Immaginare ciò che spaventa in una situazione di tranquillità può aiutarci a superare la paura:
secondo uno studio pubblicato sulla rivista Neuron, l’estinzione della paura attraverso la
progressiva desensibilizzazione dal ricordo traumatico (una tecnica spesso usata nella psicoterapia)
può avvenire anche immaginando lo stimolo e non solo esponendosi realmente ad esso. La scoperta di
fatto conferma, a livello neurofisiologico, un fenomeno che gli psicologi clinici osservano da tempo e sfruttano già con successo sui loro pazienti.
UN LEGAME DA SCIOGLIERE. Il cervello umano apprende in fretta la paura, associando un evento
negativo al ricordo di un’esperienza spiacevole. In seguito, ogni volta che un suono o un indizio
visivo rievocano quel vissuto, si rivivono le stesse sensazioni di panico e disagio. Nel caso di
ricordi particolarmente traumatici e ricorrenti, questi flash-back possono diventare debilitanti.
Una delle strade più efficaci per sbarazzarsene è imparare ad associare quegli stessi stimoli a
ricordi non spiacevoli, attraverso una graduale e controllata esposizione ad essi in contesti sicuri
e con l’aiuto di uno psicoterapeuta. Non sempre però, far rivivere un’esperienza paurosa è semplice
o eticamente auspicabile: si pensi a chi soffre per il ricordo di momenti vissuti in guerra o in un incidente stradale.
SUONI TRAUMATICI. Per questo in ambito clinico si fa ricorso all’immaginazione, ma le basi neurali
di questo trattamento, peraltro efficace, non erano ancora chiare. I neuroscienziati della Icahn
School of Medicine at Mount Sinai di New York hanno esposto 68 partecipanti a due diversi suoni, uno
dei quali associato a una piccola scossa elettrica inaspettata. Quindi hanno diviso i volontari in
tre gruppi. Al primo è stato detto di ricreare i suoni associati al pericolo nella loro mente,
immaginandoli; al secondo sono stati fatti ascoltare per davvero, e al terzo – il gruppo di
controllo – è stato detto di immaginare due suoni naturali “neutri”, come quello della pioggia o il
canto degli uccelli (per testare gli effetti dell’immaginazione sull’attivazione fisiologica o arousal).
NON È REALE, MA FUNZIONA. L’estinzione immaginata e quella reale sono risultate ugualmente efficace
nella riduzione della risposta fisiologica associata al pericolo, come ha dimostrato la successiva
esposizione dei volontari ai suoni “incriminati”. Gli esami di imaging cerebrale (con risonanza
magnetica funzionale, fMRI) hanno dimostrato che l’immaginazione del suono spaventoso ha attivato un
network cerebrale che coinvolge la corteccia prefrontale ventromediale, una regione chiave per
l’estinzione delle risposte apprese al pericolo che risulta spesso malfunzionante in chi soffre di disturbi d’ansia.
L’estinzione della paura legata all’immaginazione è tanto più efficace, quanto più intensa la
attivazione della corteccia uditiva primaria: in altre parole, immaginare un suono attiva la stessa area che si “accende” quando lo udiamo realmente.
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